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Autore: LorasWeasley    02/07/2022    2 recensioni
future|fic [Sakuatsu|Iwaoi|Kuroken|Osasuna|Bokuaka|Kagehina|Matsuhana|Semishira]
Due storie: una sulle prime parole dei bambini che non sono mai quelle che si aspettano i genitori; l'altra sul primo giorno di scuola che ognuno affronta in modo diverso.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Keiji Akaashi, Kenjiro Shirabu, Tetsurou Kuroo, Tooru Oikawa
Note: Kidfic | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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Ciao!
"First" è l'unione di due storie sulle prime volte dei bambini: le loro prime parole (la storia a seguire) e il loro primo giorno di scuola (storia che pubblico tra lunedì e martedì).
Ci tengo a specificare che in questa storia ci sono dei giochi di parole, ovvero parole che nel suono sembrano altre e quindi può nascere il problema nel pronunciarle. Ovviamente è una cosa che può capitare solo con la lingua italiana e so bene che loro sono giapponesi, tuttavia mi serviva per scrivere la storia quindi lasciatemela passare. Buona lettura e a presto con la parte 2!
Deh <3
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Prime parole

 
Naomi aveva quasi un anno, Kota stava per nascere e Suna e Osamu avevano deciso di prendersi un fine settimana di vacanza, lasciando la bambina a Kiyoomi e Atsumu con la scusa: “dovete capire meglio come gestire un bambino”. Ma il biondo sapeva bene che era solo un modo per avere dei babysitters gratis.
Nonostante ciò, non se ne lamentò troppo, adorava sua nipote e avrebbe passato l’intera giornata a giocare con lei senza mai stancarsi.
Sakusa era tranquillo, finché c’era il suo ragazzo ad occuparsene lui non doveva preoccuparsi di nulla, anzi, aveva la sua meritata tranquillità considerando che tutte le energie instancabili del compagno erano rivolte a qualcun’altro.
Questo, almeno, fino a quando Atsumu non andò da lui con una faccia da funerale.
-Cosa hai fatto alla bambina?- si preoccupò l’altro all’istante.
-Osamu mi ucciderà.
-Atsumu. Cosa hai fatto?- sibilò mentre correva nell’altra stanza aspettandosi il peggio.
Tuttavia, quello che trovò era tranquillo. Naomi era seduta a terra sul tappeto morbido, la schiena appoggiata al divano e diversi giochi in mano mentre ne succhiava uno.
Mentre Kiyoomi cercava di capire quale fosse il problema, Atsumu lo seguì e quando la bambina si accorse di lui i suoi occhi si illuminarono, si tolse il giocattolo dalla bocca e iniziò a dire “papa! papah!”
-Oh- esclamò Kiyoomi capendo quale fosse il problema.
-Pensa che sia suo padre! Osamu mi ammazza! Inoltre non mi hanno mai detto che sapesse parlare, quindi ha usato la sua prima parola con me!
Sakusa alzò le spalle e tornò alle sue faccende -Problemi tuoi.
Atsumu fece un lamento distrutto, poi si avvicinò alla bambina e iniziò a dirle -Non sono il tuo papà, sono lo zio Atsumu, vedi che ho i capelli biondi? Lo vedi che sono più bello del tuo papà?
Sakusa rise non visto mentre lo sentiva dire tutte quelle cose, ma soprattutto iniziò a ridere più forte quando la bambina continuò a insistere con il suo “papa!”.
 
3 settimane prima…
 
Suna aveva apparecchiato, Naomi era già sul seggiolino e stavano solo aspettando che Osamu tornasse a casa con il cibo.
Non appena suonò il citofono, la bambina iniziò a scalpitare e disse la sua prima parola “papa!”.
Rintaro si bloccò e spalancò gli occhi, la fissò stupito e commosso, poi mormorò -Sì amore, quello è papà! Sono così felice che tu abbia detto la tua prima parola!
La baciò in testa e si affrettò ad aprire ad Osamu per fargli sapere della novità.
-Ha detto papà!- urlò non appena questo varcò la soglia -Ti ha sentito suonare e ti ha chiamato!
-Davvero?- anche Osamu era sorpreso e commosso, si tolse in fretta le scarpe e raggiunse la cucina, lasciò la busta con il cibo sul tavolo e raggiunse la bambina -Ehy Naomi, sono qui, il tuo papà è a casa!
Ma alla bambina non fregava nulla di lui, lo stava bellamente ignorando mentre con le braccia troppo corte cercava di raggiungere la busta che era stata poggiata sul tavolo, il tutto mentre continuava a dire “papa! papah!”.
I due adulti non ci misero troppo ad arrivare alla stessa conclusione.
-Sta dicendo “pappa”, vero?- chiese Osamu solo per accertarsi che la pensassero allo stesso modo.
-Avrei dovuto capirlo prima.
 
-
 
Erano cinque settimane che Haru era stato portato a casa e Oikawa era sicuro di star facendo un buon lavoro con lui.
Certo, magari non era ancora il miglior padre del mondo e aveva tantissime cose da imparare, ma era soddisfatto del suo lavoro in quelle cinque settimane e sapeva che sarebbe andata sempre meglio.
Quella domenica mattina Iwaizumi era fuori a fare compere, lui stava cucinando il pranzo ed era in chiamata con Takahiro. La chiamata era iniziata perché l’amico aveva sbagliato numero, poi continuata perché si sa che Oikawa era bravo a spettegolare e a Makki faceva sempre piacere ascoltarlo.
In tutto ciò, Haru era tranquillo sul suo seggiolino a cliccare i pulsanti di un gioco interattivo che gli diceva i nomi degli animali, dei numeri o dei colori in base a quello che cliccava.
Tooru aveva appena finito di raccontare quello che era successo quando era andato a iscrivere Haru all’asilo.
-Capisci?- rise -’sta troia!
-Troia!
Oikawa gelò sul posto nel sentire chi aveva appena ripetuto la parola che aveva detto. Anche Makki rimase in silenzio per qualche secondo, per poi chiedere divertito -Era Haru quello o sbaglio?
-Devo andare!- urlò nel panico il giocatore di pallavolo chiudendo in fretta la chiamata e dirigendosi dal figlio.
-Troia!- ripeté Haru interessato nel vedere la reazione del padre alla sua prima parola.
-No Haru, non si dice!
-Troia! Troia!
Oikawa dovette lottare venti minuti buoni prima di riuscire a far smettere al figlio di dire quella parola, iniziò a distrarlo in tutti i modi possibili e infine ci riuscì, rilasciando un enorme sospiro di sollievo.
Giusto in tempo prima che Iwaizumi tornasse a casa. Ma era sempre stato bravo a dissimulare e anche quel giorno non fu diverso.
Lo accolse languido, lo baciò profondamente e gli chiese come fosse andata la mattinata.
-Tutto bene- rispose l’altro mentre si avvicinava al figlio e gli lasciava un bacio sulla fronte.
Haru lo guardò, rise e poi disse -Troia!
Iwaizumi non ebbe il tempo di metabolizzare la cosa che Oikawa urlò -Io esco!- e scappò via.
Ma erano ben consapevoli entrambi che non sarebbe potuto fuggire per sempre.
 
-
 
-I tuoi geni sono una maledizione!- sbottò Atsumu raggiungendo il suo ragazzo in camera da letto.
-Che ha fatto? E l’hai lasciato solo?- domandò Kiyoomi mentre finiva di indossare i pantaloncini che utilizzava per dormire.
-Sta bene, è nel girello. Comunque ha appena detto la sua prima parola.
-Sì? Cosa?- i suoi occhi scuri si illuminarono felici e curiosi.
-Te lo mostro.
Atsumu lasciò la stanza e Kiyoomi gli fu subito dietro.
Raggiunsero il bambino nel grande soggiorno e il biondo lo prese in braccio, togliendolo dal girello.
-Kota, amore mio, lo dai un bacio a papà?- iniziò a dire al bambino con il suo tono di voce dolce e carino.
Avvicinò le labbra al suo volto per fare quello che aveva appena annunciato, ma Kota gli poggiò la mano sulle labbra e disse un semplice e secco “no”.
Sakusa si trattenne dal ridere, poi fece presente -Non puoi dire che è colpa mia.
-Perdonami, vuoi forse dire che non lo sente dire a te almeno trenta volte al giorno!?
Kiyoomi strinse le labbra e preferì non rispondere, anche perché sarebbe stato un controsenso dire “no”.
Cambiò argomento -Dai, te lo do io un bacino.
-No!- esclamò Kota ancora più forte di prima allungando l’altra mano per tenere indietro Kiyoomi.
Il corvino non riuscì a trattenere più la sua risata.
-Immagino che non potremo fare molte cose nei prossimi mesi.
  
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