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Autore: LallaYeah    06/09/2009    1 recensioni
Ho scritto questa one-shot per Marzio Maccarana, di soli ventisei anni. Morto oggi alle quattro di pomeriggio, a Montichiari (provincia di Brescia). Pilotava un piper da turismo, prima dell'esecuzione delle frecce tricolori. C'erano migliaia di persone in quel momento... ed io ero una di quelle. Ho assistito all'incindente, come la madre e la compagna di Marzio. Forse è così piccolo e stupido, come gesto... ma diciamo che ho dovuto scriverlo. Mi ha toccata, quest'esperienza. Faccio tantissimi auguri alla povera madre e alla compagnia di Marzio - anche se non penso che lo verranno a sapere, di questa mia insignificante "partecipazione", se così si può definire.
Spero di avervi trasmesso un po' di emozioni, perchè io mentre scrivevo ne ho provate tante.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un'ingiusta realtà






Ogni volta che partiva, mi salutava affettuosamente e poi mi diceva "Guarda che torno tra due giorni, eh!". E, finalmente, quando tornava, quando suonava il campanello di casa due o tre volte, appena mi vedeva scoppiava a ridere e diceva "Ecco, vedi? Sono tornato!". E poi mi abbracciava e mi dava diversi baci sul viso. Prima sulla guancia, poi sulla bocca e infine in fronte. Dopodichè si staccava e chiedeva immediatamente di Lorenzo. "E' cresciuto?", "Ha imparato qualche parola nuova?", "Mangia, vero?". Io annuivo sempre e gli raccontavo tutto quello che succedeva durante la sua assenza, tra una risata e l'altra. Raccontavo di quello che combinava Lorenzo. Di quando tirava la coda al cane e rideva. Di quando iniziava a correre, e poi cadeva. Di come si rialzava subito e urlava, con entusiasmo "Ancola! Ancola!". Secondo Jack voleva dire che quando sarà grande affronterà così le difficoltà: "Cadrà, ma poi si rialzerà". Io sorridevo e sussurravo "Speriamo".
Quel giorno fu diverso.


«Lore, metti giù il telecomando, puoi farti del male!» esclamo io, togliendoglielo delicatamente dalle mani.
Lore, il mio Lore, anzi il nostro Lore. Mio figlio, e quello di mio marito. Un figlio adorabile, tenero, di quasi tre anni, un bambino che ride sempre, non sta fermo un minuto, ti mette subito di buonumore a ogni guaio che combina.
Gli faccio una dolce carezza sulla guancia e poi lo prendo in braccio e lo appoggio sul divano, di fronte alla tv.
Il telefono di casa inizia a squillare.
Oggi Jack torna. E' stato via più di due giorni, questa volta. Ha dovuto pilotare due aerei, non uno come il suo solito.
«Sarà papà...» sospiro io, dirigendomi verso il telefono «Lore, resta qui, capito?»
Lui muove solamente su e giù la testa, con un angelico sorriso stampato sulle labbra.
Alzo la cornetta e rispondo, con voce squillante: «Pronto?»
«Buongiorno, signora.»
Non ho mai sentito prima d'ora questa voce. Appartiene sicuramente a un uomo, sulla quarantina, forse.
«Buongiorno» saluto io, cordiale.
«Abbiamo appena avuto una terribile notiza...» inizia, parlando piano.
Il mio cuore rallenta.
«Cosa?» chiedo in un soffio.
«Suo marito...»
La consapevolezza di quelle due parole mi colpisce in pieno petto, come una pugnalata.
«No...» mormoro io, lasciando cadere la cornetta.
Mi accascio a terra, sentendo le forze svanire. Sento che l'uomo dice ripetuti "Pronto?", sempre più insistenti.
Non voglio rispondere, non voglio sentire, non voglio sapere. Non posso credere.
Vedo Lorenzo a qualche metro da me che mi guarda interrogativo e poi chiede: «Mamma, che cosa è successo? Quando tolna papà?»
Non riesco a trovare un minimo di forza per pronunciare qualche parola. Apro la bocca, ma non riesco ad emettere alcun suono.
Chiudo gli occhi per numerosi secondi. Quando li riapro, mi accorgo che stanno scendendo lacrime lungo le mie guance. Tocco il punto in cui me le sento scorrere e poi ritiro la mano bagnata.
«Pelchè fai così, mamma?» La voce di Lorenzo mi fa tornare per un attimo alla realtà.
Lui non sa cosa vuol dire piangere, lui non sa cosa vuol dire provare dolore, lui non sa cosa vuol dire soffrire. Lui sa solo mangiare, dormire, ridere e divertirsi.
Scuoto la testa. Forse è come un'autoconvinzione. Se mi convinco che non è successo veramente, magari si avvera.
Lorenzo corruga un sopracciglio, un po' confuso. «Dov'è papà?»
Forse sta iniziando a capire. Ma io non voglio dirglielo. Non posso dirgli che papà non tornerà più. Non posso dirgli che non aprirà più quella porta e griderà "Sono tornato!". Non posso dirgli che non lo prenderà più in braccio, non lo prenderà più in spalle, non gli farà più fare l'aereoplano, non gli farà più fare "Trotta trotta cavallino". Non posso dirgli che non sentirà più la sua voce che lo sgrida, ridendo: "Lascia stare Lilli!". Non posso dirgli che non lo vedrà più.
Ma Lorenzo continua a sorridere, forse, in fondo, non ha capito veramente.
Questa volta il suo sorriso non mi contagia. Questa volta non mi mette di buonumore.
Mi copro le mani col viso. Come se potessero nascondermi completamente, oppure come se potessero materializzarmi in un altro posto, lontano da qui dove tutto mi ricorda Jack. Il mio Jack. Che ora è perduto. In uno di quegli stra-maledetti aerei dove il suo dannato lavoro lo costringeva a pilotare.
Ed ora sono sola. Sola, con mio figlio. Il figlio che abbiamo messo al mondo insieme. Il figlio che speravo di crescere insieme a lui.













*** Note dell'Autrice
Scusate per la tristezza di questa one-shot. Scusate se forse vi ho messo di malumore e vi ho rattristiti. Ho scritto questa one-shot per Marzio Maccarana, di soli ventisei anni. Morto oggi alle quattro di pomeriggio, a Montichiari (provincia di Brescia). Pilotava un piper da turismo, prima dell'esecuzione delle frecce tricolori. C'erano migliaia di persone... ed io ero una di quelle. Ho assistito all'incindente, come la madre e la compagna di Marzio. Forse è così piccolo e stupido, come gesto... ma diciamo che ho dovuto scriverlo. Mi ha toccata, quest'esperienza. Faccio tantissimi auguri alla povera madre e alla compagnia di Marzio - anche se non penso che lo verranno a sapere, di questa mia insignificante "partecipazione", se così si possa definire.
Spero di avervi trasmesso un po' di emozioni, perchè io mentre scrivevo ne ho provate tante.
Baciii,
Lalla
   
 
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