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Autore: AMYpond88    01/07/2022    2 recensioni
Raccolta di missing moments Satosugu (o Sugusato?), senza ordine cronologico.
Un po' di fluff, tanto angst
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Geto Suguru, Gojo Satoru
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Si è accorto del suo arrivo ancora prima di sentire i passi alle sue spalle.
Non gli serve alzarsi, né voltare il capo, si limita a scuotere la testa, prima di appoggiare la nuca alla spalliera del divano.
Questo proprio non se lo aspettava.
"... ora sei tu il folle".
Glielo dice ridacchiando, pensando che quella visita sì è un bel colpo alla noia della serata.
Pochi istanti e dall'ombra alle sue spalle arriva la risposta:
"Solo per te, Satoru".
La voce di Geto è leggera, cantilenante, ma ha mantenuto il tono arrogante di quel pomeriggio, quando lo stregone più pericoloso in circolazione ha pensato bene di fare una capatina all'Istituto per informarli della sua intenzione di mettere a soqquadro Tokyo e Kyoto. Indubbiamente un pensiero gentile da parte sua.

Ora sembra voler accarezzare il suo ego (smisurato, Suguru lo conosce bene) con una mano e schiaffeggiarlo con l'altra e Gojo non riesce spiegarsi il perché. O almeno, finge di non saperlo.
In fondo sa cosa vuole Geto...
Sa che è lì perché vuole sentirselo dire.
Vuole sentirlo ammettere che lui e solo lui è l'unico immenso rimpianto dell'eccezionale Satoru Gojo.
Vuole portarlo al limite della sua arroganza e vederlo fermare davanti al suo ricordo, mai sbiadito.

Lo stregone volge appena il capo al di sopra della spalla, verso l'uomo appena entrato nella stanza.
Suguru non veste gli abiti tradizionali che gli ha visto solo poche ore prima, ma qualcosa di molto simile ad una divisa dell'istituto ed è intento a calarsi il cappuccio della giacca che ancora gli nasconde il viso.
Come se Gojo avesse bisogno di vederlo, per immaginare, anzi sapere, l'espressione che c'è disegnata.
Mentre quel volto emerge dalle ombre, meno scure di quelle in cui lo aveva lasciato sprofondare, lui può quasi illudersi di avere ancora davanti il vecchio compagno, ma sa bene che non è una sensazione destinata a durare.

"Non sei stato gentile a maltrattarmi davanti ai tuoi studenti..." lo stuzzica Geto, interrompendo il silenzio.
"Non è stato gentile nemmeno chiamare uno di loro 'scarto degli Zenin', Suguru..."
L'espressione di sufficienza e noia sul volto dello stregone nero dura un istante, ma gli ricorda cosa li ha divisi.
Cosa li divide da tempo. E quanto sia difficile da superare.
"Vuoi davvero parlare di questo?"
"Vorrei sapere cosa ci fai qui..."
"L'hai detto tu, sono io il folle ora..."

Nemmeno se ne accorge e Suguru è in piedi alle sue spalle. È sempre stato schifosamente veloce, anche per i suoi standard.
Occupa la stanza con la noncuranza e la tranquillità di chi è a casa propria e non nel luogo dove è più a rischio di essere braccato.
Gojo si porta una mano a stringere il ponte del naso, lasciandosi andare ad uno sbuffo esasperato.
"Vale la pena, rischiare tanto?"
La sua testa è ancora riversa sulla sponda del divano, mentre lascia che Suguru si sporga su di lui.
"Per vedere il famoso Satoru Gojo così confuso? Assolutamente".

I capelli neri gli incorniciano il viso, mentre gli sorride gentile (come un tempo, come prima che tutto andasse in pezzi e lui si ritrovasse monco di qualcosa a cui, allora, non sapeva dare un nome).
Le sue dita sono leggere sotto le bende, leggere come le ricorda. 'Ti fa male, Satoru?' sembra chiedergli Suguru con lo sguardo.
Come durante tutte le notti, quando era studente, in cui il suo potere era troppo grande e i suoi occhi troppo stanchi. Le notti in cui le braccia di Suguru erano l'unico nascondiglio possibile, le sue dita tra i capelli l'unico antidolorifico efficace.
Vorrebbe ricordare, ma non può fare altro che fermarlo (e questo sì, che fa decisamente male).
Non può fare altro che trattenere le sue mani, con un sorriso posticcio che sembra più un ghigno. Una maschera di strafottenza che davvero non sa quanto potrà reggere. Perché si, lui è il più forte, ma Geto è sempre stato il suo punto scoperto.

"Non toglierle"
"Altrimenti?"
"... poi dovrei fermarti".
"È una minaccia?"
Nonostante la risposta piccata, le mani di Geto si sfilano dalla fasciatura che copre i suoi occhi, ma non si allontana.
Satoru sente ancora i suoi capelli sfiorargli il viso.
È ancora chinato su di lui e non pare intenzionato a spostarsi di un millimetro.
Non avverte da parte sua il minimo istinto ad attaccare, ma allo stesso modo non si aspetta di sentire i polpastrelli di Suguru sfiorare le sue guance e correre fino alle sue labbra.
E Gojo lo sa che non può permetterselo, ma ora lo lascia fare. Incatenato a quegli occhi profondi e scuri, a quella pelle che una volta conosciuta aveva dovuto perdere.

"Quanto pensi di essere credibile, se il tuo infinito mi lascia ancora passare?"
'Sempre', vorrebbe rispondere, 'Ti farà passare sempre', ma ripara le crepe che stanno aprendo la sua maschera con un "sta zitto" sbuffato in una mezza risata.
In qualche modo sembra che Suguru abbia intuito la risposta reale.
Preme con l'indice sul suo labbro inferiore, esitante.

La sua voce invece è sicura.
"Ti porterò dolore".
'Lo so', vorrebbe rispondergli, ma si limita ad assecondare i suoi gesti, sfiorando la pelle delle dita con la lingua e sentendo il suo respiro, così vicino, tremare.
"Ti porterò l'orrore".
'Pensi me ne importi?'. Vorrebbe dirglielo.
È quello che una parte di lui vorrebbe dirgli da anni.
Morde appena le sue dita, stanco di quel gioco e, in quella posizione scomoda, gli prende il viso tra le mani. Sa che nonostante la benda, Suguru i suoi occhi li vede lo stesso.
Sa che dovrà combatterlo, sa che probabilmente dovrà fare quello che non è riuscito a compiere, anni prima, a Shinjuko.
Sa che dovrà ucciderlo, ma sa anche che l'ha capito anche Geto.
Ora sa che è lì per dirgli addio, come non ha fatto quando se ne è andato, come non avrà tempo di fare quando tutto avrà inizio.
Sa soprattutto, che non ci sarà un ritorno.
Quando parla la sua voce non è né arrogante, né canzonatoria.
"... basta che a portarli sia tu".

Stringendo le mani sulle sue guance, Satoru se lo tira contro. Sente Suguru lasciarsi cadere, tra le sue mani, sulle sue labbra, nel momento stesso in cui le sue bende scivolano a terra.

... continua.


Lo so, lo so, ho interrotto sul punto più "intenso", ma semplicemente perché devo decidere che rating adottare (me persona molto timida che fa fatica a lanciarsi sul rating rosso, ma 'sti due fanno prudere le mani).
A presto e grazie a chi legge, commenta (i pareri sono sempre ben accetti) e segue.
   
 
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