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Autore: ClostridiumDiff2020    28/06/2022    0 recensioni
Quando ogni certezza sembra andare in frantumi Alex decide di ritirarsi nella vecchia casa di sua nonna, isolata in montagna dove ha vissuto un'infanzia felice e spensierata.
Karen ha rotto con lui il fidanzamento all'improvviso e John il suo migliore amico è morto in un incidente dopo aver rifiutato di essere suo testimone di nozze.
Niente sta andando come previsto, troverà nel passato le risposte che cerca?
Tra la polvere emergeranno rimpianti e sogni perduti in cui Alex rischierà di smarrirsi.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 01





 

"Starò bene, quindi non andare in paranoia se il mio telefono sarà irraggiungibile per un po' di tempo, ti richiamerò io!" esclamò Alex spalancando la porta. Una nuvola di polvere si sollevò facendolo tossire. Lanciò la borsa sul piccolo divano pentendosene subito dopo, era come entrare in un sarcofago rimasto chiuso per quasi mille anni.
Annaspò fino alla finestra e la spalancò.
Una volta in terrazza si accese una sigaretta. La valle si apriva davanti a lui, non ammirava quel panorama da davvero troppo tempo, l'ultima volta aveva disegnato sul cotto con i pastelli, guardando a terra poteva ancora vederne delle flebili tracce sotto un ampio strato di muschio e ne sorrise. "Cavolo quei pennarelli erano davvero ottimi..." si disse tra sé e sé.
Gliele aveva regalate sua nonna e l'aveva osservato dalla finestra prima che sua madre gli urlasse che era un disgraziato e lo strattonasse dentro, ma poi non aveva cancellato il suo lavoro.

Spense la sigaretta e poi tornò in esplorazione. La casa era rimasta immutata come quando sua nonna l'aveva lasciata, salì le scale a chiocciola e raggiunse la sua mansarda, il suo letto era piccolo per lui ma decise di rannicchiarcisi sopra.
La voce di suo fratello gli riecheggiò nella mente
"Cosa pensi di fare rintanarti tra la neve fino alla fine dell'inverno? È questa la tua soluzione invece di affrontare il problema?"
"Magari potrei restare qua dentro per il resto dei miei giorni, fino al prossimo e a tutti gli inverni che verranno..." borbottò alla macchia di umido a forma di alieno che lo osservava sul soffitto. Magari prima doveva dare una pulita, o di certo sarebbe affogato nella polvere. Si rigirò e il suo sguardo scivolò sul suo comodino e lo vide.
Quell'ammasso di fogli e sogni infranti lo osservava con aria di scherno. Lo afferrò pronto a lanciarlo contro la finestra. Poteva anche mandarla in frantumi e poi morire congelato in quella gelida notte di gennaio per quanto gliene importasse ma parte delle pagine rimase incollata al comodino così si ritrovò ad osservare quelle pagine ingiallite.

Una fotografia sbiadita faceva capolino tra le pagine incollate, riconobbe quella chioma rossa e il suo cuore parve saltare un battito.
"Ciao Rose..." sussurrò prendendo la foto tra le mani. "Avevi torto sai? A quanto pare non ho davvero la stoffa per realizzare il mio sogno..."
Si frugò in tasca e appoggiò una piccola scatola accanto alla foto. "Vorrei poterti parlare adesso e chiederti cosa farne di queste..." sussurrò sollevando il coperchio della scatolina e osservando le due fedi al suo interno.




...


 

Alex si rigirò nel letto cercando invano una posizione comoda, si raggomitolò sotto le coperte cercando di far vagare i pensieri. Osservò l'orologio, erano le 04:00 del mattino ed era già completamente sveglio così alla fine si arrese. Scivolò giù da letto e rimase seduto sul pavimento a piedi scalzi. Vi erano delle macchie di vernice accanto al comodino. Aveva lasciato così tante tracce il sé bambino, passava ogni estate con sua nonna e lei lo incoraggiava continuamente ad alimentare quel fuoco che ardeva in lui. Poteva sentire ancora quelle mani ossute sulle proprie mentre lo aiutava ad afferrare il pennello. Qual giorno anche sua madre si era unita a lui, e assieme avevano ridipinto la stanza. Alex osservò le pareti della mansarda, verde giada, ma ora che era passato del tempo ad Alex riportavano alla mente solo gli occhi di Rose, quell'intenso verde sottobosco, poteva vederli anche ad occhi chiusi, incorniciati da quella chioma color rame. "L'avevi detto che con il tempo si sarebbe scurito..."

Il comodino vibrò e Alex si allungò verso il telefono.
Vi erano 10 chiamate senza risposta di suo fratello Matt e un messaggio.

NONNA MI HA DETTO DI AVER VISTO LA FINESTRA ALLA VOSTRA BAITA, SEI TORNATO?

Alex osservò quelle parole per qualche minuto poi con un rapido gesto, scorse il dito sullo schermo del telefono e cancellò il messaggio.
Spense il telefono e scese le scale. Non avrebbe dormito comunque tanto valeva farsi del tè e contemplare la polvere che inesorabilmente continuava ad accumularsi sui mobili, come le idee nella sua testa. Una moltitudine di voci che si affollavano nel silenzio di quella vecchia casa.
"Voci inutili se non riesco a dar loro uno storia degna..." bofonchiò Alex osservando il vecchio bollitore ammaccato.
Era quello che Karen gli aveva rinfacciato in quel loro ultimo incontro, per quello lo aveva tradito, perché non sopportava più il suo continuo illudersi che i suoi sogni lo avrebbero portato da qualche parte.

Un improvviso squillo lo fece sobbalzare, aveva scordato che nonna avesse ancora il telefono fisso o almeno pensava che fosse staccato.
Si allungò quasi incerto e la voce di suo fratello Matt lo raggiunse. "Temevo che fossi morto, chiuso in quella baita coperta dalla neve"
"Sbaglio o ti avevo detto di non cercarmi?" bofonchiò Alex.
"Davvero non verrai? Mi dispiace che Karen ti abbia tradito e piantato poco prima del matrimonio e che ti abbiano rifiutato il romanzo ma Alex, quello era il tuo migliore amico, davvero non vuoi venire al suo funerale?"



 

...




​Alex lanciò il sassolino che rimbalzò sulla superficie ghiacciata del lago.
"No non andrò, ho messo svariati km tra me e quel funerale, tra me e colei che mi avevi promesso di non nominare più..." borbottò lanciando un nuovo sasso contro la superficie di ghiaccio che stavolta si incrinò.
"Non sono un mostro se non riesco ad affrontare questo... John mi comprenderebbe... O forse mi sta ancora odiando dall'altro mondo..."
Prese il sasso più grosso e lo lanciò via con tutte le sue forze mandando in frantumi la superficie ormai incrinata. "Facile distruggere qualcosa di già rotto..."
Alex sobbalzò, alle sue spalle apparve Rose.
Lei gli si sedette accanto, i lunghi capelli ramati legati dietro la testa. "No, non sei un mostro, perché se lo sei tu, lo sono anche io"


 

...



Alex avanzò oltre la soglia seguendo l'amica e guardandosi attorno, ricordava quella casa.
Del tempo che vi aveva passato quando erano entrambi ragazzini e la nonna di Rose preparava loro la cioccolata calda e torta al limone per addolcire i loro giochi.
Notò la valigia ancora chiusa vicino al portaombrelli, anche lei si era rintanata tra le montagne per evitare il funerale di John?
Rose gli porse un bicchiere colmo di frullato di frutta.
Alex la osservò con un mezzo sorriso a cui lei rispose divertita.
"Lo so, avresti preferito della cioccolata calda..."
"Con questo freddo..."
Rose gli mise in mano in bicchiere "Spiacente niente dolcetti per te, questo passa il convento. Non sono brava come mia nonna a cucinare..."
Alex sorseggiò il frullato e attese in silenzio che le domande di entrambi prendessero forma.

"Quindi Karen ha compreso a chi apparteneva il tuo cuore?"
A quelle parole ad Alex andò di traverso il frullato e poggiò il bicchiere tossendo.
"Le avevo chiesto di sposarmi, eravamo andati a vivere assieme... Il mio cuore era suo, ma io ero noioso e vecchio... E lei lo ha distrutto. Un cuore che già sanguinava da quando John lo ha spezzato. Credevo fosse il mio migliore amico ma quando gli ho chiesto di farmi da testimone lui ha detto di no..."
Rose lo ascoltò in silenzio.
"Anche tu non saresti venuta vero?"
"No!" sussurrò Rose poggiando il bicchiere sul tavolo.
Il respiro affannoso di Alex era la sola cosa che spezzava il silenzio.
"Credevo che entrambi foste miei amici..." ansimò Alex sentendo le lacrime bruciare.
Quando Rose poggiò la mano sul suo braccio si ritrasse di scatto facendo cadere a terra il bicchiere.

"Noi siamo tuoi amici, non potevamo assistere alla tua sottomissione, all'imprigionamento del tuo spirito. Karen non ti amava e per tua fortuna lo ha compreso prima che fosse troppo tardi per entrambi..."
Alex premette le mani contro il viso e quando Rose lo abbracciò non si ritrasse. "Ricordi l'ultima volta che ti sei sentito pienamente felice? Quando ancora credevi di poter realizzare i tuoi sogni?"
Alex deglutì "Non lo so Rose... Davvero non ricordo... Non sogno da davvero così tanto tempo, sto crescendo, forse i sogni devono esser messi da parte. Io ci ho provato, ho assecondato tutte le richieste di Karen. Ho scelto un lavoro vero e non ho inseguito il mio sogno di scrivere, ho preso una casa con lei, volevo sposarla come lei desiderava... Ho fatto tutto quello che mi ha chiesto e alla fine se ne è andata comunque..."




 

​Il sasso rimbalzò sulla superficie del ghiaccio 5, 6... 7... 8... e al nono rimbalzo scivolò per un altro metro.
Rose alzò il pugno al cielo e esultò. "Sei stato sconfitto ancora una volta, mammoletta!"
Alex si profuse in un profondo inchino e fece una reverenza. "Vostra maestà avete di nuovo lo scettro della vittoria!" poi si lasciò cadere a terra e tornò a osservare il lago ghiacciato.
"Cosa stai seduto li a terra, ti congelerai!" gli disse Rose porgendogli una mano.
Ma Alex la afferrò e la trascinò giù.
"Congelati assieme a me"
Lei gli si strinse "Mi congelo stupido folletto delle nevi... Sei come quando eri piccolo, spaventavi a morte la tua povera nonna stando immerso nella neve per ore... Diventavi tutto blu come un piccolo puffo pelle ossa finché lei non ti riacciuffava per infilarti in una tinozza di acqua calda"
Alex rise e nascose il volto tra i capelli ramati di lei. Adorava quel suo dolce profumo, odorava come la foresta d'inverno, come la rugiada al mattino. Lei lo chiamava folletto delle nevi, ma era lei ad avere il profumo di una fata che volava nella notte, libera e felice.
Ed era così che aveva immaginato la sua Ariele, presa dalla Tempesta del Maestro Shakespeare e incarnata nella sua dolce e folle Rose.

Un fiocco gli sfiorò, carezzandogli la guancia, Alex si sdraiò a terra e lasciò che lo sguardo si perdesse nel cielo. "Adoro la neve, il freddo, l'odore della foresta in inverno..."
"Hai scritto ancora di lei? La tua piccola fata?" gli chiese Rose scostandogli una ciocca di capelli dal volto. Il cuore di Alex sobbalzò. Voleva dirle la verità, ma la voce gli si congelò in gola
Non voleva spezzare il momento, vedere la delusione emergere nel suo sguardo.
"...Nato da un raggio di sole caduto dal cielo su una distesa sconfinata di ghiaccio. Là, dove non si pensava potesse nascere niente, su della sterile terra arida e inospitale è sbocciato un fragile e bellissimo fiore di giada e rubino e da quel piccolo bocciolo è emersa un'assonnata e sorpresa creatura. La perfetta unione del sole e del cuore dell'inverno..."
Alex aprì e chiuse la bocca e Rose smise di parlare, lo osservò con un mezzo sorriso e gli toccò il naso. "Non fare quella faccia, quando mi guardi con quegli occhioni da gatto mi viene da ridere... Ma non voglio che pensi che siano le tue parole a farmi ridere..."
"Tu... ricordi ancora quello che ti feci leggere tanto tempo fa..." farfugliò Alex.
Rose rise e gli sfiorò la spalla "Certo che lo ricordo, lo hai scritto tu. Ho sempre adorato le tue storie, la tua mente splendente. Continuo a sperare di vederla sbocciare. È la tua fantasia quel fiore. Il mondo è arido e gelido ma la tua immaginazione porta colore e musica e riscalda l'inverno!"

 




 

 

 

   
 
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