Libri > Altro
Ricorda la storia  |      
Autore: crazy lion    03/06/2022    0 recensioni
[L\\\\\\\'orso e l\\\\\\\'usignolo]
[L\\\\\\\'orso e l\\\\\\\'usignolo]Il papà di Vasja la porta in cimitero dalla madre, che è morta quando l'ha messa al mondo. La bambina è ancora molto piccola. Lì, nonostante i versetti della piccina, l'uomo ha modo di pregare e, tornato a casa, di riflettere. La storia dell'amore di un padre verso la figlia.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Katherine Arden. Storia non a scopo di lucro.
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vasja
 
Era passato quasi un anno dalla morte di sua moglie Marina, morta di parto dopo aver dato alla luce la loro figlia Vasilisa, o Vasja, come la chiamavano tutti in casa. Pëtr, suo padre, ancora non si dava pace. Sua moglie gli mancava troppo e solo la presenza dei suoi figli e di Dunja lo confortava. Era settembre, faceva freddo, ma non aveva ancora iniziato a nevicare, era troppo presto. Pëtr rientrò in casa con le mani sporche di sangue: una pecora aveva appena partorito. Salutò tutti e si lavò le mani in un catino pieno d'acqua. Vasja piangeva, inconsolabile, fra le braccia di Dunja.
"Ha mangiato oggi?" chiese Pëtr.
"Le ho preparato una zuppa, come a tutti gli altri, ma non si calma nemmeno con le ninnenanne."
A Pëtr quegli urli ricordavano tanto quelli che aveva fatto durante il funerale di Marina. Si avvicinò e la prese in braccio, poi baciò i figli su una guancia.
"Finalmente sei tornato, papà!" disse Kolja.
"La pecora ha partorito?" chiese Alëša, che aveva quasi quattro anni.
"Sì."
"E come stanno lei e il piccolo?" domandò Saša.
"Bene, per fortuna."
I bambini erano tutti sul tappeto a giocare con dei ciocchi di legno. Il padre li guardò per un po', cullando la figlia più piccola ce, ora, si era calmata. Era probabile che, trovandosi tra braccia diverse, si fosse tranquillizzata proprio per questo.
"La porto fuori" disse Pëtr.
"Va bene, ma mettile questa giacca, la proteggerà dal freddo."
L'uomo stava per infilargliela, ma in quel momento la bambina scoppiò di nuovo a piangere.
"Cosa c'è, Vasja?" le domandò.
"Forse ha bisogno di essere cambiata" suggerì Dunja. "Faccio io."
"No, tranquilla, me ne occupo io."
Pëtr era consapevole del fatto che quel compito non spettasse agli uomini, ma se ne infischiava. Vasilisa era sua figlia, Marina non c'era più, Dunja era stanca e quindi ci avrebbe pensato lui. La distese nel giaciglio che Dunja aveva preparato per lei, accanto al suo letto. Prese una fascia pulita, disse ai bambini di non guardare, la spogliò, la ripulì e la cambiò, buttando quella sporca nel fuoco che, a causa del freddo, era già acceso. La bambina non era stata ferma un minuto, aveva continuato a ridere e ad agitare le gambette e le braccia. Pëtr le diede da bere. Da un mese circa le davano acqua e latte da una piccola ciotola. Quando la piccina ebbe bevuto a sufficienza, Pëtr le mise la giacca e uscì.
Accarezzò i suoi capelli corvini e la baciò sulla testina.
"Sei proprio bella, Vasja. Come tua madre."
La voce gli si ruppe nel pronunciare quelle parole.
Il dolore era ancora troppo forte, un macigno sul petto che non se ne voleva andare. Ma non poteva arrendersi, doveva andare avanti per i suoi figli. Marina avrebbe voluto così. Arrivò al cimitero dove l'aveva seppellita e si fermò davanti alla sua lapide.
"Questa è tua madre" le disse. "Si trova in una tomba umida e fredda."
"Ueh, mmm, mmm eh."
"Non sai ancora dire "Mamma", ne son consapevole, ma quando pronuncerai quella parola, purtroppo la tua mamma non ci sarà" disse con tristezza.
"Aaah."
Era inutile imporle di fare silenzio. Era ancora troppo piccola per capire che non bisognava disturbare i morti.
"Ah lalalalala."
Pëtr sorrise.
"Ciao Marina, mi manchi da morire, amore mio, Ma grazie di avermi regalato questo piccolo tesoro."
Poi si inginocchiò e, con la bambina stretta fra le braccia che continuava a emettere suoni, iniziò a pregare. Dopo un tempo che nemmeno lui riuscì a definire, si alzò.
"Grazie" disse ancora.
"Uah!" esclamò Vasja, come se avesse voluto ringraziare anche lei.
"Torniamo a casa, piccola mia."
E così rientrarono. Portare Vasja in cimitero forse non era stata una grande idea, dato che non aveva capito dove si trovava, ma non importava. Pëtr aveva voluto farlo ugualmente, e ora doveva ammettere di sentirsi meglio.
"Dove siete stati?" gli chiese Dunja.
"Al cimitero."
Non voleva mentire.
"Hai portato una bambina così piccola al cimitero? Ti sembra una cosa giusta?"
Lei aveva alzato la voce, ma la bimba non pianse. Gli altri stavano ancora giocando.
"Calmati, Dunja. Era al cimitero quando abbiamo seppellito sua madre e ce l'ho portata anche oggi. Ora mi sento meglio."
Il peso che aveva sul cuore era leggermente diminuito, ma sapeva che sarebbe stata questione di ore, o forse addirittura di minuti, e sarebbe tornato a tormentarlo. Cullò la figlia, seduto su una sedia impagliata, finché questa si addormentò. La rimirò a lungo prima di metterla nella culla. Non era più scheletrica e pallida come i primi mesi, nei quali era sopravvissuta grazie al latte di una contadina. Ora era in carne e scoppiava di salute.
"Sogni d'oro, amore mio" le sussurrò all'orecchio.
Poi andò a giocare con gli altri bambini e disse loro di fare piano.
"Sei stato bravo, con lei."
"Grazie Dunja, faccio del mio meglio."
La sera arrivò presto e, dopo aver mangiato, la piccola si addormentò di nuovo. Tutti andarono a letto. Pëtr mise la culla di Vasja vicino a lui. La guardò a lungo, prima di addormentarsi. Era la bambina più bella che avesse mai visto, e lui la amava con tutto il cuore, come con gli altri suoi figli. Tutti doni di Marina, che lui avrebbe custodito nella sua mente e nel proprio cuore per sempre.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Altro / Vai alla pagina dell'autore: crazy lion