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Autore: devil_may_cry_wrath_92m    29/06/2022    0 recensioni
un vecchio incubo in cerca di vendetta tornato dal passato di testarossa, ricompare per seminare la morte e la paura e sembra ben deciso a cancellare ciò che la mithril ha costruito, ma anche wraith ha vecchi conti in sospeso
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sousuke Sagara
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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GOLFO DEL MESSICO ORE 15:30 Quando si trattava di velocità il de Danaan non aveva pari. Nessun sottomarino, nemmeno quelli americani potevano raggiungerlo, silenziosissimo e veloce come nessun altro, aveva attraversato l’oceano pacifico, passato il canale di Panama e raggiunto il golfo del Messico in mezza giornata. Per il fatto che nessuno avesse notato il suo passaggio, oltre alla tecnologia del sottomarino, bisognava ringraziare gli agganci che aveva la Mithril presso la marina americana e con il governo messicano. Se qualcuno aveva visto o notato qualcosa, tutti si erano voltati dall’altra parte. “Speriamo che quel verme sappia qualcosa” disse Mao sull’elicottero che stava portando lei, Testarossa, e Clouzot verso il carcere di Santa Prisca. Non sapevano molto di quel posto se non che era peggio di mille inferni, la prigione era mal gestita; troppo lontana da Città del Messico perché qualcuno venisse a fare dei controlli, il direttore era corrotto fino al midollo e lo stesso valeva per le guardie, lì vigeva la legge del più forte, era un miracolo che uno come Bluno fosse sopravvissuto. I “Gringos” era le persone più odiate nelle carceri messicane, forse era per questo che quelli della Mithril lo avevano sbattuto lì: la certezza che sarebbe morto dopo un giorno. Invece dopo un mese, era ancora vivo e voleva parlare con Testarossa. “Parlerà, Melissa. Non credo che ci abbia chiamati per farci perdere del tempo” rispose Testarossa fissando il panorama dal vetro accanto alla sua sedia. Era strana, molto pensierosa, non faceva altro che toccarsi la treccia nervosamente. La sua testa era da un’altra parte Mao e Clouzot lo sapevano, era come se questa storia la toccasse da vicino. “Benvenuti a Santa Prisca signori” disse il direttore del carcere, un certo Carlos Morelo. Nonostante il suo metro e sessantacinque di altezza, squadrava Clouzot, alto venti centimetri più di lui, con una indifferenza che faceva capire al tenente che non era benvoluto. Quanto a Mao e Testarossa, neanche le guardava, forse per una sorta di arroganza maschilista o forse perché erano straniere come il tenente oppure perché i tre erano entrati nel suo territorio, chi lo sa? Di certo c’era che quel posto non era adatto per i boy –scout. Le guardie indossavano uniformi sporche e trasandate, le mura interne del carcere erano malmesse e alcuni dei detenuti avevano delle grinte che avrebbero fatto tremare le gambe a chiunque. “Sa perché siamo qui. Ci accompagni da lui” disse Testarossa con fredda determinazione. Anche se indossava un semplice tailleur blu si percepiva il peso del comando stava mostrando al direttore, il quale dapprima sorpreso che una ragazzina osasse dargli ordini, quando la guardò negli occhi capì che faceva sul serio. “Prego, da questa parte” indicando un edificio dall’altra parte del cortile. Attraversarono la soglia e poi un’ altro paio di porte e si trovarono in una stana arredata con solo un paio di sedie e un tavolo. Seduto al tavolo c’era Vincent Bluno, indossava uno straccio, così si poteva definire l’uniforme da carcerato che aveva, tanto era lacera e strappata; l’unica cosa rimasta intatta era il numero che lo identificava come prigioniero. La sua faccia era piena di lividi, gli occhiali erano storti e i capelli biondi sporchi di terra. Tutti segni che indicavano che se la passava male lì. Cosa che ai due mercenari non fece che renderli felici. “Colonello, vedo che si è portata i suoi mastini. Paura che possa fare qualcosa?” Testarossa si sedette sull’altra sedia e gli disse: “Lei vuole dirmi qualcosa, di che si tratta?” “Ma come? Nessuna minaccia? Nemmeno chiedermi come sto dopo che mi avete spedito qui a morire?” Un attimo dopo la sua testa colpiva il tavolo, spinta dalla mano di Mao che gliela aveva afferrata: “Sta a sentire stronzo, vedi di dirci quello che vogliamo sapere, non abbiamo tempo per sentire i tuoi piangistei!” “Sergente maggiore Mao! Lo lasci!” disse Testarossa. L’ex marine, guardò con rinnovato disprezzo il traditore di Nanchino, poi lo lasciò andare. “Lei ci ha chiamato per darci delle informazioni su chi c’è dietro all’attacco alla nostra caserma sull’isola di Berlidaob perciò parli” Bluno rimase in silenzio per un’ attimo poi cominciò a parlare: “L’uomo che vi ha attaccato… io lo conosco o per meglio dire l’ho incontrato” “Quando?” “Lo stesso giorno in cui gli emissari dell’Amalgam vennero a propormi l’affare di Nanchino. Lui era con loro” “Cosa le ha chiesto e chi era?” “Ah, questo ve lo dirò una volta che mi avrete portato lontano da qui” “Ehi, bastardo! Non siamo la tua carta “esci gratis di prigione” . Dicci quello che vogliamo sapere o qui ti seppelliamo!” Questa volta la minaccia veniva da Clouzot . Anche lui si era stancato dell’arroganza di Bluno. “Tenente, io sono già sepolto. Sono condannato a marcire in prigione per il resto dei miei giorni ma voglio farlo in un carcere che sia più umano di questo schifo” “Lei ci dica quello che vogliamo sapere e vedremo di aiutarla” disse il colonello Bluno rimase in silenzio per un ’attimo poi disse: “Quando gli emissari dell’Amalgam vennero per chiedermi una consulenza, lui era presente. Mi chiese anche lui di fargli … un favore. Avrei dovuto fare in modo che alcune merci, arrivassero a Hong Kong senza che voi lo sapeste e così ho fatto” “Non ci ha detto molto. Che cosa le ha fatto portare in città e chi era questo lui?” Bluno cambiò espressione. L’ultima domanda lo aveva scosso. Era chiaro che non aveva problemi a parlare della merce che aveva trasportato ma aveva paura di parlare della persona che glielo aveva chiesto. “Mi dovrete proteggere. Io non so che cosa fosse quella roba, ma di quel tipo so che è spaventoso. Non so che cosa gli abbiate fatto, ma vi odia davvero. Lui non si fermerà fino a quando non avrà ottenuto quello che vuole” “E che cosa vuole?” domandò Testarossa “Potrei dire distruggervi, ma lui mi ha detto che non gli basta. Qualunque nemico abbiate affrontato niente può essere paragonato a questo” “Che cosa vuole?” richiese Testarossa con malcelata impazienza “Lui vuole umiliarvi, vuole che voi abbiate paura. Questo mi disse quel giorno” “Come era lui ? Di aspetto?” disse Mao “Lui… sembrava come uno…” “Uno spaventapasseri!” disse Tessa d’un tratto Bluno sorpreso rispose: “Sì… esatto. So che vi può sembrare assurdo ma… era vestito con una specie di spolverino o giacca marroni che gli davano l’aspetto di quegli spauracchi che vedi nei campi e la sua faccia… oh, quella non la dimenticherò finché campo. Era sfigurato. Le labbra, il naso, le orecchie non le aveva più! Ed era coperto in faccia da un cappuccio e una specie di maschera che sembrava….” “Un’ incrocio tra una maschera da spaventapasseri e una antigas” disse di nuovo Tessa. I suoi occhi erano sbarrati come se stesse vedendo qualcuno o qualcosa a cui non poteva credere che fosse veramente presente davanti a lei. Un’ incubo in carne e ossa. Continuò a parlare lei: “Per caso aveva una specie di cappio intorno al collo?” Bluno sempre più sorpreso disse: “Sì” “E la mano destra aveva qualcosa?” “Sì una specie di guanto che sembrava…” “Un’artiglio fatto con delle siringhe?” “Sì. Ma lei come fa a saperlo?!” Adesso tutti nella stanza stavano guardando Teletha. Mao si rivolse a lei per prima: “Colonello che cosa c’è?” “Era reale. Non era un’ incubo!” “Colonello?” disse Clouzot. Anche lui faticava a capirci qualcosa ma prima che potesse dire altro, il suo superiore si alzò e uscì dalla stanza.
   
 
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