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Autore: Its a beautiful day    09/06/2022    1 recensioni
Partire significa ricominciare. La partenza di Jess ha comportato per Sarah un nuovo inizio. Sarah ha intrapreso un viaggio diverso da quello che si sarebbe mai aspettata per sé stessa, ma il Destino riserva continuamente nuove sorprese.
Quando il Destino entra in gioco, tutto può cambiare.
Persone che un tempo non erano altro che piccole comparse nella vita di Sarah, di un tratto assumono un ruolo totalmente diverso, lasciando in Lei un segno indelebile.
Questo ha riservato il Destino per Sarah: un ritorno al passato per permetterle di ricostruire sé stessa, per tornare ad essere felice.
Quel posto lontano chiamato Felicità - Parte II è la conclusione di un lungo viaggio fatto di sofferenze e nuovi inizi.
È la fine di un lungo viaggio fatto di consapevolezze e di duro lavoro per sconfiggere i propri demoni.
Perché forse è proprio quando tutti i piani sembrano distrutti che la tua vita sta cominciando davvero.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Pov. Sarah

La nottata con Regan è stata.. interessante.

Sicuramente diversa da quanto mi aspettassi.

Abbiamo fatto sesso, ovviamente, ma non è stato solo quello.

Abbiamo riso, abbiamo scherzato.

È stato quasi.. divertente.

Ma soprattutto abbiamo.. parlato. Sì, parlato, come fanno due persone normali.

Ed è stato strano.

Non sono abituata ad una Regan così.. umana.

Siamo andati al Resident Hill Hotel, l’hotel situato a metà tra Statute e Anharra, lo stesso dove siamo state qualche sera fa.

Nonostante il freddo, siamo rimaste sul balcone ad ammirare il paesaggio.

È stato piacevole.

Anche se ora sto pagando le conseguenze di una notte passata sveglia, non mi pento.

So che passerà molto tempo prima che io possa vedere di nuovo quella Regan, se davvero dovessi rivederla.

Mi ritengo già fortunata per averla vista almeno una volta.

La lezione di matematica non è mai stata così pesante come oggi.

Guardo l’ora all’incirca ogni quattro minuti, il tempo sembra non passare mai

11.34 | Ti va di studiare insieme oggi? |

È Matisse a scrivermi.

Sorrido

11.36 | Certo. Ci vediamo in biblioteca alle 15? |

11.40 | D’accordo. A dopo |

Blocco il cellulare.

Le attenzioni di Matisse non mi dispiacciono. Per quanto possa sentirmi a disagio con lei, sono felice di averla conosciuta.

Penso sia solo questione di tempo. Il tempo mi aiuterà a sciogliermi ed a lasciarmi andare anche con lei, esattamente com’è successo con Regan.

So che è completamente diverso, che il rapporto con Regan è puramente fisico.

Eppure.. mi sento così in sintonia con lei, non solo quando i nostri corpi diventano uno solo.

A parte quando fa la stronza.

Scuoto la testa.

Matisse può essere per me un’occasione per ricominciare. Non deve per forza essere l’occasione, ma sicuramente può essere una delle occasioni che mi permetterà di ricominciare.

È passato tanto tempo da quando Jess è andata via, ormai sentire il suo nome non fa più male.

Se penso a Lei ormai provo solo affetto, quello nessuno riuscirà mai a cambiarlo.

Grazie a Lei ho capito tante cose di me, grazie a Lei ho fatto cose che non avrei mai pensato di poter rifare.

Non potrò mai ringraziarla abbastanza.

Ora il destino mi sta dando tante opportunità di ricominciare, non posso permettermi di bruciarne nessuna.

Come mi sono ripromessa a capodanno, questo nuovo anno deve essere un anno di rinascita. Mi sono lasciata alle spalle tutto il dolore passato, pronta a ricominciare a vivere.

Sorrido.

So che il percorso è ancora lungo, ma non mi interessa più.

Se mi volto indietro, non riesco a capacitarmi di quanti passi in avanti io sia riuscita a fare, nel giro di così poco tempo.

Non importa più quanto tempo ci vorrà per migliorare ancora, perché ora so che posso farlo.

So che posso andare oltre al dolore, so che è proprio da lì che possono rinascere, più forte di prima.

 

Ascolto divertita i ragazzi discutere sull’ultima partita giocata dalla squadra di football del campus.

Battibeccano animatamente, provocando ilarità tra noi ragazze

“Ma sono sempre così quando parlano di football?” chiedo divertita

“Sempre” sbuffa Marie “Tu immagina avere Dj, Mark e Pongo nella stessa stanza, mentre discutono di questo” si porta le mani alle tempie, chiudendo gli occhi.

Scoppiamo a ridere, ma effettivamente non dev’essere affatto facile.

Pongo inizia ad urlare, il viso diventa rosso e la vena del collo si gonfia.

Dj invece rimane impassibile, mentre ascolta quasi incredulo quanto sostenuto dai suoi amici.

Mark, come Pongo, sembra piuttosto alterato.

“Ma dimmi un po’” Laureen attira la mia attenzione “Come va con la piccola artista?” mi tira giocosamente una spallata.

Arrossisco un po’

“Sta arrossendo!” urla MaryJ, indicando il mio volto rosso

“Oddio!” urla Laureen “Lei ti piace?!” si porta le mani alla bocca

“Non correte ragazze” scoppio a ridere “Con Matisse mi trovo.. bene. È simpatica, gentile, ha dei modi davvero di altri tempi”

“Un nome una garanzia” sorride Beth

“Non ci stiamo frequentando, siamo solo amiche. Oggi studieremo insieme” sorrido

“Hai sorriso!” Laureen mi punta il dito “Ti prego, fammi conoscere questa Matisse, non ti riconosco più Sarah!” quasi si commuove

“Sono contenta che tu sia riuscita a sbloccarti, anche se ci è voluto un po' di tempo” Beth mi sorride

“Sono felice anche io” sorrido.

Noi ragazze ci perdiamo così a parlare di Matisse.

Racconto degli ultimi incontri che abbiamo avuto, fino ad oggi.

Manca ancora un’ora al nostro incontro, ma sento le farfalle muoversi nello stomaco.

Sorrido.

Pensavo che non sarei più riuscita a provare queste sensazioni, mi mancavano.

Quell’eccitazione mista a curiosità, la voglia di frequentare qualcuno, di conoscerlo a fondo.

13.59 | Ti passo a prendere tra venti minuti |

È Regan a scrivermi.

Ecco che un altro, strano e confuso sentimento si diffonde in me.

Non appena lei si presenta nella mia vita entro in confusione.

Penso sia dovuto dagli ormoni. Sento pulsare il centro del mio corpo, fino ad arrivare allo stomaco.

Uno strano senso di felicità mi pervade ogni volta che vedo il suo nome comparire sul mio schermo.

Rabbrividisco.

Non può davvero piacermi Regan, sicuramente sto confondendo la voglia di scopare con qualche altro ambiguo sentimento

14.02 | Oggi non posso, ho un impegno |

Perché sento questa velata tristezza mentre invio questo messaggio?

Preferirei forse passare il pomeriggio con lei piuttosto che con Matisse?

Scuoto la testa. No, non è possibile.

Qualsiasi cosa stia cominciando a provare verso Regan è il caso di finirla qui.

Meglio chiudere lo strano rapporto che ci lega, così che io possa concentrarmi totalmente su Matisse.

O quantomeno a ricominciare in un modo sano.

Prendere le distanze da lei fin quando non riuscirò a far chiarezza su quel che provo, mi sembra la soluzione migliore.

È stata molto chiara stanotte: lei non vuole relazioni.

Non ne ha mai avute e tutt’ora non le vuole. Odia legarsi sentimentalmente alle persone, dunque perché dovrebbe farlo con me?

Sospiro.

Per quanto sia difficile farlo, me lo devo.

Ho già sofferto tanto in passato, non posso permettere che accada di nuovo.

 

 

Pov. Regan

“Posso farti una domanda?” Sarah si volta a guardarmi.

È avvolta in una grossa coperta, tiene in mano una tazza di cioccolata calda.

Siamo sedute sul balcone dell’hotel e nonostante il freddo sembra che nessuna delle due voglia alzarsi.

“Me la stai già facendo” inarco il sopracciglia

“Una domanda seria Regan” ride

“Okay” annuisco semplicemente, stringendo tra le mani una grossa tazza di cioccolata, che mi riscalda un po’

“Perché mi hai chiesto delle cicatrici?” mi osserva curiosa

Già, perché le ho chiesto delle cicatrici? Potrei rispondere che la curiosità è umana, di certo quelle.. cose non passano inosservate - soprattutto se si passa la maggior parte del tempo insieme svestiti - ma sappiamo tutti che sarebbe solo una bugia.

Perché le ho chiesto delle cicatrici? Forse perché in fondo mi interessa conoscere questa piccola ragazzina.

Ha poco più della metà dei miei anni, eppure anche lei ha il suo bel bagaglio di esperienze.

Ovviamente già sapevo la verità, il dossier che i miei investigatori hanno stilato su di lei, con il passare dei giorni, è diventato sempre più ricco di informazioni.

Piano piano tutto è venuto a galla, anche il suo passato più remoto.

Quindi già sapevo da cosa fossero dovute quelle cicatrici ma desideravo che lei si aprisse con me.

Aprirsi con qualcuno su un argomento così delicato implica una grande fiducia, sentivo quasi l'esigenza di capire quanto la sua fiducia nei miei confronti fosse profonda

“Scusami, non volevo metterti in difficoltà” ride, notando il mio silenzio

“Oh no, nessuna difficoltà” scuoto la testa “semplicemente non passano inosservate. Per quanto volessi tenere le distanze, è inevitabile che nasca la curiosità davanti ad una.. cosa del genere” concludo

"Beh allora ora tocca a me farti una domanda su di te” si porta la tazza alla bocca, bevendo un sorso

“No, non esiste. Ti ricordi cosa mi avevi detto? Che mi avresti concesso la risposta solo perché Beth aveva scoperto tutto" incrocio le braccia

“Vero, ma dopo così tante volte che ci siamo viste, mi è salita un po’ di curiosità. Vorrei capirti meglio Regan” sorrido

“Non ho bisogno di essere capita, né tanto meno che tu mi capisca” la guardo.

In un primo momento sembra rimanerci male, ma poi si riprende

“Okay d’accordo” sospiro “Chiedimi ciò che vuoi” sorride

“Io ti ho raccontato di una storia che per me è stata importante. Non di certo dal punto di vista sentimentale, ha praticamente distrutto la mia vita, ma a suo modo ha avuto un peso non indifferente” mi guarda

“E quindi?” chiedo confusa

“E tu? Non hai una relazione che ti ha particolarmente segnata?” scoppio a ridere

“Io? Assolutamente no” sembra non capire “Non ho mai avuto una relazione” scuoto la testa

“Mai?” chiede incredula

“Mai” annuisco “Mi sono sempre e solo divertita. Quando ero una ragazzina come te lottavo contro i miei affinché accettassero la mia diversità, quindi avere una storia con qualcuno e catapultarlo dentro tutta la mia merda non era il mio primo pensiero. Quando sono cresciuta ho cominciato a costruire il mio impero, era l’unica cosa di cui mi importasse davvero. Avevo bisogno di dimostrare a mio padre che potevo farcela anche da sola, così ho concentrato ogni mia energia solo sulla società”

“Beh i risultati si vedono” si porta nuovamente la tazza alla bocca

“Quindi ho sempre e solo soddisfatto i miei appetiti sessuali. Erano l’unica cosa che mi permettesse di staccare la testa da tutto. Ad oggi, non sento l’esigenza di legarmi sentimentalmente a qualcuno. Vorrebbe dire rendere conto ad un’altra persona, avere altre priorità”

“Non ti sei mai innamorata?” mi guarda, l’espressione triste

“Avevi detto una sola domanda” alzo le spalle “L’amore è sopravvalutato”

“È una frase orribile Regan” incrocia le braccia al petto “L’amore non è sopravvalutato. L’amore ti da un motivo per alzarti dal letto ogni mattina, ti da la forza di fare cose che pensavi non avresti mai fatto. L'amore è in grado di salvarti”

Dici come concedersi di nuovo a qualcuno dopo mesi di violenze ed abusi?

Proprio com'è successo tra te e Jessica, Sarah?

“Io ho le mie priorità. Tu hai idea di cosa voglia dire portare avanti una società come la mia? Ho impiegato migliaia di dipendenti, ho in atto più di cinquanta progetti ed in costruzione altri cinque. Pensi davvero che io abbia bisogno di una ragazza al mio fianco che mi richieda attenzioni?” inarco il sopracciglio

“Come sei cinica” alza gli occhi al cielo

“Può darsi” alzo le spalle “Hai finito ora con le tue domande?"

“Certo” annuisce.

Rimaniamo in silenzio per un po’, probabilmente sta riflettendo sulle mie parole.

Forse sono stata un po’ dura e sì, cinica.

Ma ho semplicemente detto la verità.

L’amore è sopravvalutato. Sono cresciuta in una famiglia disfunzionale, incapace di esprimere i propri sentimenti, ma soprattutto incapace di rapportarsi con i propri sentimenti.

I nostri genitori si sono sposati solo perché faceva comodo così.

Mia madre era di buona famiglia, così come lo era mio padre.

Entrambi avevano alle spalle una famiglia rispettabile: avvocati, professori universitari, grandi imprenditori.

La loro unione è stata puramente economica, utile ad aumentare la notorietà dei loro nomi.

Hanno avuto me, probabilmente ancora si tolleravano all’epoca, poi abbero Beth.

O meglio, mia madre ebbe Beth. Tutt’oggi temo che non sia stato mio padre a fecondare mia madre, ma che ci sia lo zampino del postino.

Anzi, mi correggo. Del giardiniere.

Avevo quasi tredici anni quando è nata Beth, seppur fossi ancora piccola ero abbastanza grande da capire le dinamiche che si stavano sviluppando intorno a me.

Quando cresci con un padre totalmente anaffettivo che ti tratta come si fossi un adulta da quando compi sei anni, non puoi che crescere con una certa maturità.

Poi ci chiediamo come mai io sia così cinica.

L’amore è così volubile. Oggi ti ami, e domani?

E domani potresti incontrare il tuo giardiniere ed innamorarti di lui, così come successe a mia madre.

Peccato che quando mio padre scoprì tutto, magicamente il giardiniere sparì dalle nostre vite.

Sono passati ormai quasi diciotto anni da quel momento, e mia madre è ancora al fianco di mio padre.

Scuoto la testa.

So bene che quando hai diciotto anni pensi che tutto sia rose e fiori, le tue speranze nei confronti della vita sono tante, ma più il tempo avanza e più queste vanno scemando.

A causa del mio contesto familiare, io le ho perse molto tempo fa.

Sono la fotocopia di mio papà. Stronza, cinica, egoista.

L’unica cosa di cui mi importa davvero dopo me stessa èla mia società.

Ho dedicato anni della mia vita solo a quello, così come fece mio padre quando io ero più piccola.

Lui non c’era mai, occupato com’era a creare il suo fottuto impero.

Quando si è ricordato di avere una figlia ormai andavo già a scuola. Lui non capì mai come relazionarsi con un bambino, per questo sono cresciuta così.. emotivamente distaccata.

Mi ha sempre trattata come se fossi in grado di capire il mondo intorno a me. Mi ha plagiata a sua immagine e somiglianza, creando una sua miniatura.

Con la sola differenza che io ho deciso di non avere una moglie né tantomeno dei bambini.

Perché impelagarmi in una relazione o addirittura nella crescita di un bambino se poi non sono in grado di dargli le giuste attenzioni?

Per far crescere un bambino come me? No grazie.

I nostri respiri si condensano davanti a noi, Statute Village illumina da lontano la notte.

Mi volto verso di lei: sta guardando dritto davanti a sé, in silenzio.

Osserva il panorama, quasi ammaliata.

È davvero carina: il viso è grazioso, armonico.

È tutto perfettamente proporzionato.

Le labbra sono leggermente carnose, ma al punto giusto.

Sorrido.

Chi l’avrebbe mai detto che sarei finita a letto con una.. diciottenne.

Rabbrividisco un po’ al pensiero. La differenza di età tra di noi è molta, seppure non esagerata.

Rannicchiata sulla sedia, avvolta intorno a quella coperta troppo grande sembra davvero una bambina ed io sento quello strano bisogno di.. prendermene cura.

Conoscendo la sua storia, ancora di più.

È la prima volta che mi capita in tutta la mia vita e mi sento così disorientata ed anche spaventata.

Non so cosa voglia dire legarsi sentimentalmente a qualcuno, tanto meno prendermene cura.

Ed ora mi capita davanti questa ragazzina che sconvolge tutte le carte in tavola.

Scuoto la testa.

Sono Regan McFinin, non la prima stronza che passa per strada.

Io non mi faccio abbindolare dal primo paio di bei occhioni che mi presenta davanti, no.

Per sedurmi ci vuole molto di più e non permetterò a questa ragazzina di confondermi le idee.

 

La relazione ed il plastico del Sig.Tremble giacciono ancora sulla mia scrivania, accanto alla grossa tazza di caffè.

La notte con Sarah è stata.. interessante.

Dopo la chiacchierata abbiamo riso e scherzato come se fossimo due amiche di vecchia data ed è stato piacevole.

Avremo dormito sì e no tre ore stanotte e la mancanza di sonno inizia a pesare.

Osservo il panorama mentre il caffè risveglia ogni cellula del mio corpo.

Fuori c’è il tipico clima invernale di Statute: grossi nuvoloni grigi coprono il cielo, ingrigendo il mondo intorno a noi.

I vetri delle macchine viste da quassù sembrano piccole lastre di ghiaccio.

“Buongiorno raggio di sole” Joshua entra nel mio ufficio, con un tono di voce un po’ troppo alto

“Sta’ zitto Joshua” mi porto le mani alle tempie

“Vedo che il plastico e la relazione sono esattamente nella stessa posizione di ieri” incrocia le braccia

“Sono appena arrivata in ufficio, mi concedi almeno cinque minuti per il caffè? La scadenza è venerdì, ed oggi è solo a mercoledì” sbuffo

“Il mio compito è ricordarti le cose, visto che ultimamente ti vedo distratta. Mi paghi per questo, ricordi?

“Okay, okay d’accordo” mi alzo sbuffando dalla sedia “Forza, vediamo questo fottuto progetto”

Mi avvicino alla documentazione, Joshua davanti a me.

Ci mettiamo a discutere, analizzando piantine, relazioni e tutto il resto fornito dal cliente.

Joshua si avvicina alla scrivania con una grossa lavagna con le ruote, dividendola poi in due colonne: pro e contro.

Insieme facciamo una stima approssimativa di tutte le qualità ed i punti di forza di questo progetto, contrapponendoli agli svantaggi.

Quando guardo l’orologio è già l’ora di pranzo.

Queste ore passate con Joshua sono volate, nonostante siano state intense

“Pausa pranzo” giro il mio telefono verso di lui, per mostrargli l’ora.

Lui alza gli occhi al cielo, poi ci dirigiamo insieme verso la mensa.

Oggi non ho molta fame, sono ancora un po’ scombussolata dalla notte in bianco e dai tre caffè bevuti questa mattina così prendo solo un'insalata.

Joshua mi parla come se io lo stessi ascoltando.

Non so nemmeno che cosa mi stia raccontando. Vorrei solo godermi la mia insalata nel silenzio di più assoluto.

Rimango in silenzio, mentre lui continua a parlare.

A fine pranzo scrivo a Sarah.

D’altronde il progetto è stato analizzato a fondo, ora bisogna solo discuterne con il resto dei miei collaboratori, ma si può fare tranquillamente domani.

14.02 | Oggi non posso, ho un impegno |

Rimango decisamente stupita dalla sua risposta,

Non mi ha mai detto no, nemmeno una volta.

Nessuno mi ha mai detto no.

Quale sarebbe questo impegno che non le permette di vedermi?

Quasi mi viene da ridere.

Mai nessuna ragazza si è permessa di dirmi no, e adesso arriva lei, dall’alto dei suoi diciotto anni e mi dice di avere un impegno?

Non mi interessa, qualsiasi impegno abbia, può aspettare.

 

   
 
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