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Autore: Emilia Zep    07/05/2022    0 recensioni
Tra le masche della Val Varaita si raccontava di un luogo mitico, un mondo segreto che si trovava dall'altra parte di un lago ghiacciato, oltre il fondale. Un giorno quel passaggio venne chiuso e quel luogo dimenticato per sempre.
Secoli e secoli più tardi, Pietro e Giulio, come ogni anno, sono in vacanza in Val Varaita dal nonno. Il giorno in cui fanno la conoscenza di Micaela, la loro misteriosa vicina, si ritrovano catapultati in un mondo di masche, servanot, voci misteriose e soprattutto in un luogo di cui mai avrebbero immaginato l'esistenza...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ci siete? Ehi!”
Era la voce di Micaela.
Pietro e Giulio si stropicciarono gli occhi. Erano sdraiati sulla riva, fuori dal lago. Attorno a loro pareti di roccia e una volta ancora più alta della grotta di prima. Qui il buio era meno fitto. Su un lato della caverna infatti, una grande apertura si affacciava direttamente all’esterno, facendo filtrare la luce del sole.
“Dove siamo?”
Zefi, in piedi, si rigirava lentamente sul posto “Proprio come la ricordavo” momorò “Benvenuti ad Arcolago!”
“Quindi questo è il lago dall’altra parte?” chiesero Giulio e Pietro “Tipo un mondo sottosopra?”
“Proprio così.” Rispose Zefi “E questa è la Grotta Gemella.”
“Oh”
“Be’ ma questa Moltina dov’è?” Obiettò Micaela guardandosi attorno con aria critica “Non mi sembra buona educazione non venire nemmeno ad accoglierci.”
“Signora Moltina!” Chiamò Pietro
“Moltina!” Ripeté Giulio.
Tutti e quattro si mossero a perlustrare la grotta.
Ecco che a Pietro parve di udire un rumore “Avete sentito?” chiese “Sembrava un respiro. No, anzi, qualcuno che tira su col naso, come quando hai il raffreddore!”
Tutti restarono in silenzio. Si voltarono a destra, poi a sinistra, ma nulla: pareva non esserci anima viva.
Poi Pietro vide Giulio che indicava col dito verso l’alto. Alzò lo sguardo e proprio sopra la loro testa, appiccicato alla volta della grotta, a metri e metri di altezza, c’era un ragazzo che li fissava.
“Eeeeetciù!” Il ragazzo starnutì. Poi con un balzo elegante si staccò dal soffitto e, come nulla fosse, atterrò sul pavimento.
“Oh scusate, non ne potevo più. Deve essere allergia!” disse.
I tre bambini lo guardarono ammirati “Ma come hai fatto?”
“Ah quello?” chiese il ragazzo indicando la volta “Sì, è una cosa che so fare. E’ una lunga storia. Comunque piacere, Peter. Peter Benjamin Parker. P come Particella, E come elettrone…”
“Peter Parker?” Esclamarono i tre bambini in coro “Ma tu sei Spider Man?”
“Spider Chi?” chiese Zefi.
Peter sembrava spiazzato “Come fate a saperlo? In teoria è un segreto. Non ho nemmeno il costume.”
Pietro era fuori di sé dalla gioia. Davanti a lui c’era Spider Man, il suo super eroe preferito. E non era un film e nemmeno un fumetto, era proprio lui in carne ed ossa “Come facciamo a saperlo? Sei famosissimo! Tutti ti conoscono!”
Peter sembrò arrossire “Be’ sapevo che Spider Man cominciava a farsi notare nel Queens. Ma nessuno sa che sono io. O meglio, nessuno dovrebbe saperlo. E’ un’identità segreta, sapete quelle cose da super eroi. Non posso dirlo neppure a Mary Jane. Voi non conoscete Mary Jane ma…”
“Sì sì’ la tua vicina di casa di cui sei segretamente innamorato” tagliò corto Micaela.
Peter diventò rosso come un peperone.
“Ma come lo sai?”
“Ho visto il film.”
“Quale film?”
 “Comunque ti ama anche lei e non gliene importa niente di quel bullo di Flash Thomson.”
“Mah…” Peter sembrava sempre più confuso “Conosci anche Flash? Qui è tutto molto strano…”. Si soffermò a guardarli tutti e quattro e solo allora parve notare Zefi. “E lui cos’è?”
“Lui” rispose Zefi piccato “Si chiama Zefi ed è un sarvanot”
“Un sarva…che?”
“Una creatura delle montagne.” Spiegò Micaela
“Ah tipo un goblin!”
“No, non tipo un goblin!” intervenne seccato Zefi “Tipo un sarvanot! Per tutte le valli innevate, dove andremo a finire!”
Peter alzò le spalle “Qui ogni cosa è davvero molto strana.”
“Io invece sono Pietro!” Disse Pietro che non stava nella pelle di presentarsi al suo mito “E lui è mio fratello Giulio! Ci fai vedere come sparaflesci la ragnatela?”
“O come cammini sui muri?”
“Perché non ti metti il costume rosso e blu?”
Peter al sentire i nomi dei due bambini pareva colpito “Pietro… Giulio!” Ripeté poi tra sé “E lei allora deve  essere Micaela!”
“Sì, lei è Micaela!” risposero Pietro e Giulio, tutti fieri di poter dare la risposta giusta.
“Come fai a conoscerci?”
“Non vi conosco!” esclamò Peter “Ma è per voi che sono qui!”
“Per noi?” Pietro e Giulio erano sempre più emozionati. Non solo stavano chiacchierando con Spider Man in persona ma lui aveva appena detto di essere lì per loro!
“In che senso, per noi?” Indagò Micaela che da quanto aveva letto nei fumetti si era fatta l’idea che l’intervento di un super eroe non fosse mai motivato da nulla di rassicurante “Ci sta inseguendo un mostro terribile? Un esercito di supercattivi? Il mondo sta per esplodere?”
Peter fece un’espressione imbarazzata “A dire il vero non ne ho idea.” ammise “Mi è stato solo chiesto se ero disposto a proteggervi”
“Ecco! Lo sapevo!” Sbuffò Micaela
“Ti è stato chiesto da chi?” Saltò su Zefi
“Be’ ecco, questo è un po’ imbarazzante… non so chi sia. Se il signor Stark sapesse che ho accettato una missione da una sconosciuta di cui ho sentito solo la voce, per altro attraverso l’acqua del rubinetto…”
“Il signor Stark!” Esclamò Pietro eccitatissimo “Vuoi dire Iron Man?”
“Sì, lui è un po’ come un padre per me…”
“Hai detto ‘attraverso l’acqua del rubinetto’?” chiese Zefi.
“Sì, lo so che sembra assurdo.” Spiegò Peter
“Non così tanto” Commentò il sarvanot “Vai avanti”
“Be’, avevo appena finito di cenare e zia May mi aveva chiesto di lavare i piatti. Ero lì che sciacquavo il detersivo e, come impastata al suono dell’acqua, ho sentito una voce di donna. Ecco, da quello che ha detto sembrava conoscere bene la mia attività professionale. Diceva che le serviva aiuto per proteggere tre bambini e che vedeva in me la figura più adatta. Là per là mi sono sentito lusingato. Poi ho pensato alle parole di mio zio Ben. Sapete, una volta mi disse “Da grandi poteri…”
 “… derivano grandi responsabilità.” Proseguì Micaela
“Proprio così!” Esclamò Peter colpito “Sono state le sue esatte parole.”
Micaela si strinse nelle spalle.
“Dite che è una frase scontata? Io però da allora ci penso spesso. E così, pur non sapendo chi fosse quella donna, ho pensato che se da qualche parte c’erano tre bambini in pericolo non potevo tirarmi indietro. E così ho detto ‘Sissignora, ci sto!’. E qui arriva la parte più strana. Credevo che mi desse delle istruzioni, che so, un appuntamento segreto nel cuore della notte. E invece non ho fatto in tempo a pronunciare quelle parole che mi sono ritrovato qui. Come teletrasportato, smaterializzato. E’ davvero inspiegabile!”
“Quindi è così che sei arrivato ad Arcolago.” Commentò Zefi.
 “Arcolago?” Chiese Peter entusiasta “E’ così che si chiama questo posto? Dev’essere una specie di dimensione spazio temporale parallela. Potrebbe essere la prova che il multiverso esiste! Come dice la teoria della relatività…”
“E quando sei arrivato “chiese Micaela “Hai trovato qualcuno?”
Peter sospirò “Non sono certo. Ma appena ho aperto gli occhi mi è parso di intravedere una donna che mi teneva le mani. Ma è stato un attimo. Poi ho sbattuto le palpebre e non c’era più. Forse ero in una specie di dormiveglia e mi sono confuso. Ho visto qualcosa muoversi verso l’uscita ma credo fosse un animale, uno scoiattolo forse. Non ho visto bene. Poi sono arrivate quegli automi di ferraglia a cavallo e mi sono appeso al soffitto.”
“Automi di ferraglia?”
“Sì, sembravano guardie o qualcosa del genere. Ma non erano umani, erano tutti fatti di roba di ferro. Sono entrati qui dentro, non so cosa cercassero. Per fortuna non hanno mai guardato in alto e non  mi hanno visto!”
Zefi mormorò tra sé “Guardie di ferraglia a cavallo. Questa è una novità.” Poi si rivolse di nuovo a Peter “Ma quella donna che hai visto? Com’era fatta?”
Peter cercò di mettere a fuoco “ Giovane, capelli rossi. Anzi no fulvi, quel rosso scuro. Aveva una treccia molto lunga. Uno sguardo fiero, direi.”
“La descrizione esatta di Moltina!” Sbottò Zefi.
“Moltina?”
“Lascia stare, ti spiegheremo durante il tragitto” Fece Zefi con un gesto impaziente.
“Il tragitto per dove?”
“Usciamo di qui.” Annunciò il sarvanot “Andiamo a Uruk!”
 
  
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