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Autore: Marilu2003lulu    13/06/2022    0 recensioni
Inghilterra, inverno 1940. Due giovani e ardimentosi piloti dell'aviazione militare britannica, Edward Jones ed Albert Smith, trascorrono le loro giornate abbattendo aerei da caccia tedeschi, facendo a gara a chi ne colleziona di più. I due sono legati da un indissolubile sentimento di amicizia e stima reciproca, e condividono la dura vita del campo sostenendosi e spalleggiandosi a vicenda. Ma quando un Messerschmitt tedesco viene abbattuto a poche centinaia di miglia dal campo, i due dovranno fare i conti con una serie di complicanze suscitate dagli occupanti di quell'aereo, che metteranno a dura prova le loro vite..
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Stefan percorreva ininterrottamente i pochi metri del loro squallido alloggio da più di un'ora. Era estremamente preoccupato, per non dire quasi terrorizzato, della sorte di suo fratello. Friedrich era letteralmente scomparso dall'ultima volta in cui aveva avuto modo di vederlo, vale a dire quella stessa mattina, quando lo aveva salutato prima che si librasse in volo con l'aeromobile. Dopodiché, non gli erano più giunte sue notizie sino a quel momento. Aveva cercato di non catapultare sé stesso in uno stato di apprensione totale fino al pomeriggio inoltrato, ma oramai era giunta quasi la sera e lui non era ancora rientrato. Stefan temeva orribilmente che potesse essergli accaduto qualcosa di grave, forse l'aereo aveva subito un qualche tipo di guasto costringendolo ad atterrare in un punto imprecisato della campagna, magari aveva perso il senso dell'orientamento e non era più in grado di rintracciare il loro campo; o peggio, e il solo contemplare quella dannatissima ipotesi gli provocava la sgradevole sensazione di dover vomitare e uno stato di inquietudine fortemente accentuato, poteva essere stato addirittura abbattuto, il velivolo ridotto in macerie e il suo corpo disintegratosi. D'altronde, cosa impediva che non si verificasse un'eventualità simile? Rischiavano, o meglio, rischiava la vita ogni giorno, quasi ogni istante, non vi erano certezze in quel luogo, non si poteva mai essere veramente sicuri di nulla.

Stefan si impose di smettere di formulare congetture disastrose ed orripilanti, e, sedendosi comodamente sul suo letto, iniziò a sperimentare un vecchio metodo che adoperava sempre, da bambino, per tentare di tranquillizarsi quando subentrava l'agitazione. Solitamente lo utilizzava quando si svegliava di notte, al buio, dopo aver fatto un brutto sogno che aveva interrotto il suo riposo. Contare i numeri all'infinito lo rilassava enormemente. Gli dava la sensazione che ci fosse sempre del tempo disponibile, che la vita e gli eventi stessi che avvenivano non scorressero di fretta, ma che, anzi, ci si potesse comunque fermare quando lo si fosse desiderato, cristallizzandosi in un attimo eterno, in cui tutto era in grado di modificarsi e cambiare il proprio corso. Friedrich stava bene, questo era assodato. In fin dei conti, era pur sempre suo fratello, una parte di sé, un pezzo del suo cuore, condividevano lo stesso sangue, ed avevano un legame unico, oltre che indissolubile. Se gli fosse veramente capitato qualcosa di brutto, Stefan era assolutamente convinto che l'avrebbe saputo prima di chiunque altro. Che lo avrebbe avvertito, in qualche modo, che ne sarebbe stato consapevole. Nel mentre che continuava ad indugiare in tali considerazioni, la porta della loro stanza si aprì facendo apparire sulla soglia Friedrich, pallido come un fantasma, incredibilmente sudato e con gli occhi che brillavano a causa dell'allergia che la polvere contenuta nei meandri dell'edificio gli provocava.

Stefan ebbe quasi l'impulso di gridare, non sapeva se di rabbia o di contentezza, quando si rese conto che la figura comparsa era proprio il fratello, ma si trattenne. Tirò solo ed essenzialmente un grande sospiro di sollievo, e si alzò dal suo giaciglio, avvicinandoglisi a rapidi passi. Friedrich abbassò rapidamente lo sguardo verso il pavimento, forse si vergognava per aver procurato al fratello attimi di estrema tensione ed ansia, o, molto più probabilmente, desiderava esclusivamente nascondergli la reale motivazione per la quale era sparito un'intera giornata.

<< Dove sei stato? Dove accidenti eri finito? Lo sai che mi stava quasi per venire un infarto? Ho temuto, per l'amor del cielo, che fossi stato addirittura abbattuto! Non ti vedo da stamattina, dannazione. Ho chiesto ad un'infinità di persone, e nessuno sapeva darmi informazioni adeguate, cavolo! Io, veramente, Friedrich.. >>

Friedrich gli si avvicinò cautamente e prese il suo volto fra le mani. Gli sorrise divertito e, a tratti, quasi commosso per quella scenata da bambino; Stefan, infatti, possedeva la capacità di tramutarsi, a volte, in un vero e proprio infante, assumendo atteggiamenti ed espressioni caratteristiche per l'età che aveva, e che spesso non gli facevano fare neppure bella figura.

<< Calmati, adesso. Sono qui, accanto a te. Scusami per non aver provato nemmeno a spedirti un messaggio con delle dovute spiegazioni sulla motivazione del mio ritardo. Mi hanno convocato quelli del plotone principale; mi sono dovuto recare in fretta e furia da loro, che non ho avuto neppure il tempo di avvisarti o portarti con me. >>

Stefan lo fissò con aria incerta e confusa. Non riusciva a comprendere la ragione per la quale il fratello avrebbe dovuto essere richiamato dal comandante Schulz; infatti, a meno che non si verificassero aperte insubordinazioni da parte dei soldati, il cui ardore a volte poteva dare adito a delle ribellioni, la maggioranza delle quali era in grado di sfociare in scontri violenti, che dovevano essere necessariamente sopiti sul nascere per tentare di riportare ordine ed equilibrio nel campo, per mezzo, solitamente, di castighi e rappresaglie, ecco, a meno che non ci fossero eventualità del genere, raramente era richiesta la propria presenza in quel luogo. Inoltre c'era anche da prendere in considerazione il fatto che il comportamento dimostrato da Friedrich, per tutta la loro permanenza e sino a quella specifica occasione, era stato, in ogni caso, ineccepibile ed inoppugnabile; del suo, al contrario, non si poteva dire lo stesso.

<< Non capisco. Schulz ti ha cercato? Perché? Cosa voleva da te? E' per colpa mia, Friedrich? Si è stancato nel vedere che non faccio niente e ha rimproverato te per questo? >>

<< No, tranquillo, non voleva farmi rimostranze relativamente alle mansioni che svolgi. Piuttosto, mi ha affidato un incarico importante e, non ti nascondo, anche abbastanza pericoloso. Ma te ne parlerò quando saremo arrivati nell'unità principale. Mi ha ordinato di trasferirmi lì e ha detto che potevi venire anche tu. Prepara le nostre cose, partiamo tra meno di un'ora. Io devo vedere Hans. Ho delle cose che devo dirgli prima di andarmene. >>

Quella mattina il sole splendeva incandescente, illuminando, con i suoi focosi raggi, qualunque genere di cose o persone stazionassero nell'ambito della sua luce. Hans era seduto sull'erba con le braccia a sorreggergli il busto e il volto rivolto in direzione della campagna, che fissava con aria nostalgica e sognatrice, quasi come se avesse desiderato allontanarsi nei meandri infiniti di quei boschi immensi, lasciando dietro di sé paure, preoccupazioni, oneri, tutto ciò che lo legava a quell'orribile situazione dalla quale, altro non anelava, che ad uscirsene definitivamente. Il suo turno era terminato qualche ora prima, di conseguenza era riuscito ad avere per sé gran parte del pomeriggio, ma, non sapendo cos'altro fare se non semplicemente sdraiarsi sul prato e lasciarsi trasportare dal fluire interminabile dei propri pensieri, infatti non se l'era sentita di cercare compagnia, non perché non apprezzasse gli altri piloti, ma a volte era conscio del fatto che necessitava momenti di solitudine in cui poter riflettere su una quantità eccezionale di cose, ecco, fu esattamente così che lo trovò Friedrich, dopo averlo cercato per più di mezz'ora.

<< Finalmente ti ho trovato, Hans. Ti sto cercando da quando sono tornato e, in totale, saranno passati più di tre quarti d'ora. Ho forse interrotto un qualche tuo momento di profonda meditazione? >>

Hans emise una sonora risata e cominciò a ridere a crepapelle. Friedrich era l'unica persona il cui umorismo era in grado di risollevargli il morale.

<< Non dire idiozie. Siediti, invece, e raccontami un po' di come è andato il colloquio con Schulz. Cosa mai voleva, quel volpone? >>

Friedrich abbassò lo sguardo e non rispose direttamente alla sua domanda, ma si limitò a strappare qualche filo d'erba per poi gettarlo, noncurante, lontano da sé.

<< Che c'è, non me lo vuoi dire? >>

<< No, scusami, amico, non è questo. Stavo solo cercando di ricordare quanto più possibile tutte le cose che mi ha detto. Mi ha tenuto complessivamente due ore nel suo ufficio, riempiendomi così tanto la testa di dati, informazioni ed elementi, che una volta uscito, mi sembrava di aver dimenticato ogni cosa. Ma adesso, ripensandoci, sono in grado di rievocare quasi tutto. >>

<< Quindi? Dai, sono curioso! E' qualcosa relativo allo spionaggio? Dovrai infiltrarti in un campo inglese tenendo sott'occhio qualcuno? In effetti, non avrebbero potuto scegliere nessuno migliore di te. Tu e Stefan parlate l'inglese, no? Non l'avete studiato a scuola? >>

<< Sì, ma solo le cose essenziali e non molto bene, per quanto mi riguarda. >>

<< Almeno sei in grado di intavolare una conversazione basilare con quei barbari ignoranti, vedi il lato positivo. Dunque, si tratta di questo? >>

<< No, Hans, a dire il vero no. >>

<< Allora cosa? Non mi viene in mente altro, sinceramente. >>

<< Ecco, Schulz mi ha chiesto di..di abbattere un aereo. >>

Hans sembrò per un attimo cadere dalle nuvole. Appariva visibilmente disorientato e confuso, non comprendeva, infatti, l'esatta natura della rischiesta che gli pareva assolutamente assurda considerando che quella era una cosa che facevano già quotidianamente senza che qualcuno li convocasse improvvisamente per rimbrottarli circa le modalità attraverso le quali era necessario farlo; d'altronde, chiunque presente nella loro caserma poteva assolvere ad una mansione del genere, quindi perché mai insistere affinché proprio Friedrich venisse scelto?

<< Non capisco, Friedrich. Che razza di pretesa è? Non abbattiamo già aerei nemici ogni singolo giorno? Schulz a furia di starsene relegato in quel suo ufficio intasato di oppio e cartacce ha perduto forse il lume della ragione? Ha scordato il perché noi tutti siamo qui? >>

<< Per niente, amico. E la sua è una rivendicazione legittima. Questa volta non è come le altre. Mi ha parlato di un aereo inglese che da qualche mese circola nei cieli della Manica, a metà strada tra la Francia e l'Inghilterra; dice che il pilota che lo comanda è un asso dell'aviazione britannica, lo ha definito ''eccezionale'' e ha sottolineato più volte che sia un estremo peccato che non faccia parte delle nostre forze militari. Dice che è un pionere dell'aeronautica, lo si può incontrare in orari indefiniti ma generalmente transita la mattina, e alla sera, immancabilmente, mancano sempre non meno di cinque o sei nocchieri tedeschi con i loro velivoli alla base. Mi ha confidato che l'umore della truppa è letteralmente a pezzi e che i soldati hanno lamentato più volte la situazione, arrivando a minacciare di ammutarsi e non volare più. >>

<< Ma si è capito chi è questa canaglia? >>

<< Secondo quello che riferisce Schulz, no. Mi ha detto solo che il modello è un Hawker Hurricane, e che il farabutto che si trova al suo interno non è stato ancora identificato. Ha concluso esprimendo profonda preoccupazione e ha asserito che ripone tutte le sue migliori speranze in me. Ed io ora non so cosa diamine devo fare. >>

Hans si voltò nella sua direzione sconcertato.

<< Non sai cosa devi fare? Ma, Friedrich, come puoi affermare una cosa del genere? Devi naturalmente prendere la questione di petto, abbatterlo e conquistare la gloria eterna! Non dirmi che hai delle titubanze? E perché mai, amico mio? >>

Friedrich, al suono di quelle parole, divenne improvvisamente triste. Hans si sbagliava, e di molto. Non stava, infatti, preoccupandosi se la natura morale della missione fosse giusta o sbagliata, non gli interessava minimamente, a dire il vero. Nella sua testa baluginava solo ed essenzialmente il pensiero di Stefan, suo fratello. Quello che si sarebbe verificato era uno scontro ad armi pari fra due giovani assi dell'aviazione militare britannica e tedesca, e così come Friedrich ne sarebbe potuto uscire tranquillamente vincitore come molti nel plotone avevano vaticinato, la situazione avrebbe potuto anche prendere una piega drasticamente diversa, facendo prevalere l'inglese che avrebbe conquistato non esclusivamente l'onore e la gloria, ma, contemporaneamente, la sua giovane vita, e quello era essenzialmente a scapito di Stefan. Cosa sarebbe mai accaduto a suo fratello se lui non fosse riuscito a sopravvivere? Oramai si trovava in quel luogo, e, a dispetto del fatto che il fratello fosse morto, Friedrich non era per niente convinto che il capitano Schimdt gli avrebbe concesso di ritornare a casa, lontano dal campo di battaglia. Anzi, lo avrebbe investito di tutte le cariche necessarie per permettergli di diventare un pilota a tutti gli effetti, ed allora, tutto ciò che Friedrich aveva fatto sino a quel momento per tenerlo lontano dal pericolo non sarebbe valso a nulla.

<< Hans, penso di essere sul punto di chiederti il favore più grande della mia vita. Sai che ti sono enormemente affezionato, a dispetto del fatto che non siamo legati da vincoli di sangue. Se io..se, quando affronterò quell'inglese, non dovessi uscirne vincitore, insomma, se non dovessi sopravvivere..voglio che ti prenda cura tu di Stefan, come sto facendo io attualmente. Portalo lontano da qui, fallo andare via, per favore..non permettere per nessuna ragione al mondo che Schmidt lo trasformi in un cadetto e gli consenta di andare in guerra. Non potrei mai perdonarmelo, pur essendo morto. E credo che non me lo perdonerebbe, per il resto della vita, nemmeno mio padre. Fallo per me. Promettimelo, te ne prego. >>

Il viso di Hans si intenerì enormemente al suono di quelle parole. Pensò che Stefan fosse molto fortunato ad avere qualcuno che si preoccupasse sino a quel punto per lui, che non esistesse cosa più bella del loro rapporto e, che, in certi momenti gli accadeva di sperimentare uno strano senso di invidia. Lui una persona che lo avesse amato in quel modo non l'aveva mai avuta. D'accordo, i suoi genitori durante l'infanzia gli avevano voluto un gran bene, si erano interesssati affiché non gli potesse mancare nulla, lo avevano accudito e si erano occupati, nei limiti delle loro possibilità, naturalmente, del suo benessere. Ma, stranamente, quando guardava indietro e ripensava al passato, non gli accadeva mai di sentire e percepire quel legame intrinseco e speciale che avrebbe dovuto contraddistinguere la loro unione come famiglia. Sua madre, da bambino, lo coccolava e giocava con lui, ma, non appena le si era presentata un'occasione favorevole per andarsene, legittimata, a suo dire, dal presunto tradimento subito ad opera del figlio, non aveva esitato un solo istante a fare armi e bagagli, lasciandolo solo, tormentato dalla colpa di aver provocato, a causa del suo comportamento irresponsabile, la sua fuga. Il padre, invece, pur essendogli stato sempre ed enormemente affezionato, lo aveva spesso trattato come se lo considerasse uno strumento ai suoi ordini. Anche quando era scoppiata la guerra, Hans aveva tentato di confidargli la sua incertezza e il fatto che non sapesse realmente da quale parte schierarsi. Ma per il genitore tale confessione era risultata inconcepibile e sconvolgente, tanto da averlo costretto, per non ritrovarselo contro, a decidere di combattere al soldo della Germania.

Hans ordinò alla sua coscienza di tacitare quei ricordi; non gli faceva bene rievocarli alla mente. E poi doveva concentrarsi sulla risposta da fornire a Friedrich, non poteva indugiare oltre.

<< Friedrich, non dovresti nemmeno fare discorsi del genere. Tu uscirai vincitore dallo scontro con quel bastardo inglese. Ci metto la mano, anzi, l'intero corpo sul fuoco. >>

<< Possiamo formulare tutti i migliori pronostici, per carità, ma non è una cosa che dovremmo dare per scontata, Hans. >>

<< E allora sai cosa ti dico? Che anche se è totalmente inutile affermarlo, considerando che quest'eventualità, da te tanto temuta, non avrà nemmeno il modo di verificarsi..ma se dovesse succedere, Friedrich, ti assicuro che farò tutto ciò che è in mio potere per non permettere a Stefan di fare la tua stessa fine. Lo porterò via da qui e lo proteggerò, a costo di sacrificare la mia stessa vita. Te lo prometto. >>

Friedrich gli gettò le braccia al collo, ringraziandolo infinitamente. Hans ricambiò l'abbraccio, stringendolo a sua volta. Non era riuscito a rivelargli i timori che lo avevano pervaso nel mentre che gli assicurava di proteggere Stefan; a dire il vero, non credeva che il ragazzo si sarebbe fatto domare così facilmente, e non sapeva ancora quanto aveva ragione.

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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