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Autore: TsukikageShawn    24/05/2022    2 recensioni
Fase 1 - Ambientato dopo la sconfitta di Faker, non tiene contro degli avvenimenti successivi.
Cosa sarebbe successo se Rio si fosse svegliata dal coma come Merag, dimenticandosi la sua vita umana?
Tre anni fa mi sono posta questa domanda, da cui è nata questa fanfiction.
Dopo il Carnevale Mondiale di Duelli, per Yuma e Astral sembra ci sia il via libera per recuperare le carte numero restanti. Ma i bariani tramano nell'ombra per ottenere il loro potere, e il destino ha giocato loro un brutto scherzo facendo ritornare Merag dalla parte opposta. Cosa farà l'ex bariana, tornerà alle sue origini o troverà negli umani la sua nuova famiglia? E soprattutto, come affronteranno questa nuova minaccia Yuma e Astral?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Il segreto della Luna Rossa'
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Capitolo 13

 

La mattinata trascorse in un battere di ciglia. La presenza di Thomas alleggerì la tensione che si era creata tra Merag e Jessica. Scoprire che quest'ultima fosse un'astrale scombussolò la stabilità precaria che la bariana aveva costruito nelle due settimane dal suo risveglio.

«È già ora di pranzo? Oh dear, ho una videoconferenza da seguire. Maledetto fuso orario! Ci si vede in giro» disse Jessica, scappando via come un treno.

«Ti va di pranzare insieme, come ai vecchi tempi» domandò Four allegramente.

«Va benissimo, così mi racconti di questi tempi.»

Il campione asiatico portò la ragazza in un fast food, ignorando tutti i suoi fan che cercavano la sua attenzione. Alla fine del Carnevale Mondiale dei Duelli, aveva annunciato la sua ritirata dalla vita pubblica di duellante professionista. La fama e la notorietà non facevano per lui, stare tutto il tempo a presiedere eventi e firmare autografi non era quello che voleva della vita. Il suo sogno nel cassetto era quello di servire drink da dietro un bancone. Infatti dopo l'estate avrebbe frequentato un corso da barman e avrebbe riaperto il locale di sua madre Ayako, chiuso dopo la sua morte.

Prese le ordinazioni, si sedettero ad un tavolino lontano dalla folla di curiosi. Il loro vociferare, però, arrivava alle orecchie di Merag e non riusciva a ignorarlo. Tutti si chiedevano chi fosse e che rapporto c'era tra lei e Four, non facendosi mancare insulti e supposizioni.

«Anche se me lo portassi a letto, non sono problemi vostri!» urlò infastidita.

Il volto di Thomas prese la colorazione dei suoi capelli, mentre il tempo sembrò fermarsi tra i vari clienti e lavoratori nel locale. Il suo sguardo duro squadrava uno per volta i presenti, che cercavano in tutti i modi di evitarlo. I pettegolezzi si arrestarono completamente e il volto di Merag si addolcì quando si posò nuovamente sul suo accompagnatore.

«Scusami, certa gente non conosce proprio la parola privacy.»

La cameriera portò loro il vassoio con i panini e le bevande, scappando via non appena lo poggiò sul tavolino. La bariana osservò Four mangiare con le mani, sporcandosi il viso di maionese.

«Adoro questi panini. Mi ricordo la prima volta che siamo venuti insieme, hai la stessa espressione di "schifo regale" di allora. Devi mangiare con le mani, signorina, ti dissi.»

«Io non mangio con le mani, non posso avere delle posate?»

«La stessa risposta mi hai dato» rispose Thomas ridendo.

Merag abbassò lo sguardo sul panino grassoso e ripieno di hamburger, insalata, pomodori, formaggio e ketchup. Con le dita della mano lo sfiorò un paio di volte, poi prese un cumulo di fazzoletti per sollevarlo senza sporcarsi. Non mangiava mai con le mani, le aveva sempre irritate a causa dei lavori manuali e il cibo peggiorava solo la situazione. Però ammise che Four aveva ragione sul gusto, infatti ne ordinò un altro appena finito il primo.

«Non sei cambiata per niente.»

«Davvero? Neanche un po'?»

«No, con o senza memoria sei la solita principessa moderna che ho conosciuto l'anno scorso.»

Il giovane la osservò sorridente mentre lei mangiava il secondo panino, ripensando ai momenti passati insieme prima dell'incidente. Il fascino misterioso di Rio aveva conquistato il suo cuore fin dal primo momento e il tempo aveva solo confermato la sua cotta. Averla di nuovo accanto aveva risvegliato i suoi sentimenti assopiti, ora gli restava solo capire se l'amicizia che si stava formando sarebbe rimasta tale o sarebbe avanzata al livello successivo.

«Perché principessa moderna?» domandò Merag.

«Ci sono molte cose di te che me lo fanno pensare. Rispetti quasi sempre le regole del galateo, ti piacciono i motori e la tecnologia. Adori i lavori manuali e l'abbigliamento informale, non dici mai buon appetito e ti fissi sulle posate da usare anche se nell'intero paese si usano le bacchette. Potrei continuare per ore.»

«Non ci ho mai fatto caso.»

Quelle che per lei erano azioni automatiche, abitudini ed interessi, lo erano anche per Rio Kamishiro. Per questo nessuno aveva ancora notato la differenza. Merag non sapeva se quella fosse una cosa positiva o negativa. E i dubbi che il suo fratello terrestre non fosse Nash senza memoria continuavano ad aumentare. Se lei era sempre la stessa, il gemello era cambiato in meglio. Inoltre dopo aver conosciuto gli amici di Ryoga, spuntavano sempre più incertezze. Per non parlare della luna rossa, una coincidenza troppo improbabile essersi risvegliata quella notte.

Chi era veramente Rio Kamishiro? Era sempre lei, una versione umana senza ricordi della sua vita da bariana? O semplicemente un'umana che le somigliava, la cui coscienza aveva lasciato posto alla sua. E soprattutto, come si era ritrovata in quella situazione?

«Rio? Qualcosa non va?» domandò preoccupato Thomas.

«Scusami» rispose dopo un po', correndo verso il bagno.

Si chiuse in un abitacolo, poggiando la schiena sul muro piastrellato. Il suo petto si alzava ed abbassava velocemente, le mani e la fronte si inumidirono e brividi di freddo percorrevano il suo corpo. Le pareti giravano in tondo facendole venire un gran mal di testa, i colori si spensero e non percepì più il suo corpo.

Aprì gli occhi, sbattendo le palpebre per mettere a fuoco. Si trovava in un'auto, stesa sui sedili posteriori con la testa poggiata sulle gambe di qualcuno. Alzò lo sguardo per vedere quello preoccupato di Thomas.

«Cos'è successo?»

«Sei svenuta nel bagno, non vedendoti uscire ho chiesto alla cameriera di controllare. Ti portiamo in ospedale.»

Al posto del guidatore riconobbe Jessica, che le sorrise dallo specchietto superiore.

«Non voglio andare in ospedale, sto bene» disse cercando di alzarsi.

Il suo corpo non rispondeva più ai comandi. Era esausto, aveva compiuto troppi sforzi in poco tempo e non si era ancora ripreso dai mesi di coma. La sua padrona però insisteva per farlo mettere a sedere per rassicurare i due, così da non farsi portare nuovamente in ospedale. All'ennesimo tentativo fallito si arrese, continuando però a pregare di non essere riportata in quell'edificio.

«Lo stiamo facendo per il tuo bene, tranquilla» disse Four dandole delle carezze sul viso.

«Non mi abbandonare lì dentro.»

«Non lo farò.»

Merag si calmò, lasciandosi cullare dalle carezze del giovane. Quel contatto fisico l'accompagnò per tutto il tragitto. Una volta arrivati in ospedale, l'equipe medica la fece subito ricoverare per degli accertamenti. Trascorse delle ore infernali, tra via vai di medici ed infermieri, prelievi e controlli. Thomas le rimase accanto tutto il tempo, mostrandole il suo supporto. Alla fine rimasero da soli nella stanza che avevano assegnato, i medici si erano riuniti all'esterno per fare il resoconto dei risultati e decidere sul da farsi.

«Come ci sono arrivata nell'auto di Jessica?»

«Quando la cameriera ti ha trovato svenuta è corsa a chiamarmi e ti ho preso in braccio per portarti in ospedale. Jessica è comparsa all'improvviso fuori dal fast food e ci ha dato un passaggio.»

«Mi avresti portato in braccio a piedi per mezza città… È una cosa da pazzi!»

«Mi sono buttato in un incendio per te, pensavo fosse ovvia la mia insanità mentale» concluse Thomas ridendo.

Si sedette sul letto accanto a lei, cingendole le spalle con un braccio. Merag poggiò la testa nell'incavo del suo collo sorridendo. Un medico entrò nella stanza con sguardo preoccupato, reggeva una cartella medica con il nome di Rio.

«Signorina Kamishiro, ho brutte notizie da darle. Come ben sa, eravamo contrari alle sue dimissioni. Inoltre non ha continuato la fisioterapia e le sedute psicologiche, non ha preso i farmaci che le erano stati prescritti e ha sforzato troppo il suo corpo dal suo risveglio. Questo ha portato ad un aggravamento della sua salute. Il peggio, però, è che il suo corpo sta cedendo senza un apparente motivo… Le rimangono solo sei mesi di vita. Ci dispiace molto, non possiamo fare niente per aiutarla.»

Il medico uscì dalla stanza senza aggiungere altro. Ci vollero un paio di minuti per assimilare quello che aveva appena riferito. Thomas stritolò l'amica in un abbraccio, cercando di trattenere le lacrime. Rio divenne un blocco di ghiaccio, immobile e impassibile. Dopo pochi minuti, sciolse l'abbraccio e prese il telefono dallo zaino.

«Devo avvertire zia Mariko e Ryoga» disse sospirando.

Chiamò prima la zia, che alla notizia diede di matto e mandò a quel paese un paio di persone che si trovavano insieme a lei, mentre correva alla sua auto per andare in ospedale. Neanche il fratello reagì bene alla notizia, ma stranamente non diede di matto anche lui.

"Non può essere vero, non di nuovo" pensò Merag.

 

 

 

 

 

Capitolo 13 - Sta andando tutto storto, mai una gioia

   
 
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