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Autore: LondonRiver16    03/07/2022    0 recensioni
“Ho solo cercato di proteggere delle vite innocenti, quel giorno” fremetti, ancora nudo dalla cintola in su, ancora scosso per una punizione che ormai mi era entrata sottopelle e sarebbe sempre stata parte di me. “Un amore.”
La sua esitazione durò solo un battito di ciglia.
“Erano le vite sbagliate. Un amore sbagliato” decretò lapidario. “Tu fai parte di una famiglia privilegiata, Arlen. Questo comporta sacrifici. Comporta non poter scegliere chi amare. Ti rendi conto di quanto sia grave ciò che è successo? Questo tipo di scosse politiche può risolversi in un’onda come in un maremoto. Se vogliamo che l’Accademia e assieme a lei l’intero Continente rimanga stabile, questi errori da principianti non possono e non devono essere commessi. Un abbaglio può costarci ogni cosa.”
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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VII. Tre fratelli

(prima parte)

 

Piovve tutta la notte e poi anche tutto il giorno seguente. Diluviò contro le pareti esterne dell’aula magna, la modesta costruzione della cittadella dove svolgevamo le lezioni teoriche del mattino, e piovve a dirotto contro quelle dello stanzone dove consumammo il pranzo assieme ai nostri compagni, le giovani promesse destinate all’Alta Cavalleria. La pioggia continuò anche nel pomeriggio, mentre ci allenavamo con scudi e bastoni di legno nel cortile di ghiaia, incalzati dagli sguardi attenti e dai numerosi consigli dei maestri che ci giravano attorno. Quando ore dopo fummo finalmente congedati, tutti avevamo la sensazione che l’acqua che ci aveva inzuppato abiti e capelli fosse penetrata fino alle ossa, congelandole.

Mentre ci recavamo a lavarci, sognando il bagno per il quale i domestici stavano sicuramente già scaldando l’acqua sui bracieri per noi, mi affiancai a Devin e gli feci cenno di lasciare che Kenneth ci precedesse e distanziasse di parecchi metri.

Solo allora gli domandai in tono contenuto: “Nostro padre non ti ha più mandato a chiamare?”

Mio fratello scosse appena la testa, ma fu sufficiente perché una pioggia di goccioline abbandonasse le ciocche scure e grondanti dei suoi capelli per spargersi tutt’attorno. Non che importasse, dato che stavamo camminando nei prati zuppi quanto noi e la pioggia non accennava a diminuire d’intensità.

Sono stato con voi tutto il giorno e nessuno mi ha detto niente. Non che mi stia lamentando, ma non c’è stata traccia di nostro padre. Tu lo hai intravisto?”

No” considerai. “In effetti è strano.”

Di solito, per quanti impegni potesse avere, si faceva vedere da noi perlomeno a colazione o, se non gli era possibile, dedicava qualche minuto della giornata a osservarci mentre ci addestravamo. Eravamo abituati a una sua occasionale indicazione – o rimprovero – al punto che percepivamo quella giornata priva di interventi come un’anomalia che non si spiegava, soprattutto se accompagnata all’assenza della sera precedente. Non che sospettassimo una sparizione vera e propria, ma c’era senza dubbio qualcosa che non andava.

Una volta di ritorno dai bagni, colsi lo sguardo di Kenneth a metri di distanza. Aveva finito prima di noi, affrettandosi laddove io e Devin ci eravamo goduti il calore dell’acqua attorno ai nostri muscoli stanchi. Ci stava aspettando appoggiato allo stipite del portone d’ingresso con un’espressione talmente grave dipinta in volto che compresi perché Devin pensò fosse stato inviato da nostro padre a cercarlo.

Lord Morven ti ha forse mandato a ricevermi con il suo fedele frustino?” lo provocò con un ghigno, cercando di scansarlo, ma il rosso fu più lesto a bloccarlo afferrandolo per una spalla.

Frenò sul nascere la protesta che stava già nascendo sulle labbra di Devin.

Nostro padre ci vuole nella Sala delle Decisioni. Ora.”

Immediatamente compresi perché Kenneth apparisse tutto d’un tratto così teso e fui certo di aver assunto a mia volta il colore delle pareti di pietra del maniero. Nonostante fossero stati rari i casi in cui a noi figli fosse stato permesso mettere piede in quella sala, sapevamo bene quali erano gli affari che nostro padre vi conduceva: si riuniva con i suoi consiglieri, incontrava responsabili politici, regnanti e autorità da ogni dove, per discutere di argomenti troppo impegnativi per essere svelati la sera a cena.

“È successo qualcosa?” domandai, attirando l’attenzione di Kenneth.

Mio fratello fece spallucce: “Ho sentito dire che ieri è arrivato un messaggero da Sud e so che si è intrattenuto a lungo con nostro padre. Forse si tratta di quello.”

Nostro padre non ci ha mai messo a conoscenza di nulla all’infuori degli affari interni all’Accademia” obiettò Devin. “E perché avrebbe dovuto? Siamo ancora minorenni, nient’altro che mocciosi irrispettosi ai suoi occhi.”

Kenneth fece un gesto di stizza per poi serrare le mani a pugno. Dalle sue labbra uscì un sibilo di avvertimento.

Avrai tutto il tempo di fare il ribelle più tardi, Devin, ora nostro padre ha bisogno di vederci con urgenza. E non mi sembra il caso di farlo aspettare ancora a lungo, visti i tuoi precedenti di ieri.”

L’altro contrasse la mascella, ma dovette mordersi la lingua per non ribattere a tono. Poi entrò in casa a grandi passi, ringhiando: “Spero sia abbastanza importante da ripagarmi del piacere che mi avrebbe procurato colpirti al basso ventre.”

Sospirando con fare esasperato, seguii i miei fratelli in casa.

Nessuno di noi aveva idea di quale notizia si celasse dietro la porta della Sala delle Decisioni né di quanto avrebbe cambiato la vita di ognuno di noi. Eppure il sudore che senza alcun motivo apparente c’impregnava i palmi delle mani non era nient’altro che un avvertimento che non avremmo dovuto permetterci di ignorare.

Quella che seguì fu una notte di burrasca, confusa da uno dei temporali estivi che anni prima mi avevano spaventato tanto e che ora, da adolescente affetto da frequente insonnia qual ero, mi affascinavano non poco. Eppure, nella mia memoria, quella sera ha un sapore diverso.

Non sa di muschio e terra di bosco bagnata né rievoca nella mia mente il canto ininterrotto di grilli, cicale e volatili che corrono a ripararsi nei propri nidi. Il suo sapore sulla mia lingua è invece, malgrado tutto, quello amaro della delusione. Quella notte decretò la metamorfosi della mia vita e di quella dei miei fratelli.

Fu infatti allora, all’alba dell’estate, che nostro padre ci rivelò verità la cui esistenza avevamo sempre avuto paura di ipotizzare. Verità che avrebbero cambiato tutto, sovvertendo le nostre identità dalle fondamenta.


Nonostante le acute proteste,
Cora venne mandata a letto presto perché non avesse alcuna possibilità di origliare, mentre nostra madre, per nostra sorpresa, apparve dal chiostro in silenzio e si unì a noi.

Il suo sorriso, labile sul volto tanto pallido da apparire cinereo alla luce tremolante delle lampade ad olio, mi rese ancora più ansioso e spinse Devin ad abbassare lo sguardo. La sua presenza stava a significare che il motivo per cui eravamo stati convocati riguardava l’intera famiglia. L’assenza forzata di Cora, invece, ne annunciava le possibili acri conseguenze.

Prima che la tensione assumesse la consistenza di una lastra di ferro calata sulle nostre teste, fu Kenneth a bussare con decisione alla porta di massiccio legno intarsiato dietro alla quale si erano sempre tenute riunioni a noi precluse.

Entrate” disse una voce grave dall’interno.

Una volta aperto l’uscio, nostra madre raggiunse suo marito senza la minima esitazione. Noi, bambini invecchiati dai sogni troppo coloriti, rimanemmo invece sulla soglia. Un po’ per pudore, un po’ a causa della soggezione che quell’ambiente, interamente intagliato in pregiato legno di ciliegio, ci incollava addosso senza pietà.

Una lunga tavola attorniata da dodici seggi occupava gran parte della sala e sulle pareti erano appese riproduzioni degli stemmi di tutti i regni con cui l’Accademia intratteneva buoni rapporti. Ma un arazzo che correva parallelo alla tavola, appeso alla parete, dominava la stanza con i colori accesi propri dei tessuti orientali.

Il generoso dono di un capitano delle truppe d’Oriente per suggellare la pace” spiegò la voce di mio padre, notando il mio interesse per quell’opera d’infinita pazienza. All’età di quattro anni voi tre rischiaste di dargli fuoco.”

Non siamo mai entrati in questa stanza a quell’età, ci era vietato” obiettò allora Devin, acido.

Il semplice fatto che voi non lo ricordiate non significa che non sia mai accaduto. In realtà voi tutti siete stati oggetto di molte discussioni in questa sala, quando eravate ancora più giovani. E a volte eravate presenti, malgrado foste troppo piccoli per esserne pienamente coscienti.”

Osservai mio padre per trovare una traccia della collera del giorno precedente sul suo volto, ma restai a bocca asciutta. Sedeva a capotavola tenendo i gomiti appoggiati sulla polita superficie di legno, con le labbra premute sulle mani come a voler impedire alle parole sbagliate di scappargli di bocca e le palpebre chiuse attorno a pensieri turbolenti. La fronte corrugata e le sopracciglia aggrottate lo facevano sembrare più vecchio dei suoi quarantanni e non aiutavano a placare il nostro nervosismo.

Nostra madre, appostata dietro di lui ad accarezzargli le spalle, dava l’impressione di cercare un rifugio dietro al possente marito.

Fu la pace suggellata dopo l’ultima guerra con l’Est? La prima in cui combatteste e comandaste le truppe dell’Accademia?” domandai.

Esatto” confermò l’uomo, lapidario.

Seppur insicuro, spostando il peso da un piede all’altro, fu Kenneth a riprendere la parola: “È forse successo qualcosa di grave, che vi ha spinto a convocarci qui?”

L’uomo aprì gli occhi, come se la frase di mio fratello lo avesse risvegliato dal torpore, e ci squadrò uno ad uno, consacrando qualche secondo alla pura e semplice contemplazione dei suoi figli.

Poi sospirò di nuovo, quasi rivolgendosi a se stesso nel mormorare: “Sarà davvero il momento opportuno?”

Fu sua moglie a incoraggiarlo, stringendogli una spalla e parlando in un soffio.

Dobbiamo dirglielo, Morven. Non solo per il loro bene, ma per quello dell’intera famiglia e dell’Accademia stessa, questa storia deve cessare di essere un segreto. E poi guardali: uomini hanno preso il posto dei bambini che ci facevano disperare tanto. È ora.”

Uomini!” sbuffò il veterano di guerra, sarcastico ma arrendevole. “Uomini che ancora mi fanno dannare con capricci da marmocchi. Sedetevi, giovanotti, purtroppo vostra madre ha ragione ad insistere.”

Obbedimmo tutti e tre senza emettere alcun suono, frastornati da quello scambio di battute apparentemente senza senso. Kenneth si sedette alla destra di nostro padre e io immediatamente accanto a lui. Nostra madre si accomodò alla sinistra del marito per potergli tenere una mano, mentre Devin prese posto vicino alla donna.

Nonostante la mia proverbiale pacatezza, quell’ennesima pausa nel discorso mi divorava i nervi.

È talmente difficile parlarvene come di un qualsiasi altro argomento” sospirò nostro padre, mentre scoraggiato rivolgeva alla moglie uno sguardo supplicante, disperato quanto la sua richiesta d’aiuto. “Ti prego, Esyld.”

Per niente sorpresa, lei si limitò ad annuire e a umettarsi le labbra con cautela prima di guardarmi dritto negli occhi. Non avrei mai dimenticato quello sguardo. Pena, ecco che cosa vi vidi. Compassione per la parte sconosciuta del mio passato e una serietà che mi stroncò assieme alla fermezza delle parole che le uscirono di bocca lentamente, come le protagoniste di un sogno.

Taglierò i convenevoli per non farvi angustiare oltre” dichiarò, e non mentiva. Non fu mai più altrettanto brusca. “Voi non siete tutti figli nostri. Non nel senso più stretto del termine.”

Non appena assimilai quel breve discorso, il cuore cominciò a battermi più rapidamente, con sempre più furia, e, mentre mi sentivo scaraventare in un pozzo senza fine, notai il medesimo senso di smarrimento sui volti dei miei fratelli. Non dicemmo nulla, incapaci di reagire, così lei fu costretta a continuare da sola, mentre la voce le si incrinava per l’emozione, per convincerci di non star tirando un brutto scherzo ai nostri sentimenti.

Solamente Kenneth è nostro figlio naturale.”

Trascorsero diversi secondi, che corsero gelidi lungo la schiena di noi tutti. Infine fu Devin, confuso quanto me e Kenneth, a spezzare per primo quel terrificante incanto. Aveva gli occhi sgranati sotto le sopracciglia inarcate e le nocche gli si erano fatte lattee a forza di stringere il bordo della tavola.

State scherzando? Che cosa significa?” eruppe, facendo una pausa per riordinare le idee più che per dare a qualcuno la possibilità di rispondere.Vuol dire che oltretutto non siamo neppure fratelli? Da dove veniamo io e Arlen, allora?”

Esyld, chiaramente in pena, tentò di placarlo col suo tono più dolce.

Siete comunque parte della famiglia, tesoro.”

Lo dite solo perché ci avete adottati” insistette lui in un bisbiglio, implacabile.

No. Non solo per quello.”

Voltammo tutti la testa verso chi sedeva a capotavola. Finalmente nostro padre era intervenuto con la forza d’animo che gli era propria e io, seppur ancora sbigottito, potei riconoscere l’uomo e il coraggio accanto al quale ero stato fiero di crescere. I suoi occhi, ora brillanti di quel colore inverosimile che Devin e Kenneth avevano ereditato, erano aperti alle domande implicite nei nostri sguardi, pronti ad accoglierle.

Vostra madre intende dire che tu e Arlen appartenete a questa famiglia anche dal punto di vista del sangue, anche se non siete nati dalla nostra unione. È una storia che vi abbiamo tenuto nascosta per molto tempo perché troppo dolorosa per me e potenzialmente pericolosa per voi e per gli equilibri di questa famiglia, ma ora è decisamente arrivato il momento di raccontarvela. Spero riuscirete a perdonarci per non avervi rivelato tutto già molto tempo fa. A nostra discolpa, posso dire che abbiamo agito come abbiamo ritenuto giusto per il vostro bene.”

Respirò profondamente prima di riprendere in tono pacato.

Per permettervi di comprendere, dobbiamo tornare ai tempi della mia infanzia. Sono nato Primogenito di Darragh, una figura che conoscete più dalle vostre lezioni di storia che dall’esperienza, dato che vostro nonno morì pochissimi anni dopo la vostra nascita.”

Aveva ragione. Io non avevo altro ricordo di mio nonno che non fossero la sua tosse gravosa che riecheggiava nei corridoi e la voce bassa di mia madre che, mentre mi prendeva per mano per esortarmi ad allontanarmi dalla porta socchiusa della stanza da letto dove l’uomo trascorreva quel poco tempo che gli rimaneva da vivere, bisbigliava: “Lasciamo in pace il nonno, è molto malato”.

Ad ogni modo, io fui destinato fin da subito a ereditare il comando dell’Accademia. I miei fratelli minori, Ian e Connor, vennero al mondo rispettivamente uno e cinque anni dopo la mia nascita. Avevo nove anni quando scoppiò la guerra contro l’Oriente, ma non fui autorizzato a prendervi parte fino a quando non ne compii diciotto. Ian si unì alle truppe un anno dopo. Connor, invece, non arrivò a combattere.”

La guerra terminò prima dei suoi diciotto anni?” domandò d’istinto Kenneth, già catturato dalla storia di cui, come me e Devin, conosceva solo una versione rimaneggiata dai nostri insegnanti. Ci era sempre stato fatto credere che nostro padre fosse figlio unico.

Sì” confermò mio padre, con una nota di angoscia che ne rendeva palese il peso sul cuore. “Con la morte di Ian sul campo di battaglia.”

La stretta di nostra madre sulla sua mano si fece più salda e l’uomo trattenne la sofferenza relegando le lacrime dietro ombre scure nell’oceano dei suoi occhi. Noi invece ci torcevamo le mani, sentendoci improvvisamente degli estranei in casa altrui. Com’era possibile che fossimo arrivati quasi alla maggiore età senza conoscere la vera storia della nostra famiglia? Dal nulla cominciavo a vergognarmi di non essermi mai preso il disturbo di fare più domande sul passato a noi più prossimo. Anche se probabilmente non avrei mai ricevuto risposta da quelli che avevo creduto essere i miei genitori né da chi aveva il compito di istruirmi, avrei almeno offerto un pensiero, una sorta di piccolo sacrificio alla parte celata del mio albero genealogico.

Ian era diventato un bravo combattente grazie a una vita spesa a seguire gli allenamenti di nostro padre, ma la sua passione era un’altra. Lui amava le persone, la loro umanità. Avrebbe voluto esserne il difensore. Aveva sempre sognato di fare il curatore, nonostante non possedesse un goccio del talento di un Guaritore e la sua nascita lo avesse destinato a un’esistenza da cavaliere. Quanto lottò con nostro padre per convincerlo a permettergli di studiare l’arte della medicina e delle erbe… quante urla, quante liti e rimproveri dovette sopportare prima che nostro padre si rendesse conto che, se non fossero arrivati a un compromesso, lui avrebbe perduto l’amore di un figlio e Ian avrebbe perduto la voglia di vivere.”

Quando aveva tredici anni, a Ian venne finalmente accordato il permesso di seguire i corsi di un curatore, a patto che il suo impegno nelle arti militari non diminuisse. Dopo aver trascorso l’adolescenza tra libri e addestramenti, senza neppure un attimo libero per sé, ricevette il diploma di curatore e cominciò a praticare per chiunque ne avesse bisogno, in città. Dopo solamente un anno, però, venne reclutato nel nostro esercito come capitano. Dovette lasciare da parte la sua dedizione nei confronti dei sofferenti per unirsi alle nostre file. Ricordo ancora quella che fu la brevissima discussione tra lui e nostro padre. Ian me la raccontò non appena si unì a me, appena oltre l’attuale confine con l’Oriente” precisò, sentendo che stava per perdersi tra le memorie e dimenticarsi dei presenti. “Ian obiettò alla sua decisione di mandarlo in guerra dicendo che curare i feriti tornati dai campi di battaglia non avrebbe dovuto essere considerato un ripiego, ma un’esigenza che si affiancava alla guerra. Vostro nonno rispose soltanto: "Se ognuno di noi non farà la propria parte per rimettere al loro posto gli Orientali, presto ti ritroverai senza più nessuno da medicare".”

Tutto andò più che bene per qualche tempo: io e Ian guidavamo legioni in territori che le truppe guidate da nostro padre non riuscivano a coprire, eravamo il nuovo emblema della forza dell’Accademia. Le vittorie ci galvanizzavano, le ritirate forzate ci spronavano a migliorare le nostre strategie. Quando io ebbi meno di vent’anni e lui quasi diciannove, ci venne accordata una licenza perché potessimo tornare a casa e sposare le donne che nostro padre aveva scelto come nostre mogli. Io sposai Esyld, naturalmente, mentre per Ian era stata scelta una nobildonna del Sud di nome Eireen. Ci ritenemmo entrambi molto fortunati.”

Sua moglie accennò un sorriso nella sua direzione: “Né io né Eireen la pensavamo diversamente nei vostri riguardi.”

Ian seppe della prima gravidanza di Eireen a pochi mesi dal ritorno nell’esercito e divenne padre a diciannove anni. Ma solo quando ne ebbe ventidue, a causa dell’asprezza della guerra, poté tornare a casa per qualche giorno per rivedere la moglie e conoscere il figlio. Lo accompagnai nella visita a casa, ma poi dovemmo immediatamente tornare a dare man forte all’esercito.”

Nostro padre si concesse un altro sospiro prima di affrontare la parte più ardua del racconto.

Ricordo quella mattina di inizio primavera. Eravamo accampati in un fondovalle oltre il confine orientale e io e Ian ci eravamo dati appuntamento per fare colazione assieme e discutere della marcia che intendevamo compiere con le nostre legioni. Dovevamo guadagnare terreno in fretta, ci eravamo illusi di poter attaccare prima di essere notati. Sapevamo che, se avessimo vinto ancora qualche battaglia, gli Orientali avrebbero dovuto cederci definitivamente vasti territori e rifugiarsi a casa. Sapevamo che erano allo stremo, alcuni battaglioni quanto e più di quanto lo fossimo noi, e forse ci lasciammo accecare dalla speranza che la guerra finisse, finalmente” si perse per un momento nel ricordo delle strategie di allora, con la fronte aggrottata. Ma poi tutta la sua tensione si sciolse con un sospiro addolorato. Arrivò una lettera che annunciava la lieta notizia delle gravidanze di entrambe le nostre consorti. Ricordo che brindammo alla prosperità della famiglia poche ore prima che l’esercito nemico piombasse su di noi senza alcun preavviso, approfittando della nostra posizione di svantaggio. Avevamo scelto quel posto con l’illusione che ci avrebbe nascosti alle sentinelle Orientali, invece quella decisione finì per decretare la nostra disfatta.”

Io, Devin e Kenneth trattenevamo il fiato come bambini all’incedere del lupo nero, ma nostro padre non ci badò nemmeno.

Ian era uno dei cavalieri meglio addestrati del continente, ma era soprattutto uno dei migliori curatori che avessi mai conosciuto. Soprattutto aveva il cuore di un curatore, altruista e disinteressato. Fu così che nonostante le mie proteste, il mio ordine di occuparsi di coordinare le retrovie, quel giorno s’impuntò e mi seguì in prima linea in battaglia. Non lo avrebbe mai ammesso, ma la sua fortissima moralità lo spingeva a cercare i feriti per soccorrerli. Invece…”

Morven” lo chiamò sua moglie, sentendo lei stessa il dolore bruciare come acido.

Invece fu lui a soccombere sotto il colpo dell’ascia di un nemico, per proteggere me” confessò l’uomo, e all’improvviso i suoi occhi si levarono per cercare i miei. “Ero molto legato a Ian e non solo perché era mio fratello ed eravamo cresciuti insieme. Era un ragazzo d’oro e sarebbe diventato un grand’uomo. Generoso, talentuoso, affettuoso con la famiglia, rispettoso delle gerarchie, ma abbastanza testardo da imporsi per vincere le ingiustizie. Un uomo come non ne ho più conosciuti. Nonché tuo padre, Arlen.”

 

 

   
 
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