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Autore: Night_Shadow_1303    02/05/2022    0 recensioni
Joanna Julia, ragazza di ventitré anni, laureata in ingengeria meccanica ed elettronica con il massimo dei voti, dal carattere deciso e testardo, ma anche spiritoso e gentile, all'età di tre anni è stata adottata dalla famiglia Rumlow ed è cresciuta convinta che l'obiettivo dell'HYDRA sia quello di garantire la vera libertà al mondo. Ma un giorno, quando il padre le chiede di lavorare su un progetto di massima importanza, Joanna fa la conoscenza di un certo Soldato d'Inverno. Piano piano, conoscendolo meglio e scoprendo cose inaspettate, la ragazza si trova a dubitare di ciò che ha sempre creduto...
Dal cap.4:
"Quindi, come ti chiami?" chiese la ragazza,
"Sono il Soldato d'Inverno" rispose lui, con gli occhi color del ghiaccio fissi.
"Ok, grazie, quello lo sapevo. Intendevo il nome vero. Non mi piace chiamare le persone in modo troppo formale"
"Non lo so."
"Ho capito, ho capito. Mi sa che mi toccherà sbirciare nel tuo fascicolo. Chissà poi perché nessuno vuole dirmelo... insomma, sono un ingegnere, non un generale, e non ho alcuna intenzione di chiamarti soldato, qualunque cosa dica mio padre. A proposito... non è un problema se ti do del tu, vero?"
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, James ’Bucky’ Barnes, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Ciao! Sono tornata solo ora, scusa per il ritardo!" esclamò una voce allegra e squillante proveniente dall'uscio.
L'uomo seduto in mezzo alla stanza alzò lo sguardo e riconobbe la ragazza che non troppo tempo prima era uscita dopo aver fatto quell'insolita proposta di portare anche a lui qualcosa per poi mangiare insieme.
Si stupì del fatto che avesse davvero una borsa che, probabilmente, conteneva del cibo.
Anche se aveva acconsentito, infatti, in realtà fino ad un istante prima era convinto che non l'avrebbe fatto davvero.
Deve essere uno scherzo, aveva pensato.
No, impossibile, erano tutti troppo seri. Però... no, lei sembrava diversa. No, erano tutti uguali, si era subito corretto. Non ce n'era uno che si comportasse diversamente con lui, eppure... eppure lei effettivamente gli sembrava diversa. Ma cosa gli dava quest'impressione?
In ogni caso meglio non fidarsi. Lì dentro non poteva fidarsi di nessuno, nemmeno di se stesso... figuriamoci degli altri.
Magari quella lì stava solo fingendo di voler essere gentile, e in realtà chissà che intenzioni aveva. 
O magari no. Magari lo è davvero, dopotutto è solo una ragazza, pensò per un attimo.
Ma cosa gli saltava in testa? Era la figlia del maggiore Rumlow, era naturale che fosse una di loro fin da giovane, e sicuramente era come il padre. La sua doveva essere tutta una messinscena, il fatto di voler chiacchierare, l'atteggiamento allegro, anche quell'offerta... tutto. 

"No, davvero, scusa, ci ho messo un'ora intera, è che io sono sempre in ritardo, perché non sono brava a calcolare i tempi... pensa che una volta ho fatto qualcosa tipo quarantacinque minuti di ritardo a una cena di famiglia! Inutile dire che mio padre, che ci tiene alla puntualità e alla precisione non ne è stato molto contento..." continuò lei, in un monologo un po' imbarazzato, concludendo con una risatina nervosa. 
Più quella ragazza parlava, meno lui capiva. 
Scusa... non l'aveva mai sentita, quella parola. O forse sì. Ma non ricordava. Cosa voleva dire?  
E che senso aveva il modo di fare di quella ragazza, così insolito, così diverso da quello di tutti gli altri? 
Tutti lo trattavano come un'arma, una macchina di morte estremamente utile ma anche molto pericolosa, ma lei? Lei lo trattava come gli altri, come se fosse una persona... E se fosse stato davvero una persona, come tutti gli altri? Non lo sapeva, non sapeva più nemmeno lui cosa fosse in realtà.

"Alla fine il Burger King dove volevo andare era troppo affollato, quindi ho deciso di cambiare genere e sono andata alla pizzeria dei genitori di Becky. Suo padre è italiano e fa una pizza davvero ottima! Visto che non sapevo che cosa ti piacesse ho preso due margherite, sono già tagliate. Spero che ti piacciano, anche se mi sa che il padre di Becky abbia messo mozzarella senza lattosio su tutte e due, perché sa che sono intollerante, anche perché non sono stata a specificare per chi erano... Ora che ci penso, avrà pensato che l'altra fosse per Becky, perché di solito il sabato pranziamo insieme, dopo la nostra corsetta... allora sì, sono entrambe con mozzarella senza lattosio, perché anche lei è intollerante. Sai, è una cosa che hanno in famiglia, lo è anche sua madre, e il fratello di sua nonna lo era." si mise a spiegare, per poi interrompersi, come aspettando una qualche risposta al suo monologo.
Ma lui si limitò a guardarla con uno sguardo diffidente e vagamente dubbioso.
Del resto, non aveva capito metà del discorso, ma soprattutto non capiva perché gli stesse dicendo quelle cose, né tantomeno era riuscito a farsi un'idea di quali potessero essere le sue intenzioni, e ciò lo preoccupava ancora di più. 

"Ok, sto divagando. Mi sa che non ti interessi minimamente, quindi meglio se passo alle cose importanti." riprese la ragazza, avvicinandosi alla pulsantiera collegata alla sedia.
A quell'atto, lui ebbe un istintivo moto di timore, come se il suo inconscio avesse riconosciuto una minaccia, che però non riusciva a motivare.
In ogni caso, fu rapidissimo a mascherare quell'immotivata inquietudine in modo tale da nasconderla all'altra, il cui sguardo gli sembrava già troppo penetrante. Non aveva la benché minima intenzione di renderla partecipe dei suoi pensieri incerti, né di lasciarglieli capire.
Anziché premere un qualche pulsante, come lui si aspettava e per qualche motivo incomprensibile anche a lui stesso temeva, vide la ragazza avvicinarsi al cavo dell'alimentazione e staccare tranquillamente la spina.
Immediatamente sentì la pressione delle spesse manette che gli bloccavano interamente entrambi gli avambracci venire completamente meno e se ne liberò facilmente.

Questo non se l'aspettava.
Se c'era qualcosa di cui era sicuro, era che tutti coloro che aveva visto fino a quel momento avevano paura di lui. Certo, si mostravano più forti, ma non c'era bisogno di essere dei geni per capire che, in realtà, non lo erano, dato che non si azzardavano a lasciarlo libero di muoversi se non c'erano almeno una decina di armati a tenerlo sotto tiro, anche se non lo avrebbero mai ucciso, perché gli serviva. 
Ma la ragazza non sembrava per nulla spaventata.
Eppure, sebbene si fosse dimostrata piuttosto abile nel combattimento, non era sicuramente dotata di una forza straordinaria, e almeno a prima vista sembrava anche disarmata.
Quindi, cos'è che si era perso? E cosa aveva intenzione di fare la giovane dottoressa Rumlow?

"Allora? Ti alzi e vieni a mangiare questa benedetta pizza o no?" 
La voce squillante della ragazza lo distolse dai suoi pensieri.
"Dai, ti assicuro che è buona! Non ti fa mica male, sai?" continuò lei allegramente, mentre liberava una parte del tavolo da alcuni attrezzi e ci sistemava due scatole di cartone.
"Cioè, se ne mangi una tutti i giorni poi ingrassi e ti si alza il livello di colesterolo, che non fa bene, quindi a rigore se si esagera effettivamente potrebbe fare male, ma non mi sembra che tu abbia problemi di linea, quindi..." 
La ragazza si voltò a guardarlo e si interruppe. 
"Ehi, c'è qualcosa che non va?" disse lei.
"No" fu la risposta. Non doveva lasciar capire ciò che pensava alla ragazza, e non poteva permettersi nemmeno un passo falso, perché... perché? Dopotutto, sembrava non avere cattive intenzioni...
Ma cosa gli saltava in mente? Non doveva abbassare la guardia, punto e basta!

In ogni caso, decise che era meglio raggiungerla, e provare quello strano cibo... come aveva detto che si chiamava? Certo che comunque l'odore era gradevole...

(Time skip)

"E per finire, dulcis in fundo, una fetta della famosissima crostata alle prugne della mamma di Becky, offerta gentilmente dalla casa!" concluse la ragazza sorridendo, mentre gli porgeva una fetta di quella che doveva essere, suppose, una crostata di prugne.
Mentre la prendeva, non poté fare a meno di osservare che, effettivamente, con quel suo modo di fare allegro e amichevole, con quella sua parlantina inesauribile (aveva passato tutto il tempo del pranzo a raccontargli cose a caso su di sé e sulle sue amiche, tra cui un paio di aneddoti piuttosto simpatici) e con quella sua espressione sorridente, quella ragazza era decisamente diversa dalle altre persone... forse non era poi così male come aveva temuto, concluse tra sé e sé addentando la crostata.
"Buona!" disse d'istinto.
"Sono contenta che ti sia piaciuta, e anche che tu abbia ritrovato la parola, James Buchanan Barnes." rispose lei.

Come l'aveva appena chiamato? James Buchanan Barnes... che fosse il suo nome? E di chi altri poteva essere?
Ma perché glielo stava dicendo? Nessuno gli aveva detto nulla su chi era, e pareva che nessuno avesse intenzione di farlo... che si fosse sbagliata?
Oh, no... e se si fosse resa conto dell'errore e avesse deciso che bisognava ricancellargli la memoria? 
Quest'ultimo pensiero gli diede i brividi. Aveva iniziato a ricordare vagamente qualcosa, e non voleva dimenticare tutto di nuovo. 
Ok, si disse, bastava che non si rendesse conto dell'errore, no?
Ma questo gli venne in mente troppo tardi, quando un'espressione scioccata era già comparsa sul suo volto e non c'era più molto da fare per nasconderla.
E lei se n'era accorta.

"Oh, no. Quale terribile peccato." disse la ragazza, portandosi una mano alla fronte con un gesto che sembrava un tantino teatrale e un tono un po' troppo monotono per sembrare sincero e autentico, "Ho commesso il terribile errore di chiamarti per nome. Mio padre mi aveva detto che non dovevo. Ma mi è proprio sfuggito, accipicchia." continuò, per poi girarsi a guardarlo, con un'espressione più serafica che mai.
"Beh, e 'ste cose terribili? Non dovevano, che ne so, saltare fuori gli alieni e fulminarmi? Pare di no... allora magari non c'è problema, sempre che tu non vada a dirlo in giro, s'intende... sai, potrebbero non prenderla bene, magari pensano che gli abbia attirato la maledizione di Tutankhamon, non si sa mai!" concluse lei con un sorrisetto furbo.
"Quindi, non dirai niente? E un'altra cosa: posso chiamarti James?"

A James, se era così che si chiamava, ci volle qualche istante per processare le informazioni.
Quindi non aveva intenzione di cancellargli la memoria?
No, anzi... aveva come la netta impressione che Joanna - sì, la ragazza aveva detto di chiamarsi così - si fosse lasciata sfuggire il suo nome quasi... appositamente? 
Sì, sembrava proprio così. Ormai non sapeva più cosa doveva aspettarsi da lei.
Solo meglio, si disse, sembrava effettivamente meno rigida e severa degli altri. 
"No, non dirò niente." le rispose poi.

"Finalmente! Ancora un po' e avrei pensato che ti avesse colpito la maledizione di Tutankhamon!" replicò Joanna ridendo "Comunque non hai risposto alla mia domanda: posso chiamarti James? O preferisci Buchanan? Anche se a me francamente non è che Buchanan piaccia molto... facciamo un soprannome? Tipo... tipo Bucky? O forse è meglio James a questo punto?" 
"Come vuole dottoressa... va bene comunque." rispose lui. James doveva essere il suo nome... ma anche Bucky suonava bene.
"No no no, risposta sbagliata! Ti prego, dammi del tu e chiamami per nome, non voglio sentirmi un'ottantenne a ventitré anni!"
"Allora... come vuoi, Joanna." rispose. Altra cosa inaspettata: preferiva essere chiamata in modo informale. In genere lì andavano tutti fieri della loro carica, e si facevano chiamare con quella seguita dal cognome, e si davano rispettosamente del lei, mentre la ragazza evidentemente preferiva il nome e il tu.

"Ok, decisamente meglio! Per ora direi che se non hai preferenze James va bene, dato che anche tu mi chiami col mio primo nome." concluse lei.
"Beh, adesso mi sa che devo rimettermi a lavorare... Visto che  la trovata geniale di staccare la spina prima non ce l'avevo avuta - lo so, sono un genio con motore diesel - mi faresti vedere quali sono i movimenti in cui hai difficoltà? Così almeno riesco ad identificare il problema, anche se con la strumentazione scarsa che c'è a disposizione qui ho i miei dubbi di avere la benché minima possibilità di poterlo mettere a posto."
"Certamente. Ma perché un motore diesel?"
"Aspetta un attimo. Ma ti ricordi cos'è un motore diesel?"
"Non credo, a dire il vero."
"Ahia... e di libri che hai letto? Film visti? Tipo, sai cos'è Star Wars?"
"Nulla, e no, non so cosa sia Star Wars. Da quanto posso capire, c'entra con la guerra e con le stelle, ma..."
"Mi sa che qui ci sono notevoli lacune! Ma non ti preoccupare, adesso ti spiego il motore, poi pensiamo anche al resto. Devi assolutamente conoscere Star Wars, anche se sono film un po' vecchiotti sono molto belli, ma non posso mica spoilerarteli! Vedrò di trovare un modo per farteli vedere... Dov'eravamo rimasti?"
"Al motore diesel..."
"Ah giusto! Scusa, ogni tanto mi capita di perdermi quando parlo. Anzi, a voler essere sinceri, ogni spesso, perché mi metto a divagare piuttosto facilmente. Ok, mi sono persa di nuovo. Ah giusto, sì, il motore diesel..."

(Time skip) Sì, di nuovo, e non lamentatevi, perché Jo sa spiegare il motore diesel, ma io non  sono Jo e anche se so più o meno com'è fatto, non so spiegarlo. E poi questa è una fanfiction, non un trattato di ingegneria.

"Ok, direi che il problema l'ho individuato, come mi aspettavo sono circuiti danneggiati dall'elettricità, ma per mettere a posto ho bisogno di una scansione completa e di strumenti migliori, dato che qui non ci sono..." aveva concluso la ragazza, dopo alcune ore di lavoro.
Durante le quali aveva parlato incessantemente, passando dal motore diesel, al college, ai robot, alle sue amiche, alla sua cagnolona, che per inciso sapeva anche portarle gli attrezzi ed era in realtà molto meno aggressiva di quanto sembrasse.
'E' perché le sei simpatico, non ti vede come una minaccia', gli aveva spiegato Joanna.
'E tu?' le aveva chiesto improvvisamente.
'Cosa?' aveva domandato lei.
'Niente, lascia stare' le aveva risposto. Non sapeva neanche perché le aveva fatto quella domanda. Era ovvio che, nonostante il suo comportamento, anche lei lo riteneva una minaccia, come tutti gli altri. Probabilmente fingeva solo di non averne.
Ma era bello vedere qualcuno che almeno facesse finta, e senza un'aria di disprezzo e superiorità e senza sorrisi minacciosi.
Ed era altrettanto bello sentire Joanna che, mentre lavorava, parlava, divagando, raccontandogli storie divertenti, perdendo il filo mille volte e ritrovandolo dopo delle mezze ore spese a parlare tranquillamente d'altro, o anche solo guardarla lavorare, quelle poche volte che stava in silenzio. In qualche modo, era rilassante.

"Oh mamma mia, sono le sette! Il tempo è volato, non me ne sono resa conto..." esclamò lei, riscuotendolo dai suoi pensieri "Io devo andare, domani è domenica... quindi ci vediamo lunedì." disse poi, prendendo le sue cose e facendo cenno al suo cane di seguirla mentre si dirigeva verso la porta.
"A lunedì allora." l'aveva salutata, cercando di evitare il pensiero di cosa avrebbe fatto, o cosa avrebbero fatto, prima di lunedì, che evidentemente doveva essere due giorni dopo.
"Sì, a lunedì James, e vedrai che troverò un modo per avere la strumentazione adatta... oltre che per colmare la tua terribile lacuna su Star Wars! Ciaoooo!" lo salutò allegramente lei, facendogli l'occhiolino, accompagnato da una sorta di sorrisetto d'intesa.

Mentre la guardava richiudere la porta, James non poté fare a meno di piegare leggermente in su l'angolo sinistro della bocca.
Anche se non lo sapeva nemmeno lui, Joanna era riuscita a strappargli il primo mezzo sorriso degli ultimi cinquant'anni.

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Ok, sono tornata...

Con un ritardo indescrivibile, lo so,😅 ma sono tornata!

Non ho scuse, perché tutte le verifiche del mondo non giustificano ritardi di più di un mese nella pubblicazione, ma boh, mi era venuto anche un immotivato blocco dello scrittore per cui questo capitolo aveva deciso di non venire.
Però poi oggi ho detto "Occaspiterina (e non altro che sennò Steve mi tira lo scudo in testa) è passato più di un mese! Qua o aggiorno oggi o finisco letteralmente a maggio!" 

Quindi mi sono messa di buzzo buono ed ecco qua il capitolo!
Solo che essendo la pigrona inconcludente che sono mi sono scordata di aggiornare anche qui su efp, e quindi sono effettivamente finita a maggio... sorry!😅
Comunque, spero vi piaccia!

Stavolta non sto a farmi gli autocommenti perché francamente non ne ho voglia, quindi  questo è tutto!

Ciaone!!!👋👋👋

 

   
 
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