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Autore: mik11    18/06/2022    0 recensioni
Sofia Esposito è una bambina di appena tre anni che, una domenica mattina, scompare misteriosamente. Dopo svariati tentativi di ricerca, la bambina non viene ritrovata. Sarà stata rapita? Sarà annegata a mare? Si sarà allontanata spontaneamente? Sarà stata sequestrata da qualcuno che conosceva? Il suo destino è legato ad intrighi e segreti nascosti per anni che riguardano la sua famiglia. Molteplici sono le ipotesi e verità che verranno a galla, soprattutto grazie alla bravura del commissario Mendica, il quale viene proiettato in uno strano caso in cui anche il più piccolo dei dettagli ha una rilevanza fondamentale. Che epilogo spetterà alla piccola Sofia? Ritornerà ad abbracciare sua madre?
"Cara Madison, seguo il caso di tua figlia da tanto tempo ma ho sempre preferito tacere. So delle verità molto importanti e vorrei che tu sapessi quale destino ha dovuto toccare la tua piccola Sofia. Ho tante cose importanti da dirti, dunque incontriamoci alle cinque di questo pomeriggio al molo, vicino al cantiere abbandonato. Mi raccomando, vieni da sola perché se non sarà così non mi paleserò"
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 3 - Le bugie hanno le gambe corte


“Le bugie hanno le gambe corte” recita il famoso detto. Prima o poi la verità su quella vicenda sarebbe salita a galla, anche se in maniera molto complessa.

Una verità nascosta fino a quel giorno venne a galla e sconvolse le indagini. Mendica riuscì ad ottenere da uno studio biologico in America dei documenti inerenti ad un test del DNA che riguardava proprio Pier, effettuato una settimana prima della scomparsa di Sofia. Il test riguardava il rapporto parentale tra lui e la piccola Sofia. Pier venne immediatamente interrogato da Mendica che esigeva delle spiegazioni subito. L’uomo si mostrò abbastanza vago, senza riuscire a trovare una bugia adatta per poter svignarsela. Quando Madison seppe la cosa, giurò che lei non gli diede alcun tipo di campione biologico di Sofia. Ma allora, perché Pier aveva effettuato quel test del DNA? Chi era suo complice? Ha rapito lui la piccola Sofia? In paese l’ipotesi che Pier potesse essere l’artefice della sparizione di Sofia diventava sempre più una cosa certa. Pier aveva effettuato il test del DNA in America e, dopo l’esito positivo, per timore che sua moglie Kate venisse a saperlo, rapì la bambina e la gettò a mare. Pier contestò tutte quelle accuse e decise di dare spiegazioni soltanto a Madison. Kate e le sue figlie rimasero alquanto colpite da quella notizia, negando di sapere la verità. Negli ultimi anni la relazione tra Pier e Kate cominciò a distruggersi, ma i motivi di tale rottura non vennero mai rilevati. Si sosteneva che probabilmente la causa fosse dovuta proprio al legame parentale tra Sofia e Pier, che Kate sapesse già che quella bambina fosse la figlia del marito. Anna e Arizona, dal loro canto, dopo quella notizia decisero di non parlargli non tanto per il rapporto parentale con la piccola Sofia, quanto per averlo nascosto per tutto questo tempo. Testimoni giurano, però, che qualche settimana prima della sparizione di Sofia, in casa di Pier ci fu una violenza discussione tra lui, sua moglie Kate e le figlie. Nell’ultimo periodo ci furono vari litigi, ma quello fu il più violento. Kate, infatti, urlava parole molto pesanti nei confronti del marito per poi cacciarlo di casa.

Mendica decise di interrogare Kate e le due ragazze per capire quali fossero le cause di quel litigio. Dall’interrogatorio emerse che il movente della discussione fu il test del DNA. Infatti, Pier, dopo averlo effettuato, decise di raccontare tutto a sua moglie e alle sue bambine. Ma chi aveva aiutato Pier ad effettuare quel test del DNA? Chi gli aveva inviato il campione della piccola Sofia?

A distanza di quasi due anni, spuntò un nuovo testimone. Il suo nome era Osvaldo, un uomo molto anziano e sordo muto. Senza dilungarmi molto sulla sua vita, Osvaldo rimase completamente sordo in seguito ad una esplosione avvenuta quando aveva cinque anni durante il matrimonio di sua sorella. La ragazza rimase vittima di quell’attentato mentre lui rimase completamente sordo in entrambe le orecchie. Il forte shock, inoltre, provocò la perdita della parola. Osvaldo lavorava in un magazzino di prodotti per la casa e si occupava di gestire la logistica del carico e scarico delle merci. Quella era un’azienda di famiglia e lavorava in collaborazione di suo nipote Massimo e suo fratello Cosimo. Massimo era un ragazzo molto conosciuto in paese per la sua bellezza ma soprattutto per la sua vasta cultura. Conosceva molto bene ogni capitale e aveva conoscenze sparse per il mondo. Era sposata con Julia, una italo-svedese, con poca conoscenza della lingua italiana. Osvaldo, attraverso il linguaggio dei segni e grazie ad un interprete, riferì a Mendica che quel giorno era in magazzino con Massimo ma una telefonata misteriosa attirò la sua attenzione. Non sentendoci, il povero Osvaldo non poté udire l’argomento principale di quella conversazione, ma notò il nipote particolarmente agitato. Dopo quella telefonata, ordinò al vecchio zio di restare in magazzino e che sarebbe tornato subito. Osvaldo ritornò a svolgere le sue mansioni. Dopo qualche minuto, si presentò in magazzino con una bambina molto piccola. Osvaldo pensò che fosse la sua amata nipotina Tina, nata qualche settimana prima. Ma quella bambina era troppo grande per l’età di Tina, secondo il suo aspetto pareva che avesse circa tre anni. Chiese al nipote, con il linguaggio dei segni, chi fosse quella bambina ma costui gli ordinò di stare zitto. Fece un’altra telefonata, questa volta sembrava molto più arrabbiato di prima, e uscì nuovamente dal magazzino in compagnia della bambina misteriosa. Insieme salirono sull’auto rossa di Julia, quel giorno in prestito a Massimo, e sfrecciarono via. Mendica chiese al vecchio se avesse visto in faccia quella bambina e la risposta fu affermativa. Così mostro una fotografia di Sofia e, con gli occhi lucidi, il vecchio confermò che quella bambina nell’immagine, con le trecce castane e gli occhi gioiosi, fosse proprio quella bambina che aveva visto quella mattina al magazzino in braccio a suo nipote Massimo. Mendica inviò due pattuglie della polizia a casa del giovane Massimo che contestò tutte le accuse rivolte da parte dello zio. Massimo giustificò l’equivoco affermando che il vecchio zio oltre alle orecchie aveva perso anche la testa. Il vecchio viveva in una realtà tutta sua e diceva cose prive di senso logico. In effetti, l’uomo soffriva di una forma molto lieve di Alzheimer e quindi una spiegazione plausibile a quell’accusa poteva essere data. I giornalisti di un famoso programma televisivo si interessarono particolarmente alle dichiarazioni del vecchio Osvaldo, così decisero di andare a casa sua per approfondire maggiormente le sue affermazioni. Durante l’intervista, emersero più o meno le stesse parole dette a Mendica, anche se l’interprete avvertì che c’era qualcosa che Osvaldo ometteva. Come se per timore, non avesse raccontato tutta la verità. Il vecchio Osvaldo morì qualche giorno dopo e, con sé, svanirono anche le altre prove importanti. In mancanza di prove concrete, l’accusa contro Massimo cessò.

Durante lo svolgersi di questi fatti, giunse finalmente la verità riguardante il test del DNA anticipato di Pier. L’uomo confermò di averlo fatto mesi prima della sparizione della bambina e ad aiutarlo fu la signora Nunzia, nonna della bambina. La signora, infatti, non si era mai fidata di sua cognata, perciò, per togliersi ogni dubbio circa l’infedeltà della donna nei confronti di suo figlio, decise di aiutare Pier. In quel periodo, l’uomo era a Mineapoli per poter conoscere, se pur a distanza, la sua bambina. Testimoni confermano che la mattina della scomparsa l’uomo era a Pisa per lavoro e quindi non poteva essere lui l’artefice del rapimento della piccola Sofia. Per Mendica fu un sollievo perché ciò significava investigare su una pista in meno, ma i dubbi e le incertezze erano ancora molte.
Durante l’anniversario del settimo compleanno della piccola Sofia, Madison organizzò un ricevimento a casa e invitò diversi conoscenti. Sulla lista degli invitati c’erano diversi amici e parenti sia di Madison che di Pier e Giovanni, tra cui anche Kate e le due ragazze Anna e Arizona. Claudia, vicina di casa di Madison, inizialmente preferì non andare a quel ricevimento per via di alcune commissioni da svolgere. Ma per rispetto nei confronti della sua amica Madison, decise di passare per qualche oretta. Non appena entrò in casa, si ritrovò la sua amica Madison in cucina in un lago di lacrime. Lei le si avvicinò e l’abbracciò calorosamente, dandole la forza necessaria per continuare quella difficile battaglia per la ricerca della tanto amata Sofia. Dopo quel lungo abbraccio, le due donne si recarono in salone dove erano presenti tutti gli invitati. Ad un tratto Claudia intravide una persona molto familiare tra la folla. Ricordava di averla vista già qualche volta ma non quando. La ragazza in questione era Arizona, la figlia di Pier e di Kate. Arizona aveva circa vent’anni ed era una ragazza molto bella, simile a Kate in alcuni tratti simile al padre in altri. Claudia cercò di ricordarsi quando aveva visto quella ragazza ma senza arrivare ad una conclusione. Ma, dopo qualche ora di intensa riflessione, capì dove l’aveva vista e soprattutto quando, ovvero il giorno della scomparsa di Sofia nelle vicinanze del suo palazzo. Infatti, prima della scomparsa di Sofia, Claudia abbandonò il suo appartamento per recarsi in auto e prendere un pacco di mollette comprato quella mattina esatta. E, sempre citando le parole dette da Claudio a Mendica, quando uscì dal portone del palazzo, si imbatté in questa ragazzina, di circa quindici anni, che vagava da sola per il quartiere.

- Ti sei persa? -  chiese cordialmente Claudia

- No, grazie. Sto cercando la strada per andare sulla spiaggia - rispose la ragazza timidamente.

- Devi proseguire avanti - disse Claudia indicandole la strada per raggiungere la spiaggia.

La ragazza ringraziò per poi sparire nel nulla.

- Madison, chi è quella ragazza? - indicando Arizona

- È la figlia di Pier, Arizona. Bella, vero? -

- Si, molto! Me la fai conoscere, ci siamo già viste tanto tempo fa - 

- Certo - 

Madison e Claudia si avvicinarono ad Arizona che discuteva animatamente con la sorella Anna. Nonostante il difficile rapporto tra Kate e Madison, le due ragazze erano molto rispettose ed educate nei confronti della madre di Sofia. Infatti, dopo la sparizione di Sofia, le due giovani ragazze sostennero molto la compagna del padre.

- Arizona, lei è Claudia una mia grande amica - 

Arizona quando si voltò e osservò Claudia rimase per qualche minuto perplessa, quasi priva di parole, come se qualcosa l'avesse stupita particolarmente o come, probabilmente, l'avesse spaventata. Claudia le riferì che il giorno della scomparsa di Sofia, l'aveva incontrata girovagare per il quartiere senza alcuna meta e che cercava la strada per dirigersi sulla spiaggia. Arizona, nel sentire quel racconto, fingeva di non ricordarsi quell’episodio. Poi ad un tratto, si ricordò finalmente in che occasione si incontrarono.

- Prendesti la macchina per andare a comprare le mollette, vero? – disse Arizona.

Claudia accennò un sorriso di consenso per poi ritornare in cucina a prendere un bicchiere d’acqua. Madison guardò in modo dubbioso Arizona e Claudia. Qualcuna delle due sta nascondendo qualcosa, ripeteva tra se e se.

La televisione internazionale cominciò a dimenticare man mano il caso Sofia, dando spazio ad altri casi e impedendo la divulgazione della ricerca della bambina. Ma una testimonianza molto importante portò sulla bocca di tutte le principali testate giornalistiche e sugli schermi di tutte le televisioni italiane il caso della sparizione della piccola Sofia. Questa testimonianza giunse in procura a distanza di quattro anni, ciò perché l'uomo che la fece ebbe un grave incidente tre giorni dopo a ciò che osservò. L'uomo in questione è Mario Pitone, una guardia costiera in servizio da ben 30 anni. Quel giorno, verso l'ora di pranzo, si trovava al porto di Ancona per svolgere il suo lavoro. Accanto al porto di Ancona, su un'altura, e collocata la cattedrale di San Ciriaco, una delle chiese medievali più belle d'Italia ma anche una delle più antiche. Sotto l'altura della basilica vi è situata una piccola spiaggia particolarmente rocciosa. Mario nel momento della pausa è solito collocarsi su questa spiaggetta per ammirare il mare e prendere un po' di sole. Quel giorno su quella spiaggetta c'era una famiglia di rom composta da due donne, un uomo e tre bambini. Il signor Mario giurò di aver visto tra quelle bambine proprio la piccola Sofia. La bambina indossava un vestitino giallo corto, un giacchettino bianco e due trecce lunghe fino al fondoschiena, proprio come la piccola Sofia. Ciò che non convinceva Mendica era il giacchettino bianco indossato dalla bambina. Probabilmente Sofia aveva freddo. Dopodiché, la famiglia era salita su una barca e si era diretta verso Portonuovo a sud di Ancona per poi perdere ogni forma di traccia. La testimonianza di Mario fu molto importante per Mendica in quanto qualche anno prima Pier aveva ricevuto una chiamata proveniente da un campo di rom proprio ad Ancona. E se la bambina fosse stata rapita da una famiglia rom per poi essere portata in un campo rom ad Ancona? Mendica appariva particolarmente stupito dal collegamento tra i due eventi. Ma comunque restava soltanto una testimonianza senza alcun tipo di prova.  
 
   
 
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