Anime & Manga > Lupin III
Segui la storia  |       
Autore: jarmione    03/05/2022    2 recensioni
Dopo anni di inattività, Lupin torna in azione ed il suo obbiettivo è la Bilancia della morte.
Questa bilancia sconvolgerà il gruppo di Lupin e persino Anika, la quale vedrà il suo mondo sgretolarsi.
Riusciranno a risolvere questo nuovo enigma?
O tutti crolleranno nel tentativo?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ed ecco il finale della storia, ma prometto che CI SARA’ EPILOGO perciò...restate sintonizzati.

Grazie a chiunque abbia avuto la pazienza, nonché il coraggio, di leggere fino a qua e chiunque abbia recensito.

Un grazie speciale a Fior del deserto per la sua collaborazione a questa storia (nonché alla sopportazione che ha avuto di me)

E grazie anche ad Evelyn80 per la sola sopportazione ahahah grazie bellezza

Buona lettura

 

 

Anika raggiunse Jigen a gran velocità, prendendo subito Yuki fra le sue braccia e osservandolo con aria preoccupata.

“Yuki?” gli passò una mano sul volto “Yuki, apri gli occhi, ti prego”

Yuki si mosse appena “Mamma” mormorò nel sonno facendo tranquillizzare un po la madre, che sospirò di sollievo e si dedicò a Jigen.

“Stai bene?” lui annuì, guardando verso l’alto.

“Che diavolo vuole fare?” domandò il pistolero, dando vita allo stesso pensiero del resto del gruppo.

Sul tetto, né Kimura né tanto meno Lupin riuscivano a sentire ciò che gli altri dicevano e ipotizzavano.

Si guardavano negli occhi con aria di sfida e nessuno dei due voleva cedere allo sguardo dell’altro.

“Sei uno che non si arrende” commentò Kimura “Che cosa vorresti fare? Non puoi utilizzare la bilancia contro di me”

Lupin sorrise in segno di sfida “Tu dici?” a questa domanda, Kimura sgranò gli occhi e Lupin capovolse la bilancia e ne mostrò il fondo.

Vi era una scritta in greco antico, che per Kimura era indecifrabile e decisamente incomprensibile.

Ma non per Lupin.

“Che cosa è?” domandò Kimura “Che cosa significa?”

“Mio caro Kimura…” rimise la bilancia dritta “Qui ci sono scritte le cosiddette istruzioni e spiegano come utilizzarla ed anche come distruggerla”

Kimura non aveva idea di come distruggere la bilancia e, dal canto suo, non voleva nemmeno saperlo.

Qualunque metodo fosse, Lupin sembrava intenzionato ad usarlo e questo si sarebbe ritorno contro entrambi.

“Non oseresti…”

“Oh, io oserei” rispose tranquillamente il ladro “Nessuno potrà ridarti indietro tuo figlio”

“Lei sì” ribatté Kimura, riferendosi ad Anika “Quel moccioso è già troppo grande per essere educato come si deve, ma l’altro no” spiegò “Voglio la ragazza e ciò che possiede”

Lupin scosse la testa “Un uomo che parla di bambini come se fossero oggetti, non merita l’affetto di un figlio”

Estrasse dalla tasca dei pantaloni un foglio di carta stropicciato e lo divise in due.

Recuperò da una delle tasche interiori della giacca, una penna e vi scrisse sopra ad entrambi, poi ne appallottolò uno e glielo lanciò.

Kimura lo prese al volo e lo aprì.

 

Shimoto Nakazuya

 

“Quello è il nome del sicario che aveva il compito di ucciderti e che, a causa della sua pessima mia, aveva colpito tuo figlio” disse Lupin, lasciando Kimura senza parole e ad occhi sgranati “Ora è morto e la tua vendetta, inutile, non potrà essere messa in atto”

Kimura iniziò a tremare, chiudendo a pugno la mano che teneva il biglietto.

Sentiva il mondo crollare intorno a lui e sentiva il suo cuore e la sua anima andare in mille pezzi e spargersi in giro.

Per un attimo, ma solo per un istante, Kimura era convinto di poter ancora vendicarsi: prendere l’uomo che aveva sparato e giustiziarlo con le sue stesse mani.

Invece no, quest’uomo era morto e lui aveva una vendetta in sospeso che lo avrebbe attanagliato per il resto della sua vita.

E la colpa era solo sua, di quel maledetto Lupin III

“Tu...tu…” ma non riuscì a concludere la frase.

Lupin si era avvicinato e gli stava porgendo la bilancia con l’altra metà del foglietto.

Sopra di esso vi era scritto qualcosa:

 

Ἅιδης

 

“Se davvero vuoi vendicarti, puoi prendertela con me, basta solo che tu metta questo biglietto nel piatto della bilancia”

Kimura non capì “Che cosa è? Che significa?”

“E’ greco antico” spiegò Lupin “E’ il nome del Dio dei morti greco, Ade. Se metti il suo nome nella bilancia, essa si distruggerà”

“Come sarebbe a dire?”

“Un Dio non può morire”

Kimura iniziò a capire.

Gli Dei non potevano morire, non per niente erano definiti immortali, questo significava che la bilancia sarebbe andata in tilt se si metteva il nome di qualcuno che non poteva morire.

“E tu perché ti sacrificheresti?” domandò Kimura.

“Come tu non potrai riavere indietro tuo figlio, nemmeno io potrò riavere indietro la mia famiglia” rispose Lupin “Che senso ha vivere senza qualcuno che ti ama, che ti da affetto e che è sempre con te nei momenti difficili?” sospirò “Ho perso la persona che amavo ed ora essa è già impegnata con un altro uomo, ha un figlio ed uno in arrivo, non ho più niente per cui vivere”

Per quanto la stesse mettendo giù in modo drammatico, Lupin, in fondo, pensava davvero quelle cose.

Quella maledetta foresta di Aokigahara aveva messo tutti a dura prova.

Lupin era talmente amante delle sfide che non aveva minimamente considerato le conseguenze ed il risultato è stato che tutti quanti, compreso lui, avevano confessato un amore per Anika che, alla fine, non è stato ricambiato e l’unico che ci stava quasi riuscendo l’ha abbandonata.

Anika aveva fatto solo bene a creare un legame con Zenigata, lui non l’avrebbe mai tradita e lei non avrebbe rischiato di essere abbandonata.

Fra Lupin e Kimura calò un silenzio glaciale che durò solo pochi istanti.

Senza pensarci troppo, Kimura mise il foglio sul piatto della bilancia ed essa lo assorbì.

Improvvisamente, l’oggetto iniziò a tremare fra le mani di Kimura ed una luce accecante fuori uscì, impedendo sia a Kimura che a Lupin la visuale.

Kimura lasciò cadere l’oggetto e rimase immobile, lo stesso anche Lupin.

Nessuno dei due osava muoversi per paura di sbagliare a mettere i piedi e cadere.

La luce divenne tale da obbligare anche il resto del gruppo a chiudere gli occhi.

“Lupin!” chiamò Jigen, non ricevendo una risposta.

Quando la luce si affievolì, permettendo una visione maggiore, Anika alzò lo sguardo e intravide un’ombra.

Non capì che ombra fosse perché non ebbe nemmeno il tempo di metterla a fuoco bene.

Un boato fece tremare il terreno, la casa iniziò a crollare lentamente e l’intero gruppo fu costretto ad allontanarsi per evitare le macerie.

Grazie a Goemon e alla sua spada riuscirono ad evitarne parecchie.

Quando cadde nuovamente il silenzio, la villa era letteralmente scomparsa e con essa anche Kimura e Lupin.

Anika affidò Yuki a Fujiko e corse verso le macerie.

“LUPIN!”

 

------------

 

Lupin se ne stava seduto sul divano del rifugio dove si erano nascosti e teneva quel tenero fagottino dormiente fra le braccia.

Jigen, che intendi fare?” domandò rivolto al pistolero “Non vorrai riportarla dove l’hai trovata”

Non sarebbe una cattiva idea” rispose “Lupin, non possiamo tenerla e tu lo sai”

Non posso decidere per te” disse Lupin “Ma visto il modo in cui è entrata nella tua vita, io direi che possiamo darle questa possibilità” posò lo sguardo sulla bambina, che dormiva beatamente e teneva il dito del ladro fra le sue piccole manine.

Lupin era orfano come lo era Jigen e probabilmente anche Goemon.

Quella bambina aveva perso sua madre a causa di un colpo di pistola e se la donna era arrivata a darla a Jigen, che era il primo sconosciuto che aveva trovato, pur di salvarla, significava che il padre non era decisamente degno di lei.

Se la lasciavano in un orfanotrofio, probabilmente l’uomo l’avrebbe trovata e se davvero era cattivo come stavano pensando allora tutti i bambini dell’istituto sarebbero stati in pericolo.

No, la bambina non avrebbe subito un destino simile.

Non ti lascerò, piccolina” mormorò “Qualunque cosa accada”

 

------------

 

La piccola Anika allungava le braccia verso Lupin, che stava in ginocchio sul pavimento e teneva le sue aperte “Forza, piccola Anika, dai che ce la fai!” esclamava.

Jiegn che la stava tenendo in equilibrio, la lasciò andare e cercò di tenersi pronto a prenderla in caso di caduta.

La piccolina cercò di avanzare lentamente, rischiando di cadere un paio di volte.

Ma non demordeva e cercava di raggiungere Lupin il quale, non appena lei fu abbastanza vicina, la prese in braccio e la fece saltare “Bravissima, Anika, ce l’hai fatta”

La bambina rideva, mentre Jigen sorrideva soddisfatto del risultato della sua piccolina.

 

------------

 

La ragazzina si avvicinò lentamente alle spalle di Lupin, che stava preparando una microspia per un colpo che avevano in mente.

Una volta vicino gli saltò letteralmente sulla schiena, facendolo sussultare nonché gemere.

Ehi, ma sei impazzita?” esclamò “Mi hai fatto venire un infarto”

E tu saresti il famoso ladro che prevede l’imprevedibile?” ridacchiò Anika

Spiritosa” brontolò Lupin, tornando a sistemare la microspia.

Anika gli si sedette accanto “Zietto, mi fai partecipare questa volta?”

Lupin sospirò “Anika…”
“Eddai, ormai sono in grado di fare tutto, anche di guidare un elicottero ed ho solo tredici anni” si lamentò Anika “Ti prego, zietto, ti prego” gli fece gli occhi dolci “Sei il mio zietto preferito”
“Sono anche il solo zio che hai” ammiccò Lupin

Ma sei unico” sorrise Anika la quale non solo diede vita ad un suo pensiero nei confronti del suo amato zietto, ma cercava di addolcirlo e fargli dire di sì con moine e complimenti “Eddai, posso partecipare? Daiii”

Lupin” la voce di Jigen risuonò per tutta la stanza “Se le dici di sì puoi scordarti le mie pietanze per un mese intero!”

Anika batté un piede a terra “Non è giusto, papà” brontolò “Stavo per farlo cedere”

E mentre Jigen ed Anika bisticciavano fra loro, Lupin non poté fare a meno di ridere nel vedere quanto i due fossero simili.

E comunque sì, ammise che Anika stava per farlo cedere

 

------------

 

Anika spostava le macerie, arrivando persino a rovinarsi le unghie solo per tirarlo fuori da lì.

“Lupin...Lupin!” gli occhi erano umidi e le lacrime uscivano copiose lungo il suo volto.

Non si era resa conto che tutti erano giunti a darle una mano, ad eccezione di Fujiko che stava badando al piccolo Yuki.

Lupin non poteva essere morto, non così, non adesso.

Dopo aver tolto la maggior parte dei resti della villa, finalmente intravide qualcosa.

Una mano e...il termine della giacca blu.

“Lupin!” tentò con tutte le sue forze di tirare su l’enorme lastra, ma non riuscì.

Dovettero intervenire Jigen, Goemon e Zenigata per riuscire a muoverla abbastanza da levarla di mezzo.

Ciò che li lasciò spiazzati fu che non trovarono Lupin sotto la mecerie...non direttamente, per lo meno.

Una specie di materassino gonfiabile trasparente gli copriva l’intero corpo sia davanti che dietro, il tutto era fuori uscito dalla sua stessa cintura.

Essendo le macerie molto pesanti, la sua faccia e il suo corpo erano stati comunque schiacciati ma nulla di irreparabile se non qualche graffio.

“Lupin!” Anika conosceva bene quel trucco e lo aiutò a sgonfiarlo premendo un pulsante minuscolo sul lato della cintura, dove il materassino non copriva.

Quando fu sgonfio e di nuovo nella fibbia della cintura, Anika lo aiutò a rialzarsi “Lupin!” gli si gettò al collo, facendolo quasi cadere nuovamente “Sei uno stupido, un idiota, una scimmia, potevi rimanere ucciso”

“Ehi, ehi, vacci piano” la tranquillizzò lui, stringendola “Come vedi sono ancora intero”

Jigen sorrise soddisfatto “Un materassino gonfiabile? È proprio da te”

“Meno male che stai bene” sorrise Zenigata “Non vorrai lasciarmi così, senza averti prima arrestato, vero?”

Lupin ridacchiò “Tranquillo, paparino, non ti renderò la vita così facile e lo sai”

“M-mamma” la vocetta di Yuki interruppe il gruppo, che subito si apprestò ad avvicinarsi al piccolo.

Anika lo prese subito fra le sue braccia “Yuki, amore mio” lo strinse a sé “Stai bene, piccolo mio?”

Yuki si strofinò gli occhi, come se si fosse appena svegliato da un semplice sonno.

“Mamma ho fame”

Anika si commosse e scoppiò a ridere “Adesso provvediamo”

Zenigata posò una mano sulla spallla di Anika e le sorrise amorevolmente, prendendo lui Yuki in braccio e si allontanò insieme anche a Yata, lasciando spazio alla sua amata per parlare con la sua famiglia.

Anche se Lupin doveva essere arrestato, l’ispettore sapeva che non era quello il momento e il luogo per farlo.

Lasciò Anika da sola, allontanandosi con Yuki da quel luogo.

“Non me lo aspettavo” commentò Fujiko con un piccolo sorriso stampato in volto “Chi lo avrebbe mai immaginato Zenigata in qualità di genitore”

“E’ migliore di quanto si possa immaginare” confermò Anika, notando con stupore che Fujiko non aveva parlato con il suo solito tono di presa in giro.

Poi sospirò e abbassò lo sguardo, scoppiando nuovamente in lacrime.

“Ehi, Anika” Lupin le si avvicinò e le sollevò il mento con l’indice, obbligandola a guardarlo negli occhi “Che ti prende?”

“Io...oh, Lupin” lo strinse forte “Ti avrei ucciso, ti prego, ti scongiuro perdonami”

Lui la strinse forte “Ne abbiamo già parlato, tu non hai nulla da farti perdonare” le diede un bacio sulla fronte e le sorrise.

“Chi deve farsi perdonare, sono io” si intromise Jigen.

Lupin gli lasciò il suo spazio e si avvicinò alla sua amata Fujiko “Allora, Fujikuccia mia?” domandò Che ne dici se solidifichiamo il nostro amore?” la domanda era ben chiara e, per questo, la risposta che Lupin ottenne fu un sonoro schiaffo in faccia.

“Scordatelo!” esclamò la donna, girando i tacchi e avviandosi il più lontano possibile da lì “Non si chiedono così certe cose ad una signora!” poi alzò un braccio in segno di saluto “Ciao ciao Anika, stammi bene, zuccherino”

“Ma...ma...Fujikoooo” Lupin le andò dietro fino al confine del giardino, rimanendo poi immobile come un ebete a rimpiangere un’altra giornata in bianco.

Anika e Jigen alzarono gli occhi al cielo e tornarono a guardarsi.

Il silenzio fra i due pullulava di tensione, fu Jigen a prendere parole per primo “Mi dispiace”

Anika scosse la testa “No...dispiace a me” disse “Sono giovane e stupida e…” si zittì, Jigen le aveva messo l’indice sulle labbra.

“Io non ho smesso di amarti” confessò il pistolero “Ma la nostra vita, come ben sai, è troppo rischiosa e abbiamo anche giorni in cui non possiamo vivere umanamente” fece un cenno col capo verso Yuki e Zenigata “Quello che hai adesso, io non avrei potuto dartelo e...semmai fosse capitato, avrebbe sofferto come hai sofferto tu”

Anika sorrise appena “Tu, con me, sei stato splendido” affermò “Saresti stato un padre meraviglioso” gli accarezzò il volto e Jigen le prese la mano.

“Vivi, Anika, vivi e goditi la vita” si raccomandò Jigen “E’ solo questo che ho sempre voluto per te”

“E sarà mia premura farlo” confermò la ragazza “Mi togli una curiosità? Come ci si sente ad essere nonno?”

Jigen sussultò, divenne rosso e si calò ancora di più il cappello sul volto, facendo scoppiare Anika in una fragorosa risata.

Lui, pur di non ammettere i veri sentimenti, sviò il discorso “Sempre meglio che avere un poliziotto come parente” e la superò per andarsene via di lì al più presto.

Yuki lo vide passare e lo chiamò “Signor Jigen” il pistolero rabbrividì, ma si avvicinò al piccolo con un sorriso “Tu sei il nonno?” domandò Yuki, facendo venire un infarto al povero Jigen.

Ovviamente cercarono tutti di trattenere le risate, specialmente Zenigata.

“Ho visto la sua barba e i suoi capelli diventare bianchi” disse Goemon, alle spalle di Anika.

Ella si voltò e rimase a bocca aperto “Goemon? Sai fare anche le battute?”

Lui le lanciò uno sguardo fulminante.

Anika ridacchiò “Scusa”

Lui fece un cenno col capo in segno di accoglimento delle scuse e poi le sorrise dolcemente “Sei diventata una splendida donna, Anika” disse facendola arrossire.

“G-grazie, Goemon” rispose lei “E grazie per essere tornato”

“Ci sarò sempre per te” la rassicurò Goemon, avvicinandosi a lei e rivolgendole un grande sorriso “Io devo andare, mi aspettano mesi di purificazione” disse “Tu, però, devi farmi una promessa”

“Qualunque cosa” rispose Anika.

“Abbi cura di te, di Yuki…” le posò una mano sul ventre “...e di questo bambino”

Anika si commosse “Lo farò”

E Goemon la superò, fermandosi un istante accanto a Yuki per salutarlo per poi riprendere il suo cammino.

Jigen decise che era meglio seguirlo, salutò Anika e se ne andò per evitare di sentire Yuki chiamarlo ancora nonno.

“Senti Yuki” Lupin, nel frattempo, era tornato indietro e stava parlando con il bambino “Mi fai una promessa?”

Yuki annuì e lo guardò curioso.

“Prenditi sempre cura della tua mamma, va bene?” Yuki sorrise e annuì.

Lupin, con un movimento veloce delle mani, fece apparire dal nulla una carta da gioco delle sue e gliela porse.

“Che cosa è?” domandò il piccolo.

“Questa, mio caro Yuki, è la mia promessa” disse “Io, Lupin III, ti prometto che tornerò a trovarti”

Yuki era tutto felice ed esultò all’idea di rivedere Lupin.

“Lupin” Zenigata prese parola.

Nonostante lo sguardo serio, il ladro intuì che non stava per minacciarlo come al solito.

“Grazie per aver protetto Anika e Yuki”

Lupin ammiccò “Adesso siamo pari” e la discussione si concluse lì...più o meno.

“Mamma, hai ragione” disse Yuki, rivolgendosi ad Anika “Ha davvero la faccia come una scimmia”

Lupin si immobilizzò, sentendo un freddo glaciale percorrergli la schiena.

“Maddai, gli hai detto davvero una cosa simile?” piagnucolò, ricevendo in risposta solo delle fragorose risate.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lupin III / Vai alla pagina dell'autore: jarmione