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Autore: prongs95    07/09/2009    6 recensioni
Deve ancora cominciare il settimo anno per Lily e le vacanze sembrano non finire mai, quando finalmente la sua best la invita a trascorrere il weekend in una spiaggia magica molto famosa, in cui per Lily ci sarà una sorpresa...
Ad Hogwarts sarà come sempre perseguitata da James Potter e scoprirà molte cose sul suo conto. Intanto anche la guerra comincia a diventare sempre più pericolosa. Che cosa accadrà a Lily e James? Leggere per sapere!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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 FLASHBACK (parte I)
 
Un dolore fortissimo alle tempie, la testa che scoppiava, lo stomaco in fiamme, una spossatezza insopportabile, e l’ orribile sensazione di essere finita all’ inferno.
Ricordava solo buio. Era vissuta nel buio.
Per quanto tempo?
Non lo ricordava.                       
L’ unica immagine era un accecante lampo di luce verde.
Però le era piaciuto, vivere nel buio, nel vuoto.
Non provare alcuna emozione, non sentire dolore era una cosa appagante. Terribile, sì, ma appagante. Non sapeva bene perché, ma qualcosa le diceva di non abbandonare il buio.
Era come un avvertimento, una supplica, e lei si chiese perché, visto che effettivamente c’ era solo buio.
Poi capì.
Una potente luce dorata comparve davanti a lei. E lei ebbe paura. Sentiva che la luce non l’ avrebbe protetta come il buio. La luce l’ avrebbe resa evidente, vulnerabile…
Eppure quella luce era come un vortice che la risucchiava…
La esortava. Sembrava che una voce le intimasse di svegliarsi, di smetterla di rintanarsi nel buio. Ma il buio le infondeva sicurezza. La luce, invece, la spogliava. La mostrava agli altri, e lei non voleva essere vista, non voleva essere notata, e ancora meno stare al centro dell’ attenzione.
Fu come se la notte che l’ aveva accolta in quel tempo non specificabile si fosse dissolta lasciando il posto ad una frizzante mattina di giugno.
Aveva gli occhi chiusi. Non poteva aprirli, le palpebre erano troppo pesanti.
Una mano calda, forte, ma allo stesso tempo timorosa, si poso sulla sua spalla, prima di scostarle una ciocca di capelli ramati dal viso.
 
L’ infermeria era piena zeppa di gente.
In un momento qualsiasi di giorno qualsiasi di un mese qualsiasi di un anno qualsiasi, Madama Chips avrebbe urlato contro il capannello di persone radunate attorno a quel letto candido, intimando loro di andarsene, a partire dal fatto che l’ orario delle visite era terminato da un pezzo, e inoltre mica potevano stare lì tutte insieme. Erano così numerose che non lasciavano nemmeno intravedere la paziente.
Tuttavia, quello non era un momento qualsiasi, e la giovane infermiera capiva benissimo.
Erano passate due settimane da…
Be’, ricordarlo le faceva sempre spuntare due irrefrenabili lacrime di gioia, mischiate però ad altrettante lacrime di tristezza.
Vide un uomo con due intensi occhi verdi chinarsi sul letto e accarezzare amorevolmente la figlia.
Lui e sua moglie si erano trasferiti in infermeria da due settimane a quella parte, e non davano segno di volersene andare. Dopotutto, era comprensibile.
Il signor Evans lanciò uno sguardo desolato alla moglie, e si mise a scostare alcune ciocche di capelli dal viso della figlia, quell’ incosciente ragazza di diciott’ anni in coma da due settimane.
Si stava ponendo la domanda che lo assillava continuamente: quando si sveglierà? Ma, soprattutto, si sveglierà?
Fu in quell’ istante che le palpebre della ragazza ebbero un fremito, e le sue labbra si schiusero lentamente.
Le persone che la circondavano trattennero il fiato, mentre i loro cuori, carichi di speranza, cessavano di battere.
Nei dieci interminabili secondi, il tempo si fermò. Poi, tutti tacquero.
-James…- la voce era decisamente flebile, udibile a malapena, ma nel silenzio religioso della stanza, tutti sentirono senza fatica.
Lily Evans sbatté le palpebre, e subito una luce potentissima la investì, costringendola a chiudere nuovamente gli occhi.
Poi, lentamente, li aprì, mentre figure sfuocate le apparivano davanti.
-James…- ripeté, in tono di supplica.
Lacrime di gioia e tristezza solcarono i volti delle persone care alla ragazza.
Miley cominciò subito a singhiozzare convulsamente, e si aggrappò a Sirius, che prese dolcemente ad accarezzarle i capelli dorati.
Gli occhi di Remus Lupin si fecero lucidi, Hagrid estrasse da una tasca del suo pastrano il solito fazzoletto grande come una tovaglia, mentre i cuori dei signori Evans si facevano leggeri leggeri…
All’ appello non mancavano i professori: Albus Silente, ripresosi del tutto dalla battaglia, osservava la malata con occhi pieni di orgoglio, e un sorriso radioso gli illuminava il viso; anche Minerva McGranitt si lasciò sfuggire un sorriso, ma non poté fare a meno di tamponarsi gli occhi con un fazzolettino tutto pizzi. Vitious si mise a saltellare porgendo il braccio ad un compagno invisibile. Poi, Horace Lumacorno cominciò a ridere di gioia, trionfando alla definitiva guarigione della sua studentessa preferita.
Il cuore di Severus Piton ebbe un violento tuffo, fino a precipitare nei dintorni dello stomaco, mentre il ragazzo tirava un sospiro di sollievo e le sue guance assumevano una vaga sfumatura di rosa.
Frank e Alice sorridevano, stringendosi per mano, mentre una sospettosa Augusta Paciock non li perdeva di vista, controllandoli di sottecchi dall’ altro lato del letto.
La famiglia Jones al completo non aveva saltato la solita visita giornaliera, aggiungendo all’ enorme montagna di lettere e pensierini una buona scorta di dolci.
Emma era seduta su una sedia e piangeva per tutto il tempo, mentre la piccola Martha, la sorellina minore di Miley, la consolava stampandole migliaia di bacini sulle guance.
Persino Madama Pince aveva abbandonato la biblioteca. –Tanto- aveva detto, con un’ alzata di spalle, -Che ci faccio laggiù se la più accanita spacciatrice della droga culturale se ne sta sdraiata su un letto dell’ infermeria?-
Non meno strana era la presenza di Petunia, sinceramente preoccupata, forse per la prima volta in vita sua. Il suo fidanzato, Vernon Dursley, non pareva però altrettanto in pensiero, anzi, fissava la malata e tutti i presenti con enorme disgusto e diffidenza. Inoltre, faceva di tutto per tenersi lontano da Rubeus Hagrid: quel Mezzogigante doveva intimorirlo non di poco.
-Lily, mi senti?- sussurrò dolcemente sua madre, precipitandosi accanto alla rossa.
Dopo un ultimo “James” bofonchiato, la ragazza aprì definitivamente gli occhi.
Miley esultò nel fissare ancora quegli splendidi occhi verdi. Quegli occhi bellissimi, intriganti, espressivi e carichi di parole non dette.
Severus Piton cadde dalla sedia su cui era seduto, ma nessuno gli prestò attenzione, con suo grande piacere.
Ogni volta si perdeva, in quegli occhi. Sembrava che leggessero l’ anima delle persone, inducevano a rivelare la verità, e a lui ciò metteva paura.
-M… mamma?- mormorò Lily, spaesata, –Papà?- la sua voce tremava.
Dov’ era? Perché era sdraiata? Cosa ci facevano tutte quelle persone attorno a lei? Perché piangevano?
Poi ricordò.
Hogwarts in fiamme, la battaglia, le Sirene, le ninfe, Voldemort, lo stesso incantesimo pronunciato all’ unisono da due persone diverse, la luce verde, il buio…
La paura e il panico s’ impossessarono di lei, faccendona rizzare seduta sul letto.
Si prese la testa fra le mani, in preda ad un forte e violento giramento, le lacrime cominciarono a scorrere senza preavviso né permesso.
-Voldemort…- cominciò a farfugliare tra i singhiozzi.
-Voldemort- la voce pacata e tranquilla di Silente sovrastò il caos che aveva cominciato a regnare nell’ infermeria, -grazie a te, ci ha lasciati per sempre- disse, sorridendo.
La rossina sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
L’ aveva ucciso.
Liaveva uccisi.
Lord Voldemort e Tom Riddle erano scomparsi.
La ragazza si asciugò le lacrime con il dorso della mano, notando che c’ era decisamente troppa gente per piangere in pubblico.
Anche Emma smise di piangere, saltando di gioia.
-Che ti avevo detto, Lily? Eh, che ti avevo detto?- esclamava con insistenza.
Lily non poté frenare una risata. Per il dolore ci sarebbe stato spazio più tardi.
Sua madre cominciò a piangere sulla sua spalla, stringendola più che poteva, e Lily in seguito poté vantarsi dicendo di aver visto suo padre commuoversi per la prima volta, nonostante tutto.
-Da quanto tempo sono qui?- chiese, cercando di farsi largo tra le braccia di sua madre che la stavano praticamente soffocando.
-Da due settimane!- sbraitò per finta una biondina, -Ti rendi conto? Lily Evans è stata in coma per due settimane senza dare segni di vita!-
Lily sorrise alle lacrime di gioia dell’ amica.
-Davvero, Evans, la prossima volta avverti se vuoi andare in letargo- ironizzò Sirius, con il suo sorriso malandrino, -Stavamo per dare il via ai Folletti perché cominciassero a scolpire la tua lapide…-
Lily scoppiò a ridere, e non si fermò per una buona ventina di minuti.
Sapeva che la sofferenza avrebbe cominciato ad attanagliarla, ma dopotutto, ogni membro in quella stanza nascondeva la propria sofferenza. A tutti mancava un pezzo del proprio cuore. Alcuni, come lei, erano desolati per la sorte toccata a James Potter. Altri rischiavano di affogare nei sensi di colpa. Probabilmente i lavori di ristrutturazione della scuola erano già cominciati, ma un pezzo di ognuno di loro era bruciato con la vecchia Hogwarts. Di sicuro sarebbe tornata come prima, calda e accogliente, ma non sarebbe più stata la stessa. Mancavano troppe persone all’ appello.
Mancava James Potter.
Tuttavia, anche se decise di riflettere meglio da sola, mentre la sua risata cristallina squarciava il silenzio, due lacrime scesero sulla superficie delle sue guance.
-Forza, forza, tutti fuori!- Madama Chips ritenne opportuno spingere via tutta quella gente, ora che la ragazza aveva riaperto gli occhi.
-Ma, Poppy!- protestò Sirius, -Non puoi mandarci via proprio sul più bello!-
L’ infermiera gli lanciò un’ occhiata penetrante, e Sirius immaginò del fumo uscire dalle narici della donna.
-Sappi, mio caro Black, che nel mio ufficio conservo segretamente una meravigliosa ampollina di Distillato della Morte Vivente, e sarò bel lieta nel somministrartelo, tanto per vedere che effetto fa invertire il tuo ruolo con quello della Evans- sbraitò, rossa dalla rabbia.
Il ragazzo si voltò con espressione grave verso Lily: -Tu non hai finito Voldemort, hai trasferito il suo corpo in quello della nostra dolce infermiera…-
-Black!!!- tuonò Madama Chips, mentre le sue gote s’ imporporavano, -FUORI!!!- gli intimò, brandendo un ago lungo come il muso di un pesce spada.
Il ragazzo se la diede a gambe, accompagnato da una schiera di risate, quella di Lily compresa.
-Quando avrò finito gli accertamenti potrete entrare- permise la donna, chiedendo la porta dell’ infermeria, -Ma non più di cinque alla volta!- ribadì, severa.
Madama Chips la visitò con cura, tenendola occupata per un’ ora buona.
-Sarà meglio che resti qui per un altro paio di settimane- convenne, sospirando.
-Oh, è impazzita?- saltò su la rossa, -Sto benissimo!-
-È meglio non rischiare- ribatté convinta l’ infermiera.
-Senta, io più di tre giorni in questo letto non rimango...- insisté Lily, testarda.
-E va bene, vedrò cosa si può fare!- sbuffò esasperata Madama Chips.
Lily sgranò gli occhi, pensando che la donna dovesse essere gravemente malata per cedere così facilmente.
Quando la porta dell’ infermeria fu spalancata, i signori Evans si affrettarono a raggiungere la figlia per primi, e chiaramente nessuno ebbe da obiettare.
-Lily, non ci hai mai parlato di nessuna guerra…- cominciò sua madre, sciogliendosi da un lungo abbraccio con la figlia.
-Perché, se lo avessi fatto mi avreste lasciato ad Hogwarts?- replicò la rossa.
-No- dovette ammettere sua madre.
-Abbiamo saputo di James- continuò suo padre, -Nemmeno questo ci hai detto-
-Non ne voglio parlare- la ragazza troncò subito l’ argomento.
-Lily, se c’ è qualcosa che possiamo fare per te…-
-Non potete fare niente- ribatté secca la rossa. Di certo non era il suo argomento preferito.
Entrambi i suoi genitori avvertirono il disagio che cominciò ad appesantire l’ aria, infatti suo padre chiese:
-Cosa intendi fare, adesso?-
La rossa esitò un momento, prima di rispondere.
-Non lo so, papà- disse sinceramente, -Penso che farò gli esami, poi mi specializzerò in qualcosa-
-Non…- cominciò sua madre, rattristata.
-No, mamma- rispose la ragazza, intuendo quale domanda volesse rivolgerle Susan, -Non tornerò a casa. Non riesco a stare distante dal mondo magico, una vita Babbana non avrebbe alcun senso-
I signori Evans sospirarono, rassegnati. Dopotutto, se l’ aspettavano.
-Che carriera pensi di intraprendere, principessa?-
-Farò l’ Auror- rispose decisa Lily. Era quello che sognava di fare James.
-Ma è pericoloso!- piagnucolò sua madre.
La figlia la squadrò dall’ alto al basso.
-Mamma- scandì, -Pensi che sia un avvertimento da fare ad una diciottenne che ha sconfitto lo stregone più malvagio di tutti i tempi? Andiamo!- ironizzò.
Sua madre e suo padre sorrisero, pensando che, sì, la loro Lily era davvero cresciuta. Si era fatta donna.
-E poi- proseguì la ragazza, ghignando, -Senza Voldemort in circolazione sarà estremamente rilassante: non c’ è nulla da fare!-
-D’ accordo, Lil, noi ce ne andiamo, perché c’ è decisamente troppa gente che desidera un briciolo della tua compagnia- concluse sorridendo suo padre, -E Petunia vuole parlarti-
-Petunia?- nascosta com’ era dietro ai professori, Lily non l’ aveva nemmeno notata, e la notizia la sorprese non di poco.
-Sì, Petunia- confermò sua madre, con un sorriso dolce.
-Fino a quando starete qui, mamma?- domandò con una certa curiosità la ragazza, mentre i genitori scomparivano dietro la porta.
-Un’ altra settimana, poi ce ne andremo- rispose la signora Evans, prima di uscire definitivamente.
Lily annuì, anche se sua madre non l’ avrebbe vista.
Si preparò all’ arrivo della prossima visitatrice.
Sua sorella.
Che cosa le avrebbe detto? Le avrebbe rinfacciato che il mondo magico stava per spezzare i cuori dei signori Evans? Le avrebbe ripetuto una serie di “te l’ avevo detto”, ricordandole quanto fosse pericolosa la sua vera natura? Le avrebbe confessato il suo rammarico di non averla vista morta?
E Vernon Dursley cosa avrebbe fatto? Avrebbe aggiunto frasi per venire in aiuto della fidanzata e sottolineare quanto fosse anormale?
Mentre pensava a questa sfilza interminabile di domande che desiderava non sentirsi rivolgere, anche se era più probabile che se le sarebbe dovuta assorbire, dei passi si avvicinarono al suo letto.
Una ragazza dai tratti cavallini avanzava verso di lei, gli occhi sgranati e sconvolti, un’ espressione indecifrabile.
Petunia era sola. Nessun ragazzo alto e corpulento con i baffoni da tricheco l’ accompagnava al capezzale della sorella. Solo lei.
La mora si sedette su una sedia accanto al letto dalle lenzuola candide.
Lily la fissò, attendendo che parlasse per prima.
-Ciao- Petunia sembrò fare un’ enorme fatica nel trovare le parole.
-Ciao- rispose la rossa, imbarazzata, -Ehm… ti trovo in forma- aggiunse, con la speranza di trovare un punto di conversazione.
-Sì, io… sì, abbastanza- annuì in fretta l’ atra, -Tu, piuttosto… te la sei cavata alla grande- disse, cambiando argomento.
-Oh, be’…- farfugliò Lily, -Ammetto che è più che altro sollievo, quello che provo- rivelò, con un’ alzata di spalle.
-Dovresti essere contenta- replicò Petunia, mentre sul suo volto appariva qualcosa di lontanamente simile a un sorriso, -Hai salvato il mondo magico e… anche un po’ il nostro-
Lily non se lo sarebbe mai aspettato. Era del tutto fuori dai margini della logica. Per un momento, spaventoso e brevissimo momento, credette di sognare. Prese in considerazione l’ idea di essersi appisolata dopo la visita dei suoi genitori, ma la voce incredibilmente reale di Petunia interruppe il filo dei suoi pensieri, mettendo fine ai suoi dubbi.
-Mi dispiace, Lily- la sorella maggiore sembrava desolata.
La rossa scosse la testa, capendo a cosa stesse alludendo, -Non fa niente. In fondo, è stata colpa di entrambe- tentò di consolarla, anche se in verità non lo credeva davvero. E Petunia era del suo stesso parere.
-Oh, lo sai benissimo che non è stata colpa tua- la riprese, guardandola di sbieco, -Dimentichiamo tutto, ti va?- propose Petunia, mentre i suoi occhi si addolcivano per la prima volta dopo sette anni.
Sembrava che fossero ritornate bambine, quando di notte si scambiavano confidenze e giocavano insieme mettendo a soqquadro la casa.
Il ghiaccio che avvolgeva il cuore di Lily dal giorno della sparizione di James, parve in parte squagliarsi.
-Petunia- disse, facendosi seria e parecchio triste, -Dopo… questa guerra… io non ritornerò nel mondo Babbano- annunciò, -Non smetterò di essere una strega- chiarì.
Petunia si affrettò ad annuire, come per ribadire la sua convinzione in un accordo di pace, -Lo so-
-E… sarò… diversa… a te- continuò Lily.
-Non m’ importa più, Lily-
Nessun “te l’ avevo detto”. Nessun insulto. Nessuno sguardo colmo d’ odio e disprezzo.
Solo, le parole che Lily sperava di sentire da sette anni a quella parte.
-E a Vernon, importa?- domandò timidamente la rossa, con un ghigno divertito.
-Oh, a lui sì!- rise Petunia, -Ma tu sei mia sorella- affermò con forza, come se volesse convincersi di ciò che aveva detto.
-D’ accordo, vorrà dire che ti inviterò a cena con la scusa di una serata tra donne- scherzò Lily, -Sai, problemi di cuore, il lavoro che va storto… tutti argomenti assolutamente noiosi per i ragazzi-
Petunia sorrise, prima di tornare seria.
-Lo so che non vuoi parlarne Lily, ma non posso non toccare l’ argomento-
La rossa fece una smorfia, leggermente contrariata.
-Spara- invitò la sorella.
-Mi dispiace per quello che è successo a James- dalla sua espressione si poteva intuire che era sinceramente dispiaciuta, -Lui non meritava, era così carino…-
-Non era solo carino, Petunia- la contraddì Lily.
-No, era anche simpatico e…-
-Era James- concluse Lily. Non servivano altre parole per descriverlo, non aveva senso cercare chissà quali aggettivi.
Petunia fece un cenno d’ assenso col capo.
-Già. Be’, ora vado, sarai stanca- disse, alzandosi.
-Grazie… Tunia- sorrise la rossa, un po’ triste.
La sorella maggiore si chinò per un breve abbraccio, poi si avviò.
-Ah, Lily?- chiamò, voltandosi.
-Sì?-
-Niente uova di rana, alla cena- scherzò.
-Tunia, ma che schifo!- s’ indignò per finta Lily, -Al massimo servirò milze di pipistrello, unghie di topo e pupille di lucertola, ma le uova di rana no, per carità!-
Sul viso della mora si dipinse un’ espressione orripilata.
-Il cibo dei maghi è identico a quello dei Babbani, Petunia- la informò Lily, sghignazzando.
-Ah- Petunia tirò un sospiro di sollievo, e sorrise prima di sparire.
Lily seguì con lo sguardo la sorella mentre si allontanava e svoltava l’ angolo, poi ricadde con la testa sul cuscino, riflessiva.
Quanti anni aveva aspettato quella conversazione? Decisamente troppi.
Aveva finito col credere di essersi illusa, quindi non ci aveva più sperato. Invece le cose arrivano sempre quando meno te l’ aspetti.
Eppure, si ritrovò a constatare quanto la vita fosse meschina.
Anni aveva trascorso con la speranza di una riappacificazione tra lei e Petunia, notti insonni aveva passato a rimuginare sull’ argomento.
E ora, finalmente, il suo desiderio si era avverato.
Però la vita non le aveva fatto un regalo, no, aveva chiesto un prezzo, per esaudire quel suo desiderio segreto.
Peccato che la vita non chiedesse mai denaro, in cambio. Anzi, non chiedeva proprio.
Era come fare un patto alla cieca. La vita restituiva ciò che aveva tolto, però sottraeva cose altrettanto significative.
Infatti, la pace con Petunia era costata la perdita di James.
 
Na na, na na na, na na
I miss you, miss you so bad
I don't forget you, oh it's so sad
I hope you can hear me
I remember it clearly

The day you slipped away
Was the day I found it won't be the same
Oooh


-Guarda un po’- James le lanciò un’ occhiata che nel suo linguaggio voleva dire tutto e niente. In quelle iridi nocciola era racchiusa tutta la malizia possibile, -Sirius se l’ è svignata con Miley, Remus è andato ad aiutare Peter a finire una ricerca in biblioteca, e tutto il resto della Casa è ad Hogsmeade, senza contare quelli del primo e del secondo anno che sono in Sala Grande per il Club dei Duellanti- concluse con un sorrisetto.
-E con questo cosa vuoi dire, Potter?- chiese lei, alzando un sopracciglio, mentre distoglieva lo sguardo da una complicata traduzione di rune.
-Voglio dire- proseguì lui, alzandosi di scatto dalla comoda poltrona su cui era seduto e avvicinandosi alla rossa, -Che la Sala Comune è tutta nostra, Evans- il resto della frase gliel’ aveva sussurrato all’ orecchio, in quel tono suadente che la mandava sempre in tilt.
-Ciò non significa che dobbiamo approfittarne, Potter- rispose Lily, combattendo una dura lotta con la tempesta di sentimenti che le piovevano addosso ogni volta che James si comportava in quel modo, -Io devo fare i compiti-
-Oh, Lily, possibile che tu debba pensare sempre ai compiti?- sbuffò il moro, ancora malizioso.
-E possibile che a te non passi mai neanche una volta per l’ anticamera del cervello che quest’ anno abbiamo i M.A.G.O, Potter?- ribatté decisa, -Se davvero i compiti non sono degni dell’ attenzione del famoso James Potter, trovati di meglio da fare- le piaceva un sacco fare la stronza con lui. Alla fine, per convincerla a fare quello che voleva, tirava fuori l’ espressione da cagnolino bastonato, e lei non era più capace di resistergli.
Il Malandrino si alzò in piedi e cominciò ad andare su e giù per la stanza, fingendosi pensieroso.
I suoi passi erano così rumorosi che Lily sussultava ogni volta che posava il piede per terra, per cui sbavò l’ inchiostro sulla pergamena.
-Potter, ho trovato il passatempo che fa per te- fece allora quella, stizzita, dopo l’ ennesima sbavatura.
-Essere coccolato dalla bella rossa qui presente?- suggerì lui, con aria speranzosa.
-No, andare a lezioni di galateo- dissentì Lily, -Forse ti aiuterebbero a non essere delicato come un elefante-
-Trovato!- esclamò James, tutto contento, ignorando l’ irritazione della sua ragazza, -Evans, alzati- ordinò, con un ghigno che era tutto tranne che innocente.
-Potter, ma che diavolo…- Lily lo guardava stranita, cercando di capirci qualcosa.
Siccome non si era mossa di un millimetro, James l’ aveva sollevata, poi si era seduto sulla sedia precedentemente occupata dalla rossa, sistemando quest’ ultima sulle sue gambe.
-Ti guarderò- spiegò infine, tutto compiaciuto e soddisfatto.
-Potevi farlo benissimo sedendoti di fronte a me, anzi, così mi avresti guardata addirittura meglio- disse Lily, pulendo con un colpo di bacchetta l’ inchiostro che si era rovesciato sulla sua traduzione e continuando i compiti.
-Beh, ma le mie innocenti e nobilissime intenzioni erano quelle di studiarti a distanza ravvicinata- fece lui, beffardo, mentre si passava una mano tra i capelli.
-Sssì- commentò Lily, voltandosi per indirizzargli un’ occhiata torva, -Questo spiega tutto-
James si limitò a ridacchiare, poi stettero in silenzio per un po’.
Il Malandrino, però, si stancò subito di rimanere con le mani in mano, doveva decisamente fare qualcosa di più interessante. Quindi, cominciò con l’ annusare i capelli incandescenti della sua ragazza, mentre quella faceva finta di niente, anche se il moro giurò di averla vista sorridere sotto i baffi.
Il ragazzo le si avvicinò così tanto che Lily sentì il suo respiro sul collo, mentre il suo profumo le scollegava il cervello.
Rimase immobile, con la piuma a qualche millimetro dalla pergamena, consapevole di avere le guance ormai bordeaux.
Le labbra di lui le sfioravano il collo, provocandole una piacevole sensazione di solletico, e infine James cominciò a baciarla appassionatamente sul collo.
-Potter, dovrei fare i compiti- mormorò la rossa, suonando poco convinta anche a se stessa.
-Ma questo è un dettaglio assolutamente insignificante, Evans. Continua pure a fare i compiti- ghignò lui.
-Come se fosse possibile- sbuffò esasperata la ragazza.
-Dovrai ammettere che hai scoperto che i compiti non sono necessariamente interessanti- replicò il ragazzo, mantenendo il ghigno, -Puoi fare qualcosa di meglio- aggiunse, in tono allusivo.
-Per esempio prestare attenzione ad un pervertito come te?- domandò Lily, con la sadica intenzione di farlo soffrire.
-Andiamo, Evans!- la supplicò James.
Ecco. Faccina da cane bastonato.
Lily proruppe in una risata, e si voltò per baciarlo.
-Lily?- sussurrò dolcemente James, interrompendo un attimo quel tenero contatto.
-Sì?- la ragazza sentiva il suo cuore battere all’ impazzata.
-Lo sai che hai degli occhi bellissimi?-
 
Na na, na na na, na na

I didn't get around to kiss you
Goodbye on the hand
I wish that I could see you again
I know that I can't
 
La Lily Evans stesa sul letto dell’ infermeria avvertì i suoi occhi pizzicare e, persa com’ era nei suoi ricordi, non si accorse della persona che le sedeva accanto.
-Lily- una voce vellutata e untuosa la ricondusse bruscamente alla realtà.
Si voltò verso destra, e restò praticamente paralizzata.
Quella era decisamente la giornata delle sorprese.
Cosa diamine ci faceva Severus Piton vicino a lei?
-Severus- rispose, mentre un’ ombra si stabilì nei suoi occhi smeraldini, proprio gli stessi che James aveva definito bellissimi.
-Come stai?- il ragazzo non ebbe il coraggio di sostenere quello sguardo. Lo sguardo che tanto amava.
-Perché sei qui?- la rossa ignorò la sua domanda.
-Come stai?- ripeté Piton, fissandola con due occhi colmi di dispiacere e pentimento.
-Potrei stare meglio- rispose duramente la ragazza, -Perché sei qui?- insisté.
-A quanto pare esigi una risposta- fece il ragazzo, con una smorfia.
-Sai benissimo che non mi piace tergiversare- replicò la rossa.
-Volevo vederti- confessò Severus, mentre il suo sguardo non trovava la forza di fissarla.
-Volevi vedermi- ripeté Lily, piano.
Quella volta, non poteva negare a se stessa di trovarlo pieno di sensi di colpa. Soffriva. Davvero.
-Sì- affermò, incoraggiato dalla sua reazione tutt’ altro che brusca, -Io… ho avuto paura-
-Paura?- rise la rossa, sarcastica, -Sicuro di non averla scambiata con la vigliaccheria?-
-Io non sono vigliacco!- sibilò Piton. Se c’ era una cosa che non poteva tollerare, era che lo si considerasse tale, nemmeno se a dirglielo era Lily Evans.
-Ah, no?- disse amara la ragazza, -Allora guardami in faccia, quando ti parlo!- ordinò.
Piton si accorse che la sua voce tremava e, lentamente, i suoi occhi neri come la pece incrociarono quelli smeraldini di Lily Evans.
Era terrorizzato, la rossa se ne accorse. Terrorizzato e desolato.
-Paura di cosa, Severus?- chiese, asciutta.
-Paura di perderti- rivelò quello, -Sono stato qui tutte le notti, Lily, pregando in un tuo risveglio. Se fossi morta…- lasciò la frase in sospeso, ma la ragazza la terminò per lui.
-Avrei gioito nel constatare che il suolo magico sarebbe stato impregnato da una Mezzosangue in meno-
-Non è vero- Piton s’ irrigidì.
-Sì che lo è- lo contraddì testarda Lily, -Dopotutto, non è quello che pensavi? Che io sono una Mezzosangue?-
-Tu sei una Mezzosangue, Lily- rispose Severus, -E lo sono anch’ io-
-Ma dai- gli fece il verso Lily, per nulla amichevole, -Dimmi, hai ripassato il tuo albero genealogico, recentemente, Severus? Prima non lo sapevi?-
-Oh, Lily, la pianti con queste scenate?- sbottò il ragazzo, -Sono qui per chiederti scusa, non per giustificarmi. Dopotutto, non ci sono giustificazioni per ciò che ho detto-
-È di una notevole facilità scusarsi, ora che Lord Voldemort è stato sconfitto- commentò serafica la rossa. Gli credeva, ma voleva togliersi lo sfizio di farlo soffrire ancora un poco, perché capisse, perché provasse una minima parte del dolore che aveva contaminato e corroso la sua anima per anni, e che ancora continuava a sminuzzarla.
-Me ne sono pentito da un pezzo, Lily, l’ hai visto anche tu che combattevo contro il Signore Oscuro!- saltò su Piton, fuori di sé dalla rabbia.
Perché le era così difficile metterci una pietra sopra? Erano passati anni, che le costava? Era andato lì, col cuore in mano, per chiederle scusa. Aveva messo da parte l’ orgoglio e si era fatto avanti, assumendosi le sue colpe. Ma perché lei era così testarda, così… perdutamente, maledettamente innamorata?
-Sì, l’ ho visto- disse Lily, -Come vedo che ti dispiace- ammise, -Ma non posso dimenticare tutto subito, Severus-
Il ragazzo annuì, incassando il colpo, capendo che era già tanto, che Lily da quel momento l’ avrebbe salutato ogni volta che si sarebbero incrociati per i corridoi, magari scambiando anche due parole amichevoli.
-Ho bisogno di tempo- concluse la rossa.
Severus Piton se l’ aspettava. In fondo, anche se non voleva dirlo, le parole che gli erano uscite dalla bocca erano pur sempre orribili.
E a Lily Evans non bastava una frase dispiaciuta per dimenticare. Con Petunia era diverso, lei era sua sorella, e in fondo erano arrabbiate per un motivo molto banale.
Con Piton, invece, c’ era stato dell’ odio molto potente, dopo la rottura della loro amicizia.
Un odio totalmente differente da quello tra Lily e Petunia.
Un odio che aveva diviso due Case, un odio che aveva ingigantito la differenza tra il Bene e il Male.
In quel momento, però, a guerra finita, entrambi erano troppo stanchi per odiare, per fingere di non essersi mai confidati l’ uno con l’ altra.
Forse non sarebbero mai stati amici come prima.
Ma andava bene così.
Piton si alzò dalla sedia.
-Mi sei mancata, Lil- disse, prima di andarsene.
La rossina fece un piccolo sorriso: -Ci vediamo, Severus-
La rossa ricadde sul cuscino, esausta. Si sentiva debole.
Sembrava che quella fosse la giornata dei chiarimenti, come se Petunia e Severus si fossero messi d’ accordo per chiederle scusa.
Comunque, era convinta di aver fatto la cosa giusta.
E James, come l’ avrebbe pensata? Sarebbe stato fiero di lei?
Odiava Severus Piton, ma sicuramente non le avrebbe impedito di perdonare un vecchio amico. Dopotutto, lui sarebbe morto per i suoi amici.
 
Oooh
I hope you can hear me cause I remember it clearly

The day you slipped away
Was the day I found it won't be the same
Oooh

-James?- Lily appoggiò la testa nell’ incavo del suo collo.
-Mh?- fu tutto ciò che disse il moro.
La ragazza fece una smorfia, sorridendo. Quando James Potter era concentrato rispondeva sempre a monosillabi, e la sua espressione era buffissima.
-A cosa pensi?-
-A niente- sorrise lui, stringendola forte tra le sue braccia.
Lily si perse in quei suoi occhi nocciola. Erano caldi, brillanti, innamorati. Dentro di lei sapeva che nei suoi occhi verdi doveva esservi nascosta la medesima luce.
-Dimmi, come ti sentiresti senza i Malandrini?- chiese ad un tratto la rossa, curiosa.
Il ragazzo si fece serio: -Mi sembrerebbe di non avere più ossigeno- rispose, -Sarei come una pianta a cui non basta solo concime, ma che necessita anche e soprattutto della luce del sole. Loro sono il mio sole-
 
Lily stentava a credere che fosse morto. Anzi, non lo credeva affatto.
Da quando in qua l’ Oscuro Signore si sentiva obbligato nel dire la verità? E poi, che motivi aveva per farlo?
La rossina sperò che non ci fosse più nessuno desideroso di parlarle. Sirius e Miley sarebbero andati a trovarla il giorno seguente, lo sapeva, e i professori pure. Di sicuro pensavano che avesse bisogno di stare con la sua famiglia, dopo… dopo tutto.
In verità lei aveva bisogno di una sola persona.
Avrebbe voluto che fosse stato James a passare tutte le notti lì con lei, non Severus Piton.
Magari, con lui accanto, si sarebbe svegliata prima.
Nella sua mente apparve un’ immagine in cui lei se ne stava lì sdraiata, priva di coscienza, mentre un James Potter preoccupatissimo le stringeva la mano e le accarezzava i capelli in quel modo dolce e delicato che solo lui sapeva.
Le mancavano le sue carezze. Sotto il naso sentiva ancora quell’ inconfondibile profumo, buono, fresco, particolare. Avrebbe voluto ascoltare ancora una volta la sua voce vellutata fare discorsi senza senso, le sarebbe piaciuto sorridere scorgendo il suo volto illuminato da quel sorriso sghembo che le piaceva tanto. Non c’ era più nessuno che si scompigliava ancora di più i capelli corvini già abbastanza arruffati, nessuno che s’ inventava mille modi per strapparle un bacio. Già, i suoi baci. Anche quelli le mancavano. Ogni volta che le labbra di James si posavano sulle sue, lei non era più in grado di formulare una frase di senso compiuto.
Tuttavia, doveva rassegnarsi. James apparteneva al passato.
Per il momento. Poi, l’ avrebbe cercato.
 
-Lily, svegliati!- Miley scuoteva l’ amica, impaziente di abbracciarla.
Lily Evans si voltò dall’ latra parte: -‘on ‘oglio- bofonchiò, con la voce impastata di sonno.
-Dai, su!- la esortò Miley.
Per tutta risposta, la rossina si ficcò il cuscino sulla testa, per non sentire più niente.
La bionda, impaziente, attraversò a grandi passi la stanza e spalancò la finestra, facendo entrare la luce del sole.
Lily si portò anche le coperte sopra la testa.
-Va bene, Evans- sospirò Sirius con un ghigno, -Dopotutto è normale che tu sia debole… lo dirò io alla McGranitt che non puoi fare l’ esame…-
La rossa scaraventò le coperte candide dall’ altra parte della stanza.
-L’ esame??????- saltò su, in preda al panico.
-Evidentemente, Myl, i miei metodi sono molto più efficaci- commentò Sirius, tutto compiaciuto.
-Non ho fatto il ripasso!- gridò ancora Lily, mangiucchiandosi le unghie.
-Lily, gli esami cominciano tra più di una settimana- tentò di calmarla Remus, lanciando un’ occhiata torva all’ amico.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo, poi…
-Black!- soffiò, truce, -Come hai osato farmi uno scherzo simile?!-
-Beh, ci voleva pur qualcuno che ti svegliasse, no?- fece l’ interpellato, con aria falsamente innocente.
-E se io avessi preferito dormire?-
-Su, Evans, mica puoi dormire tutto il giorno!- sbuffò Sirius, con aria di impazienza.
-Oh, be’, detto da uno mattiniero come te…- commentò la rossa con una smorfia.
Sirius Black sorrideva, ma a Lily non sfuggì la sofferenza che si celava dietro quello sguardo profondo come l’ oceano.
La guerra era finita, ma le sue tracce erano indelebili.
Miley corse ad abbracciarla, stringendola per una ventina di minuti circa.
Nessuno ebbe il coraggio di interromperle, né di fare battute.
Alla fine Miley disse, con un sorriso: -Dopo la guerra dobbiamo stare sempre insieme, ricordi?-
Anche Lily sorrise, asciugando le lacrime di gioia dell’ amica.
-Spero che nelle vostre giornate piene ci sia spazio anche per me- aggiunse Sirius, scansando affettuosamente la sua ragazza per abbracciare Lily a sua volta.
-A te non concedo di stritolarmi per un’ ora, Sir- scherzò la rossa, -Perché so benissimo che il tuo abbraccio ha dei secondi fini-
-Sarebbero, sorellina?- fece quello, tutto ghignante.
-Sottrarmi tutta la cultura che ho accumulato in diciotto anni- sibilò la ragazza, imitando il loro tipico sguardo malandrino.
-Evans, niente di personale, ma credo che tutta la cultura che accumulo io in un mese sia molto più utile…- ghignò Sirius, piuttosto allusivo.
-Togliti, va’- sbuffò Remus per abbracciare la rossina.
-D’ accordo, per oggi ho finito ilo turno di peluche, intesi?- ironizzò Lily, quando Remus prese posto sulla sua sedia.
La rossina si accorse che in un momento perfetto come quello, mancava qualcosa.
Oltre a James, c’ era un’ altra persona che non era presente all’ appello: Peter.
-Ragazzi, Pet…?- cominciò.
-Ad Azkaban- la zittì in fretta Sirius, mentre il suo volto si oscurava.
Lily Evans abbassò lo sguardo: -Mi dispiace- fu tutto quello che riuscì a mormorare.
-Ma tu lo sapevi, vero, Lil?- proseguì ancora il Malandrino, con una nota accusatoria nella voce.
-L’ avevo immaginato- ammise la ragazza, -Non chiedermi perché non ve l’ ho detto, Sirius, non lo so nemmeno io-
-Ce ne saremmo dovuti accorgere- rispose seccamente quello.
-Beh, ehm… raccontatemi un po’ che è successo agli altri, io non so niente…- provò a cambiare discorso Lily, notando che l’ argomento Minus sapeva di bruciato.
-All’ inizio pensavamo che foste morti sia tu che Voldemort- cominciò Miley, -Ma poi Hagrid, che non ci voleva credere, ha ascoltato il tuo cuore concludendo che batteva ancora-
-Allora si è sentito un unico urlo di gioia, poi tutti si sono messi a battere le mani, a saltare e a piangere- continuò Remus, -E i Mangiamorte non hanno più avuto il coraggio di combattere-
-Stavano per ritirarsi, quei vigliacchi, ma Silente ha contattato subito il Ministero della Magia, che ha inviato l’ intera squadra di Auror- aggiunse Sirius, mentre Lily pendeva letteralmente dalle loro labbra.
-Chi hanno arrestato oltre a…?- domandò, con il fiato sospeso.
-Oh, non molti- rispose Miley, -Ne abbiamo uccisi parecchi-
-Davvero?- si stupì la rossa, -Chi è morto?-
-Bellatrix- Sirius mise quanto più disprezzo poteva in quel nome, -L’ ho uccisa io- aggiunse, mentre il suo petto si gonfiava d’ orgoglio.
-Io ho fatto fuori Mulciber, e anche Greyback è morto: Remus si è concesso una piccola vendetta- aggiunse la biondina.
La convalescente si finse terrorizzata: -Non è che mi state facendo capire indirettamente che mi trovo circondata da tre spudorati assassini?-
Tutti scoppiarono a ridere, poi Lily riportò la serietà.
-E Malfoy?- chiese, curiosa.
-È ancora qui- disse desolato Lupin, -Non si sa perché, ma Silente non ha voluto mandarlo ad Azkaban, penso che comunque lo torturerà facendolo studiare: l’ ha iscritto al primo anno!-
La rossa fece un’ espressione scandalizzata: -Oh, che inciviltà! E Yaxley?-
-Morto anche lui- la informò Sirius, -Invece Rookwood e i Carrow sono finiti in galera-
-Mi pareva di aver visto che tuo fratello combatteva per noi…- aggiunse poi.
Il bel Black annuì: -Sono suoi gli appunti che hai trovato sugli Horcrux-
-Ma certo! R.A.B.!- esclamò la rossa, sbattendosi energicamente una mano sulla fronte, -Di secondo nome fa Arcturus, giusto? Merlino, come ho fatto a non pensarci prima?- si rimproverò, -Ma tu come lo sai?- s’ insospettì infine.
-Abbiamo saputo molte cose sul tuo conto, Liluccia- la canzonò quello, ghignando.
-Sì, d’ accordo- tagliò corto Lily, -E quindi che faranno? Non lo sbatteranno mica in prigione, vero?-
-No, risparmiato come Mocciosus- rispose Felpato, -Ma credo che mi accontenterò di una mamma è un papà consumati dai Dissennatori…-
-Sir, come puoi volere una cosa simile?- s’ indignò la  rossa.
-Lo vorresti anche tu se sapessi che quando sono stati uccisi la tua mamma e il tuo papà, i tuoi genitori erano al fianco di Voldemort- ribadì lui.
-Fammi capire- rispose con una smorfia Lily, -Mi stai dicendo che quando tua madre e tuo padre sono stati uccisi erano anche al fianco di Voldemort? Sir, non ha assolutamente senso, a prescindere dal fatto che i tuoi genitori sono ancora in vita-
-Infatti mi riferivo ai Potter- sussurrò, a denti stretti.
 
I had my wake up
Won't you wake up
I keep asking why
And I can't take it
It wasn't fake
It happened, you passed by
 
-Sei sul serio figlio unico, James?- chiese un giorno, mentre se ne stavano seduti in riva al lago.
-No, non lo sono- rispose sornione lui.
-Davvero?- si stupì la ragazza, squadrandolo con i suoi enormi occhi verdi.
-Davvero- sorrise lui.
-Beh, cosa aspetti a dirmi se hai fratelli o sorelle?- s’ incuriosì la rossa.
James continuò a sorridere, quanto più malandrino, -Ho un fratello-
-Sai dirmi solo questo?- si offese Lily, che scoppiava di curiosità.
-Lily, amore, tu non vuoi sapere altro- Potter scosse la testa, divertito.
-Ormai credo che farò uno sforzo- insisté ancora la rossa, -Avanti, racconta: è più grande o più piccolo?-
-Più piccolo di qualche mese- ghignò beffardo il moro.
-L’ ho mai visto?-
-Tutti i giorni, Evans, e ti assicuro che sei molto impegnata nel pensare immediatamente a una sadica punizione ogni volta che lo incroci per i corridoi- negli occhi nocciola di James brillava una luce malandrina e divertita.
-Vuoi dire che è a Hogwarts e tu non mi hai detto niente?- si sbalordì Lily, rimproverandolo quasi, -O non andate d’ accordo?- si corresse poi, pensando che poteva esserci questa possibilità.
-Certo che andiamo d’ accordo, siamo amiconi!- il ragazzo non faceva nulla per nascondere il suo divertimento.
-Di che anno è, Potter?- sbuffò lei, che cominciava a perdere la pazienza a causa del suo atteggiamento.
-Del settimo, Evans- disse, sardonico.
-È impossibile- commentò tranquilla lei.
-No, non lo è- ghignò ancora il moro, passandosi una mano tra i capelli.
-Sì che lo è- insisté lei.
-Contenta tu- sorrise James, continuando a fissare il Lago, dalla cui superficie spuntavano i grossi tentacoli della piovra gigante.
-Potter!- s’ infuriò lei, saltandogli praticamente addosso.
-Evans, così mi fai paura- rispose sarcastico lui.
-Parlavi di Sirius, non è vero?- ringhiò la rossa, anche se in fondo era divertita.
-E di chi, sennò?- ghignò il ragazzo, fissandola con la sua espressione malandrina.
-Idiota- fece lei, sedendosi composta accanto a Potter.
-Tranquilla, Evans, se stavi più comoda prima, nessun problema…- si offrì James.
Lily si sporse per baciarlo: -Ti piacerebbe, Potter-
-Anche a te, Evans-
 
Now your gone, now your gone
There you go, there you go
Somewhere I can't bring you back
Now your gone, now your gone
There you go, there you go,
Somewhere your not coming back


Miley diede una gomitata a Sirius piuttosto forte, notando che l’ amica era sbiancata.
-Certo…- mormorò quella, fissando il vuoto, -E… gli esami? Cos’ hanno deciso i professori?- domandò, cambiando discorso.
-Hanno mandato a casa tutti gli studenti, tranne quelli del settimo che sono rimasti a dare una mano- si affrettò a rispondere Remus.
-Comunque, lunedì prossimo torneranno tutti gli altri più quelli del quinto per i G.U.F.O.- aggiunse Miley.
-Mi state dicendo che abbiamo i M.A.G.O. fra tre giorni?- saltò su la rossa, tutta agitata.
-Non lunedì fra tre giorni, Lily, lunedì della prossima settimana- cercò di tranquillizzarla Lunastorta.
-Per cui la scuola sarà invasa solo da studenti del quinto e del settimo anno?- chiese Lily, decisamente più rilassata.
-Già- confermò Remus, -I professori hanno ritenuto inutile l’ apertura della scuola, e gli studenti degli altri corsi hanno avuto il regalo di non dover fare gli esami-
-Uscirai domani, vero, Lily?- s’ informò la biondina, cambiando argomento.
-Oh, sì, ho convinto Madama Chips, e poi non può negare di trovarmi in ottima salute- rispose quella.
Sirius, Remus e Miley si scambiarono uno sguardo d’ intesa. Le loro espressioni erano preoccupate, nervose, rassegnate.
-Ehm…- cominciò Miley, attorcigliandosi le dita delle mani tremanti.
-Sì?- si fece attenta la rossa, confusa.
-C’ è… una cosa che devi sapere, Lily- continuò, imbarazzata.
Lily notò che i suoi occhi azzurri erano concentrati a scrutare un punto non specificato del pavimento, impegnati com’ erano a non incontrare i suoi.
-Vedi, domenica…- continuò, abbassando sempre di più la voce.
-Cosa c’ è domenica, Miley?- chiese Lily, preoccupata e severa.
-Ci sarà… una specie di funerale- annunciò, più in fretta che poteva.
-Un funerale? Di chi?- la rossa non stava più nella pelle, e prese a tremare, conoscendo già la risposta.
-Non è proprio un funerale, è più…- cercò di correggersi la biondina.
-Di chi?- ripeté Lily.
-Di James- rispose in un soffio la ragazza, desolata, -E di tutti gli altri deceduti-
Lily sgranò gli occhi.
Non era possibile.
Non avevano alcuna prova che James Potter fosse morto.
Ne hanno forse una per definirlo vivo?
La voce della sua coscienza non le risultò mai più terribile e sincera che in quel momento.
No, niente e nessuno poteva dire che fosse vivo.
La ragazza aprì la bocca, per parlare, quando Madama Chips proruppe nella stanza come un uragano.
-Visita mattutina!- annunciò, -Tutti fuori!-
I tre ragazzi non replicarono e, lentamente, si avviarono verso l’ uscita, senza voltarsi a vedere la rossina che, scioccata, fissava il vuoto con i suoi occhi verdi.
Mai, quelle due fessure così belle, brillanti e piene di vita, erano apparse tanto spente.
 
James era seduto sul divano della Sala Comune. Era teso, stanco, eppure non riusciva a prendere sonno.
I suoi genitori erano morti da tre giorni, e la sua sofferenza lasciava segni sempre più evidenti. Gli occhi erano cerchiati, il viso pallido, tirato, e i suoi movimenti meccanici, come se fosse un robot.
Sembrava che l’ unica cosa che lo tenesse in vita fosse Lily.
Il sorriso di Lily, gli occhi i Lily, le labbra di Lily, le carezze di Lily, la voce di Lily, il profumo di Lily, i baci di Lily…
Era come se traesse energia fissandola, annusandola, assaporandola. Dipendeva troppo da lei, ma a lui andava bene così.
Si prese la testa fra le mani e cominciò a massaggiarsi le tempie. Era così assorto nei suoi pensieri che non udì nemmeno il rumore lieve di passi che si avvicinavano.
Poi un brivido gli percorse la schiena, mentre una mano ghiacciata e delicata gli scompigliava dolcemente i capelli.
-James- Lily non riusciva a dormire, così aveva deciso di scendere in Sala Comune, ma di certo non avrebbe mai sospettato di trovarci il suo ragazzo.
James chiuse gli occhi, e strinse quella manina candida tra le sue, forti, calde.
 Lily andò a sedersi accanto a lui e lo strinse forte.
-Come stai?- chiese.
-Meglio, ora- rispose lui sorridendole, anche se flebilmente.
-Ci vieni sempre, qui?- domandò la ragazza stupidamente. Ma voleva distrarlo, non vederlo più soffrire.
-Quasi- ammise il moro, -E tu?-
-A volte- rispose lei, -Stasera, credo di aver avuto più che altro un sesto senso…-
James sorrise: -Ormai giri con la calamita, Evans- ironizzò.
-Lo sai che le calamite non si attirano da sole, Potter?- ghignò la rossa, in una perfetta imitazione del moro quando faceva il malandrino, -Sicuramente deve esserci qualcuno che fa da polo negativo…-
Lui le cinse le spalle con un braccio: -Allora ti tengo stretta, Evans, non voglio correre il rischio di vederti sfrecciare dritta nel letto di Severus Piton…-
-Ma che schifo!- s’ indignò lei, stringendolo a sua volta, -Credo che mi opporrò con tutte le mie forze…-
I due risero per un po’, poi…
-Lily- disse James, mentre cercava i familiari occhi verdi per incatenarli ai suoi, -Voglio che mi prometti una cosa-
-Tutto quello che vuoi- rispose prontamente la rossa, sostenendo il suo sguardo.
-Se dovesse succedermi qualcosa, insomma… se dovessi morire…-
-…morirei anch’ io- lo bloccò la rossa.
-No, Lily, ascoltami- il ragazzo era fin troppo serio, -Se dovessi morire… voglio essere sicuro che tu continuerai ad essere felice, vivendo la tua vita-
-Ma, James…!- protestò lei, con gli occhi lucidi.
-Hai detto che avresti promesso- le ricordò lui, irremovibile.
-Ma non sapevo cosa avrei dovuto promettere, e in questo caso…- tentò di opporsi, pur sapendo che James era mille volte più persuadente di lei.
-Potevi pensarci prima- la zittì il ragazzo.
-James, se anche te lo promettessi, sarebbe il mio corpo a rifiutarsi di vivere- provò a spiegare lei, anche se, nonostante fosse contro la sua volontà, sentiva che avrebbe ceduto entro breve.
-Il tuo corpo si rifiuta di vivere, se tu lo trascuri, se ti consideri morta- insisté Potter, -Prometti, Lily-
La ragazza lo guardò, desolata.
Quanta tristezza c’ era, in quelle due pozze nutella?
Quanta sofferenza si celava, dietro il sorriso malandrino di James Potter?
Per quegli occhi avrebbe dato il mondo, per lui avrebbe dato se stessa.
-Te lo prometto- le parole erano uscite di bocca prima che lei se ne rendesse conto.
Per un istante, provò la gioia di vederlo felice, di osservare i suoi occhi che s’ illuminavano, ma il suo cuore piangeva, come segno di protesta.
 
The day you slipped away
Was the day I found it won't be the same nooo…
The day you slipped away
Was the day that I found it won't be the same oooh...

Lily Evans si svegliò, madida di sudore e pallida come un cencio.
I ricordi non le davano tregua nemmeno nel sonno, le tendevano trappole ovunque.
Non sapeva se aveva gridato, ma suppose di sì, quando vide Madama Chips correre nella sua direzione con un panno umido, con il quale le tamponò la fronte.
-Signorina Evans, si sente bene?- chiese, apprensiva.
-Io…- biascicò la ragazza, sempre più agitata.
-Stia tranquilla, per carità!- la bloccò la donna, rimboccandole le coperte.
La rossa scansò le braccia di Madama Chips e la guardò negli occhi: -Madama Chips, devo uscire immediatamente da qui-
-Signorina Evans, adesso sta veramente esagerando- si spazientì quella, -Non permetterò mai che…-
-La prego- Lily fissò l’ infermiera con i suoi occhioni verdi, un’ espressione supplichevole dipinta sul volto. Un’ espressione supplichevole, ma altrettanto disperata, consumata dal dolore.
-E va bene- la donna cedette, colpita da quello sguardo, -Ma non voglio che nessuno sappia che sono stata così permissiva- aggiunse, in un tono che suggerì a Lily di muoversi, prima che Madama Chips cambiasse idea.
La ragazza si vestì in un battibaleno, firmò alcune carte, prese le sue cose e uscì in fretta e furia dall’ Infermeria.
Camminò a passo spedito per un bel po’, giusto per mettere quanta più distanza poteva tra lei e quel luogo così squallido. D’ accordo, Madama Chips era una guaritrice eccellente, ma lei non tollerava le cure, le attenzioni. Era della stupida idea che i mali scomparissero col tempo.
Infine si appoggiò a una colonna, esausta. La stanchezza le piovve addosso, ma lei rimase sveglia, desiderosa di stare sola con se stessa in un posto che solo lei avrebbe deciso.
Infatti, poco dopo si fece strada verso la torre di Astronomia, barcollante.
Non seppe mai come avessero fatto le sua gambe a consentirle di arrivare fin lassù, seppe solo che, una volta arrivata, si precipitò di slancio verso la finestra.
Si soffermò ad ammirare la desolazione che regnava il parco, le tracce di Magia Nera che ancora non erano state cancellate.
Poi i suoi occhi verdi incontrarono la luna.
Argentea, brillante, crescente.
Era grandissima, immensa, troppa per una creatura fragile come lei.
I suoi pensieri corsero a James.
James, che le mancava.
James, al quale non poteva ripetere nessun “ti amo”.
James, per il quale il suo cuore batteva, gonfio d’ amore.
James, che non c’ era.
Allora, per un attimo, lo vide.
Lo vide lassù, appollaiato su uno spicchio di luna che le faceva l’ occhiolino, sorridente e bellissimo.
 
Na na, na na na, na na
I miss you…
 
 
 
 
 
GRAZIE A:

Pallokkio: ehi, ehi, tranquillo!!!XD Evidentemente non sei molto abituato ai miei ritardi prolungati, che cominceranno ad essere molto più frequenti una volta che inizierà la scuola…mi vengono già i brividi…comunque ti assicuro che alla fine aggiorno sempre!!XD Questo capitolo mi è proprio uscito in fretta, anche contando che è un po’ più lungo...questo e il prossimo sono un po’ di transito, ma ti prego di dirmi lo stesso che ne pensi e ti ringrazio dei complimenti!!!XD baci

Lilly 94: Spero che tu non debba cominciare a leggere i miei capitoli con una pastiglia per lo stomaco in mano, pronta a combattere l’ angoscia!!!XD come vedi, ti ho accontentata aggiornando il più in fretta possibile…anche questo chappy provoca un effetto vomitoso??XD bacioni

cullen isabellla: ehehe sì, mi hai decisamente fatto troppe domande!!!XD Le domande mi piacciono, ma proprio non ti posso rispondere così in fretta, per cui ti prego di avere un pochino di pazienza e di continuare a leggere e recensire, le tue recensioni mi fanno molto piacere…=P Eh, sì, odio Bellatrix, e quando ha ucciso Sirius ci sono rimasta così male che l’ ho fatta ammazzare da lui!!! Bacioni!!!

La Nika: grazie, grazie, grazie! Davvero, vacci piano con i complimenti, rischi di farmi commuovere!!!XD sai, non mi dispiace proprio che non te ne voglia più andare dalla mia storia…se mai ne scriverai una tu, sarò lieta di leggerla e commentarla regolarmente…se non dovessi farmi viva, ti prego di farmi notare che hai cominciato una fic, e io verrò subito a romperti le scatole!!!XD XD bacioni!!!

   
 
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