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Autore: EleAB98    15/05/2022    2 recensioni
Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni interiori, e non solo quelli... Riuscirà mai a guardare oltre l'orizzonte? Ma soprattutto, chi lo aiuterà nell'ardua impresa?
[...]
Gilberto Monti è un giornalista affermato. Oltre a ricoprire una posizione lavorativa più che soddisfacente, ha appena esaudito uno dei suoi più grandi sogni: sposare la donna che più ama. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
[...]
Alex Valenza, un reporter piuttosto famoso, è alle prese con una drammatica scoperta che lo porterà a chiudersi, a poco a poco, in se stesso. A nulla sembra valere il supporto della moglie. Riuscirà a ritrovare la serenità perduta?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo XIII – Confidenze



Se fosse rimasto a guardarla soltanto un minuto di più, avrebbe potuto perdere il lume della ragione un'altra volta e non poteva più permettersi un simile atteggiamento. Aveva insistito tanto nell'accompagnare sua moglie a Montreux soltanto perché era convinto che lei si sarebbe imbattuta in quel damerino di Malcom Stone. In effetti, non si era sbagliato. Non appena il conduttore aveva pronunciato il suo nome, Gilberto aveva stretto i pugni con una forza che non sapeva nemmeno di avere. E quando li aveva sorpresi a scambiarsi una semplice – ma penetrante – occhiata, lui non ce l'aveva fatta più e si era rifugiato nella sua camera d'albergo tenendo a freno, seppur con fatica, l'ennesimo profluvio di lacrime, covando la segreta – quanto vana – speranza di smaltire la rabbia e il dolore, che ormai lo tenevano prigioniero in quella morsa soffocante non dissimile alla morte. D'istinto, sarebbe salito su quel palco e avrebbe dato spettacolo ammazzando di botte quel Malcom davanti a tutti, dando finalmente sfogo a tutta la frustrazione che da mesi si portava dietro. E tutto a dispetto del senso civico e delle buone maniere, inculcategli sin dalla più tenera età. Dentro di sé sospettava – anzi, ne era convinto – che lui e Megan si sentissero al telefono da tempo al fine di programmare un incontro, e al solo pensiero che, per un'intera notte, i due avrebbero potuto spassarsela in quel di Montreux sperimentando una ritrovata intimità districandosi, senza inibizione alcuna, tra baci passionali, carezze indecenti e sospiri più o meno profondi, spasmi e tremori inconsulti gli causavano reazioni simili a feroci attacchi di panico. Per non parlare del fatto che, in un angolino della mente, nutriva perfino la dannata voglia di coglierli sul fatto mentre... mentre si abbandonavano a chissà quali acrobazie da letto. Sì, avrebbe tanto voluto sputtanarli. Buttar loro in faccia tutto il veleno che lui stesso aveva respirato per un tempo immemore, senza neanche rendersene conto – sigarette a parte, che gli donavano soltanto un sollievo apparente.
Da quando aveva deciso di separarsi da Megan, sembrava che il tempo si fosse fermato. Aveva continuato a dormire nel salone e aveva persino chiuso a chiave la camera da letto, incapace di rientrarvi. Megan, dal canto suo, era tornata dritta dritta tra le braccia della madre acconsentendo, comunque, che Gilberto l'accompagnasse a Montreux, magari per sbattergli in faccia la dura verità (o almeno questo pensava lui).

L'uomo emise un lungo sospiro e si avvicinò al piccolo terrazzino adiacente alla piazzetta adibita alla cerimonia di premiazione. Le luci della città impreziosivano l'affascinante distesa lacustre che la circondava, la brezza notturna che gli accarezzava il viso. Quello scenario gli instillò la prospettiva di un sogno irrealizzabile. Lui che, osservando quel magnifico paesaggio, abbracciava Megan da dietro e le sussurrava quanto fosse bellissima, mentre la luna era sorda testimone di teneri baci e altrettante promesse. Scosse la testa. Non ci sarebbe stato niente di simile, e con nessun'altra donna, ormai. Lui era solo. Completamente solo.

Aspirò con decisione altro tabacco, quindi lo rigettò fuori e buttò la sigaretta a terra, spegnendola con la punta delle scarpe da ginnastica. Stava per estrarne un'altra dalla tasca dei pantaloni, quando gli sembrò di aver sentito uno strano lamento.
Aguzzò la vista e si guardò intorno. Solo allora la notò. Una ragazza – che forse neppure superava i trent'anni, a giudicare dal suo visino poco maturo –, singhiozzava e cercava, allo stesso tempo, di fermare il copioso flusso di lacrime che le sgorgava dagli occhi, di cui chiaramente non riuscì a distinguere il colore. Gilberto le si avvicinò ancora di più, indeciso sul da farsi. Non era certo da lui lasciare una donna in preda alla disperazione e passare oltre, eppure un qualcosa lo tratteneva. Scosse la testa e ignorò quella turba mentale – ne aveva già accumulate sin troppe nell'ultimo periodo. «Mi scusi tanto, signorina, perché sta piangendo? Serve forse aiuto?»

L'altra spalancò la bocca per la sorpresa, quindi tentò di rendersi presentabile agli occhi dello sconosciuto. Frizionò il fazzoletto sul viso per qualche secondo e smise di singhiozzare all'istante. Soltanto qualche tempo dopo, Gilberto avrebbe capito quanto quella ragazza, nella sua fragilità, fosse terribilmente orgogliosa, testarda e non meno determinata. «Lei è per caso l'addetto ai cuori infranti?» gli domandò, strappandogli un sorriso incredulo. Non immaginava che lei avrebbe fatto una simile battuta in un momento come quello.

«Oh, no, non sono io, mi spiace molto deluderla. Ma se la può consolare... in questo caso specifico, l'addetto ai cuori infranti servirebbe anche a me», mormorò Gilberto, sedendosi vicino a lei. Si passò una mano tra i capelli scuri, indeciso su cosa dirle. «Le dispiace se accendo una sigaretta?»

«Certo che no, faccia pure», rispose Benedetta, lo sguardo perso nel vuoto.

D'accordo, niente sigaretta, pensò l'altro, fiutando un certo disappunto nella ragazza. In verità, provava un vago senso di imbarazzo, quindi dissimulare gli era parsa una giusta soluzione. «Dunque, ehm... so di non essere l'addetto che cercava, ma... non so, se se la sente comunque dirmi cosa succede, io poss—»

«Lei lo farebbe?» replicò la ragazza, con aria di sfida. Sospirò. Si picchiettò la fronte e tornò a concentrarsi su di lui. Affilò lo sguardo. «Mi scusi tanto», aggiunse poco dopo, «non volevo aggredirla, soltanto che—»

«Non si preoccupi, la capisco benissimo. Nessun problema, davvero. Riguardo alla sua domanda... Sì. Io lo farei. D'altronde, mi pare di capire che siamo sulla stessa barca, no?» rispose lui, in un misto di amarezza e tranquillità. Lei non proferì parola. «Sono un ottimo ascoltatore, glielo posso garantire», proseguì lui, notando che la ragazza aveva preso a muovere la gamba sinistra su e giù, in preda al nervosismo più assoluto. «La scelta sta a lei. Non sono solito obbligare qualcuno a confidarsi con me, dato che nemmeno io posso dire di essere un tipo particolarmente estroverso e carismatico», osservò, lasciandosi scappare un risolino.

«A me non sembra proprio, anzi.» Benedetta si morse la lingua, quindi si riprese subito: «Nel senso che non mi dà l'impressione di essere un uomo introverso e solitario, tutto qui.»

Gilberto sorrise. «In effetti, adoro la compagnia. Fortunatamente, posso ancora aggrapparmi a qualche amico d'infanzia, a cui sarò sempre molto legato. Sono loro che mi stanno aiutando ad affrontare un logorante e pesante divorzio.»

Benedetta spalancò di nuovo gli occhi. «Lei è... lei è prossimo al divorzio?»

Lo sguardo di Gilberto si incupì. «Purtroppo sì. Sa, quando l'amore è a senso unico, l'unico modo per uscirne è la separazione. Mi scusi tanto il gioco di parole.»

«Oh, mi rincresce molto per la sua situazione. Quindi è sua moglie che... cioè la sua ex... lei non... sì, insomma—»

«Credo che mia moglie se la faccia con un altro», completò Gilberto venendole in soccorso, lo sguardo spento e intristito. Di solito, si vergognava da morire ad ammetterlo, eppure con quella ragazza era riuscito a sputarlo fuori con grande facilità. «Cioè, non penso mi abbia tradito nel vero senso della parola», si affrettò a chiarire. «Perlomeno non credo sia semplice che un uomo in carriera possa partirsene da Los Angeles e arrivare a Firenze – o viceversa – senza essere minimamente scoperto. Alle volte, però, alcuni atteggiamenti sfuggenti danno da pensare. All'inizio si cerca di ignorarli in nome di un forte sentimento, ma poi arriva un momento in cui non si riesce più a creare una via d'uscita. Senza contare che il tradimento mentale può anche essere peggiore di quello fisico. Soprattutto se la tua donna decide, dopo mesi di netto rifiuto, di fare l'amore con te pensando segretamente a un altro uomo. Ma la prego, mi parli un po' di lei.» Gilberto tornò a guardarla. «La mia storia non è così interessante, e poi... io l'ho vista piangere; la priorità spetta a lei.» Le sorrise, incoraggiante.

Benedetta rimase di stucco. «Mi sembra che lei, malgrado tutto, sia ancora molto legato a questa donna.»

«Infatti, è così. Mio malgrado, il sentimento non svanisce così in fretta. E lei, invece? Che cosa le è successo? Ama ancora questo ragazzo, non è vero?»

«Be', io, veramente... ho commesso l'errore di innamorarmi di un uomo maturo. Un uomo assai più grande della sottoscritta, che ha a malapena raggiunto i venticinque anni.»

L'uomo fece spallucce. «Non ci trovo nulla di particolarmente sconveniente. I miei genitori avevano quattordici anni di differenza e sono sempre andati d'amore e d'accordo. Sono stati un grande esempio di vita per me.» Per un istante, Gilberto si perse in quei ricordi tanto dolci quanto amari. Nemmeno suo padre Alessandro c'era più, l'aveva perso qualche anno prima che sua madre, la rinomata Elisabetta Maggi, scrittrice e giornalista di successo, passasse a miglior vita.

«Non ne dubito. Sa, lui ha il doppio della mia età. E sono d'accordo nell'affermare che sia solo un numero, però... lui non vuole proprio saperne, non desidera una storia con me. Stasera mi sono dichiarata e... Dio, ho fatto la figura della stupida, della disperata.» Strinse i pugni. «Della perfetta ragazza alla ricerca del grande amore. E sa una cosa? Non riesco neanche a perdonarmi il fatto di aver ceduto, di essermi mostrata così debole.»

Gilberto scosse la testa. «Semplicemente, ha fatto la figura della ragazza innamorata. Lei non deve sentirsi sbagliata per questo. Tantomeno debole. Dichiarare senza filtri i propri sentimenti, per giunta a dispetto delle conseguenze, non è certo da tutti. Ha seguito soltanto il suo cuore.»

«Un cuore che si è scontrato con un muro di cemento. Credevo di avere una minima speranza, invece—»

«Lui le ha detto espressamente che non ricambia i suoi sentimenti?»

«Lui ha detto espressamente che tra noi due non potrebbe mai funzionare.»

«Mmm... magari è solo spaventato. Ci sono uomini che, pur essendo maturi a livello anagrafico, hanno paura di vivere un sentimento nuovo, lasciarsi andare o comunque impegnarsi con una donna molto più giovane, che deve ancora fare tante esperienze, e non soltanto in campo amoroso. Ci ha mai pensato?»

Benedetta si strinse nelle spalle. «Non lo so. Lui mi è sembrato sorpreso, più che altro. Non mi ero mai fatta avanti prima di allora, l'ho persino baciato di mia iniziativa.»

Gilberto annuì, impressionato. Quella ragazza aveva avuto un gran bel coraggio. «Però?»

«Però... Sì, insomma, lui mi ha respinta, anche se non nell'immediato. Quando ha risposto al mio bacio, io... io ho toccato il cielo con un dito. Ci conosciamo da un anno, ormai, gli sono davvero affezionata. Mi ha insegnato tanto e siamo un'ottima squadra, professionalmente parlando, ma non posso più nasconderlo. Io...» Sospirò, e Gilberto ebbe l'impressione che lei stesse cercando di trovare la forza di ammettere quel qualcosa sottaciuto per troppo tempo. Quell'accordo segreto stipulato tra lei e il suo subconscio. «Io mi sono innamorata di lui sin dal primo momento. Ho lottato così tanto per cercare di non lasciarmi coinvolgere, così tanto! Ma è stato tutto inutile. E adesso temo di aver rovinato tutto, anche la nostra amicizia. Ma non riuscivo più a guardarlo negli occhi senza desiderare di stare da sola con lui, di imparare a conoscere me stessa insieme a lui, di... sì, insomma, di scoprirmi donna con lui. Capisce che intendo?»

«Capisco, sì. Lo capisco molto bene, ci sono passato anch'io.» Cercavo le attenzioni di Megan in ogni momento. Massacrò quel pensiero seduta stante e si concentrò sulla ragazza. Gli sembrava che i suoi occhi fossero verdi, ma non era poi così sicuro. La fioca luce del lampione non gli permetteva di scoprire molti particolari. Benedetta tornò alla sua borsetta di strass e scostò lo sguardo. Solo allora, Gilberto si accorse che forse l'aveva scrutata sin troppo a lungo e sollevò appena i manici della camicia a righe bianche e blu – la indossava giusto in qualche occasione più formale – in un vano tentativo di cavarsi dall'impaccio. Doveva stare più attento. «Quindi, se ho capito bene... sarebbe la prima volta che si innamora davvero di qualcuno.»

«Sì. Ho avuto qualche cotta in passato, ma non ho mai desiderato così tanto un uomo prima d'ora. Mi sento perduta senza di lui.»

«Anche io. Mi sveglio ogni mattina con la consapevolezza che lei non è più con me. Che il nostro matrimonio è stato una bugia. Che non è mai stata veramente mia.» Gilberto scostò lo sguardo dalla ragazza. «E che molto presto sarà di quell'altro.»

«Non le fa bene tormentarsi così.»

Gilberto si toccò la fronte. «A quest'ora staranno... Dio, non voglio nemmeno pensarlo.»

«Posso capire quello che sta provando. Anch'io penso che lui troverà presto la donna dei suoi sogni. E che si dimenticherà per sempre di me.»

«Io non credo. Anzi, sono sicuro che non accadrà. Non conosco quest'uomo, ma credo che, perlomeno a suo modo, tenga molto a lei.»

Lei sorrise leggermente. «Posso chiederle una cosa?»

«Certamente.»

«Lei crede si possa ricominciare? Cioè, crede nella possibilità di innamorarsi di nuovo?»

Gilberto ci pensò su. Una domanda del genere non se l'era mai posta, perché nell'ultimo periodo non aveva contemplato altro che sofferenza. «Qualche tempo fa, magari le avrei risposto di sì. Ora come ora mi sembra impossibile», decretò. «Lei è molto giovane, però. Non dubito che possa innamorarsi ancora.»

Benedetta incrociò le braccia. «Crede forse che gli amori di gioventù siano meno intensi di quelli che si possono provare a un'età più adulta?»

«No, al contrario. Credo soltanto che lei abbia molte più opportunità del sottoscritto. Non mi permetterei mai di sminuire il suo sentimento, perché io stesso ho creduto nel mio con tutta la forza che avevo in corpo. Anche quando non ne avevo alcun motivo.»

«Il suo è stato un matrimonio così disastroso?»

L'espressione di Gilberto fu un tutto dire. «Ho sbagliato tutto sin dal principio. Ho fatto di tutto per lei, ma non è servito a niente. L'amore non si può comprare. Nemmeno con l'affetto. Perché lei mi ha sposato soltanto per ripiego.»

«Mi dispiace moltissimo. Dev'essere stato mortificante per lei.»

«Più che mortificante. Desiderare una donna con ogni fibra del proprio essere e non poterla nemmeno sfiorare. Aspettare un momento giusto che sembrava non arrivare mai, assecondarla e cullarsi nell'illusione che le cose potessero cambiare. Sono stato davvero cieco a non accorgermi di niente. O forse mi rifiutavo di farlo. Il mio è stato un matrimonio davvero atipico. Tre mesi pieni di difficoltà. Anche se possono sembrare pochi, le assicuro che sono stati i più faticosi della mia vita.»

«Posso immaginare cos'abbia provato. E spero che lei possa avere un'altra occasione.» Benedetta si alzò dal tavolino. Solo in quel momento, Gilberto poté ammirarla da capo a piedi. La trovò molto graziosa. Peccato che neppure lei era stata così fortunata in amore. 

«Chissà. Magari il tempo ce lo dirà.»

«Magari, sì. Bene, ehm... forse, adesso è meglio che torni in albergo, anche se so già che passerò una notte insonne. La ringrazio per tutto.»

Gilberto si alzò a sua volta, anche lui pronto a chiudere bottega. «Per cosa?»

«Per questa chiacchierata. Avevo proprio bisogno di sfogarmi un po'. Grazie ancora per la sua disponibilità.»

L'uomo sorrise, soddisfatto. «Gliel'avevo detto o no che sono un ottimo ascoltatore? Scherzi a parte, grazie a lei per aver sopportato me.» Le tese la mano. «Gilberto Monti.»

Lei ricambiò la stretta, in un misto di timidezza e cordialità. «Benedetta Carisi.»

«È stato un piacere, Benedetta. Le auguro tanta fortuna.»

«Ne auguro tanta anche a lei.»

L'uomo rispose con un cenno del capo ed estrasse finalmente una sigaretta dalla tasca. Quando Benedetta era ormai sparita nell'oscurità, se la cacciò in bocca e fece una lunga tirata, quindi si voltò ancora verso il lago. Non appena aspirò dal filtro una seconda volta, si rese conto che avrebbe desiderato tanto un qualcosa di più intenso, magari più eccitante. Nella sua mente, presero vita alcune immagini di Malcom e Megan che si rotolavano felici tra le lenzuola e gli ribollì lo stomaco. Al tempo stesso, però, quel pensiero alimentò in lui il concreto impulso di abbordare la prima ragazza di turno che avesse voglia di passioni forti, di trascorrere con lui il resto della serata. Per quanto lo negasse e per quanto il suo morale fosse a terra, non avrebbe disdegnato affatto la compagnia di una qualsiasi donna alla ricerca di piacevoli avventure, qualora se ne fosse presentata l'occasione. Aveva una voglia tremenda di sentirsi desiderato, senza contare che la semplice e fugace illusione di potersi sentire ancora vivo stava, purtroppo per lui, rasentando l'ossessione. 

Con la sigaretta tra le labbra, Gilberto si avviò verso l'hotel. Doveva stroncare quei seducenti pensieri sul nascere.

 

*

 

Le tiepide atmosfere di The Land Of Cockayne* risuonarono forti e chiare nelle sue orecchie. Adorava i Soft Machine, e il jazz rock, come pochi altri generi musicali, riusciva sempre a calmare le sue ansie, a trasportarlo in quella landa desolata ricca di pace, prosperità, beni materiali e piaceri carnali. The Land Of Cockayne, appunto. Magari fosse esistito un simile paradiso! Alcuni saggi medievali che aveva letto in gioventù la dipingevano come la terra promessa, quel perfetto connubio di lascività e benessere che chiunque sperava di provare almeno una volta nella vita. L'uomo si lasciò cullare dalle note di Palace Of Glass, cercando di pensare il meno possibile. La sua mente, però, continuava a giocargli brutti scherzi. Da un lato, era persino tentato di raggiungere la reception dell'albergo e chiedere in che stanza si trovasse Megan Rossi, per vedere se le sue previsioni funeste fossero vere o meno. Ma avrebbe potuto sopportare la certezza che lei stesse insieme a quel tipo? Avrebbe potuto davvero controllarsi se avesse scoperto Megan tra le braccia (e le gambe) di Stone? Strinse le labbra e aumentò il volume del suo mp3. Non doveva insistere sulla faccenda. Lui non sarebbe più stato suo marito, quel vincolo scritto su carta sarebbe stato cancellato molto presto. D'altronde, lui e Megan non si erano nemmeno sposati in chiesa... Si voltò dall'altro capo del letto singolo, quell'esigua stanzetta, dai toni aspri e antichi, accentuò la sua condizione di solitudine. Chissà se Benedetta è riuscita a prendere sonno, si domandò, tornando con la mente a quella ragazza, che nel suo struggimento gli era parsa molto dolce e non meno simpatica. La battuta che lei gli aveva fatto inizialmente, in effetti, non mancò di farlo sorridere ancora. Chiuse gli occhi. 

Non ci pensare più, Gilberto. La tua storia con Megan è finita. Sei di nuovo libero.

Forte di quell'idea, l'uomo si perse in un sonno profondo e senza sogni dopo neppure dieci minuti (erano appena scoccate le tre del mattino). Il suo ultimo pensiero, come avrebbe rammentato nei giorni successivi, si era fermato a una setosa distesa di capelli biondicci dall'aria sbarazzina, affascinante e non meno innocente.

 

*

 

Aveva sempre odiato fare le scale, quindi optò per l'ascensore. Il risveglio era stato non poco traumatico. Addormentarsi alle tre del mattino non faceva più per lui. Non era più un ragazzo di primo pelo, aveva presto capito che passati i trenta non poteva più comportarsi come un cazzaro (non che lo fosse mai stato, in ogni caso divertirsi troppo non rientrava più nei suoi canoni). Come sempre, aveva indossato jeans e maglietta e, dopo essersi sistemato alla bell'e meglio i capelli (per lui provare a domarli era sempre stato un problema), si era addentrato nella sala adibita alla colazione. Sussultò alla vista di Megan e si accorse, ciò nondimeno, che tutti i tavolinetti ospitavano persone di ogni fattezza, l'unico posto libero era proprio accanto alla moglie. Fu tentato di tornarsene indietro, ma quando lei sollevò la testa e incrociò il suo sguardo, non poté più fingere di essere entrato in quella saletta per errore. Si guardò intorno, imbarazzato e curioso allo stesso tempo (tutto pur di sfuggire allo sguardo inquisitorio di Megan). Ogni genere di leccornia – dai cornetti alle gelatine di frutta, dai cereali al pane integrale, dagli affettati ai formaggi – era disposta ordinatamente su portate e vassoi di forma, materiale e colore variabili. Sulla destra, era appena stata installata una macchinetta del caffè di ultima generazione, gli addetti ai lavori che ne scrutavano gli angoli, assicurandosi che fosse ben fissata al bancone. Ai lati della sala, in puro stile ottocentesco, una serie di spessi tendaggi color crema si abbinavano al pavimento laccato di bianco e alle pareti, decorate con una pregiata carta da parati. Sul soffitto, troneggiavano due grandi lampadari abbinati a cristalli Swarovsky.

 La mia stanza, al contrario, fa davvero pietà, osservò Gilberto, che dopo un profondo respiro si addentrò nella tana del lupo. Si avviò verso il bancone e afferrò un vassoietto di yogurt ai frutti di bosco, un cucchiaino e un piatto piano, quindi si costrinse a prendere anche un toast al prosciutto cotto e una salsa barbecue di cui non conosceva nemmeno l'esistenza. Gli si era chiuso lo stomaco, ma doveva provare a dissimulare. Prese posto accanto a Megan e sussurrò un buongiorno appena percepibile.

Lei ricambiò e assaggiò una fetta biscottata alla fragola. «Ieri sera sei sparito. Dopo la premiazione non ti ho più visto. Mi dispiace molto se—»

Gilberto affondò il cucchiaino nello yogurt. «So che sei stata con lui, Megan. Risparmiami i dettagli.»

«Non è così. Te lo posso assicurare. Mi sono rinchiusa nella mia stanza perché ero semplicemente sconvolta. Non mi aspettavo che ci fosse anche Malcom.»

«E io dovrei crederti?»

«Se vuoi puoi anche chiederlo a lui.»

«Dopo che me l'avete fatta sotto il naso?»

L'altra alzò gli occhi al cielo. «Te l'ho detto, non sapevo che avesse partecipato anche lui. Come potevo saperlo?»

Gilberto abbandonò lo yogurt e inzuppò parte del panino nella salsa barbecue giallastra. «Esistono i cellulari, no?»

Megan sospirò, quindi gli rifilò un'occhiataccia. «Fa' come vuoi. Non mi credere sulla parola, se la cosa ti fa stare meglio. Ma te lo ripeto: lui non vuole più saperne niente di me. Dopo essere stato proclamato vincitore è sparito immediatamente – e con una donna, per giunta –, proprio come te.»

L'uomo colse la palla al balzo. «Complimenti per la vittoria, comunque. Sapevo che ce l'avresti fatta», rispose, sincero.

L'espressione di Megan si ammorbidì di colpo. «Ti ringrazio. Il tuo supporto è stato fondamentale.»

Gilberto aggrottò la fronte. Non si sarebbe mai aspettato quelle parole. «Davvero?»

«Non tutto è da buttare, Gilberto. Tu mi hai insegnato molto. Mi hai ridato la prospettiva di tornare al mio lavoro, e questo non potrò mai dimenticarlo.» Lo guardò con profonda serietà. «Come tutto l'affetto che mi hai dato. Ho sbagliato tanto, con te. Mi pento amaramente di quello che ti ho fatto passare.»

L'altro scosse la testa, ricacciando indietro le lacrime. «Se solo potessi aiutarmi a dimenticare, Megan... ma non puoi. Abbiamo firmato le carte del divorzio e... quella dannata firma mi perseguita tutte le notti.»

«Sto soffrendo anch'io, Gilberto. Ma di questo, be'... non posso che dare la colpa a me stessa.»

Sto comunque soffrendo più di te. Ma questo non ha più alcuna importanza. «Non si può tornare indietro», rispose l'uomo, ignorando il pensiero precedente. «Si può soltanto provare ad andare avanti.» Diede un morso al toast e si guardò intorno, l'impulso di cercare Benedetta ebbe la meglio su qualsiasi altro sentimento negativo. Forse guardarla per un momento gli avrebbe infuso quel coraggio e quella forza d'animo che continuavano a mancargli. Quando la intercettò – parlava e gesticolava con disinvoltura insieme a un gruppo di ragazzi che dovevano, più o meno, avere la sua età –, quasi si ritrovò a sorridere. Cercare Stone con lo sguardo, in quel preciso istante, gli parve la cosa più sciocca e superflua che potesse mai fare.

   
 
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