Cap. 6
Il comandante Yothan stava
camminando nervosamente
avanti e indietro nello studio del sovrano, la mente attraversata da
mille
pensieri e la mascella resa rigida dall'ansia.
Aveva passato trent'anni della sua
vita
a tirare fuori il meglio da Sthiggar e, nel corso di quel tempo
trascorso
assieme, aveva scorto in lui una crescita mentale e fisica notevoli.
La morte di Kyddhar lo aveva
ovviamente
segnato, come tutti, del resto, ma era anche stata il fattore
scatenante la
nascita della Fiamma Viva in lui, rendendo così noto a tutti
quanto, in Sthiggar,
vi fossero potere e coraggio. Forse troppo?
Qualcuno lo aveva voluto fuori dai
giochi per qualche motivo? O le gelosie nei suoi confronti erano
sfociate in
quel tentativo di distruggerlo a livello sociale?
"Ancora un po', amico mio, e
scaverai una fossa nel mio ufficio" ironizzò fiacco Surtr,
poggiando la
guancia contro il pugno sollevato.
Bloccando i propri passi, Yothan
sorrise
a mezzo al suo sovrano, assiso sullo scranno in pelle che usava nel suo
studio
privato, e chiosò: "Prima che io riesca a consumare un
pavimento in
ossidiana, occorrerà ancora molto tempo, sire."
"Ciò nondimeno, il tuo
incedere
così nervoso fa aumentare il mio, di nervoso.
Perciò è il caso che tu ti ferma,
amico mio, prima che io perda la calma" sottolineò il
sovrano, perdendo di
colpo il sorriso.
"Sapete benissimo, sire, che quel
ragazzo è stato incastrato. Avete comminato una pena
ingiusta!" sbottò a
quel punto Yothan, perdendo a sua volta il desiderio di fare
dell’ironia.
"E io voglio renderti edotto in
merito a ciò che posso o non posso fare, mio vecchio
commilitone" borbottò
Surtr, levandosi irritato dallo scranno per oltrepassare la scrivania e
poggiarvisi contro. "A causa di quel maledettissimo Consiglio, non
potevo
prendere d'imperio la decisione di assolvere Sthiggar. Con quali prove,
poi? Il
ragazzo si trovava in un posto in cui non doveva
trovarsi, con
due guardie morte a pochi passi da lui, la spada lorda di sangue e
l'Occhio di
Muspell accanto ai piedi. Capisci bene che, se avessi
soprasseduto su
tutto, sarebbero stati guai in primo luogo per lui, e in
seconda istanza
per me. Non ho bisogno che i repubblicani trovino nuove scuse per
attaccarmi, e
lo sai."
"Quindi, sacrifichiamo Sthiggar per
permettere a voi di stare sul trono?" lo rabberciò Yothan
con sguardo
iracondo.
Surtr si accigliò
nell'udire quelle
parole piene di veleno, ma si trattenne dall'ingiuriare l'amico di
vecchia
data. Sapeva bene quanto, in quanto detto dal comandante, vi fosse
innanzitutto
preoccupazione per il proprio pupillo, e non tanto rabbia nei suoi
confronti.
"Sthiggar sa bene che è
su
Midghardr per essere protetto, non
punito. Hildur si occuperà
delle indagini per scoprire chi lo ha voluto fuori da Muspellheimr ma,
per il
momento, dobbiamo far passare che il ragazzo è colpevole"
sospirò il sovrano,
palando con tono franco ma fiacco. Quella situazione lo stava
già snervando.
"Sapete quale sarà il
danno, per
lui, a livello psicologico? Già si sta sparlando di lui, in
caserma, ed è
passato solo un giorno dall'incidente. Più la cosa
andrà avanti e più sarà
difficile riabilitarlo, e voi lo sapete!" protestò Yothan
con veemenza.
“Il fatto di essere la seconda Fiamma Viva di Muspellheimr
gli aveva scatenato
contro già sufficienti nemici, ma ora… ora,
come farà a sopravvivere, quand’anche Hildur lo
avrà scagionato?”
Sospirando, Surtr poggiò
le mani sui
fianchi con fare stanco, mosse mollemente il capo a destra e a manca
per
sciogliere i nodi formatisi nella muscolatura del collo e infine
ammise:
"Lo so. Non pensare che non lo abbia messo in conto, ma preferisco
saperlo
vivo e sbugiardato, che morto ed eroe."
Yothan non seppe che dire, di
fronte a
quella realtà dei fatti e Surtr, fiacco, aggiunse: "Inoltre,
dobbiamo
ancora capire i motivi che hanno spinto questi fantomatici nemici a
prendersela
con lui. Perché mi hanno spinto ad allontanarlo e basta? Se lo avessero voluto morto,
avrebbero dovuto inscenare il
tutto in modo che le prove fossero inconfutabili, invece
così mi hanno spinto a
esiliare Sthiggar, ma non a
ucciderlo.”
"Considerate un’altra
cosa, mio
sire. Su Muspellheimr, Sthiggar è praticamente imbattibile,
essendo addestrato
da me e possedendo la Fiamma Viva. Su Midghardr, invece, è
un comune umano o
poco più. Nessun potere a dargli man forte e nessuna aura a
proteggerlo dalla
magia. E se fosse stato questo il vero
motivo che ha spinto i nemici del ragazzo a costringervi a esiliarlo?
Renderlo
debole per poi usarlo in qualche modo?" domandò preoccupato
Yothan,
facendo impallidire per diretta conseguenza Surtr.
"Voi lo avete mandato là
per proteggerlo,
ma lo avete anche reso debole" aggiunse infine Yothan, passandosi
nervosamente una mano tra i capelli.
Aggrappandosi rabbiosamente alla
scrivania, il corpo improvvisamente teso come una corda di violino,
Surtr
eruppe in un ringhio poderoso quanto terribile e, senza attendere un
altro
attimo, convocò il Guardiano di Bifröst per
conferire con lui.
Ordinato poi a Yothan di non
muoversi,
chiamò il suo paggio personale perché facesse
condurre Hildur al suo cospetto
dopodiché, ben oltre la soglia del nervosismo,
sibilò: "Odio farmi
manovrare a questo modo."
"Ne sono più che certo"
assentì Yothan.
Yothan non avrebbe voluto mai
trovarsi
nella situazione del vecchio amico neppure per tutte le gemme di
Muspellheimr,
ma per nulla al mondo lo avrebbe lasciato solo in quella battaglia.
Soprattutto
adesso che, nel mirino, si trovava un ragazzo incolpevole.
***
Il Guardiano di Bifröst
giunse a palazzo
meno di venti minuti dopo essere stato convocato e, quando
entrò nello studio
del re, trovò ad attenderlo il sovrano, una Fiamma Nera e
una Fiamma Purpurea
di grado elevato.
Inchinandosi frettolosamente, il
guardiano riconobbe la Fiamma Nera che il giorno precedente aveva
condotto su
Midghardr un prigioniero e, dopo averla guardata con espressione
dubbiosa,
domandò: "Vi sono problemi, sire?"
"Tutto dipenderà dalla
tua
risposta. Vi sono stati movimenti in direzione di Midhgardr, da quando
questa
Fiamma Nera è tornata da quei luoghi?" domandò il
sovrano, la mano
poggiata - no, artigliata - alla
spalla di Hildur, quasi temesse di cadere a terra per l'ansia.
"Oh, no mio signore. Il
Bifröst è
fermo da ore" asserì sempre più confuso il
Guardiano, fissandoli a momenti
alterni con espressione turbata.
Un sospiro collettivo
trasfigurò i volti
dei presenti, ma ugualmente il re domandò ancora: "Ti
è possibile sapere
se, sugli altri mondi, il Bifröst è stato attivato
in direzione di Midhgardr
nelle medesime ore?"
"Ah, beh... potrei, ma
sarebbe illegale" tentennò il
Guardiano, torcendosi le mani.
"Fa parte degli Accordi di Pace, non controllare i movimenti dei
singoli
pianeti. Voi lo sapete meglio di me."
"Beh, ora lo renderò
legale, almeno
in questo caso. Sappi fin d'ora che sto agendo al di fuori del
controllo del
Consiglio, perciò puoi anche rifiutare di obbedirmi, ma
è in gioco la sicurezza
del regno, oltre che del ragazzo che ho spedito su Midhgardr senza che
avesse
colpe da redimere" si limitò a dire il re con tono lapidario.
Il Guardiano di Bifröst
sgranò
lentamente gli occhi, turbato e sconvolto da quelle parole ma, annuendo
frettolosamente,
si inchinò e disse: "Sono servo fedele di vostra
maestà e, se posso
esprimermi in tutta sincerità, abolirei il Consiglio anche
domani. Farò quel
che mi dite e riferirò a voi."
"Potrai riferire anche al
comandante Yothan delle Fiamme Purpuree, o al comandante Hildur delle
Fiamme
Nere, se non troverai me. Sono informati, e sanno tutto"
replicò il
sovrano prima di sorridere a mezzo e aggiungere: "Anche domani, eh?"
Il Guardiano sorrise appena e
assentì,
chiosando: "Trovo che il Consiglio pensi più ad arricchirsi che ad arricchire il popolo... con
rispetto parlando, s'intende."
"S'intende" ripeté
divertito
il re prima di congedarlo con un ringraziamento.
Rimasto solo con Yothan e Hildur,
il re
si rivolse a quest'ultima e domandò: "Ci si può
fidare di Trym e Flyka?
Possono essere corruttibili? Mettere in qualche modo in pericolo il
ragazzo?"
"Non ho mai pensato a loro come a
degli assassini, sire, ma neppure pensavamo che Sthiggar avrebbe potuto
essere
in pericolo, su Midghardr" replicò cauta la Fiamma Nera.
"Anche questo è vero...
e risulterebbe davvero
strano se tu, di punto in bianco, tornassi su Midghardr dopo solo un
giorno per
spostare Sthiggar in altro loco" sospirò Surtr. "Dobbiamo
dare per
scontato che quei due non siano invischiati in questo pasticcio, e che
Sthiggar
possa difendersi da solo, nel caso in cui si creassero dei problemi."
"Se venisse attaccato da uno
jotun..."
sospirò Hildur prima di scuotere il capo per scacciare quel
pensiero.
"Sì, lo so. Quelle terre
li favoriscono" sbottò
Surtr, dando un pugno sulla scrivania. "Ho sempre pensato che la Svezia
fosse una prigione ideale. Niente poteri legati al fuoco,
impossibilità di
tornare su Muspellheimr così come di lasciare il suolo
svedese. Insomma,
abbastanza libertà da non sentirsi oppressi, ma sufficiente
controllo per non
perderli di vista. In fondo, quel genere di detenzione era stata
pensata per
essere correzionale, non
punitiva. Le prigioni punitive sono
tutte qui su Muspellheimr."
"Eravate animato dalle migliori
intenzioni, sire,
è chiaro a tutti" sostenne Yothan, conciliante.
"Vorrei sapere perché,
più che altro, si siano
tanto accaniti su Sthiggar. Sarei quasi tentato di annullare la festa
che ho
indetto per il mio anniversario di matrimonio, ma dovrei spiegare a
Ilya il perché,
e non voglio turbarla inutilmente" sospirò il sovrano, non
sapendo che
pesci prendere.
"Finché abbiamo
così tanti ospiti provenienti
dagli Otto Regni, sarà più semplice ascoltare le
loro conversazioni e captare
qualcosa di potenzialmente interessante" replicò Hildur.
"Farò del
mio meglio e metterò in campo le Fiamme Nere a me
più fedeli. Alcune,
purtroppo, provano risentimento per Sthiggar e non sarebbero di nessun
aiuto,
perciò dovrò fare una cernita tra i membri delle
milizie."
"Quel ragazzo ha combinato
così tanti guai in
gioventù che ora, in tanti, non riconoscono il suo
cambiamento" sbottò il
sovrano, passandosi una mano tra i neri capelli. "Fai pure come ritieni
sia meglio, Hildur. Mi fido del tuo giudizio, ma voglio aggiornamenti
frequenti,
è chiaro?"
"Sarà fatto"
assentì la donna, congedandosi
dai due uomini.
Rimasti soli, i due ex commilitoni
si scrutarono
vicendevolmente in silenzio per diversi attimi, prima che Yothan
prendesse la
parola per dire: "Potrebbe anche esserci un altro motivo per cui la
presenza di Sthiggar su Midghardr gioverebbe a qualcuno."
"Parla" borbottò Surtr,
ormai pronto a
qualsiasi ipotesi plausibile.
"Se qualcuno volesse usare contro
di voi la
Fiamma Viva di Sthiggar, avrebbe gioco facile, ora come ora. La magia
è connaturata
negli elfi, sia chiari che scuri, e noi non ne siamo immuni,
soprattutto quando
siamo privi di difese mistiche come ora è il ragazzo."
"Parli di molti nemici, Yothan. Non
ti sembra una
esagerazione?" ribatté caustico Surtr.
"Dopo ciò che ho visto
nel Protettorato dei Nani,
non posso più permettermi di non pensarlo.
Quelle armi erano
destinate a una guerra. Quale che fosse, non ne ho idea, ma hanno usato
noi
come banco di prova e, devo ammetterlo, sono davvero efficaci"
sospirò il
comandante, avvilito.
Surtr brontolò
un'imprecazione tra i denti e,
cominciando davvero a irritarsi, borbottò: "In pratica, mi
stai dicendo
che qualsiasi cosa io avessi fatto per quel ragazzo, avrei sbagliato.
Se lo
avessi lasciato qui, avrebbero tentato di ucciderlo. Mandandolo su
Midghardr,
rischia la stessa cosa, o peggio, potrebbe essere plagiato e
indirizzato contro
di noi. Sia come sia, quel ragazzo è in seri guai e io non
posso aiutarlo
perché non so chi lo
voglia ben infilato in questi
guai."
"E' un riassunto plausibile, sire"
convenne
Yothan.
"A volte, odio essere re"
sbottò Surtr.
***
Svegliarsi e ritrovare, a sorpresa,
una gradevole
brezza tiepida proveniente da sud, neppure una traccia della neve del
giorno
precedente e un bel cielo limpido, fu per Sthiggar un piacevole
buongiorno.
Stando a ciò che Trym
gli aveva detto, quella mattina
si sarebbero diretti all'Ettans Bathamn, un porticciolo turistico di
Luleå dove
ci sarebbe stato ad attenderlo un lavoro come manovale.
Questo gli avrebbe permesso di
guadagnare i soldi
sufficienti per il proprio sostentamento, oltre a togliersi qualche
sfizio non
compreso nel 'pacchetto prigionia'.
Lavorare, inoltre, faceva
parte del periodo riabilitativo previsto dalla pena detentiva su
Midghardr.
Non da ultimo, lavorare permetteva
di non impazzire di
noia.
Dopo aver indossato una delle
giacche a vento di Trym,
gentilmente offerta da quest'ultimo, Sthiggar oltrepassò la
breve passerella
sopraelevata che collegava le due casette e bussò alla porta
prima di entrare.
Lì, trovò
Trym e Flyka impegnati a fare colazione e,
dopo aver accettato il loro invito a servirsi, domandò:
"Posso sapere qual
è la tua occupazione, Flyka?"
"Al momento, lavoro come commessa
in un negozio.
E' colei che sta al bancone del locale e serve i clienti, per
intenderci"
gli spiegò la donna, servendogli del tè caldo
aromatizzato al miele.
"Immagino che il re ci abbia dotato
di un passato,
altrimenti sarebbe difficile integrarsi. O sbaglio?" si
informò a quel
punto Sthiggar.
"A questo pensano i nostri
carcerieri. Nel
momento stesso in cui varchiamo il Ponte dell'Arcobaleno e
attraversiamo la
bruma, oltre alla lingua ci viene impiantato un passato plausibile e,
al tempo
stesso, viene fatto all'interno dei database svedesi" gli
spiegò Flyka,
passandogli della marmellata di lamponi. "Se provi a pensare al tuo
passato, troverai informazioni che prima non c'erano e che servono a
rispondere
meccanicamente a quel che ti verrà chiesto durante la tua
permanenza su
Midghardr."
Accigliandosi, Sthiggar
provò a pensare a quel che aveva
fatto assieme al padre poco prima di quel pasticcio e, come aveva detto
Flyka,
il suo passato venne mescolato a
immagini umane, più adatte
a essere esposte.
Onde per cui, il sontuoso pranzo
alla villa del padre
venne sostituito da un più comune brunch in un locale di
Stoccolma, e la
passeggiata con Hildur venne sovrapposta a un giro per pub del centro
città.
"Wow..." gracchiò
sorpreso Sthiggar.
"... e questa magia è..."
"In parte, di Bifröst, in
parte delle Fiamme Arcane
del re. I suoi stregoni hanno blindato i confini della Svezia per
impedirci di
andare dove avremmo la possibilità di ristabilire il nostro
potere di muspell,
così possiamo gironzolare per questo Paese come meglio ci
aggrada, ma non
possiamo oltrepassarne le frontiere, sennò ci frizzano il
culo e veniamo
spediti per direttissima in una cella di Muspellheimr"
ironizzò Flyka.
"Cosa che, personalmente, non agogno. Preferisco starmene qui al freddo
e
non poter sentire la mia aura, che avere otto metri quadrati di cella
in cui
marcire a tempo indeterminato."
"In effetti..." mugugnò
Sthigg, terminando
di bere il suo tè.
"Coraggio, ragazzo, muovi le
chiappe e preparati
a lavorare. Il nostro nuovo capo è un bastardo matricolato,
ma è leale al re e
ti tratterà con rispetto" dichiarò Trym,
levandosi in piedi per
raggiungere l'appendiabiti e afferrare un giaccone di pelle.
"Quindi, saremo controllati a vista
da un umano
che sa di noi?" domandò Sthiggar.
"Chi ha parlato di umano?"
ghignò Trym,
indicandogli col capo di seguirlo.
Sempre più confuso, a
Sthiggar non rimase altro che
accodarsi al suo nuovo compagno di avventure e, dopo essere salito sul
mostro
meccanico che sapeva essere un'automobile, si diresse con lui fino al
porticciolo turistico di Luleå.
Lì, si guardò
intorno per ammirare le linee moderne e
insolite di quei luoghi, curiosò con occhiate veloci le
persone presenti e le
linee sinuose degli scafi delle barche ormeggiate ma, quando finalmente
incontrò il suo futuro datore di lavoro, trasalì.
Era la copia esatta di Yothan,
fatta eccezione per i
capelli, che apparivano grigi come una giornata uggiosa.
"Lui è Sthiggar, capo.
Penso ti sia già arrivata
la sua scheda” esordì Trym, indicando il compagno
con il pollice.
L'uomo, che si presentò
come Gunther Olegsson, assentì
torvo, afferrò una carpetta e la sbatté contro il
torace di un sorpreso
Sthiggar, borbottando: "Il re mi ha fatto avere la tua scheda, e devo
dire
che mi stupisce scoprire che lui pensi di correggere uno scavezzacollo
come te.
Hai collezionato tanti di quei disastri, nella tua gioventù,
che ancora mi
chiedo come mai non ti abbiano già tagliato la testa,
ragazzo."
Accennando un sorrisino nervoso,
soprattutto in
risposta allo sguardo sorpreso di Trym, Sthigg replicò:
"Beh, i miei guai
giovanili li ho già pagati, in effetti."
"Perché ti hanno mandato
a baciare il culo di mio
fratello Yothan? Lui è una mammoletta, al mio confronto"
ringhiò l'uomo,
accigliandosi ulteriormente. "Qui capirai veramente cosa
vuol dire lavorare, non con quel damerino che hai avuto il discutibile
onore di
chiamare comandante."
L'ultima parola quasi la
sputò e Sthiggar, per un
istante, fu tentato di spaccare il muso di quell'arrogante muspell ma,
nel
notare il suo veloce occhiolino, decise di dargli il beneficio del
dubbio.
Mettersi a litigare durante il suo primo giorno di lavoro non era
consigliabile, anche se sapeva che il re non lo considerava colpevole.
Decise quindi di mantenersi sul
vago e replicò
dicendo: "Il comandante Yothan sarà felice di sapere che lo
considera una
mammoletta."
"Lui ha il culo in un altro
universo, perciò non
mi tange" ribatté ghignante l'uomo prima di tirarselo
dietro, sbraitare
due ordini a Trym e infine indirizzarlo verso un molo in particolare.
Quando furono abbastanza lontani
per poter parlare
agevolmente, Gunther mollò la presa sul braccio di Sthiggar
e, con tono più
conciliante, disse: "Scusa la pantomima, ma bisogna far capire a Trym
che
non sei uno sbarbatello."
"In che senso?"
"Nel senso che lui è
un
attaccabrighe mentre tu, almeno stando al
rapporto che ho
ricevuto, sei qui per un fraintendimento che non poteva essere risolto
su
Muspellheimr in tempi brevi. Non senza farti finire all'obitorio, per
lo meno"
precisò Gunther, fissandolo ombroso.
Annuendo, Sthiggar ammise: "E'
successo tutto
molto in fretta, e ho ancora le idee piuttosto confuse in merito a
quanto mi è
accaduto, ma non penso di essere diventato un assassino da un giorno
all'altro."
"E' quanto hanno sostenuto sia il
re che mio
fratello" dichiarò Gunther, picchiettando un dito sulla
carpetta con cui
aveva colpito Sthigg. "Se Yothan si è lasciato andare a una
così vivida
difesa nei tuoi confronti, non posso che credergli."
"Crede più a lui che al
re?" domandò
dubbioso Sthiggar.
"Al re devo obbedienza e rispetto,
pur se nel
caso di Surtr c'è anche un rapporto di amicizia che ci lega,
ma con mio
fratello c'è tutt'altro genere di legame. Se Yothan mi dice
che sei un bravo
ragazzo, io non ho bisogno di alcuna prova in tuo favore. Punto" si
limitò
a dire Gunther.
"Beh, grazie" mormorò il
giovane.
"Ora veniamo a noi, ragazzo.
Immagino che i tuoi
due compagni di avventura ti abbiano spiegato più o meno
come funzionano le
cose, qui, e gli Stregoni ti avranno sicuramente riempito la testa di
nozioni e
immagini sufficienti per farti venire un mal di testa coi fiocchi, ma
il mio
consiglio è un altro" gli disse a quel punto Gunther.
"Osserva la
gente, usa internet per ficcanasare il più possibile
e ascolta.
Ascoltare è vitale, se vuoi capire come interagire con le
persone di questo
posto. Non bastano quattro magie e uno schiocco di dita. E' la vita che
vivi
qui a darti i giusti input."
"E lei perché
è qui?" si chiese a quel punto
Sthiggar.
Gunther sorrise sornione e
replicò: "Quando
conoscerai mia moglie, capirai."
"E’ sposato... con
un'umana?" esalò sorpreso
Sthigg.
"Quando venni qui, in principio,
era solo per
controllare i prigionieri. Non avevo altro compito che questo ma, con
il
passare degli anni, il mio attaccamento a Midghardr, alle persone del
posto e,
alla fine, a mia moglie Astrid, mi hanno spinto a chiedere di essere
spostato
qui in pianta stabile. Anche se, ovviamente, ciò comporta
degli effetti
collaterali."
Ciò detto, si
toccò i capelli e Sthiggar, annuendo,
disse: "Si invecchia prima, vero?"
"Esatto. Ma non mi tocca.
L'importante, è stare
con Astrid" si limitò a dire Gunther prima di recuperare il
suo tono
burbero e aggiungere: "E ora che sai come sono, vediamo di metterci al
lavoro. Mio fratello ti ha insegnato a usare la ramazza?
Perché qui ti
consumerai le dita, a pulire paglioli e chiglie."
Sthiggar ripensò al suo
addestramento, ai lavori
sfiancanti e umili a cui Yothan li aveva sottoposti - cosa per cui
molte nobili
famiglie si erano scagliate indignate contro di lui, reo di
aver fatto lavorare i loro preziosissimi figli - e, sorridendo,
assentì.
"Oserei dire che le mie
capacità di lavandaia
sono quasi pari a quelle di spadaccino" ironizzò Sthiggar,
facendo
scoppiare Gunther in una grassa risata.
"Molto bene, ragazzo. Allora,
adesso ti farò
vedere come usare la lancia di quel compressore, così potrai
darti da fare con
i cirripedi che si sono arpionati alle chiglie di queste barche"
dichiarò
l'uomo, indicandogli dell'attrezzatura color canarino.
A Sthiggar non spiaceva lavorare,
perciò si mise di
buona lena per imparare, anche se il contatto con l'acqua fredda lo
fece
rabbrividire da capo a piedi.
Il freddo, probabilmente, non gli sarebbe mai più passato, stando su Midghardr.