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Autore: LadyHeather83    11/05/2022    2 recensioni
ATTENZIONE: LA STORIA CONTIENE SPOILER INERENTI ALLA QUARTA STAGIONE
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Chat Noir fa una promessa a Lady Bug. Una promessa che intende mantenere ad ogni costo, perchè sa che lei è la persona perfetta per ricoprire il suo ruolo.
Ora sono davvero solo loro due insieme contro il mondo.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Felix Agreste, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Promises

*

Capitolo 6

*

Chat Noir controllò per l’ennesima volta il catphone per vedere se Lady Bug gli avesse lasciato una qualche sorta di messaggio, oppure se avesse anche solo visualizzato uno degli innumerevoli vocali che il micione le aveva lasciato durante il tragitto.

La mano tremava e la schiena era attraversata da scosse di disagio. Dalla fretta di schiacciare i tasti aveva anche cancellato parte della cronologia e persino la foto di Marinette che la stessa Lady Bug gli aveva inviato per proteggerla da Evillustrator.

Deglutì il nulla rendendosi conto che lei non solo non aveva ancora risposto, ma non aveva ancora visto i messaggi. E se la coccinella non si sarebbe fatta vedere nei prossimi minuti, Chat Noir sarebbe stato costretto a prendere delle decisioni così su due piedi, rischiando anche di sbagliare.

Perché si sa, la fretta è cattiva consigliera e lui era molto impulsivo.

Il giorno prima, si erano dati un appuntamento fittizio ad un orario preciso, in modo che entrambi fossero stati in grado di ricevere eventuali comunicazioni da parte dell’altro, anche perché Chat Noir doveva fare rapporto a Lady Bug circa la sua visita a Londra da Felix.

Qualcosa però era andato storto: Papillon aveva deciso di mettergli i bastoni tra le ruote.

Caldo, faceva caldo, ed il sudore dalle tempie del micione stava grondando.

La gola gli si era seccata e faceva fatica sia a respirare che a deglutire.

Sembrava tutto così surreale, eppure stava accadendo davvero. Di nuovo.

Davanti a lui ed in cima a quella scalinata dove tempo prima si era svolta una battaglia epica contro Papillon ed il suo esercito di akumatizzati, tra i quali i suoi più cari amici sotto l’influenza di quel megalomane, si stava svolgendo una delle scene a cui non avrebbe mai più voluto assistere in vita sua.

Nino, Alya, Chloè e Luka, erano stati legati e imbavagliati a quattro piloni diversi.

Li vedeva dimenarsi con forza nel tentativo di liberarsi e scappare da quel vile che li aveva rapiti ed intrappolati.

“Lasciali andare, subito!” Aveva urlato al nemico stringendo i pugni con forza e digrignando i denti.

Papillon iniziò a sghignazzare, alimentando sempre di più la sua rabbia.

“Perché?” Chiese mellifluo poggiando la punta del bastone a terra per poi scoccargli un’occhiata altezzosa e superiore.

“Devi vedertela con me! Loro non c’entrano niente.”

“Allora… perché non vieni a liberarli?” Gli fece cenno col capo verso i quattro ragazzi.

Era di certo una trappola, ma non poteva rischiare che i suoi amici ne pagassero le conseguenze. Li avrebbe liberati e mandati via, così che lui potesse combattere direttamente contro il suo nemico.

Chat Noir acuì i suoi sensi di gatto per capire se lei fosse finalmente arrivata. Non ricordava più quanti messaggi le aveva lasciato prima di raggiungere il Trocadero, dopo che aveva visto Nino venire rapito proprio davanti i suoi occhi mentre si stavano sfidando a casa di quest’ultimo ad una partita di videogiochi.

In quel frangente si era trasformato in Chat Noir e seguito Papillon subito dopo nascondendosi dietro i comignoli.

Niente. Lady Bug non c’era.

“Milady, dove sei?” Si domandò mentalmente scrutando ogni angolo con i suoi occhi da felino, stando sempre ben attento alle mosse di Papillon. Ancora nessuna traccia della sua compagna.

“Mannaggia…” Sibilò a denti stretti.

Mise lentamente un piede sul primo gradino avvertendolo tremendamente pesante.

Tutto attorno a lui si era come fermato.

La città sembrava deserta e il rumore dei mezzi di trasporto che sfrecciavano lungo le strade principali della capitale fino a qualche attimo prima, scomparso.

Nemmeno gli uccelli volavano più.

L’aria vicino a Chat Noir si fece più rarefatta e le sue gambe furono come paralizzate all’istante.

Voleva correre su per quei gradini e liberare i suoi amici dopo aver affrontato il suo nemico, con la sua forza e velocità ce l’avrebbe potuta fare.

Sollevò l’altro piede e gli sembrò come se la gravità lo volessero trascinare a terra, ma non cadde.

Annaspò, invece.

L’aria improvvisamente incandescente gli annebbiò la vista e respirare stava diventando sempre più faticoso.

“Cosa ti succede, gattino?” Chiese Papillon con voce ovattata e distorta “… non è ancora il momento di cadere… non prima di vedere che cosa ho riservato appositamente per te.”

Un’ombra arrivò veloce e collocò vicino a Luka un altro palo di legno.

“Non mi avrai mai!” Ansimò credendo che quel posto fosse riservato a lui.

Papillon si portò le mani sulle guance in maniera sorpresa “Oh… no, quel posto non è per te…” Fischiò a qualcuno “… portala qui.” Ordinò sempre alla stessa persona che si presentò sotto forma di ombra nera ed informe.

Il cuore di Chat Noir accelerò i battiti spingendosi al limite, se avesse continuato così, presto gli sarebbe uscito dal petto oltre che a dolergli in un modo impressionante.

Le pupille dei suoi occhi verdi si dilatarono al massimo per lo shock colorando le iridi di nero.

Il fiato corto e la rabbia che iniziava a sovrastarlo mentre vedeva la ragazza tramortita venire trascinata e legata a quel palo.

“Ma… Mar… Mar…” Non riusciva nemmeno a pronunciare il nome della sua migliore amica.

“Vedo che la conosci!” Mormorò sempre in tono mellifluo il suo nemico.

Chat Noir abbassò il capo come ad arrendersi rimanendo in silenzio per qualche secondo.

Fece alcuni bei respiri profondi per scacciare la rabbia che silenziosamente si stava impadronendo di lui facendolo sragionare, rendendolo una possibile vittima di quel pazzo furioso. Doveva rimanere lucido e non farsi sopraffare dalle emozioni, in ballo c’era la vita dei suoi migliori amici e quella di lei, se si fosse fatto akumatizzare sarebbe stata la fine.

“C-chat…” Mormorò Marinette con un filo di voce riprendendo i sensi guardandolo con gli occhi ridotti ormai a due fessure. “… aiu… aiutami.” Tossì con la testa penzoloni.

Chat Noir ricambiò lo sguardo, dove vi lesse la fiducia che riponeva in lui.

Il gattone stava per attuare una sua mossa, quando la voce di Nino lo distrasse dal suo intento.

“VAI VIA CHAT NOIR! LUI VUOL…” Sputò della saliva quando venne raggiunto da un colpo allo stomaco non dandogli così modo di continuare con la spiegazione.

Papillon lo aveva colpito senza pietà ed alla sprovvista.

“STAI ZITTO!”

“NINO!!!” Chat Noir strabuzzò gli occhi “SEI UN BASTARDO!” Berciò contro Papillon digrignando i denti.

Chat Noir cercò di avanzare, ma la pesantezza lo continuava a trascinare all’indietro.

“Aiutami!” Insistette Marinette.

Chat Noir vide Papillon avanzare verso di lei, le avrebbe fatto sicuramente del male se avesse continuato a parlare ed incoraggiarlo.

Papillon prese il suo bastone e con la punta le alzò il suo bellissimo volto.

Gli occhi di Marinette assomigliavano in maniera impressionante a quelli di Lady Bug, eppure, non potevano essere la stessa persona.

I ragazzi che si trovavano davanti a lui erano sì i possessori, di alcuni Miraculous, ma sapeva anche che a Marinette era stato riservato quello del Topo e che purtroppo per l’errore di essersi trasformata proprio davanti a lui, rivelando così la sua identità, Mullo non le era più stato affidato.

Quel giorno aveva visto indistintamente Marinette consegnare la collana a Lady Bug.

Ma allora perché una strana sensazione iniziò a farsi largo tra le viscere del suo stomaco? Che fosse stato solo un trucco? Non c’era tempo di pensare a quello.

“Consegnami il tuo Miraculous se non vuoi che le faccia del male.”

“Lasciala andare, prima.” Le ginocchia di Chat Noir divennero improvvisamente pesanti e non gli permisero di avanzare di un solo passo “Non toccarla.” Mormorò con voce roca prendendo sempre più consapevolezza che una strana forza non gli stava permettendo di continuare ad andare avanti e aiutare così i suoi amici. E lei.

“Non dargli niente.” Marinette piangeva. Qualcuno l’aveva fatta piangere.

Papillon toccò le orecchie della corvina e le esaminò gli orecchini neri che portava ai lobi.

“Ma che bei monili.”

Chat Noir rimase immobile con il cuore che continuava a martellargli nello sterno, incapace di qualsiasi movimento, mosso dalla curiosità di sapere se quella che aveva davanti era davvero Lady Bug.

“Non toccarli, sono un cimelio di famiglia.”

“E se faccio così…” Papillon tolse la farfallina che fermava l’orecchino al lobo nell’esatto momento in cui comparve Lady Bug al fianco di Chat Noir.

“Sei qui.” Fu quasi deluso dalla sua presenza.

“Scusa il ritardo, gattino.” Lady Bug continuò a roteare lo yo-yo ed a parlare con Chat Noir.

Discutere per la verità su cose frivole e senza senso, fino a quando una lama non le trapassò lo stomaco e la fece stramazzare al suolo davanti ai suoi occhi inorriditi.

“Fuori uno” Sghignazzò sadico Papillon.

*

Adrien si svegliò in preda agli spasmi e alla fronte grondante di sudore.

Alzò velocemente la schiena e si diresse in bagno dopo aver scostato le lenzuola.

Sentì lo stomaco contrarsi più volte, la gola che si apriva facendogli mancare l’aria, quando buttò fuori la cena della sera prima gli sembrò che gli occhi gli schizzassero fuori dalle orbite.

Quando si sentì meglio poggiò la schiena sulla parete fredda cercando di riprendere fiato.

“Sei uno straccio, moccioso!” Gli disse Plagg guardandolo di sottecchi mentre ingurgitava del puzzolente Camembert.

Adrien si portò una mano a coprirsi il naso da quell’odore nauseabondo.

Plagg, allontanati da me se non vuoi che vomiti di nuovo.”

“Quante storie!” Esclamò irritato tornando nell’altra stanza, per poi fare dietrofront quando non vide il suo portatore fare lo stesso.

Trovò Adrien nella medesima posizione con le ginocchia vicino al petto e la testa all’interno.

“Stai bene? Ti ho visto dimenarti tra le lenzuola poco fa.”

Il biondo alzò la testa “Un brutto sogno… Papillon aveva rapito i miei amici e… lei.”

“Lei, chi?” Fece Plagg incuriosito.

Adrien sbuffò “Marinette” e poi si alzò tornandosene a letto “… ha fatto del male a Lady Bug, uccidendola davanti ai miei occhi.”

“Non succederà mai” Rispose Plagg con superficialità.

“Ho paura, Plagg.” Il modello si tirò su un lembo del lenzuolo nero fin sopra la testa.

Il Dio della distruzione gli sfilò le coperte per vederlo meglio e puntargli il suo sguardo verde fluo “Non dire idiozie.”

“E se Papillon volesse fare del male ai miei amici per arrivare a me e a Lady Bug? Se facesse del male a Marinette? Non me lo perdonerei mai.”

Plagg sospirò.

“Andrà tutto bene, Adrien. Tu e Lady Bug riuscirete a recuperare tutti i kwami.”

“E non ci riuscissimo? Se qualcosa andasse storto?”

“Ma non sei stato tu quello che ha detto a Lady Bug che sarebbe andato tutto bene?”

Adrien sbuffò, il suo kwami aveva perfettamente ragione.

“Sto cercando di essere forte per entrambi, ma non è facile. Non posso mollare ora che siamo solo all’inizio. Non sappiamo quale sarà la prossima mossa di Papillon, e questo mi spaventa a morte. Non possiamo fallire. Non posso deluderla, Plagg. Questo mi farebbe più male rispetto a se dovessimo essere sconfitti e se Papillon riuscisse a prendere i nostri Miraculous.”

“Beh! Diciamo che se Papillon riuscisse in qualche modo a prendere i vostri Miraculous, e per la cronaca, io sono convinto del contrario…” Sottolineò come una maestrina petulante “… equivaler ebbe a fallire.”

Adrien sospirò “Quegli occhi… quegli occhi mesti e piangenti non li voglio più vedere. Quel giorno sembrava che anche la mia anima fosse stata trafitta da una lama affilata. Mi ha fatto male, molto male. E non sapevo come consolarla.”

“Tu sai come infondere fiducia nelle persone e sono convinto che anche lei lo sappia.”

“La deluderò ancora, Plagg.”

“Perché? Per via di Felix?”

Adrien annuì “Pensavo di riuscire a risolvere le cose, ed invece tutto si è trasformato in un enorme buco nell’acqua.

“Non è così, e tu lo sai.”

“Devo palare con lei.”

Plagg osservò l’orologio con riluttanza.

“Alle quattro del mattino?”

“Domani, ovviamente.” Seguì una breve pausa “… devo dirle quanto ho saputo.”

“Cerca di dormire ora, Adrien. Al resto, penserai domani.”

*

Continua

*

Angolo Autrice: Buongiorno e grazie mille a tutti per essere ancora qui e seguire la storia, se vorrete lasciare un commentino a riguardo, mi farebbe molto piacere, giusto anche per capire se sto andando nella direzione giusta.

Ringrazio come sempre chi continua a votare la storia e ad inserirla tra le PREFERITE.

*

Come sempre vi rinnovo l’invito ad iscrivervi al gruppo telegram a tema Miraculous

https://t.me/+ROSMKpMVpBY4YjZk

 

  
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