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Autore: Mary P_Stark    25/05/2022    1 recensioni
Muspellheimr - Regno di Surtr
Il giovane Gigante di Fuoco Sthiggar, discendente della dea Sòl e figlio del Sommo Sacerdote Snorri, non conosce né paura né tanto meno vergogna e, a causa di ciò, finirà dapprima per essere punito dal re, e in seguito confinato sullo sperduto Regno di Manaheimr (Terra), nell'ancor più sperduto paesino di Lulea, in Svezia. Questo confino - agli occhi di Sthiggar più che ingiusto - porterà a sconvolgenti verità e alla scoperta di un destino a cui non sapeva di essere designato fin dalla sua nascita. L'aiuto della berserkr Ragnhild sarà vitale per comprendere meglio se stesso e il ruolo che gli compete nella complessa rete del Fato che si è stretta attorno a lui, ma saranno antiche divinità e nuovi nemici a mettere definitivamente alla prova il guerriero muspell. (per una totale comprensione, si devono leggere prima le altre storie legate a questa raccolta)
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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Cap. 6

 

 

 

Il comandante Yothan stava camminando nervosamente avanti e indietro nello studio del sovrano, la mente attraversata da mille pensieri e la mascella resa rigida dall'ansia.

Aveva passato trent'anni della sua vita a tirare fuori il meglio da Sthiggar e, nel corso di quel tempo trascorso assieme, aveva scorto in lui una crescita mentale e fisica notevoli.

La morte di Kyddhar lo aveva ovviamente segnato, come tutti, del resto, ma era anche stata il fattore scatenante la nascita della Fiamma Viva in lui, rendendo così noto a tutti quanto, in Sthiggar, vi fossero potere e coraggio. Forse troppo?

Qualcuno lo aveva voluto fuori dai giochi per qualche motivo? O le gelosie nei suoi confronti erano sfociate in quel tentativo di distruggerlo a livello sociale?

"Ancora un po', amico mio, e scaverai una fossa nel mio ufficio" ironizzò fiacco Surtr, poggiando la guancia contro il pugno sollevato.

Bloccando i propri passi, Yothan sorrise a mezzo al suo sovrano, assiso sullo scranno in pelle che usava nel suo studio privato, e chiosò: "Prima che io riesca a consumare un pavimento in ossidiana, occorrerà ancora molto tempo, sire."

"Ciò nondimeno, il tuo incedere così nervoso fa aumentare il mio, di nervoso. Perciò è il caso che tu ti ferma, amico mio, prima che io perda la calma" sottolineò il sovrano, perdendo di colpo il sorriso.

"Sapete benissimo, sire, che quel ragazzo è stato incastrato. Avete comminato una pena ingiusta!" sbottò a quel punto Yothan, perdendo a sua volta il desiderio di fare dell’ironia.

"E io voglio renderti edotto in merito a ciò che posso o non posso fare, mio vecchio commilitone" borbottò Surtr, levandosi irritato dallo scranno per oltrepassare la scrivania e poggiarvisi contro. "A causa di quel maledettissimo Consiglio, non potevo prendere d'imperio la decisione di assolvere Sthiggar. Con quali prove, poi? Il ragazzo si trovava in un posto in cui non doveva trovarsi, con due guardie morte a pochi passi da lui, la spada lorda di sangue e l'Occhio di Muspell accanto ai piedi. Capisci bene che, se avessi soprasseduto su tutto, sarebbero stati guai in primo luogo per lui, e in seconda istanza per me. Non ho bisogno che i repubblicani trovino nuove scuse per attaccarmi, e lo sai."

"Quindi, sacrifichiamo Sthiggar per permettere a voi di stare sul trono?" lo rabberciò Yothan con sguardo iracondo.

Surtr si accigliò nell'udire quelle parole piene di veleno, ma si trattenne dall'ingiuriare l'amico di vecchia data. Sapeva bene quanto, in quanto detto dal comandante, vi fosse innanzitutto preoccupazione per il proprio pupillo, e non tanto rabbia nei suoi confronti.

"Sthiggar sa bene che è su Midghardr per essere protetto, non punito. Hildur si occuperà delle indagini per scoprire chi lo ha voluto fuori da Muspellheimr ma, per il momento, dobbiamo far passare che il ragazzo è colpevole" sospirò il sovrano, palando con tono franco ma fiacco. Quella situazione lo stava già snervando.

"Sapete quale sarà il danno, per lui, a livello psicologico? Già si sta sparlando di lui, in caserma, ed è passato solo un giorno dall'incidente. Più la cosa andrà avanti e più sarà difficile riabilitarlo, e voi lo sapete!" protestò Yothan con veemenza. “Il fatto di essere la seconda Fiamma Viva di Muspellheimr gli aveva scatenato contro già sufficienti nemici, ma ora… ora, come farà a sopravvivere, quand’anche Hildur lo avrà scagionato?”

Sospirando, Surtr poggiò le mani sui fianchi con fare stanco, mosse mollemente il capo a destra e a manca per sciogliere i nodi formatisi nella muscolatura del collo e infine ammise: "Lo so. Non pensare che non lo abbia messo in conto, ma preferisco saperlo vivo e sbugiardato, che morto ed eroe."

Yothan non seppe che dire, di fronte a quella realtà dei fatti e Surtr, fiacco, aggiunse: "Inoltre, dobbiamo ancora capire i motivi che hanno spinto questi fantomatici nemici a prendersela con lui. Perché mi hanno spinto ad allontanarlo e basta? Se lo avessero voluto morto, avrebbero dovuto inscenare il tutto in modo che le prove fossero inconfutabili, invece così mi hanno spinto a esiliare Sthiggar, ma non a ucciderlo.”

"Considerate un’altra cosa, mio sire. Su Muspellheimr, Sthiggar è praticamente imbattibile, essendo addestrato da me e possedendo la Fiamma Viva. Su Midghardr, invece, è un comune umano o poco più. Nessun potere a dargli man forte e nessuna aura a proteggerlo dalla magia. E se fosse stato questo il vero motivo che ha spinto i nemici del ragazzo a costringervi a esiliarlo? Renderlo debole per poi usarlo in qualche modo?" domandò preoccupato Yothan, facendo impallidire per diretta conseguenza Surtr.

"Voi lo avete mandato là per proteggerlo, ma lo avete anche reso debole" aggiunse infine Yothan, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

Aggrappandosi rabbiosamente alla scrivania, il corpo improvvisamente teso come una corda di violino, Surtr eruppe in un ringhio poderoso quanto terribile e, senza attendere un altro attimo, convocò il Guardiano di Bifröst per conferire con lui.

Ordinato poi a Yothan di non muoversi, chiamò il suo paggio personale perché facesse condurre Hildur al suo cospetto dopodiché, ben oltre la soglia del nervosismo, sibilò: "Odio farmi manovrare a questo modo."

"Ne sono più che certo" assentì Yothan.

Yothan non avrebbe voluto mai trovarsi nella situazione del vecchio amico neppure per tutte le gemme di Muspellheimr, ma per nulla al mondo lo avrebbe lasciato solo in quella battaglia. Soprattutto adesso che, nel mirino, si trovava un ragazzo incolpevole.

***

Il Guardiano di Bifröst giunse a palazzo meno di venti minuti dopo essere stato convocato e, quando entrò nello studio del re, trovò ad attenderlo il sovrano, una Fiamma Nera e una Fiamma Purpurea di grado elevato.

Inchinandosi frettolosamente, il guardiano riconobbe la Fiamma Nera che il giorno precedente aveva condotto su Midghardr un prigioniero e, dopo averla guardata con espressione dubbiosa, domandò: "Vi sono problemi, sire?"

"Tutto dipenderà dalla tua risposta. Vi sono stati movimenti in direzione di Midhgardr, da quando questa Fiamma Nera è tornata da quei luoghi?" domandò il sovrano, la mano poggiata - no, artigliata - alla spalla di Hildur, quasi temesse di cadere a terra per l'ansia.

"Oh, no mio signore. Il Bifröst è fermo da ore" asserì sempre più confuso il Guardiano, fissandoli a momenti alterni con espressione turbata.

Un sospiro collettivo trasfigurò i volti dei presenti, ma ugualmente il re domandò ancora: "Ti è possibile sapere se, sugli altri mondi, il Bifröst è stato attivato in direzione di Midhgardr nelle medesime ore?"

"Ah, beh... potrei, ma sarebbe illegale" tentennò il Guardiano, torcendosi le mani. "Fa parte degli Accordi di Pace, non controllare i movimenti dei singoli pianeti. Voi lo sapete meglio di me."

"Beh, ora lo renderò legale, almeno in questo caso. Sappi fin d'ora che sto agendo al di fuori del controllo del Consiglio, perciò puoi anche rifiutare di obbedirmi, ma è in gioco la sicurezza del regno, oltre che del ragazzo che ho spedito su Midhgardr senza che avesse colpe da redimere" si limitò a dire il re con tono lapidario.

Il Guardiano di Bifröst sgranò lentamente gli occhi, turbato e sconvolto da quelle parole ma, annuendo frettolosamente, si inchinò e disse: "Sono servo fedele di vostra maestà e, se posso esprimermi in tutta sincerità, abolirei il Consiglio anche domani. Farò quel che mi dite e riferirò a voi."

"Potrai riferire anche al comandante Yothan delle Fiamme Purpuree, o al comandante Hildur delle Fiamme Nere, se non troverai me. Sono informati, e sanno tutto" replicò il sovrano prima di sorridere a mezzo e aggiungere: "Anche domani, eh?"

Il Guardiano sorrise appena e assentì, chiosando: "Trovo che il Consiglio pensi più ad arricchirsi che ad arricchire il popolo... con rispetto parlando, s'intende."

"S'intende" ripeté divertito il re prima di congedarlo con un ringraziamento.

Rimasto solo con Yothan e Hildur, il re si rivolse a quest'ultima e domandò: "Ci si può fidare di Trym e Flyka? Possono essere corruttibili? Mettere in qualche modo in pericolo il ragazzo?"

"Non ho mai pensato a loro come a degli assassini, sire, ma neppure pensavamo che Sthiggar avrebbe potuto essere in pericolo, su Midghardr" replicò cauta la Fiamma Nera.

"Anche questo è vero... e risulterebbe davvero strano se tu, di punto in bianco, tornassi su Midghardr dopo solo un giorno per spostare Sthiggar in altro loco" sospirò Surtr. "Dobbiamo dare per scontato che quei due non siano invischiati in questo pasticcio, e che Sthiggar possa difendersi da solo, nel caso in cui si creassero dei problemi."

"Se venisse attaccato da uno jotun..." sospirò Hildur prima di scuotere il capo per scacciare quel pensiero.

"Sì, lo so. Quelle terre li favoriscono" sbottò Surtr, dando un pugno sulla scrivania. "Ho sempre pensato che la Svezia fosse una prigione ideale. Niente poteri legati al fuoco, impossibilità di tornare su Muspellheimr così come di lasciare il suolo svedese. Insomma, abbastanza libertà da non sentirsi oppressi, ma sufficiente controllo per non perderli di vista. In fondo, quel genere di detenzione era stata pensata per essere correzionale, non punitiva. Le prigioni punitive sono tutte qui su Muspellheimr."

"Eravate animato dalle migliori intenzioni, sire, è chiaro a tutti" sostenne Yothan, conciliante.

"Vorrei sapere perché, più che altro, si siano tanto accaniti su Sthiggar. Sarei quasi tentato di annullare la festa che ho indetto per il mio anniversario di matrimonio, ma dovrei spiegare a Ilya il perché, e non voglio turbarla inutilmente" sospirò il sovrano, non sapendo che pesci prendere.

"Finché abbiamo così tanti ospiti provenienti dagli Otto Regni, sarà più semplice ascoltare le loro conversazioni e captare qualcosa di potenzialmente interessante" replicò Hildur. "Farò del mio meglio e metterò in campo le Fiamme Nere a me più fedeli. Alcune, purtroppo, provano risentimento per Sthiggar e non sarebbero di nessun aiuto, perciò dovrò fare una cernita tra i membri delle milizie."

"Quel ragazzo ha combinato così tanti guai in gioventù che ora, in tanti, non riconoscono il suo cambiamento" sbottò il sovrano, passandosi una mano tra i neri capelli. "Fai pure come ritieni sia meglio, Hildur. Mi fido del tuo giudizio, ma voglio aggiornamenti frequenti, è chiaro?"

"Sarà fatto" assentì la donna, congedandosi dai due uomini.

Rimasti soli, i due ex commilitoni si scrutarono vicendevolmente in silenzio per diversi attimi, prima che Yothan prendesse la parola per dire: "Potrebbe anche esserci un altro motivo per cui la presenza di Sthiggar su Midghardr gioverebbe a qualcuno."

"Parla" borbottò Surtr, ormai pronto a qualsiasi ipotesi plausibile.

"Se qualcuno volesse usare contro di voi la Fiamma Viva di Sthiggar, avrebbe gioco facile, ora come ora. La magia è connaturata negli elfi, sia chiari che scuri, e noi non ne siamo immuni, soprattutto quando siamo privi di difese mistiche come ora è il ragazzo."

"Parli di molti nemici, Yothan. Non ti sembra una esagerazione?" ribatté caustico Surtr.

"Dopo ciò che ho visto nel Protettorato dei Nani, non posso più permettermi di non pensarlo. Quelle armi erano destinate a una guerra. Quale che fosse, non ne ho idea, ma hanno usato noi come banco di prova e, devo ammetterlo, sono davvero efficaci" sospirò il comandante, avvilito.

Surtr brontolò un'imprecazione tra i denti e, cominciando davvero a irritarsi, borbottò: "In pratica, mi stai dicendo che qualsiasi cosa io avessi fatto per quel ragazzo, avrei sbagliato. Se lo avessi lasciato qui, avrebbero tentato di ucciderlo. Mandandolo su Midghardr, rischia la stessa cosa, o peggio, potrebbe essere plagiato e indirizzato contro di noi. Sia come sia, quel ragazzo è in seri guai e io non posso aiutarlo perché non so chi lo voglia ben infilato in questi guai."

"E' un riassunto plausibile, sire" convenne Yothan.

"A volte, odio essere re" sbottò Surtr.

***

Svegliarsi e ritrovare, a sorpresa, una gradevole brezza tiepida proveniente da sud, neppure una traccia della neve del giorno precedente e un bel cielo limpido, fu per Sthiggar un piacevole buongiorno.

Stando a ciò che Trym gli aveva detto, quella mattina si sarebbero diretti all'Ettans Bathamn, un porticciolo turistico di Luleå dove ci sarebbe stato ad attenderlo un lavoro come manovale.

Questo gli avrebbe permesso di guadagnare i soldi sufficienti per il proprio sostentamento, oltre a togliersi qualche sfizio non compreso nel 'pacchetto prigionia'. Lavorare, inoltre, faceva parte del periodo riabilitativo previsto dalla pena detentiva su Midghardr.

Non da ultimo, lavorare permetteva di non impazzire di noia.

Dopo aver indossato una delle giacche a vento di Trym, gentilmente offerta da quest'ultimo, Sthiggar oltrepassò la breve passerella sopraelevata che collegava le due casette e bussò alla porta prima di entrare.

Lì, trovò Trym e Flyka impegnati a fare colazione e, dopo aver accettato il loro invito a servirsi, domandò: "Posso sapere qual è la tua occupazione, Flyka?"

"Al momento, lavoro come commessa in un negozio. E' colei che sta al bancone del locale e serve i clienti, per intenderci" gli spiegò la donna, servendogli del tè caldo aromatizzato al miele.

"Immagino che il re ci abbia dotato di un passato, altrimenti sarebbe difficile integrarsi. O sbaglio?" si informò a quel punto Sthiggar.

"A questo pensano i nostri carcerieri. Nel momento stesso in cui varchiamo il Ponte dell'Arcobaleno e attraversiamo la bruma, oltre alla lingua ci viene impiantato un passato plausibile e, al tempo stesso, viene fatto all'interno dei database svedesi" gli spiegò Flyka, passandogli della marmellata di lamponi. "Se provi a pensare al tuo passato, troverai informazioni che prima non c'erano e che servono a rispondere meccanicamente a quel che ti verrà chiesto durante la tua permanenza su Midghardr."

Accigliandosi, Sthiggar provò a pensare a quel che aveva fatto assieme al padre poco prima di quel pasticcio e, come aveva detto Flyka, il suo passato venne mescolato a immagini umane, più adatte a essere esposte.

Onde per cui, il sontuoso pranzo alla villa del padre venne sostituito da un più comune brunch in un locale di Stoccolma, e la passeggiata con Hildur venne sovrapposta a un giro per pub del centro città.

"Wow..." gracchiò sorpreso Sthiggar. "... e questa magia è..."

"In parte, di Bifröst, in parte delle Fiamme Arcane del re. I suoi stregoni hanno blindato i confini della Svezia per impedirci di andare dove avremmo la possibilità di ristabilire il nostro potere di muspell, così possiamo gironzolare per questo Paese come meglio ci aggrada, ma non possiamo oltrepassarne le frontiere, sennò ci frizzano il culo e veniamo spediti per direttissima in una cella di Muspellheimr" ironizzò Flyka. "Cosa che, personalmente, non agogno. Preferisco starmene qui al freddo e non poter sentire la mia aura, che avere otto metri quadrati di cella in cui marcire a tempo indeterminato."

"In effetti..." mugugnò Sthigg, terminando di bere il suo tè. 

"Coraggio, ragazzo, muovi le chiappe e preparati a lavorare. Il nostro nuovo capo è un bastardo matricolato, ma è leale al re e ti tratterà con rispetto" dichiarò Trym, levandosi in piedi per raggiungere l'appendiabiti e afferrare un giaccone di pelle.

"Quindi, saremo controllati a vista da un umano che sa di noi?" domandò Sthiggar.

"Chi ha parlato di umano?" ghignò Trym, indicandogli col capo di seguirlo.

Sempre più confuso, a Sthiggar non rimase altro che accodarsi al suo nuovo compagno di avventure e, dopo essere salito sul mostro meccanico che sapeva essere un'automobile, si diresse con lui fino al porticciolo turistico di Luleå.

Lì, si guardò intorno per ammirare le linee moderne e insolite di quei luoghi, curiosò con occhiate veloci le persone presenti e le linee sinuose degli scafi delle barche ormeggiate ma, quando finalmente incontrò il suo futuro datore di lavoro, trasalì.

Era la copia esatta di Yothan, fatta eccezione per i capelli, che apparivano grigi come una giornata uggiosa.

"Lui è Sthiggar, capo. Penso ti sia già arrivata la sua scheda” esordì Trym, indicando il compagno con il pollice.

L'uomo, che si presentò come Gunther Olegsson, assentì torvo, afferrò una carpetta e la sbatté contro il torace di un sorpreso Sthiggar, borbottando: "Il re mi ha fatto avere la tua scheda, e devo dire che mi stupisce scoprire che lui pensi di correggere uno scavezzacollo come te. Hai collezionato tanti di quei disastri, nella tua gioventù, che ancora mi chiedo come mai non ti abbiano già tagliato la testa, ragazzo."

Accennando un sorrisino nervoso, soprattutto in risposta allo sguardo sorpreso di Trym, Sthigg replicò: "Beh, i miei guai giovanili li ho già pagati, in effetti."

"Perché ti hanno mandato a baciare il culo di mio fratello Yothan? Lui è una mammoletta, al mio confronto" ringhiò l'uomo, accigliandosi ulteriormente. "Qui capirai veramente cosa vuol dire lavorare, non con quel damerino che hai avuto il discutibile onore di chiamare comandante."

L'ultima parola quasi la sputò e Sthiggar, per un istante, fu tentato di spaccare il muso di quell'arrogante muspell ma, nel notare il suo veloce occhiolino, decise di dargli il beneficio del dubbio. Mettersi a litigare durante il suo primo giorno di lavoro non era consigliabile, anche se sapeva che il re non lo considerava colpevole.

Decise quindi di mantenersi sul vago e replicò dicendo: "Il comandante Yothan sarà felice di sapere che lo considera una mammoletta."

"Lui ha il culo in un altro universo, perciò non mi tange" ribatté ghignante l'uomo prima di tirarselo dietro, sbraitare due ordini a Trym e infine indirizzarlo verso un molo in particolare.

Quando furono abbastanza lontani per poter parlare agevolmente, Gunther mollò la presa sul braccio di Sthiggar e, con tono più conciliante, disse: "Scusa la pantomima, ma bisogna far capire a Trym che non sei uno sbarbatello."

"In che senso?"

"Nel senso che lui è un attaccabrighe mentre tu, almeno stando al rapporto che ho ricevuto, sei qui per un fraintendimento che non poteva essere risolto su Muspellheimr in tempi brevi. Non senza farti finire all'obitorio, per lo meno" precisò Gunther, fissandolo ombroso.

Annuendo, Sthiggar ammise: "E' successo tutto molto in fretta, e ho ancora le idee piuttosto confuse in merito a quanto mi è accaduto, ma non penso di essere diventato un assassino da un giorno all'altro."

"E' quanto hanno sostenuto sia il re che mio fratello" dichiarò Gunther, picchiettando un dito sulla carpetta con cui aveva colpito Sthigg. "Se Yothan si è lasciato andare a una così vivida difesa nei tuoi confronti, non posso che credergli."

"Crede più a lui che al re?" domandò dubbioso Sthiggar.

"Al re devo obbedienza e rispetto, pur se nel caso di Surtr c'è anche un rapporto di amicizia che ci lega, ma con mio fratello c'è tutt'altro genere di legame. Se Yothan mi dice che sei un bravo ragazzo, io non ho bisogno di alcuna prova in tuo favore. Punto" si limitò a dire Gunther.

"Beh, grazie" mormorò il giovane.

"Ora veniamo a noi, ragazzo. Immagino che i tuoi due compagni di avventura ti abbiano spiegato più o meno come funzionano le cose, qui, e gli Stregoni ti avranno sicuramente riempito la testa di nozioni e immagini sufficienti per farti venire un mal di testa coi fiocchi, ma il mio consiglio è un altro" gli disse a quel punto Gunther. "Osserva la gente, usa internet per ficcanasare il più possibile e ascolta. Ascoltare è vitale, se vuoi capire come interagire con le persone di questo posto. Non bastano quattro magie e uno schiocco di dita. E' la vita che vivi qui a darti i giusti input."

"E lei perché è qui?" si chiese a quel punto Sthiggar.

Gunther sorrise sornione e replicò: "Quando conoscerai mia moglie, capirai."

"E’ sposato... con un'umana?" esalò sorpreso Sthigg.

"Quando venni qui, in principio, era solo per controllare i prigionieri. Non avevo altro compito che questo ma, con il passare degli anni, il mio attaccamento a Midghardr, alle persone del posto e, alla fine, a mia moglie Astrid, mi hanno spinto a chiedere di essere spostato qui in pianta stabile. Anche se, ovviamente, ciò comporta degli effetti collaterali."

Ciò detto, si toccò i capelli e Sthiggar, annuendo, disse: "Si invecchia prima, vero?"

"Esatto. Ma non mi tocca. L'importante, è stare con Astrid" si limitò a dire Gunther prima di recuperare il suo tono burbero e aggiungere: "E ora che sai come sono, vediamo di metterci al lavoro. Mio fratello ti ha insegnato a usare la ramazza? Perché qui ti consumerai le dita, a pulire paglioli e chiglie."

Sthiggar ripensò al suo addestramento, ai lavori sfiancanti e umili a cui Yothan li aveva sottoposti - cosa per cui molte nobili famiglie si erano scagliate indignate contro di lui, reo di aver fatto lavorare i loro preziosissimi figli - e, sorridendo, assentì.

"Oserei dire che le mie capacità di lavandaia sono quasi pari a quelle di spadaccino" ironizzò Sthiggar, facendo scoppiare Gunther in una grassa risata.

"Molto bene, ragazzo. Allora, adesso ti farò vedere come usare la lancia di quel compressore, così potrai darti da fare con i cirripedi che si sono arpionati alle chiglie di queste barche" dichiarò l'uomo, indicandogli dell'attrezzatura color canarino.

A Sthiggar non spiaceva lavorare, perciò si mise di buona lena per imparare, anche se il contatto con l'acqua fredda lo fece rabbrividire da capo a piedi.

Il freddo, probabilmente, non gli sarebbe mai più passato, stando su Midghardr.

 

 N.d.A.: Il primo approccio di Sthiggar a Midghardr non è di certo dei più calorosi, e questo rende subito chiaro al muspell perché re Surtr abbia scelto la Terra, come luogo di detenzione per i suoi sudditi. Resta da capire se e quando Hildur riuscirà a scoprire i fautori della condanna del cugino, e se l'essere confinati sulla Terra rimarrà l'unico problema.

  
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