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Autore: Dian87    27/06/2022    0 recensioni
Franziskyra, un membro dei Dragersønnene, viene inviata ad Haleflamme per aiutare nelle ricerche di un principe disperso. Quel che troverà, però, sarà più di quanto chiunque nel Þrándheimr possa immaginare…
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Immagine di copertina di Bumper
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Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Gea'
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Evreirth osservò la ragazza addormentata tra le sue braccia.

Avevano deciso di restare in un angolo di quella torre, una sorta di rituale che condividevano da tanto tempo e che nessuno dei due quasi ricordava più come avesse avuto inizio. Era cambiata da quello scricciolo bagnato che aveva trovato sotto alla cengia e che aveva sorpreso nel dirle che cercava proprio lei, ma nei due anni in cui aveva aspettato quel momento non era cambiata così tanto.

Franziskyra si accoccolò meglio tra le braccia di Evreirth, il capo chinato in avanti.

L'odore della giovane era sempre quello della bambina vista al fiume, una piccola cosina sorpresa di trovarsi qualcuno davanti e con l'animo profondamente ferito. Ricordava ancora le note tristi della sua canzone e sorrise chiudendo gli occhi e ascoltando la canzone che proveniva da lei in quel momento: decisa, combattiva, poteva quasi dire epica.

Una lama di sole si affacciò dal bordo della finestra e dorò i capelli biondo platino della giovane. Si chinò un po' più avanti per vedere il volto della ragazza e vide il sorriso beato con cui stava dormendo. Era un peccato contro gli avi svegliarla. Franziskyra socchiuse gli occhi e la giovane vide la mano di Evreirth davanti a lei. Spostò lo sguardo appannato verso l'uomo e si appoggiò meglio contro la sua spalla.

«È già mattina?» chiese la giovane, ancora rincretinita dal sonno.

«Sì, cucciola.» rispose con un lieve sorriso. «Hai dormito bene?»

Annuì, accoccolandosi un po' meglio, ma poi sospirò. Allungò la mano e gli accarezzò il pizzetto, grattandolo delicatamente, e con la coda dell'occhio guardò l'espressione serena dell'uomo.

«Sarà meglio prepararsi, allora.» commentò a malincuore, grattandogli un po' di più la guancia, non abbastanza da dargli fastidio con le unghie quasi inesistenti.

Evreirth le prese la mano e la baciò, silenzioso. Ricordava ancora le mani ruvide di lei e gli anni di addestramento le avevano rese callose in una maniera lievemente diversa.

A fatica Franziskyra si alzò e porse la mano ad Evreirth. La prese e strinse la sua mano, contrasse i muscoli e si sollevò, abbracciandola un'ultima volta prima di lasciarla andare. Rassettandosi il kyrtell, Franziskyra raggiunse la porta e scese.

Mentre attraversava la porta, l'espressione della ragazza cambiò, diventando quella di un austero cavaliere. Davanti a lei avrebbe visto i novizi correre lungo il corridoio con le pergamene sotto braccio e i calamai chiusi all'interno di alcuni piccoli sacchetti di pelle macchiati da anni di utilizzo, il turbinio di tuniche marroncine che si sarebbe aperto per permetterle la camminata senza intralcio.

***

Uscì dall'edificio e scese lungo i sentieri, osservando le consuete porte delle varie strutture di Dragerhekker e la ragazza osservò un gruppo di bambini che stavano giocando a tirarsi palle di neve. Sorrise lievemente e continuò a camminare senza rallentare.

***

Il cammino con l'uomo era stato molto lungo, Hlara aveva camminato per numerosi giorni e altrettanti era stata trasportata sulla schiena dall'uomo che l'aveva presa con sé. Si erano fermati in alcune locande dove i cavalieri riposavano e si scambiavano le informazioni su cose che lei non conosceva. Tutti, però, guardavano con attenzione l'uomo che sotto al mantello indossava un lungo abito verde smeraldo con i simboli di Aurinko come passamaneria e ben pochi gli rivolgevano la parola, ancora di meno parlavano con lei.

«Siamo arrivati.» disse l'uomo, scuotendo appena la bambina che dormiva sulla sua schiena.

La piccola socchiuse le palpebre e gli occhi di un azzurro molto chiaro cercarono di focalizzarsi sulle cose che avvenivano davanti a sé.

«Dove?» mormorò, con la voce impastata dal sonno.

La sera prima Evreirth non aveva trovato una di quelle case dove ripararsi e avevano trovato una tana di un tasso abbandonata da tempo. La bambina si era fatta molto piccola per non togliere troppo spazio all'uomo e si era rannicchiata contro di lui, addormentandosi in un istante, e si era svegliata solo in quel momento. Il freddo si era infiltrato sotto al mantello nuovo che indossava sulle spalle, verde come il vestito che l'uomo stava indossando.

Una piana di neve e ghiaccio si stendeva davanti a loro e una roccia saliva dal terreno, anch'essa coperta per buona parte di neve. C'erano diversi picchi e le sembrò di vedere diverse macchie muoversi su di queste, ma sulle due più grosse sembravano esserci dei rettangoli chiari e dei rettangoli più piccoli ma molto più scuri.

Si strinse un po' di più all'uomo, facendo sbucare appena il naso da sopra la sua spalla.

***

«Adesso andremo lì.» le disse, appoggiandola al suolo e sistemandole per bene il cappuccio. «Quello è Dragerhekker, il nido dei draghi.» la bambina sollevò la mano e stropicciò gli occhi, cercando di capire cosa stava dicendo. «Se ne sarai capace, quella sarà la tua casa finché vorrai.»

***

Socchiuse la porta dell'armeria.

«Poi ho sentito che Gudrun ha raggiunto la camerata della nidiata di Gils.» stava commentando una voce maschile dall'altra parte.

«Non ci posso credere… una persona seria come lei?» chiese un'altra, questa volta la voce sembrava femminile. «Quanto tempo ci ha messo prima di tornare dalla nidiata?»

«Mai a sufficienza per dare da parlare a due novizi pigri.» la voce di Franziskyra era tagliente e la giovane aprì con decisione la porta.

Accanto a lei, seduti vicini su una panchina, i due ragazzi che stavano parlando molto vicini si erano bloccati e avevano voltato la testa nella sua direzione. Il viso rosa pallido della ragazza e gli occhi che sembravano effettivamente di ghiaccio fece scorrere un lungo brivido lungo la schiena dei due giovani.

Lui era un ragazzo ben piantato, con dei capelli tagliati molto corti castani e lo sguardo nero, nervoso, non si staccava da quello di Franziskyra. I lineamenti di lei erano molto delicati e le lunghe orecchie, assieme agli occhi che sembravano bianchi, la identificavano come appartenente agli äyräkkä.

«Chi sono i vostri draghi?» chiese Franziskyra con un tono molto rigido.

«Zymry.» rispose il ragazzo, con un filo di voce.

«Riamuth mi ha dato il permesso di rilassarmi quando non c'è bisogno di me.» la äyräkkä si alzò in piedi e puntava lo sguardo serio e orgoglioso diritta negli occhi di Franziskyra. «In che modo possiamo esservi utile, Franziskyra di Evreirth?»

Il cavaliere continuò a mantenere lo sguardo gelido su di lei e mantenne il silenzio per un attimo. Non erano i suoi pupilli, aveva sempre odiato dover occuparsi di ragazzini troppo giovani per essere cavalieri ma ormai scelti per i loro compiti, il loro comportamento le dava sui nervi.

«Devo partire.» disse soltanto. «Sapete quali sono i vostri compiti.»

Osservò il ragazzo entrare in un'altra stanza ed emergere poco dopo con parte dell'armatura. Appoggiò il discreto peso su un tavolo e tornò a prendere il resto. L'äyräkkä, invece, raggiunse un'altra porta ed emerse poco dopo con una lunga spada. La lama da drago era lunga due metri, con l'elsa coperta da pelle di squalo ed un pomolo che ricordava la testa di un leone. La ragazza la appoggiò alla tavola ed entrò nella stanza delle armature per recuperare ancora un ultimo pezzo.

Il giovane emerse di nuovo con gli ultimi pezzi dell'armatura e appoggiò gli stivali metallici accanto ad una gamba del tavolo. La giovane, invece, raggiunse direttamente Franziskyra e la aiutò ad indossare un gambeson verde. Franziskyra cominciò ad allacciare gli alamari sul petto mentre lei regolava le cinghie sulle spalle, era un tocco nervoso e per nulla abituato a quei gesti.

"Devono imparare." pensò, mantenendo un'espressione impassibile. "Sono dell'ultima nidiata."

Appena finito con cinghie ed alamari, il giovane le allacciò il pettorale, che assicurò con il suo simile sulla schiena tramite una cinghia stretta al massimo. Franziskyra tacque, notando l'assenza di un passaggio, e lasciò che le assicurassero bracciali e gli spallacci che ricordavano delle ali di drago ricurve su se stesse.

Cominciò a guardare la porta che avrebbe condotto alla piattaforma dove Evreirth la stava sicuramente aspettando, già bardato per il volo.

"Dev'essere più facile per lui." pensò, con una leggera irritazione. "Alla sistemazione dei draghi vengono assegnati novizi più esperti."

Qualcosa che non va? percepì la voce mentale del drago.

Non vedo l'ora di essere in volo commentò lei, trattenendo a stento un sospiro e alzando le braccia per farsi sistemare cubitiere.

Si sistemò da sola le manopole, aprendo e chiudendo più volte le mani per essere sicura di averli inseriti correttamente. Cosciali e gambiere furono gli ultimi pezzi dell'armatura ad esserle sistemati. I ragazzi indietreggiarono, lei mise la spada in spalla e prese l'elmo che era stato lasciato sul tavolo.

«Non possiamo mai sapere quando ci sarà una mobilitazione generale.» disse infine, mettendo l'elmo sotto braccio e dirigendosi verso la terza porta.

I due ragazzi alzarono lo sguardo al cielo, vedendosi chiudere la porta davanti. Franziskyra lasciò andare un sospiro e spostò gli occhi sul corridoio. Il percorso era stato scavato nella roccia e saliva con una lieve pendenza, proseguendo diritta verso un cancello che separava l'area adibita al drago.

Gli stivali metallici l'accompagnavano con un ticchettio al suolo e quando fu a pochi passi dal cancello questo si sollevò senza che dovesse fare nulla. Fece un cenno di saluto al novizio che si trovava accanto all'apertura con un accenno di sorriso e poi spostò lo sguardo sui due novizi che stavano terminando di controllare le cinghie della sella.

Uno di loro si trovava disteso sotto alla pancia di un drago dalle scaglie verdi brillanti e stava controllando che fosse bene infilata nei due passanti di cuoio. L'altro, invece, stava controllando che le cinghie sul lato sinistro della sella da drago fossero in buone condizioni un'ultima volta.

«Franziskyra.» la salutò il giovane. «Quando tornerete, ricordate a chi sarà di turno di cambiarvi le cinghie per la lama.»

«Grazie, Thorir.» il cavaliere annuì appena, accennando ad un mezzo sorriso.

Spostò infine l'attenzione sul drago. Il muso squadrato osservava con attenzione l'orizzonte settentrionale, con lo sguardo perso nel vuoto. Dalla sua posizione non poteva vedere gli occhi dorati e cosa stessero puntando veramente, ma poteva sentire da parte sua l'ebbrezza di una giornata di volo. Accarezzò la pelle squamata della zampa anteriore sinistra e gli diede un colpetto.

Sono qui disse, mentre i ragazzi si allontanavano dal drago per raggiungere il collega che si trovava vicino all'apertura e la ragazza fece forza sulla staffa per issarsi su quella superiore ed arrivare così alla sella.

Si chinò a legare prima la lama e poi gli stivali alle cinghie ad essi dedicati. Stava cominciando a tirarsi su quando uno scossone la fece appiattire sulla sella con una mano sul pomolo e l'altra a tenere l'elmo. Sotto di lei la piattaforma era svanita e i grandi campi innevati del Þrándheimr scorrevano sotto di lei.

Sei uno stronzo! esclamò la giovane, mentre il vento le fischiava tra i capelli. Almeno aspettare che mi sia messa l'elmo!

Percepì una sensazione divertita provenire dal drago e si tenne bassa, presso le spine del dorso, per infilare l'elmo ed evitare di avere tutta l'aria in viso che la faceva lacrimare.

Ma che diamine ti è saltato in mente? gli chiese ancora, finendo di allacciare l'elmo e rigirando la cinghia all'interno.

Era necessario rispose lui, con tono calmo e poi ti eri già legata.

Il drago prese quota e la ragazza cominciò a sentire il cambiamento nella temperatura e nel proprio respiro. Un respiro lento, misurato, che ricalcava quello del drago con le maestose ali aperte nell'aria di asox. Una corrente d'aria li portò più in alto e la giovane si concesse di guardare i dintorni. La rocca di Dragerhekker era alle loro spalle e intravedeva i boschi verso sud, ma verso nord soltanto poche macchie riuscivano a vivere una addosso all'altra in conche o lungo i fiumi.

Sarà un viaggio lungo l'avvisò Evreirth vuoi dormire?

Grazie rispose lei ma preferisco farti compagnia.

  
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