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Autore: serena 25    30/06/2022    0 recensioni
Ricordo ancora quel periodo della mia vita. Tutti quei giorni passati a letto, cercando di placare quell'immensa sofferenza che oramai era diventata parte di me..strano no? Chiamarsi Serena e non esserlo per nulla. Bello scherzo il destino.
Ricordo quanto fosse difficile fare finta di non avere nulla, fare finta di essere Serena. Sì, fare finta, perché quella che ero diventata non ero più io, perché la ragazza felice e divertente di qualche mese prima sembrava essere solo un ricordo lontano. Era rimasta solo l'ombra di me stessa, con i miei quasi 10 chili in meno, ad un passo dall'anoressia.
E fu in quel momento di sconforto totale che arrivasti tu : uno sguardo fra la gente, fugace, così veloce ma così pofondo al tempo stesso. Bastò un solo sguardo per farmi capire che, forse, per la mia vita buia, c'era ancora spazio per un po di luce.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 1 - Alba

Ormai è quasi ora di pranzo ed io non riesco ad abbandonare il letto, il mio porto sicuro.
E' già la terza volta che mia madre mi chiama per farmi alzare. Oggi è domenica, il giorno in cui solitamente ci si alza presto al mattino e ci si prepara per passare una bella giornata in famiglia, ma non è il mio caso : la domenica è il mio peggiore incubo, perché stare tutti insieme sò già cosa comporterà...litigi, nient'altro. Non che gli altri giorni della settimana siano migliori, chiariamo, ma la domenica è proprio il più brutto.

Mi alzo finalmente e mi dirigo in bagno unicamente per lavarmi il viso. Cerco di evitare di guardarmi, ormai sono mesi che evito lo specchio, perché so già che non riconoscerei quel volto scavato dalle lacrime. Mi asciugo il viso e mi dirigo verso la sala da pranzo, ancora in pigiama, pronta per fingere di mangiare qualcosa e ritornare a letto.

<< Ti sembra il caso alzarsi a quest'ora? Dovresti essere sveglia da ore per aiutare tua madre >> mi rimprovera mio padre, dando vita alla prima discussione ancor prima di comicìnciare a pranzare.
<< Lo so, scusa >> dico con un filo di voce e con lo stomaco chiuso al solo pensiero di mangiare. E' un banale rimprovero, ma io ho già le lacrime agli occhi poiché so per certo che questo è solo l'inizio.
Dopo poco, infatti, inizia un'altra discussione con mio fratello, dovuta non so a cosa : sono troppo occupata a trattenere la oramai quotidiana crisi di pianto e a ingurgitare qualche boccone di pasta, tanto per non dare troppo nell'occhio.

Dieci minuti dopo sono nuovamente a letto, ormai sgomenta delle solite urla inutili. Nessuno, o quasi, si è accorto della mia improvvisa fuga, tutti troppo impegnati a sfogare la propria frustrazione sulle persone vicine. Forse solo mia madre si è accorta della mia assenza, del mio silenzio e della mia mancanza di appetito. Solo lei ha capito il mio dolore, ma non è in grado di aiutarmi, come nessuno daltronde. Io non dò modo alla gente di vedermi stare male, anzi, sorrido, sorrido sempre, così tanto da non far notare i miei occhi lucidi di pianto.
Perché Serena è una maschera, una spessa maschera di sè stessa. Perché la gente non può capire, non deve capire cosa si cela sotto i mille sorrisi.

Ed è così che stasera uscirò di casa : con i miei tacchi alti, i capelli perfetti, trucco ben fatto e i jeans nuovi taglia 40. E sorriderò, fiera di non dare soddisfazione a nessuno di vedermi stare male, ma con il cuore e l'anima a pezzi. Perché se solo oggi si soffermasse chiunque e mi guardasse bene negli occhi, capirebbe che tutto questo è solo una maschera per non crollare definitivamente a pezzi, per non arrendermi di fronte a tutto questo male.

Perché Serena è forte, ma ha solo bisogno di qualcuno che glielo ricordi.
   
 
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