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Autore: Autumn Wind    03/06/2022    3 recensioni
Raccolta di missing moments della long Wish you were here.
La vita di Hermione e Severus alla fine della battaglia al Ministero, tra i rispettivi lavori, un matrimonio ed una figlia fin troppo simile a loro, è stata relativamente tranquilla … relativamente, perché quando due dei più potenti maghi della storia incrociano il loro cammino, tra pozioni ed incantesimi, qualcosa di magico, in fondo, deve pur succedere …
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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1.
Pozione ricostituente alla Mandragola

[La Pozione Ricostituente alla Mandragola (ing: Mandrake Restorative Draught) è una pozione che guarisce chi è stato pietrificato. Uno degli ingredienti è Mandragola matura.]
 
“Incapaci, inetti, teste di legno, sciocchi ragazzini totalmente rimbecilliti …” borbottò Severus, continuando a mescolare la pozione nel calderone in senso antiorario, come ricetta comandava. Quando ebbe assunto un vistoso color verde menta, con le dita pallide affusolate, simili a giunchi in inverno, prese dal tagliere le foglie di mandragola tritate in triangolini sottili e le versò lentamente nel calderone, che iniziò a sbuffare. Tutt’attorno, il laboratorio di pozioni creato nel seminterrato di Spinner’s End sembrava interessato al contenuto di quel crogiolo, dalle decine di ingredienti chiusi in barattoli etichettati alle ampolle sistemate tra i volumi dello scaffale che occupava ben due pareti, passando, ovviamente, per il dispettoso fuoco del camino e gli strumenti allineati con ordine maniacale sul tavolo da lavoro.
In quell’antro angusto e senza luce, Severus si sentiva pienamente a suo agio: era lì che aveva distillato le sue prime pozioni con sua madre ed era sempre lì che aveva affinato l’arte in cui già eccelleva negli anni, giorno dopo giorno. Il suo laboratorio era il suo minuscolo angolo di mondo, precluso agli altri, dove regnavano la calma ed il silenzio che tanto amava e ricercava come un assettato cercava l’acqua.
Un vagito divertito lo destò dalla sua concentrazione, facendolo sospirare, rassegnato. Posò il tagliere e, incantando il mestolo affinché continuasse a girare da solo, si volse verso la pesante poltrona verde dove una bambina di poco meno di un anno sedeva tranquilla, circondata da morbidi cuscini acquamarina in modo da attutire ogni suo movimento e vegliata dall’occhio esperto di Grattastinchi, appollaiato sulla testiera.
Si avvicinò rapidamente, controllando che fosse tutto apposto: con sua estrema sorpresa, Eileen non solo stava bene, ma sembrava addirittura divertita. Avvolta nella delicata tutina lilla, mostrava con orgoglio il volto pallido dai tratti dolci di Hermione su cui brillavano i suoi stessi occhi d’ossidiana, solo vivaci e pieni di meraviglia. I capelli, neri come la notte, erano fermati da una molletta a forma di gatto nero che Eileen adorava. Entusiasta, batteva le manine paffute vedendo il padre muoversi con sicurezza ed eleganza tra ingredienti ed ampolle, affascinata e divertita dalla preparazione della pozione. Non era la prima volta che vi assisteva, naturalmente, ma senz’altro quel giorno l’aveva fatto per un tempo particolarmente lungo.
Nella vecchia casa di Spinner’s End, infatti, il calderone ribolliva da quel mattino, precisamente da quando Minerva gli aveva scritto nel suo giorno libero settimanale per pregarlo di preparare quella pozione come antidoto per un incantesimo nato per scherzo e finito in guaio in una sfida tra Grifondoro e Tassorosso. Due case totalmente inette alla sublime arte del preparare pozioni e fare incantesimi, ovviamente, dunque non stupiva che mezzi studenti partecipanti si fossero ritrovati pietrificati in infermeria con Madama Chips che brontolava.
“Non posso mancare un giorno, un solo giorno e guarda che succede! Se dovessi prendermi tre settimane di ferie che faresti, eh, Minerva?” aveva sbottato al telefono, di cui persino la preside si era dotata, sacrificando l’austero tradizionalismo di Hogwarts per cedere alla comodità di qualche tecnologia babbana. “Suvvia, Severus … sono incidenti che capitano!”
“Sicuro, sempre ai Grifondoro, però!”
“I Serpeverde, se succede, lo nascondono.”
“Appunto: sono più furbi e non mi disturbano di lunedì!”
“Sì, certo, certo ... a che ora puoi passare a portare la pozione?”
“Passare? Qual è esattamente il concetto di fondo di ‘giorno libero’ che non ti è ben chiaro, Minerva? Al massimo te la posso inviare via gufo, altrimenti aspetteranno sino a domani: oggi devo stare con mia figlia.”
“Via gufo andrà bene, in tal caso. Come sta Eileen?”
“Oh, splendidamente: di sicuro è molto più intelligente e capace di quel branco di idioti che si pietrifica a vicenda, nonostante abbia appena compiuto dieci mesi! Buona giornata.”
Detto ciò, era tornato a lavorare alacremente alla pozione che oramai lo stava tormentando da quel mattino e, per fortuna, era quasi terminata. L’ennesimo vagito di Eileen lo fece sospirare di rassegnazione mentre la prendeva in braccio e la portava a vedere il calderone fumante. “Pozione ricostituente alla mandragola: serve a far svanire gli effetti di una pietrificazione, principalmente. Ma non diciamo alla mamma che te l’ho fatta vedere così da vicino, va bene?” mormorò, sorridendo appena all’espressione estasiata della piccola di fronte al liquido verdastro. Istintivamente, strinse a sé la bambina, portandosela al viso ed inspirando il suo delicato profumo di borotalco e shampoo alla fragola: sapeva che quell’aroma non sarebbe durato per sempre, sostituito da profumi più ricercati e voleva impregnarsene nella memoria ogni singola molecola per non doverlo mai scordare. Eileen emise un vagito, afferrandogli i capelli con una manina e strappandogli un altro sorriso ancor più largo del precedente: nonostante il momentaccio, a sua figlia perdonava davvero tutto.
Quella giornata, come se non bastassero i guai ad Hogwarts, era costellata anche da continue corse su e giù per casa, considerato che coincideva con il ritorno al lavoro di Hermione ed Eileen, per sua incommensurata sfortuna, era ancora piccola e bisognosa di continue attenzioni, dai pasti ad orari prestabilisti al cambiarsi regolarmente. Fortunatamente per i suoi nervi già messi a dura prova, Grattastinchi si era rivelato un ottimo aiutante e, quando c’era bisogno, veniva a chiamarlo e guardava a vista la bambina per lui.
“Qui deve mantecare ancora un po’, ora: andiamo di sopra, su!” esclamò, portando una protestante Eileen nel salotto ricoperto di libri al piano superiore, alla luce del giorno.
Con un gesto spazientito, mise a scaldare il latte, continuando a tenerla in braccio, naturalmente perché l’alquanto viziatina signorina Piton si offendeva sino a piangere in modo incontrollabile se veniva posata nella sua culla, escludendola da un’attività che sarebbe potuta interessarle. Mentre aspettava che bollisse, si avvicinò alla finestra, scostando le tende: fuori, era una calda giornata di fine ottobre. Il sole splendeva contro una lievissima foschia, tra foglie dorate ed aranciate ed il profumo di caldarroste nell’aria. “La classica giornata che tua madre adora: l’autunno è la sua stagione preferita, sai?” mormorò, facendo saltellare la bambina, estremamente divertita, tra le sue braccia e dandole un bacio sulla fronte. Eileen, in tutta risposta, rise, premendogli una manina paffuta sulla guancia pallida. Per l’ennesima volta da quando era nata, Severus si sentì invadere da un calore inaspettato, tanto forte da sciogliere qualunque gelo dentro di sé e si rese conto di essere stato un perfetto idiota per venticinque anni: alle pochissime persone che gli avevano chiesto se volesse figli ed a se stesso, aveva sempre risposto con un secco ‘no’. Senza dubbio si poteva pensare a lui come un egoista senza cuore, ma nessuno sapeva quello che aveva passato lui da bambino.
Suo padre lo detestava profondamente e lo sapeva: quando aveva compiuto la sua prima magia, a soli due anni, l’aveva allontanato. “Un mostro come te, Eileen!” aveva sbottato. Ed era sempre stato così che l’aveva visto, come un mostro. Forse era questo che aveva influenzato la pessima opinione che aveva di se stesso, dopotutto …
Tobias non faceva che picchiarlo: sberle, pugni, calci e risate sprezzati quando si infuriava o beveva troppo. Non ne aveva mai ricevute di eclatanti (quelle erano riservate a sua madre), ma dell’unica bottiglia che gli aveva tirato addosso conservava ancora la cicatrice sulla spalla ed Hermione, come ci si aspettava da una mente vivace come la sua, l’aveva notata subito. Lei era l’unica a cui non aveva mai nascosto la provenienza di quel segno biancastro. Il culmine era stato però l’unica occasione in cui Eileen era uscita da quell’apatia senza fine per cui Severus, a volte, l’aveva quasi odiata, al solo scopo di difenderlo e Tobias l’aveva uccisa senza neanche mostrare il benché minimo rimorso. Aveva fatto in modo che marcisse in galera per non doverlo nemmeno avere sulla coscienza, ma, quando chiudeva gli occhi, suo padre era sempre lì, sudato e sogghignante, che lo colpiva e rideva di lui, chiamandolo ‘mostro’. Quella casa, quel luogo che odiava, era costellato da quei ricordi nefasti, tanto incancrenita dall’odio che non credeva vi avrebbe potuto mai associare un sentimento differente … questo finché non era arrivata Hermione.
Quella giovane e spigliata Grifondoro aveva portato colori e risate in un luogo dove avevano regnato solo pianti e dolore per anni ed anni: aveva levato polvere e grigiore, rendendo tutto nuovo, fresco e luminoso. Hermione aveva portato la vita e, oramai, a Spinner’s End non associava quasi più l’odio di suo padre, ma tutto l’amore che vi si respirava: era lì che aveva capito di amare Hermione, quando, scarmigliata e distrutta, l’aveva salvata dalla negromante. Era il luogo dove si era arreso al loro sentimento, dove avevano dormito assieme per la prima volta, si erano sposati ed era nata Eileen. Oramai, quando ripensava alla sua infanzia, rivedeva solo i rari momenti in cui sua madre gli sorrideva e, di nascosto, nella cucina, gli insegnava a preparare pozioni. “Per quando sarai ad Hogwarts, così farai bella figura!” gli diceva, Tobias non compariva più nemmeno nei suoi ricordi. Quando l’aveva confessato ad Hermione, lei aveva riso. “Ti avevo detto che sarebbe successo, prima o poi: è l’amore. Silente, per quanto tu storca il naso, aveva ragione: è una forza più potente di tutto, persino della morte e del dolore e li vince.”
E, ovviamente, anche se non l’avrebbe mai ammesso, aveva ragione …
Iniziò a cullare delicatamente la bambina, sentendola agitarsi e la guardò, ammirato ed incantato da quel piccolo miracolo che ancora stentava a credere di aver creato: aveva avuto così paura di avere un figlio, di non essere in grado di fare il padre, diventare come Tobias e venire odiato che si era comportato in modo a dir poco ridicolo e, a ben pensarci, anche deplorevole. Per mesi non aveva voluto neanche sentir parlare del bambino ed aveva persino evitato di discuterne con Hermione. Al vederla stare sempre male per quell’esserino dalla straordinaria energia magica che già la stava letteralmente prosciugando, si era maledetto per essere stato così sprovveduto da non pensare alle conseguenze … lui, un uomo più che adulto e solitamente razionale e metodico, si era lasciato trascinare tanto dall’amore per quella straordinaria creatura che, per qualche oscura ragione, lo ricambiava da scordarsi di non voler assolutamente essere padre. Era stato un idiota ed aveva continuato ad essere tale finché Hermione stessa non l’aveva smosso, afferrandogli le mani e facendogli sentire i lievi calci di Eileen sulla sua pancia. Era stato allora che aveva, in qualche modo, compreso quanto quel fagiolino fosse reale, vivo e che sarebbe dipeso solo ed esclusivamente da lui come l’avrebbe visto e se l’avrebbe detestato o preso come riferimento. Aveva, così, iniziato ad accompagnare sua suocera Jean a fare compere per il nascituro e, nelle sue tante notti insonni, aveva preso l’abitudine di fissare Hermione ed il suo corpo che cambiava giorno dopo giorno per accogliere il loro bambino, chiedendosi come sarebbe stata la loro vita da quel momento in poi. Quando, infine, era nata Eileen, la prima cosa che aveva provato era stata terrore, puro ed assoluto, svanito come fumo al vento non appena la medimaga, nonostante la sua ritrosia, gliel’aveva messa in braccio senza voler sentire ragioni. Nell’esatto istante in cui aveva incontrato gli occhi di sua figlia e lei gli aveva sorriso, la sua vita era cambiata per sempre. Anni di sofferenza, dolore, solitudine, autocommiserazione, errori ed ombre sembravano aver improvvisamente acquistato un senso: tutto era accaduto solo per portarlo lì, con sua figlia tra le braccia. Inutile dire che Hermione lo prendeva in giro da quand’era nata, considerato che gli risultava difficile la sola idea di separarsene per insegnare. “Ma non eri tu quello che non voleva assolutamente figli?” ridacchiava al vederlo cullarla ogni sera e, in più di un’occasione, cantarle persino la ninnananna.
Per Hermione, ritornare al lavoro, sebbene fosse solo un part-time, era stato forse ancor più difficile, lo sapeva. Aveva trascorso dieci mesi stando con Eileen ogni secondo, senza mai separarsene: quando Severus tornava a casa per stare con loro, le trovava sempre insieme a guardare la televisione, leggere o cucinare. Vedeva come Hermione la guardasse (era lo stesso sguardo che aveva anche lui, del resto), come si commuovesse quando la bambina le prendeva la mano o la chiamava ‘mamma’, ma, al contempo, capiva anche, seppur con una lieve punta di gelosia, che il loro rapporto fosse un po’ più stretto di quello tra padre e figlia. Del resto, era stata lei a portarla in grembo per nove mesi tra sofferenze continue ed era stata sempre lei ad averla sempre voluta. “E se non stesse bene? Se avesse bisogno di me ed io non ci fossi?” aveva detto infatti per tutta la notte precedente, in preda all’ansia, mordendosi il labbro. Ci era voluta tutta la pazienza di Severus ed una buona dose di lucida calma per riuscire a rassicurarla che se la sarebbe cavata anche da solo. E, in effetti, fino a quel momento, nulla era andato storto …
Un vagito di Eileen gli ricordò che era ora di mangiare, per lei. “Andiamo a prendere il biberon …” sospirò, portandola in cucina, dove, fortunatamente, il latte era già pronto e tiepido. Mentre la bambina ciucciava tranquilla tra le sue braccia, si ritrovò a fissare l’orologio: mancavano tre ore al ritorno di Hermione e, se la conosceva abbastanza bene, era già intenta a guardare la lancetta dei secondi, contando il tempo che la separava dal riabbracciare Eileen. Guardando dubbiosamente il tempo stupendo per ottobre, però, gli venne in mente che, forse, avrebbe anche potuto farle una sorpresa … in fondo, aveva parecchio da farsi perdonare per gli ultimi due anni ...
“Tu che dici, Eileen? Sonnellino e poi andiamo? Anzi, no, rettifico: sonnellino, spedisco la pozione ricostituente agli idioti e poi andiamo!” sorrise alla piccola, che continuava a ciucciare, ignara dello sguardo adorante del padre su di sé.

“Hermione? Ehi, Hermione? Tutto bene?”
La voce di madame Florish la destò dai suoi pensieri. “Sì, certo, grazie!” sorrise, continuando a sistemare le novità nel tavolino centrale. Il Ghirigoro, quel giorno, era semideserto, così come tutta Diagon Alley, complice il rientro ad Hogwarts dei ragazzi. La Grifondoro si morse il labbro, lisciandosi il vestito blu dalla gonna ampia e le maniche a sbuffo e fissando di nascosto madame Florish: come previsto, era al telefono, tutta presa da chissà quali pettegolezzi. Non che ci fosse molto altro da fare, quel giorno, in negozio …
“Sempre così quando studenti hanno già preso libri che servono e sono via: vendite calano. Padrona sempre lamenta.” confermò l’elfo Brix, continuando a spazzare per terra, sconsolato. “Lo so bene, ma ho ingenuamente sperato che quest’anno fosse diverso!” sorrise Hermione, prendendo delle rese e portandole di sopra. “No sperare, diceva mamma di Brix, che chi vive sperando muore …”
“Abbiamo capito!” trillarono in coro Hermione e Florence, zittendolo all’istante.
La Grifondoro salì rapidamente le scale, dedicandosi a sistemare con solerzia i libri per casa editrice: era un lavoro noioso, ma ideale per non pensare. O per pensare troppo, a seconda delle situazioni …
Controllò l’orologio, come faceva oramai compulsivamente da ore: ancora quaranta minuti e sarebbe potuta tornare a casa, dalla sua bambina. Chissà cosa stava facendo e se aveva mangiato …
“Oh, no, no, no, Hermione: non devi pensarci!” si intimò, scuotendo il capo quasi con violenza e riprendendo a lavorare. “Eileen sta bene, è con suo padre e Grattastinchi! Certo, però, le mancherò … forse. Ah, ma che diamine dico …”
“Vedo che non hai perso l’abitudine di parlare da sola, Herm!”
La strega sobbalzò, schizzando in piedi e rilassandosi al constatare che, di fronte a lei, ci fosse solo Ron in camicia rossa a scacchi e pantaloni marroni. “Ron! Mi hai spaventata a morte!” sospirò, riprendendo il suo lavoro. “Scusa, è che parlavi talmente fitto tra te e te che non mi hai sentito …”
“E non ti è venuto in mente di annunciarti ad alta voce, vero?”
“No, era troppo divertente!” sorrise. “Ad ogni modo, sono passato per darti il bentornata: George mi ha detto che è il tuo primo giorno dopo la maternità!”
Hermione annuì. “Sì, con oggi ritorno alla solita vita: libraia part-time con tonnellate di romanzi in programma per la casa editrice ...”
“Come te la cavi?”
“Bene, credo …” annuì debolmente. “Non avevo scordato niente e mi ero comunque tenuta aggiornata sulle ultime novità per restare al …”
“Non mi riferivo a questo.” la interruppe il rosso con un sorriso, appoggiandosi allo scaffale. Hermione, sorpresa, lo fissò, sbattendo le palpebre. “Ed a cosa, allora?”
“A come ti senti tu: tua madre ha raccontato alla mia che gravidanza e parto sono stati difficili …”
“Oh, non puoi neanche immaginare quanto!” confermò lei, sospirando. “Eileen ha un’enorme forza magica e più poteri magici ha il feto, più la madre soffre. Ho passato nove mesi con febbre, nausea, emicranie e svenimenti ed il travaglio è stato dolorosissimo, avevo la febbre alta … per fortuna che Severus non mi ha lasciata nemmeno per un secondo …”
“Mi dispiace … Lavanda è sempre stata bene, invece.” constatò Ron ed ad Hermione non sfuggì la nota gelida nella voce alle ultime parole. “Nessuno disturbo, nemmeno nausee e voglie … niente di niente!”
“Beata lei!” rise la Grifondoro. “Ma comunque è passato e ne è valsa la pena, lo rifarei mille volte per avere la mia bambina …”
“Vedi, è a questo che mi riferivo!” annuì Ron, riacquistando una parvenza di sorriso. “Conoscendoti, immaginavo che l’avresti amata più di te stessa e che non sarebbe stato facile per te separartene! Fammi indovinare: pensi di essere una pessima madre ed una pessima lavoratrice, giusto?”
“Io non … oh, diamine!” sospirò Hermione, esasperata, lasciando perdere per un istante le rese. “Sì, è così.”
“Lo sapevo!”
“E sei venuto per avvalorare la tua tesi o per offrirmi conforto?”
“Entrambe.” rise Ron, incrociando le braccia. “Mi sento egoista.” ammise la Grifondoro, torcendosi le dita. “Vorrei essere sempre con mia figlia, ma, quando sono a casa con lei, sola, vorrei anche essere qui, in mezzo ai miei libri ed ai clienti. E quando sono qui, vorrei essere con Eileen … vorrei tutto insieme, Ron! Ed ho paura di non riuscire a fare bene nessuno dei due …”
Il rosso la squadrò attentamente prima di replicare: “Non hai mai pensato di pretendere troppo da te stessa?”
“Troppo? Non abbastanza, casomai!”
“No, no, proprio ‘troppo’: è come quando eravamo a scuola! Vorresti eccellere in tutto, riuscire ad essere perfetta in ogni campo … ma sei semplicemente umana, per quanto in gamba, Herm: non puoi fare sempre tutto. Però puoi farlo alla tua maniera … e sarà comunque perfetto in ogni caso!”
Hermione sorrise debolmente. “Nonostante i miei sensi di colpa?” azzardò. “Nonostante tutto. E, poi, non hai lasciato sola Eileen … sbaglio o è con suo padre?”
“Da quel lato, sono tranquilla: a volte è persino più apprensivo di me!” ammise, quasi divertita. “Non vuole neanche che mio padre la lanci in aria per riprenderla …”
“Stiamo davvero parlando di Piton? Non è che hai sposato un omonimo o un qualche surrogato?”
“Temo di no.” rise lei. “È proprio lui in carne ed ossa.”
“E bastardaggine. Io capisco che siate anime affini, davvero, ma … ancora non riesco a capacitarmene pienamente, nonostante abbiate una figlia, ecco. Forse perché sono abituato a vederlo in cattedra, ma per me sarà sempre strano …”
“Con me è diverso.” sorrise Hermione. “Ed anche con Eileen … se non fosse per la battute sarcastiche, a stento lo riconosceresti, probabilmente!”
“Ah, basta che siate felici voi due …” alzò le mani Ron. “E tu?” indagò Hermione, aggrottando le sopracciglia e fissandolo con sguardo incuriosito. “Io cosa?”
“Tu sei felice?”
“Oh, beh, non è un gran periodo, ma …” bofonchiò, passandosi una mano tra i capelli. “Penso di sì, abbastanza, sì.”
“Perché non è un gran periodo?”
Ron la fissò, allibito. “Vuoi dirmi che Ginny non te l’ha detto?”
“Detto cosa?”
“Cielo, ha mantenuto fede ad una sua promessa … incredibile!”
“Cos’ha promesso di non dirmi, Ron?”
Il rosso sospirò, fissandola con aria spesata. “Che io e Lavanda stiamo divorziando.”
La Grifondoro sbatté le palpebre, aprendo la bocca in una perfetta ‘o’ di stupore. “Ah.” commentò dopo un po’. “Tutto qui? Nient’altro da commentare?”
“Io … io credevo che andaste d’accordo, non mi avevi detto che ci fossero problemi tra di voi …”
“Ci sono da quando è nata Rose, ma con Hugo sono peggiorati.” sospirò Ron. “Non riuscivo più a sopportare Lavanda: voglio bene ai miei figli, non fraintendermi, vivo per loro, ma sentire sempre lei che si lamentava di essere sola e sempre a casa come fosse una prigioniera ed accusarmi di essere un rozzo ed un buzzurro perché non la … insomma, toccavo più da quando erano nati i bambini perché ha preso venti chili! E certo, dovrebbe dimagrire e gliel’ho detto, ma per lei, per la sua salute, perché non le fa bene appesantirsi, gliel’ha detto anche il suo medimago, ma lei credeva che fosse per altro … e poi sua sorella si è inventata che la fissavo, ma non è vero e si è convinta che io la tradisca!”
“Ed è vero che non la sopporti?”
“Cosa? Hermione, mi conosci!”
“So chi sei, Ron e so anche che non feriresti mai chi ami, per questo ti chiedo … è vero che non la sopporti più?”
Il rosso la fissò in assoluto silenzio per qualche istante prima di sospirare, abbassando le spalle. “Sì.” ammise in un soffio. “Sì, è vero. Non riesco neanche a tollerare la sua voce, figurarsi guardarla in quel modo … ma è normale dopo che nasce un bambino … com’era? Rompono gli equilibri della coppia … no?”
Hermione non replicò, limitandosi a guardarlo e tanto gli bastò per capire di essersi arrampicato sugli specchi: Molly ed Arthur si amavano come il primo giorno, riempiendosi di regali ed attenzioni, Harry e Ginny erano felici come non mai assieme e ridevano come ragazzini, Lily e James sembravano ancora i perfetti fidanzati di Hogwarts … e, per esperienza personale, il rapporto con Severus si era addirittura rafforzato dopo Eileen. Non riusciva a stare senza vederlo o sentirlo per ore ed ore, bastava uno sguardo perché si capissero all’istante e, nonostante Hermione si sentisse decisamente brutta ed appesantita dalla gravidanza, suo marito l’amava forse più di prima e non faceva che ripeterle quanto fosse bellissima e, cosa assurda, se correlata a Severus Piton, ricoprirla di regali e pensierini, che fossero cioccolatini o foulard, quando era confinata a casa con la bambina per il freddo. “L’ho visto ed ho pensato a te.” diceva, consegnandole l’ennesimo pacchetto tra le mani.
Quindi no, decisamente la colpa del divorzio di Ron non erano i bambini.
“Non è che forse non andavate d’accordo da ben prima?” azzardò, dunque. “E lo stress dei figli ha soltanto esacerbato qualcosa che già c’era?”
Ron la fissò, facendo spallucce. “Può essere. Non siamo mai stati anime gemelle, Herm, lo sai …”
“Mi hai sempre detto che Lavanda era più adatta a te …”
“Sì, ma perché io non ero adatto a te.”
Quella risposta raggelò Hermione, facendola sbattere le palpebre, sorpresa. “Sono stato uno stupido con te, te l’ho già detto …” sospirò Ron, passandosi una mano sul viso. “Ho capito che non eravamo compatibili. Questo però non mi ha impedito di invidiare Piton per anni …”
“Ron …”
“Non ho cattive intenzioni, Herm: siamo amici e sono d’accordo che non ci possa essere altro. Io per primo lo sostengo. Ma … guardati: sei stupenda, intelligente, perfetta … nessuno è come te. Solo uno stupido ti allontanerebbe … ed infatti Piton ti ha sposata e siete felici, mentre io no.”
“Non sei stupido, Ronald Weasley …” sospirò la Grifondoro, sorridendogli, comprensiva. “Sei solo umano. Eravamo giovani, gli errori capitano. Quello che ti rende davvero stupido è continuare a pentirtene pur sapendo che le cose sono andate come dovevano …”
“Però per via di quelle cose ora sono in una pessima situazione … sono tornato dai miei, Herm: mamma era così delusa …”
“Non delusa: triste.” lo corresse, paziente. “Sei un mago brillante, un ottimo padre, un bravo professionista ed un buon amico. Molly lo sa ed è solo triste per te, soffre con te, sei pur sempre suo figlio … ma non delusa, questo mai. Hai solo commesso uno sbaglio, forse … ma può capitare. Quel che conta è rialzarsi e recuperare … devi pensare a cosa vuoi: se non riesci ad immaginare un futuro con Lavanda, è tempo di andare avanti. Se, al contrario, la vuoi ancora nella tua vita, devi chiarire. Nient’altro. Non è facile, lo so, ma so anche ce la farai e che farai la scelta giusta per i bambini …”
Ron la fissò per un po’, mortalmente serio, prima di abbozzare un sorriso. “Da quando sei anche consulente matrimoniale, Herm?”
“Da quando la mia scandalosa e super criticata relazione con il pipistrello dei sotterranei va meglio della tua perfetta cotta di scuola!”
Entrambi risero come quand’erano solo due amici ad Hogwarts e le loro uniche preoccupazioni erano i compiti e le verifiche. Hermione, poi, lo abbracciò di slancio. “Grazie, Herm …” sospirò Ron, ricambiando. “Di nulla …”
“Hermione, chiedono di te qua!” trillò la voce di madame Florish dal piano di sotto. “Scusa un secondo …” si staccò la Grifondoro, scendendo rapidamente le scale scricchiolanti. A metà strada, tuttavia, al solo sentire un familiare vagito, il cuore quasi le si bloccò: possibile che confondesse il suo piagnucolio con quello di qualsiasi bambino? Di solito riusciva a distinguerlo tra mille … era così ottenebrata dalla mancanza da non vedere più la realtà?
Quando, però, raggiunse il pianoterra e si ritrovò dinanzi a Severus nel suo mantello scuro con una carrozzina lilla dentro cui svettava una ridente Eileen, non riuscì a trattenere un’esclamazione di gioia. “Eileen …” sussurrò, precipitandosi alla carrozzina e prendendola subito tra le braccia. Quasi l’avesse riconosciuta, la bambina sfoggiò uno sdentato e largo sorriso, agitando le braccia verso di lei. “Quanto mi sei mancata, tesoro mio!” esclamò, tempestandole il visino di baci e stringendola a sé. “E tuo marito? Non ti è mancato?” sogghignò Severus. Hermione gli rivolse uno sguardo quasi commosso prima di schioccargli un inaspettato bacio sulle labbra di fronte a tutti. “Grazie …” sorrise. “Semplice dovere: siamo venuti a prendere la mamma al lavoro. Eileen voleva tanto vedere la libreria … vero?”
“Quella neonata capisce tutto quello che le si dice!” commentò Ron alle spalle di Hermione, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Piton. “È pazzesco!” proseguì, imperterrito. “No, è semplicemente intelligente: è figlia mia e di Hermione, Weasley … non poteva certo essere rintontita!” considerò gelidamente, facendo immediatamente abbassare lo sguardo al rosso. “Speriamo sia più simpatica del padre, però!” sospirò la Grifondoro, rivolgendo un’occhiataccia al marito prima che madame Florish si avventasse sulla bambina. “Oh, ma che tesoro! Che amore, guarda che begli occhi che ha!” sorrise, stringendole la manina. “È un vero incanto …”
“Sì, ma ha un ghigno così … bastardo …” considerò Ron, aggrottando la fronte. Senza che nessuno se ne rendesse conto, Eileen rivolse proprio quel ghigno al rosso e subito un tomo volò da un ripiano, crollandogli in testa. “Ahia! Mi odi proprio, eh?” sbuffò il giovane Wesley, massaggiandosi la tempia dolorante. “Beh, a quanto pare non c’è nemmeno dubbio che sia una strega!” rise madame Florish, raccogliendo il libro mentre Hermione fissava l’espressione trionfante di sua figlia, sconvolta. “Ma …” protestò. “Ma è troppo presto per fare magie, è piccola! E di questa portata, poi … ti sei fatto male, Ron?”
“No, sto bene, ma credo che mi odi …”
“Odiarti? Non diciamo scemenze, dai!”
“Papà, guadda!” trillò Eileen, entusiasta, battendo le manine mentre un altro tomo rischiava di centrare in pieno Ron.
“Ti devo ricordare che è anche mia figlia, Hermione?” sogghignò Severus, baciando con soddisfazione i capelli della sua bambina: se non altro, da quella giornata a base di mandragola, aveva guadagnato un’alleata contro il clan Weasley.

 Angolo Autrice:
Rieccomi! Reduce da una settimana di ispirazione, forse complici malanni stagionali ed impegni vari, ho trovato modo e tempo di pubblicare la famosa raccolta di one-shot prima del previsto ... non so ogni quanto verranno aggiornate e quanto saranno lunghe, verranno aggiornate ad ispirazione e riguarderanno momenti correlati alla long Wish you were here legati a personaggi vari sia durante che dopo la fine della storia.
Come sempre, un enorme grazie a chiunque passi di qui!
Alla prossima!
E.




 
  
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