Fandom: Haikyu
Genere: romantico, malinconico
Tipo: one shot
Coppia: yaoi
Personaggi: Kageyama,
Hinata, Oikawa, Iwaizumi
Avvertimenti: OOC, angst, tematiche delicate
PoV: terza persona
Spoiler: sì
Disclaimers: i personaggi non sono
miei, ma di Haruichi Furudate.
I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
Salve a tutti, non chiedetemi come
mi è uscita questa storia perché non lo so! Oikawa è un personaggio che mi
piace davvero molto, così sono andata a cercarmi un po’ di notizie su di lui.
Lo trovo un personaggio complesso e con molte sfaccettature.
Ho inserito tematiche delicate per
via dei disturbi alimentari, ma non voglio offendere nessuno perché non conosco
la problematica mi serviva solo per la storia.
Ho inventato di sana pianta il lavoro
del padre di Oikawa perché non ho trovato nulla a riguardo.
Attenzione spoiler! (Ambientata
dopo il timeskip)
Detto questo buona lettura.
Un Kiss
Bombay
Aiuto
L’idea era stata di Hinata, aveva
recuperato i numeri di telefono ed era riuscito a mettere insieme un bel
gruppetto di ex compagni, così si erano ritrovati in un ristorante a mangiare e
chiacchierare come se non si fossero mai allontanati, come se la vita non li
avesse portati su altre strade chi vicine e chi lontane.
Finita la cena alcuni andarono a casa,
mentre Iwaizumi li invitò a casa sua, poco distante da lì per bere qualcosa
insieme.
La serata si protrasse in allegria fino
a quando nel salotto rimasero solo, Kageyama, Hinata, Oikawa e il padrone di
casa.
Hinata raccontava loro degli anni trascorsi
in Brasile, aneddoti che Kageyama conosceva a memoria
ma non lo stava ascoltando era tutta la sera che osservava Oikawa, che sembrava
sempre lo stesso, ma quando credeva di non essere osservato il suo volto si
adombrava. Lo aveva osservato mangiare, in maniera eccessiva per poi andare in
bagno e quando era tornato era più pallido e aveva la fronte imperlata di
sudore e poi non aveva più toccato cibo, i dubbi ed i timori di Iwaizumi erano fondati.
Anche in quel momento si era
estraniato dalla conversazione e Kageyama non riusciva più a stare zitto si
sentiva in dovere fare qualcosa.
“Che Oikawa stia male è un fatto noto
a tutti” esordì all’improvviso emergendo da suoi pensieri, interrompendo il
chiacchiericcio di Hinata; Iwaizumi spalancò gli occhi voltandosi subito a guardare
il suo ex compagno di squadra.
“Tobio non è il momento” lo redarguì
il rosso “Non lo sarà mai, Shoyo” rispose secco
mettendo a tacere le proteste del compagno, era raro riuscire a vedersi tra
impegni sportivi e quotidiani, di occasioni per parlare con Toru
non ne avrebbe avute altre.
Il silenzio calò nella stanza e
Oikawa lo fissava con occhi colmi di rabbia e di risentimento alzandosi dal
divano, non riusciva a stare seduto.
“Che ne sai tu di me, ragazzo
prodigio?” sibilò a denti stretti.
“Finiscila con questa storia, ha stancato.
Per arrivare dove sono arrivato mi sono fatto il culo ogni singolo giorno della
mia vita, come tutti quelli qui presenti”
“Sta zitto, Tobio, zitto!”
“No, è ora che qualcuno ti sbatta
in faccia tutto. Ci credi davvero così stupidi?” gridò Kageyama furente “Sappiamo
tutti che stai male da anni, chi credi di ingannare”
Oikawa strinse gli occhi in due
fessure “Sta zitto o giuro che ti metto le mani addosso” lo minacciò.
Kageyama si alzò dal divano e spalancò
le braccia “Accomodati” lo sfidò ma l’altro non si mosse strinse i pugni fino a
far sbiancare le nocche. Perché Kageyama lo aveva
tirato in ballo? Così all’improvviso, senza apparente motivo.
“Kageyama smettila” intervenne Iwaizumi,
il moro lo fissò gelido “Smetti di difenderlo. Non ti ha fatto soffrire
abbastanza in questi anni?”
Iwaizumi deglutì ed abbassò lo
sguardo aveva sbagliato a confidarsi con Kageyama e Hinata.
Il moro tornò ad appuntare i suoi occhi
blu in quelli castani di Oikawa: il vaso era stato aperto ora andava rovesciato
“Ci credi davvero così stupidi?” ripeté “Che non vediamo quello che stai
facendo a te stesso, che vomiti ogni volta che mangi, che sei infelice e solo!
Non siamo più ragazzini del liceo”
Oikawa barcollò indietro colpito
fisicamente da quelle parole si appoggiò al bancone della cucina per non cadere.
“Sei fuggito in Argentina perché credevi
che tutte le strade ti fossero precluse, sei solo un vigliacco” lo accusò.
“Ci sei tu in nazionale… non c’era posto
per me” sibilò non voleva ascoltarlo, faceva troppo male.
“Balle! Potevamo coesiste; perché a
differenza tua, io sono cresciuto come atleta e come uomo; tu invece no”
Hinata alternava lo sguardo tra Kageyama e Oikawa preoccupato, ma
non osava intervenire, anche Iwaizumi li fissava in
silenzio lo sguardo fisso su Oikawa, che si era fatto
pallido come un cencio.
“Che cosa vuoi da me, Tobio?”
“Voglio che tu ammetta che stai
male e che hai bisogno di aiuto”
“Non ho bisogno di niente e di
nessuno”
“Balle!” gridò “Tu sei concentrato solo
su te stesso, sulla ricerca costante della perfezione. Beh, ti do una notizia, Toru: la perfezione non esiste!” sentenziò facendo un passo
avanti “Se ti guardassi intorno ti renderesti conto di non essere solo”
Oikawa distolse lo sguardo doveva
andare via da lì, ma le sue gambe non rispondevano e la testa gli girava, perché
quel ragazzino gli si era aizzato contro? No, non era più un ragazzino imberbe,
era un uomo fatto e finito: con una solida carriera e un compagno al suo fianco.
Lui cos’era al confronto? Un fallito.
“Ti sei accorto che Iwaizumi è
innamorato di te dai tempi del liceo, che per te c’è sempre stato o no? E tu
come lo hai ripagato? Andando dall’altra parte del mondo senza nemmeno
salutarlo” lo attaccò senza tregua.
“Basta…” sussurrò non avendo il coraggio
di sollevare lo sguardo verso Iwaizumi.
“Ti sei reso conto che sei il
palleggiatore titolare della nazionale argentina? Che tutto il sudore che hai
versato ha portato i suoi frutti?”
“Basta…” ripeté alzando la voce, ma
non abbastanza, Kageyama continuava a gettargli addosso cosa? La verità.
“Ti sei accorto che hai una squadra
e soprattutto degli amici che ti vogliono aiutare?”
“BASTA!” gridò con tutto il fiato
che aveva in gola e il silenzio che ne seguì fu assordante. Kageyama scambiò
uno sguardo con Hinata “Ti aspetto in macchina” dichiarò voltando le spalle a Oikawa
facendo per andarsene.
“Aspetta” bisbigliò Oikawa e solo
quando Kageyama si voltò riprese a parlare.
“Perché dovrei dirti cose che già
sai?” domandò prendendosi la testa tra le mani, Kageyama trattenne il respiro
per un breve istante.
“Ammettilo” sibilò spietato, Hinata
gli posò una mano sul braccio scuotendo la testa cercando di fermarlo, forse si
era spinto troppo oltre.
“Io non…”
“Ammettilo” ripeté implacabile.
Oikawa scosse la testa mentre i
suoi occhi di riempivano di lacrime “Non posso…”
“AMMETTILO”
“Sto male, sto male… male… male…”
singhiozzò accasciandosi a terra, Iwaizumi si protese in avanti ma non fece in
tempo perché Oikawa si rialzò e fronteggiò Kageyama con furia, era convinto che
lo avrebbe colpito invece lo sospinse solo contro il muro.
“Sto male e ho deluso tutti, sei
contento?” asserì riacquistando una parvenza di calma “È vero vomito quel che
mangio da più tempo di quello che voglio ricordare” urlò “Sono scappato dal Giappone
per andare in Argentina, perché non posso competere con un mostro come te!”
ammise mordendosi le labbra “Eh sì, sono innamorato di Hajiame
da quando ho memoria, ma non ho mai avuto il coraggio di dirglielo” concluse
mentre le lacrime fluivano copiose dai suoi occhi e fissava quelli imperturbabili
di Kageyama.
“Mio padre voleva che diventassi
avvocato come lui” riprese dopo un instante “Invece gioco a pallavolo che per
lui è solo un passatempo” proseguì cingendosi il corpo con le braccia “Mi volevano
sposato, come mia sorella, e con dei bambini” continuò con voce spezzata “Invece
sono omossessuale: li ho delusi… su tutta la linea”
“È la tua vita Toru,
non la loro, sei tu che devi essere felice” spiegò con dolcezza.
Oikawa scosse la testa fissando il
pavimento “Sei soddisfatto adesso?” gridò battendogli i pugni sul petto
piantando i suoi occhi castani in quelli blu del palleggiatore “Sei compiaciuto
di avermi umiliato così”
Kageyama fece un pallido e triste sorriso
“Non è mai stata mia intenzione umiliarti” spiegò e fece una cosa che Oikawa
non si sarebbe mai aspettato lo abbracciò e lui si sciolse in singhiozzi
disperati.
Hinata li guardava sorridendo tra
le lacrime; lui e Kageyama avevano parlato spesso di Oikawa e il moro negli
ultimi mesi alla luce dei racconti di Iwaizumi non si
dava pace, voleva aiutare il suo senpai.
Iwaizumi si avvicinò e posò una
mano sulla spalla tremante di Oikawa che si voltò “Mi dispiace” sussurrò
sciogliendosi dall’abbraccio di Kageyama e rifugiandosi in quello di Iwaizumi “Mi
dispiace” ripeté incapace di calmarsi.
“Sono qui… sono sempre stato qui e
sempre ci sarò” queste parole fecero singhiozzare Oikawa ancora più forte.
Kageyama circondò le spalle di
Hinata con un braccio e se lo strinse addosso, in quel momento il piccolo
schiacciatore si rese conto che stava tremando, sollevò lo sguardo e vide che
anche Kageyama aveva gli occhi lucidi.
“Noi siamo rivali sul campo da
gioco, ma siamo tuoi amici fuori da esso” si inserì Hinata
“E siamo qui a tenderti la mano… devi solo prenderla”
La stretta sulla sua spalla si fece
più salda “Hinata ha ragione. Mi dispiace di essere stato così duro, ma comprendere
di avere un problema è il primo passo per iniziare a risolverlo”
Oikawa non si voltò a guardarli, si
sentiva stanco e svuotato di ogni energia, però quel peso che aveva sul petto
da sempre si era sciolto ed era scomparso. Kageyama
aveva ragione, aveva sempre cercato la perfezione, ma c’era sempre qualcuno migliore
o più dotato di lui; anche se si ammazzava di allenamenti fino allo stremo. Era
nella nazionale argentina, era stato convocato per le olimpiadi, ma la sua
ricerca spasmodica della realizzazione personale, non gli aveva mai permesso di
godersi quei traguardi.
Aveva sempre invidiato Tobio come atleta
per gli obbiettivi che aveva raggiunto e per la vita che si era costruito insieme
a Hinata, e quell’invidia lo aveva logorato giorno dopo
giorno finendo in una spirale di autodistruzione; aveva deliberatamente ignorato
chi cercava di aiutarlo: Hajiame per primo.
Iwaizumi che gli era accanto
da una vita intera, sempre e comunque, era stato il primo ad accorgersi del suo
malessere, del suo bisogno di aiuto, ma lui lo aveva allontanato, era scappato
dai sentimenti che provava per lui… per proteggerlo da lui. Aveva ottenuto solo
di farsi del male e precipitare sempre di più nell’abisso.
Sollevò lo sguardò ed incontrò gli
occhi verde scuro di Iwaizumi “Potrai mai perdonarmi,
Hajiame?”
L’altro sorrise posando la sua
fronte su quella di Oikawa “Sono qui” rispose semplicemente. In quelle due
parole c’era tutto.
“Noi andiamo” esordì Hinata
infilandosi la giacca imitato da Kageyama.
“Tobio…” lo chiamò Oikawa prima che
uscissero “Grazie” bisbigliò.
“Hai due anni per metterti in sesto”
gli disse.
“Parigi…” mormorò piano asciugandosi
gli occhi.
“Già vedo i titoli dei giornali –
Giappone vs Argentina: la finale! -” suggerì Iwaizumi
e questo strappò un sorriso sincero dalle labbra di Oikawa.
“E noi ci saremo” aggiunse Hinata con il suo solito entusiasmo.
Hinata e Kageyama uscirono dalla
casa di Iwaizumi, una pioggerella cadeva insistente. Kageyama cinse Hinata da dietro
affondando il viso nei suoi capelli rossi, ispirandone il profumo fresco dello
shampoo.
Hinata si volse nel suo abbraccio
e lo baciò sulle labbra “Andiamo a casa”