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Autore: A_Typing_Heart    14/06/2022    0 recensioni
Auris. Vengono chiamati così coloro che nascono con la macchia dorata sull’ombelico, il segno inequivocabile di un potere sovrannaturale dentro di loro.
Discriminati e temuti per lungo tempo, la strada degli Auris sembra essere solo quella di diventare eroi e proteggere l’umanità, Civil Heroes.
Ma mentre Mukuro vede rivelata suo malgrado la sua natura ed è costretto a percorrere un cammino pericoloso e complicato, un gioco di poteri ancora più grandi è messo in moto dalla Ruota...
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Byakuran, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza
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Nella notte tiepida e umida di aprile Byakuran sedeva sul divano di vimini generosamente imbottito, con lo sguardo fisso in alto. Accanto a lui era raggomitolato Belial, gli occhi rossi fissi in cielo e un bastoncino di cristalli di zucchero da leccare nell’attesa.

«Ran?»

Byakuran interruppe la sua contemplazione e si alzò di fretta per guardare Amber. Era avvolta nella vestaglia e aveva il bambino in braccio.

«Che c’è, tesoro? Si è svegliato?»

«No… però… mi sento agitata. Non riesco a dormire» confessò lei. «Non sarebbe stato meglio allontanarci… andare da tua sorella, magari?»

«Bambi, tesoro… non c’è nessun posto più sicuro che sotto le ali di Indigo» la rassicurò lui, accarezzandola sulle spalle. «Siamo al sicuro qui… vedi? Io e Bel-chan siamo le persone che lo conoscono meglio e siamo qui seduti tranquilli…»

«Ma tutti possono sbagliare… e questo… insomma, non è mica un terremoto, o una cosetta così!»

«Mettiti qui con noi… guarderai tu stessa che non succederà niente di brutto. Dammi, tengo io Micah.»

Prese il suo primogenito in braccio. Lui dormiva beatamente e rimase addormentato anche in grembo al padre, mentre Amber si raggomitolava sotto una copertina sull’altro lato del divanetto. In silenzio, la famiglia che abitava la villa che era appartenuta a Luce rimase in attesa con gli occhi al cielo.

A pochi chilometri di distanza svettava la nuova torre panoramica di Mizura, un edificio costruito in onore nel nuovo Patto Indaco con cui il governo giapponese regolava l’uguaglianza sostanziale tra Auris e Clear, com’erano chiamati ora i Plumbei: una torre in colore oro e bianco, con la struttura centrale in color indaco come il ponte di Higashiki. Sulla sommità di quella torre simbolo di un nuova era, Mukuro sospirò.

«Quell’idiota… avevo invitato la popolazione a evacuare l’area nel caso mi fossi lasciato un po’ andare.»

Mukuro abbandonò la prospettiva della falena che volava vicino alla famiglia di Byakuran e tornò presente solo a se stesso. Nel cielo del Giappone la meteora era una scia rossastra che si ingrandiva lentamente, puntando verso la città che avrebbe impattato in otto minuti e poco più.

«Beh, vuol dire che mi toccherà farlo nel modo un po’ più faticoso.»

L’occhio baluginava. Aveva il suo tempo per farlo bene, quindi fece crescere con cura la gabbia di fiori di loto bianco intorno agli edifici della città, trasformando ancora una volta un habitat di cemento in un’idea di Shangri-La.

A cinque minuti dall’impatto era tutto pronto. Respirava in modo regolare, profondo, perfetto.

«Sei l’orgoglio di quel povero idiota, immagino» fece la voce di Fallen Angel. «Quattro anni fa eri un ragazzino terrorizzato dal tuo potere, e ora… guardati! Un meteorite sta per distruggere la tua città e tu sei qui a fronteggiarlo da solo~»

«È un frammento di meteorite.»

«Oh, non sminuirti, Kuro~»

«Ti ho già detto di chiamarmi Indigo. È questo il mio nome… questo è quello che sarà ricordato.»

Mukuro prese la falce e dopo un profondo respiro spalancò le sue sei ali. Non erano di piume come quelle di Wing Emperor, né d’insetto come quelle di Camaro: erano create con l’energia canalizzata della Fallen Angel, irregolari, aguzze, spaventose a vedersi… ma potenti abbastanza da sfidare persino la caduta di un corpo celeste.

«Andiamo.»

Spiccò il volo in una scia violacea, puntando al cuore della meteora con la falce pronta a colpire con tutta la forza che aveva. La città fu illuminata da una luce bianca, come un immenso lampo. Non seguirono esplosioni né schianti e la meteora rossa scomparve, come esistita solo nei sogni. La foresta di loto si ritirò lentamente lasciando Mizura alla sua notte silenziosa e serena.

Amber non si svegliò che qualche ora dopo, trovando il marito con un sorriso sul volto e i bambini addormentati addosso. La città era come il giorno prima, senza un singolo filo d’erba rovinato da un meteorite che solo due o tre anni prima avrebbe devastato chilometri delle isole del Giappone.

Felice dal profondo del cuore si alzò stiracchiandosi e sorrise, determinata a mandare a Indigo un cesto dei suoi cookies al cioccolato come pegno di gratitudine. Mentre il cielo notturno schiariva verso l’azzurro chiaro a est il suo sguardo si posò su un corvo, che spostava gli occhi neri da lei al marito sul divano coi bambini. Amber gli sorrise.

«Grazie, Indigo.»

 

 

 

Indigo finisce, ancora una volta.

Ho riscritto questa storia perché insoddisfatta della prima stesura, convinta che i personaggi (anche se OOC) avessero cose da dire che non erano quelle emerse da una storia tenuta sul binario di un finale scritto prima dell’inizio.

Questa Indigo, invece, mi è vicina al cuore. Scriverla è stato impegnativo ma una soddisfazione. Ora questa storia non è più solo mia, ma anche vostra. Di tutti voi che avete letto fino alla fine.

Grazie per aver condiviso il viaggio con me.

   
 
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