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Autore: Francyzago77    14/06/2022    5 recensioni
Questa storia nasce come seguito de "La figlia di Georgie". Sono passati diversi anni, quelli che erano bambini sono ormai cresciuti e coltivano sogni, desideri, amori e sentimenti che s'intrecceranno con le vite dei loro genitori.
Dopo più di un anno che era nel cassetto ho deciso di pubblicare questo racconto...consiglio di leggere "Georgie il sequel" e "La figlia di Georgie" dato che questa ne è la prosecuzione.
La maggior parte dei personaggi presenti non mi appartengono, sono di proprietà di Mann Izawa. Questa storia è stata scritta senza fini di lucro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Arthur Butman, Georgie Gerald, Maria Dangering, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivarono a casa di Eric dove trovarono, con stupore di Sophie, soltanto Daisy con la bambina.

-E’ uscito di corsa – spiegò trafelata la ragazza – io ero ancora fuori. Mi ha guardata e mi ha detto di salire da nostra figlia. Non sono riuscita a fermarlo per un chiarimento, ha preso il cavallo ed è andato via.

-Dove? – chiese Abel impaziente.

Daisy scosse la testa palesando di non conoscere risposta.

-Dobbiamo cercarlo – disse immediatamente Sophie preoccupata e molto scossa – avete idea di dove può essere andato?

-Ho paura – sussurrò Daisy stringendo forte a sé la piccola Grace – ho tanta paura.

-Dividiamoci per le ricerche – propose Abel desideroso di agire subito.

-No – fu la secca risposta di Arthur – sono certo che Eric tornerà qui.

-Ma cosa dici? – esclamò con vigore il fratello – Ogni minuto può essere prezioso! 

-Se conosco mio figlio – affermò sicuro Arthur – so che tornerà. 

La decisione con cui aveva scandito quelle parole sorprese tutti.

Rimasero così in attesa, un’attesa che li rese ancora più nervosi e inquieti.

Il tempo pareva interminabile, lento.

Verso sera giunsero lì anche Georgie e Maria, ignare di tutto.

-Perché non sei andato a cercarlo? – urlò Maria al marito dopo aver appreso la questione – Forse è andato da Percy oppure dal direttore, oppure …

Non riuscì a terminare la frase, era troppo sconvolta.

-Abel – chiese allora Georgie, in disparte – perché non ti sei mosso tu?

-Perché credo in quello che ha detto mio fratello – rispose – e ho fiducia in Eric. È distrutto ma non farebbe mai una pazzia, Arthur ha ragione.

Daisy e Sophie erano sedute l’una accanto all’altra, facendosi forza a vicenda. 

-Tornerà – ripeteva Sophie – non ti avrebbe lasciata Grace se non si fosse fidato di te. Ti ama ancora, ne sono convinta.

Ormai era quasi buio, il rumore della chiave che girava nella toppa fece voltare tutti.

-Eric! – gridarono all’unisono Georgie e Sophie mentre Daisy si alzava dalla sedia e Maria correva alla porta per abbracciarlo.

Il ragazzo, stupito ma forse non più di tanto, osservò la sua famiglia riunita.

Abel guardò il fratello approvando con la testa, Arthur aveva intuito bene, Eric era ritornato.

-Dove sei stato? – gli domandò con discrezione Maria.

Ma lui non rispose subito, si diresse verso sua moglie e la bambina.

-In ospedale- disse poi fissando Daisy – a rifiutare la mia promozione.

Nella stanza regnava il silenzio assoluto, nessuno aveva il coraggio o la forza di parlare.

-Non posso permettere – continuò con decisione – che mia moglie si umili in quel modo. Rimarrò qui ad esercitare la mia professione che amo, come amo Daisy e Grace.

In quel momento, gli altri componenti della famiglia, capirono che forse era giusto lasciar sola la coppia riunita e, senza far troppo rumore né proclami, uscirono discretamente dalla stanza.

In strada, seduta osservando le stelle perché era ormai buio, Sophie disse a suo padre che le era accanto:

-Vado a parlare con Percy, lo lascerò in modo definitivo. Prenderò Lewis e, se mi vorrete, tornerò a vivere con voi.

-Certo che ti vogliamo – asserì Abel che, prendendo la mano di Georgie, continuò – e staremo tutti insieme, come una volta, o quasi.

Georgie sorrise mentre videro Eric uscire dal portone di casa.

Andò diretto ad abbracciare i suoi genitori.

-Siamo fieri di te – dichiarò Arthur, Maria approvava con lo sguardo.

Sophie si alzò affermando di voler andare a villa Gray, per lasciare Percy.

-Non vorrai partire da sola? – disse Abel inquieto e nervoso.

-Ti accompagneremo noi – aggiunse Arthur mentre il fratello annuiva.

-No, andrò io con lei – s’intromise Eric – ho un conto in sospeso con Percy.

E prese per mano Sophie conducendola al calesse.

-Sii prudente – fu il consiglio di Abel.

-Non compiere gesti avventati – disse Arthur al figlio.

-Sono più tranquillo – continuò poi Abel dopo la partenza dei due – sapendo che c’è Eric con lei. Anche se mi chiedo se forse era meglio se fossimo andati anche noi.

-Devono cavarsela da soli – sentenziò il fratello osservando il calesse già lontano.


-Entrerò soltanto io – spiegò Sophie al cugino davanti al cancello di villa Gray – tu aspettami qua. Se qualcosa andrà storto o avrò bisogno del tuo aiuto ti chiamerò.

-Sei sicura? – Eric era un po’ titubante, avrebbe preferito non lasciarla. 

Lei gli prese le mani e le strinse forte, senza parlare.

Allora Eric la lasciò andare.

Sophie varcò la soglia di quella che era stata la sua abitazione, era buio e c’era silenzio.

Salì le scale, aprì pian piano la porta della camera di suo figlio.

Lewis dormiva nel suo letto, andò a baciarlo sulla fronte.

Si diresse verso la sua stanza ma trovò Percy nel corridoio.

-Ti sembra questa l’ora di rientrare? – domandò a sua moglie abbastanza alterato.

-Non sei l’unico che rientra tardi! – fece spallucce Sophie ignorandolo.

-Dove sei stata? – chiese con sgarbo alla ragazza.

-Non ti deve interessare – rispose lei piccata – e non ti interesserà più.

Entrò in camera ed iniziò a prendere dall’armadio dei vestiti.

-Ma cosa fai? – Percy era allibito.

-Faccio quello che avrei dovuto fare già da tempo! – esclamò Sophie finalmente sicura di sé – Preparo la valigia e torno dai miei genitori.

-Tu sei pazza! – esclamò suo marito sempre più stupito.

-No, non sono pazza ma sono certa di quello che faccio – affermò continuando a prelevare abiti seguita da un Percy meravigliato.

-Ti lascio – asserì prontamente – e definitivamente. 

-Ma non puoi! – il tono del giovane era incredulo.

-Sì che posso – disse Sophie – e porto con me Lewis.

-No – tuonò Percy – non puoi togliermi il bambino!

-E lasciarlo qui con te? – lei era decisa – Ma come crescerebbe con uno che non sa cosa significhi essere padre!

-Come puoi affermare una cosa del genere! – ora Percy era veramente alterato e ferito nell’orgoglio.

-Sei un padre assente e di dubbia moralità – gli rinfacciò Sophie – e anche violento verso il bambino.

Aveva messo i vestiti dentro una valigia e ora stava andando a preparare i bagagli per suo figlio.

-Non lo porterai via – urlò Percy bloccandola sulla porta.

-Vedremo! – fu l’esclamazione che fece Sophie desiderosa di lasciare al più presto quel posto. 

Il piccolo Lewis intanto, avendo sentito le grida e i rumori, si svegliato e si era diretto verso la camera dei suoi genitori.  

Li trovò in lite, per l’ennesima volta.

I suoi occhi erano abituati a vedere il papà strattonare la mamma e la mamma urlare e piangere.

Il piccolo Lewis era stanco di tutto ciò e si sentiva tremendamente inerme.

   

 
   
 
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