Anime & Manga > Full Metal Panic
Segui la storia  |       
Autore: devil_may_cry_wrath_92m    02/06/2022    0 recensioni
un vecchio incubo in cerca di vendetta tornato dal passato di testarossa, ricompare per seminare la morte e la paura e sembra ben deciso a cancellare ciò che la mithril ha costruito, ma anche wraith ha vecchi conti in sospeso
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sousuke Sagara
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Aveva sempre adorato i girasoli, non poteva farci niente gli piacevano troppo, gli ricordavano il caldo tepore dell’estate e la sicurezza della luce del sole. Peccato solo per due cose, la prima era che era notte e la seconda che si era persa nel bel mezzo di un bosco. Suo padre glielo aveva sempre detto di non uscire dalla base militare dopo l’imbrunire, che era pericoloso per una bambina di cinque anni, ma lei si era sempre detta che cosa poteva succedere ad Okinawa, soprattutto nei pressi di una base piena di soldati armati e poi uno dei figli degli ufficiali, con cui aveva stretto amicizia, gli aveva detto che oltre il bosco c’era un bellissimo campo di girasoli e quindi lei aveva fatto una cosa che non aveva mai fatto prima d’ora: disubbidire ai suoi genitori. Era uscita dalla finestra della sua camera che dava sul retro dell’edificio dove alloggiavano le famiglie degli ufficiali, ed era uscita da un buco nella recinzione che dava direttamente sul bosco. Nell’eccitazione “della grande avventura” non aveva però pensato a due cose: la sua totale mancanza di orientamento e la sua goffaggine; incespicò due volte di seguito finendo con la faccia a terra e dopo un quarto d’ora si era persa e quel che era peggio, era uscita dalla base che erano le sette di sera ma c’era ancora un po’ di luce ma adesso il buio era completo, per quel che ne sapeva potevano essere le nove o le dieci di sera, non che gli importasse molto in quel frangente. Voleva solo tornare a casa, ma quale era la direzione? Sentiva fruscii, rumori e aveva fatto quello che non avrebbe dovuto fare: farsi prendere dal panico; era scappata urlando in un’altra direzione perdendosi ancora di più , fu in quel momento che sentì qualcosa un rumore, ma questo era diverso dagli altri, sembrava come un gorgoglio e al tempo stesso una voce, flebile ma pur sempre una voce umana. La bambina, spaventata e desiderosa che qualcuno la trovasse si diresse verso quel rumore, scostò del fogliame e quello che vide la lasciò atterrita: una radura e in mezzo ad essa c’erano due persone, una era una giovane donna dai capelli neri, carnagione olivastra, con degli abiti che la madre della piccola avrebbe definito “succinti”, era piena di graffi sulle gambe e sulle braccia e il suo sguardo sembrava come in preda al terrore più completo ma anche sbarrato, vitreo, come rassegnato a quell’orrore indicibile che doveva aver dovuto affrontare, eppure quando vide la bambina sembrò risvegliarsi e le mormorò qualcosa che poteva essere un aiutami, solo che la bambina era troppo terrorizzata dall’altro individuo che era sopra la donna. Definirlo individuo era faticoso, era più una sorta di creatura uscita da un incubo era magrissimo, la pelle aveva un colore cadaverico e quella era l’unica cosa del suo fisico che la bambina ricordava il resto erano i suoi abiti. I pantaloni erano marrone scuro, cinti da una specie di corda, il braccio destro , magro e bianco cadaverico, era ricoperto da dei tubi che finivano in quella che si poteva definire la sua mano: un artiglio fatto con quelle che sembravano siringhe piene di un liquido arancione che brillava nel buio ma l’aspetto di quell’essere non era niente paragonato alla sua faccia. Non era proprio una faccia era più una sorta di maschera a forma di cappuccio, dove ci sarebbe dovuto essere il volto c’era un’ incrocio tra una maschera antigas e quello che sembrava la faccia di uno di quegli spaventapasseri che si mettono nei campi per spaventare gli uccelli. Tra i bocchettoni della maschera le “labbra” di quell’essere erano cucite e questo gli dava un ‘aspetto ancor più terrificante soprattutto per gli occhi, la bambina non sapeva se era per il buio ma sembrava che quell’essere non avesse gli occhi. Tutto questo era avvenuto in un’istante , la donna chiese con una flebile voce aiuto guardando la bambina, poi quella creatura alzò lo sguardo verso la nuova arrivata e piantò il suo artiglio nel petto della donna, la bambina sentì prima una specie di debole fischio proveniente dalla mano di quell’essere, poi le urla di quella povera donna; un grido straziante, di puro terrore e quando la bambina fuggì spaventata sentì dietro di lei oltre all’urlo della donna la risata beffarda di quel mostro. Correva e sentiva nelle sue orecchie quell’urlo e quella risata, poi inciampò e cadde per terra solo che questa volta non era incespicata per qualcosa ma per qualcuno. Accanto a lei a terra, c’era il cadavere di un uomo, giovane sui vent’anni e anche lui aveva lo stesso sguardo di orrore e paura che aveva quella povera ragazza, solo che lui era morto, il taglio sulla gola e il sangue che ne usciva ancora erano molto chiari su come era morto. La piccola lo guardò terrorizzata e fece per urlare solo che prima che potesse farlo venne presa, sollevata da terra e sbattuta contro un albero come se fosse stata una bambola di pezza. E a tenerla ferma c’era quella creatura, quel mostro che la fissava. I suoi occhi erano azzurri, prima erano nascosti dal buio e dalla sua maschera ma ora la bambina li vedeva chiaramente. “Non avresti dovuto” disse quella creatura, la sua voce era calma ,profonda ma al tempo stesso fredda come un pezzo di ghiaccio. La piccola sentì di nuovo quel fischio provenire dall’artiglio di quel mostro e capì che cosa stava per accaderle: sarebbe morta come quella povera donna. La creatura guardò la bambina, capelli lunghi di un ‘ insolito colore lillà, vestita con un’ incrocio tra una gonna e una saloppette. “Come ti chiami?” “M-mi chiamo Teletha Testarossa” A quel nome , il mostro sembrò sorpreso, poi scoppiò in un accesso di risa e disse: “Davvero?! Che fortunata coincidenza! Credo che sarà davvero divertente” alzò il braccio artigliato e fece per colpire la bambina ma in quel momento diverse voci che chiamavano la piccola cominciarono a frasi sentire, insieme a delle luci provenienti da delle torce. La creatura guardò verso quelle luci e Teletha notò che al collo aveva come una sorta di cappio la cui corda era stata tagliata all’altezza dei pettorali. Il mostro la lasciò cadere per terra la guardò dall’alto della sua statura, sembrava un falco che guardava un piccolo coniglietto prima di piombare su di lui e divorarlo “Ti è andata bene, non ti ucciderò ma se provi a raccontare ciò che hai visto stanotte, conoscerai la vera paura!” detto ciò la creatura prese da dietro la schiena un sacchetto, ne estrasse una polvere dello stesso colore della sostanza nelle siringhe e la gettò in faccia a Teletha prima che questa potesse fare qualcosa. All’improvviso tutto cambiò, gli alberi sembravano diventati dei mostri giganteschi e spaventosi che la guardavano ghignando, il cielo da nero sembrava diventato color rosso fuoco e sulla terra l’ombra di quell’essere ricopriva tutto. Poi l’ombra si staccò da terra e divenne una versione gigantesca di quell’essere solo che adesso i suoi occhi da due pozzi scuri e neri sembravano due tizzoni ardenti che bruciavano incastonati nelle orbite. La sua voce sembrava ora forte come una tempesta: “Tu non dirai a nessuno di me o di quello che hai visto o verrò a trovarti e a ucciderti mentre dormi!” La bambina lanciò un urlo e si raggomitolò su se stessa però chiese con un filo di voce: “M-ma tu chi sei?” “Sono l’uomo vuoto, sono il mostro sotto al tuo letto, sono l’uomo nero!” una risata beffarda e poi solo il rumore di un vento fortissimo fu quello che sentì Teletha. Poi fu la volta di una voce familiare che la chiamava: era quella di suo padre: “Teletha, Teletha!” ma lei non alzò la testa e non rispose, troppo spaventata da quello strano essere e dall’incubo in cui si sentiva intrappolata poi sentì un’altra voce che la chiamava, anche questa Teletha la conosceva ma questa voce la chiamava : “Colonello!” In quel momento, undici anni più tardi e nel suo alloggio sull’Isola di Merida, il colonello Teletha Testarossa, comandante in capo delle forze armate della Mithril nell’ oceano pacifico occidentale , si svegliò nel suo letto.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Panic / Vai alla pagina dell'autore: devil_may_cry_wrath_92m