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Autore: LorasWeasley    04/07/2022    2 recensioni
future|fic [Sakuatsu|Iwaoi|Kuroken|Osasuna|Bokuaka|Kagehina|Matsuhana|Semishira]
Due storie: una sulle prime parole dei bambini che non sono mai quelle che si aspettano i genitori; l'altra sul primo giorno di scuola che ognuno affronta in modo diverso.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Keiji Akaashi, Kenjiro Shirabu, Tetsurou Kuroo, Tooru Oikawa
Note: Kidfic | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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Primo giorno di scuola

Quello era il primo giorno di scuola di Kota, ma Kiyoomi non avrebbe potuto accompagnarlo poiché aveva un impegno allo stesso orario che non poteva rimandare, eppure non per questo non lo aiutò a vestirsi e gli fece tutte le raccomandazioni dovute.
Erano all’ingresso, Atsumu in attesa davanti la porta mentre Kiyoomi finiva di sistemarlo per bene. Il corvino, infatti, gli stava mettendo il giubbotto e lo zainetto sulle spalle mentre si accertava che il bambino avesse capito ogni cosa.
-Cosa devi fare dopo aver toccato i giocattoli degli altri bambini?
-Disinfettarmi le mani.
-E cosa, invece, se questi fanno i prepotenti con te?
-Dirlo subito alla maestra!
Kiyoomi sorrise soddisfatto –Bravo il mio cucciolo. Ora, ultima cosa, cosa rispondi se qualche signore ti viene a prendere all’uscita e ti convince ad andare in macchina con lui dicendoti che è un mio amico?
-Gli rispondo che il mio papà non ha amici!
Il sorriso di Sakusa si ampliò mentre lo abbracciava e gli baciava quella testa riccioluta come la sua.
Il tutto mentre ignorava l’esclamazione sconvolta di Atsumu –Ma che cazz…
 
-Si può sapere perché diavolo stai piangendo?- sibilò piano Iwaizumi in direzione del marito.
Erano entrambi davanti l’ingresso della nuova scuola di Haru e l’avevano appena lasciato lì per il primo giorno di scuola.
Oikawa tirò su con il naso mentre rispondeva distrutto –Mi aspettavo una scenata disperata, lui che si attaccava alla mia gamba e mi chiedeva di non abbandonarlo! Non questo!
Perché sì, non appena erano arrivati, Haru era schizzato fuori dalla macchina e aveva iniziato a correre eccitato verso la scuola salutando a stento i suoi genitori con un “ciaooo” urlato.
Iwaizumi era indeciso se ridere o picchiarlo per quella risposta –Sapevamo che sarebbe andata così, come sappiamo che è corso in classe non per lo studio ma per crearsi la sua gang.
-Iwa-chan! Parli di nostro figlio che se fosse un teppista!
Iwaizumi rise –non lo è?
-Ha anche delle buone maniere! Siamo dei bravi genitori.
Hajime fece finta di pensarci mentre tornavano verso la macchina –Te lo concedo, spero però che trovi qualcuno che riesca a tenergli testa.
I due adulti non potevano ancora saperlo, ma un certo uragano dai capelli rossi di nome Diane lo stava aspettando proprio per fare quello.
 
Kuro si affrettò a raggiungere la stanza del figlio quando sentì uno dei loro gatti miagolare disperato. Perché, se all’inizio avevano avuto paura che uno dei tanti gatti potesse fare male a Kea, adesso era più il contrario.
Come a voler dimostrare il suo pensiero, non appena varcò la porta trovò il bambino intento a infilare il fatto tigrato di nome Sonic nel suo piccolo zainetto.
-Kea! Lascia stare quel povero gatto!- Kuro intervenne all’istante e, non appena il gatto fu libero di andare, scappò più veloce della luce dalla finestra aperta. Probabilmente non l’avrebbero visto per un po’.
Kea mise il broncio –Papà! Nessuno vuole venire con me a scuola!
-Non puoi portare un gatto a scuola!
Gli occhi dorati del bambino si riempirono di lacrime –Perché!?
-Non è un posto per i gatti, solo per le persone.
-Ma io… io non voglio starci tutto questo tempo senza gatti!- e scoppiò in un pianto disperato.
Kuro lanciò un breve sguardo all’orologio e si accorse che erano già in ritardo ed era solo il primo giorno di scuola, sarebbe stato un lungo anno.
 
Dal momento in cui Hinata e Kageyama avevano lasciato il loro bambino Youta per il suo primo giorno di scuola, questo aveva sorriso e abbracciato tutti quelli che incontrava sul suo cammino, diventando in pochissimo tempo amico con metà scuola.
Così, quando i suoi genitori andarono a prenderlo a fine giornata, questo raccontò tutto eccitato di tutti quei bambini che erano già diventati suoi amici, raccontando quali erano i loro nomi, il loro posto in classe e persino i loro sport o animali preferiti.
Peccato che quella magia fu spezzata da una delle insegnanti che raggiunse i due adulti prima che potessero lasciare la struttura –Signori! Finalmente riusciamo a parlare.
Kageyama corrugò la fronte –è successo qualcosa?
-Sì! Vostro figlio non è iscritto in questa scuola!
Ci fu silenzio per diversi secondi, poi Shoyo si voltò verso il compagno e sbottò –Te l’avevo detto che la scuola era quella a destra dell’incrocio e non a sinistra!
-Tu hai detto sinistra!
I due litigarono per diversi minuti, fino a quando non fu direttamente Youta a intervenire domandando –Cosa significa?
-Significa che domani farai amicizia con tantissimi altri bambini nuovi.
 
Era il primo giorno di scuola di Sho e già Mattsun stava litigando con l’insegnante di questo, non era certo un buon inizio.
-Ecco, vede?- Issei stava mostrando all’uomo un testo digitale con le regole della scuola in questione –qui dice che vi occuperete di mio figlio dalle 8 alle 14, quindi non me ne frega nulla se sta dormendo, è un problema vostro adesso.
-E io le ripeto che non può dormire in classe, che deve fare qualcosa!
-Non devo fare nulla nell’arco di tempo in cui dovete occuparvene voi! Allora perché vi pago?
-Non ci paga, signore, è una scuola pubblica!
Il tutto si stava svolgendo mentre Sho dormiva tranquillo tra le braccia dell’altro padre e questo, con la mano libera, stava riprendendo tutta la scena con il proprio cellulare, poiché era troppo divertente per non condividerla con il resto dei loro amici.
 
-Ami, per favore, sto rimandendo nudo.
Shirabu poteva sentire i ridolini delle donne intorno a lui, ma che poteva farci se la sua bellissima principessa bionda non aveva intenzione di lasciarlo per entrare in classe al suo primo giorno di scuola? La bambina si stava aggrappando ai suoi pantaloni con talmente tanta forza e disperazione che questi gli erano scesi un po’ troppo al di sotto della vita. Shirabu era consapevole che, altri pochi secondi, e sarebbe rimasto in mutande.
-Non voglio andare da sola, perché tu e papà non potete venire? Mi state abbandonando?
Ami, nel frattempo, continuava a piangere anche se in modo abbastanza pacato e silenzioso.
-Non ti stiamo abbandonando, non ti abbandoneremo mai! Sei la nostra bambina Ami, ma andare a scuola è una cosa che devono fare tutti, saremo qui ad aspettarti quando la giornata sarà finita.
Ami tirò su con il naso ma allentò anche la sua presa sui pantaloni del genitore –Davvero?
-Certo, è una promessa.
 
Quando Akaashi tornò a casa da lavoro per il pranzo, trovò la sua famiglia che lo stava già aspettando seduta al tavolo. Dopo essersi cambiato, li salutò e si sistemò con loro così che potessero iniziare a mangiare.
-Com’è andato il primo giorno di scuola?- domandò ai gemelli dopo aver parlato con Bokuto della sua giornata in palestra.
-Tutto bene- rispose Maru con la bocca piena di riso.
Akaashi sorrise –Ne sono felice, sono sicuro che domani vi divertirete ancora di più.
I due bambini si bloccarono sul posto, strabuzzarono gli occhi e si lanciarono uno sguardo pieno di paura. Infine, tornarono a guardare il padre e Naoya sbottò –Dobbiamo tornarci anche domani!?
Domani e per i prossimi tredici anni come minimo”. Akaashi, tuttavia, prese la saggia decisione di non dirglielo.
  
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