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Autore: tbhhczerwony    08/07/2022    2 recensioni
[1/3 Arcs | OC-centered | ship varie, shonen battles!]
dal diciassettesimo capitolo:
Il principe dai capelli rosa sembrava aver notato la leggera tensione tra il gruppo, ciò non sembrava interessare al padre a fianco a lui che continuava a mangiare, chiacchierando con Krystal. A quanto pare era lei il soggetto delle preoccupazioni di Saleh. Dopotutto era comunque amica di sua madre. La fata della natura sentì una vibrazione venire dal suo telefono. Pensava fosse Atan ma, in realtà c’era qualcosa di mai visto nell’app delle note.
Il pianeta Zeldris e il suo Tempio della Vita sono presi di mira da Xanard, un misterioso ragazzo con i poteri di ghiaccio che Jandor e i suoi amici del Winx GX Club dovranno affrontare. Che segreto si cela dietro il puzzle del tempio, e perché Xanard vuole prendere possesso della Fiamma del Drago?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Icy, Nuovo personaggio, Winx
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jigentō'
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alla fine ce l'ho fatta! ma in effetti è anche perché tradurre le mie stesse fanfic mi agevola, non devo necessariamente pensare a ciò che voglio scrivere (visto che ce l'ho già) e se voglio posso solo apportare delle modifiche. infatti oggi, mentre trasportavo, mi sono accorto di cose che ho totalmente modificato andando avanti con la storia, quindi le ho rimodificate anche in questo capitolo. non si noterà molto, al massimo solo chi ha letto su ao3 può notare le modifiche e si chiederanno "ma prima questo non era così?" io: "sì, perché l'ho cambiato", effetto mandela much? ma con i miei oc, aiuto. oggi non ho molto da scrivere nell'angolo, il blocco/burnout sta aumentando per via dello stress tra il lavoro che devo ricominciare e altri problemi nella vita. voglio affrontare le cose con ottimismo, per tirarmi un po' su, ma sono molto realista e voglio vedere come si evolveranno le cose. in ogni caso, spero che vi piaccia questo primo capitolo, dove introduco i figli delle winx! buona lettura!
 


 
Oscuro e misterioso


 

La suoneria assordante della sveglia dominò la stanza, che aveva ancora le tende chiuse, nemmeno un piccolo raggio di luce poteva entrare. Il ragazzo dodicenne dai capelli rossi si tolse la coperta dal volto per spegnere la sveglia con uno sbadiglio assonnato. Le sue orecchie leggermente appuntite scattarono sentendo la voce della madre una seconda volta.

«Jandor, farai tardi a scuola!» la sentì esclamare, finché la donna non entrò nella sua stanza, «Non farmi ripetere le stesse cose!»

«Ah, mamma…» si lamentò lui, ancora assonnato.

Bloom si mise le mani sui fianchi, «Su, alzati. Magix City è lontana da qui, devi prendere il bus»

Jandor alzò lentamente lo sguardo verso di lei, «Non posso volare…?»

«L’ultima volta che ti ho insegnato a volare hai quasi distrutto mezza città» la donna camminò verso la porta, «Vado a prepararti il pranzo!»

Bloom uscì lasciando la porta aperta. Il ragazzo si alzò pigramente dal letto, sbadigliando nuovamente mentre si dirigeva in bagno. Una volta pronto e vestito, si legò la sua sciarpa blu preferita al collo per scendere successivamente le scale, dove Bloom stava mettendo il suo portapranzo sul tavolo.

Jandor lo prese, mettendolo dentro lo zaino per dirigersi rapidamente alla porta principale.

«Fai attenzione là fuori!» gli disse lei.

«Sì, ci vediamo, mamma!» la salutò con un sorriso, uscendo di casa. Vedendo Brandon allenarsi in giardino, lui salutò suo padre prima di correre alla fermata del bus.

Fortunatamente, arrivò in tempo. Jandor prese uno dei posti vuoti, prima che il bus potesse partire nuovamente. Il ragazzo guardò fuori la finestra, vedendo il resto del paese. I suoi occhi cominciarono a chiudersi, e si addormentò qualche secondo dopo.


 

Un ragazzo dai capelli color lavanda legati in una coda era fermo di fronte uno degli alberi che portavano al bosco, dove la sua classe si stava dirigendo. Si aggiustò gli occhiali più su nel setto nasale, controllando l’orario sul suo orologio da polso digitale con impazienza. Una volta che vide una figura correre verso di lui, incrociò le braccia e inarcò un sopracciglio.

«Ah, era ora!» esclamò.

Jandor si fermò di fronte a lui, ansimando dopo la corsa, «Mi… dispiace… Atan—»

«Non ti coprirò se vieni tardi un’altra volta! Sei fortunato che il professore ci abbia aspettati, stavolta» Atan si voltò verso la direzione opposta, «Su, gli altri sono già andati avanti, li raggiungeremo in un batter d’occhio»

Il ragazzo dai capelli rossi lo seguì lentamente, e camminarono insieme seguendo la loro classe. Nonostante ciò, erano leggermente separati rispetto al resto del gruppo. Atan assottigliò lo sguardo, consultando la mappa sul suo tablet.

«Sei sicuro che non ci siamo già persi…?» domandò Jandor.

Atan si voltò velocemente verso di lui, «Assolutamente no!» esclamò, «Guarda le impronte… devono essere qui, e se non lo sono possono sempre contattarci»

Il ragazzo dai capelli rossi mise un broncio pensieroso, «E se non lo facessero…?» e sgranò gli occhi appena l’amico gli mise una mano di fronte alle labbra.

«Sssh… hai sentito?» sussurrò, l’altro ragazzo scosse la testa.

A quel punto cercarono di rallentare il passo, andando avanti per la Palude di Melmamora. Qualcosa si muoveva tra i cespugli non troppo lontano da loro. Pensando che fosse un mostro, Atan preparò il suo scettro, mentre Jandor la sua spada. La figura si mosse e si alzò, poi urlarono tutti insieme.

Atan aprì l’occhio sinistro, vedendo che era un umano, un ragazzo della loro stessa età. Pelle olivastra, orecchie appuntite e capelli biondi legati in una coda bassa—indossava un semplice cardigan e una maglietta verde.

«Oh, scusate tanto! Non volevo spaventarvi!»

Riconoscendo la figura, entrambi tirarono un sospiro di sollievo e ritrassero le armi.

«Un attimo… tu sei Saleh dell’altra classe, vero?» chiese Atan.

Il ragazzo annuì, «Sì! E voi… siete Atan e Jandor, giusto?» sospirò, «Mi sono distratto e ho perso il resto della mia classe… volevo vedere le ninfe e alcune specie di fiori che ho trovato!»

«Che coincidenza, anche io volevo vederle»

Il trio si voltò per notare un ragazzo più alto, con le orecchie appuntite e pelle scura, capelli viola intrecciati in dreadlocks, legati a loro volta in una coda alta. Si avvicinò a loro, Jandor lo guardò confuso.

«Tu chi sei?»

Il ragazzo si inchinò appena, nascondendo le mani tra le sue maniche lunghe e larghe, «Perdonatemi, non mi sono presentato. Io sono Aimon, sono dell’altra scuola media a fianco alla vostra»

Atan batté le mani una singola volta, in realizzazione, «Ah, io ti conosco! Sei l’arciere con le frecce d’acqua, non è vero?» domandò, «Entrambe le mie madri ti conoscono!»

Aimon sgranò appena gli occhi dallo stupore, «Davvero?»

Jandor sobbalzò sorpreso, «Un attimo!» esclamò, «Quindi le nostre mamme sono… amiche?»

«Mia Mama, Musa, mi ha raccontato di Alfea e quando avevano formato il Winx Club, c’era anche mia Madre Tecna,» spiegò Atan, indicando Jandor, «Bloom…» e andò ad indicare Saleh, «Flora,» e indicò finalmente Aimon, «E Aisha, l’attuale Regina di Andros, vero?»

Aimon annuì, «Esatto»

«È fantastico! Anche mia zia Daphne è una regina!» aggiunse Jandor.

Atan ridacchiò, guardando Saleh, «Sembra che siamo gli unici rimasti senza una famiglia reale»

Il mezzo elfo lo guardò confuso, «Ma le Winx non erano sei? Voglio dire, potremmo essere cinque per ovvie ragioni, ma siamo solo quattro…»

Jandor cacciò una piccola risata, «Oh, beh… io so perché. È a causa del fatto che zia Stella non ha figli»

«Allora saremo noi il nuovo team!» Atan annuì convinto, «Vediamo, abbiamo la fata della Fiamma del Drago, fata della natura, fata dei fluidi e la fata del suono, che sono io!»

Aimon ridacchiò, «Sei piuttosto entusiasta, vero? Ora capisco perché il vostro legame è così forte»

Atan e Jandor si guardarono a vicenda per un momento, il ragazzo dai capelli rossi sorrise e l’altro si aggiustò gli occhiali più su, tossendo dall’imbarazzo.

«No, non è vero!»

Un forte tuono seguito da un fulmine interruppe la loro conversazione, le nuvole chiusero completamente il cielo, che diventò più scuro.

«Dobbiamo tornare dalle nostre classi!» esordì Saleh.

Jandor annuì, «Sì, sarebbe meglio. Andiamo!»

Corsero per il sentiero nel bosco, guardandosi intorno per trovare i loro gruppi, ma non c’era traccia di loro. Cominciò a piovere e i ragazzi non avevano altro che le loro giacche o le borse per ripararsi durante l’esplorazione, che stava iniziando a durare un’ora. Dopo qualche minuto, Atan sgranò gli occhi sorpreso, vedendo qualcosa non troppo lontano da loro e la indicò.

«C’è una baita, entriamo lì dentro!» ordinò, il resto del gruppo lo seguì.

Entrarono rapidamente nella baita, chiudendo la porta. Jandor tirò un sospiro di sollievo, togliendosi la giacca dalla testa.

«Ci è mancato poco…» mormorò Saleh.

«Anche se siamo qui, non dovremmo abbassare la guardia» disse loro Atan, corrucciando le sopracciglia, «Questa pioggia non è per niente normale»

Aimon incrociò le braccia, «Questo è strano. Non ho mai visto un cielo così buio, da quando mia madre mi aveva parlato di Torrenuvola»

Jandor starnutì improvvisamente, facendo sussultare Saleh.

«Forse è meglio scaldarci prima,» suggerì quest’ultimo, guardando il caminetto, «Fortunatamente c’è ancora della legna! Questa baita dev’essere stata abbandonata»

Lasciando le loro giacche bagnate e gli zaini sul pavimento, Jandor aiutò a bruciare la legna del camino con i suoi poteri di fuoco. I ragazzi presero quattro sedie per ognuno di loro, per sedersi di fronte al camino, coprendosi con dei plaid che avevano trovato. Approfittarono del momento per fissare il fuoco in silenzio, finché Jandor non aprì bocca per parlare.

«Quindi le nostre mamme erano tutte amiche…» disse, pensieroso, «Forse il nostro incontro è stato benedetto dal destino»

Aimon annuì, «Lo penso anche io» rispose, «Mia madre è troppo impegnata con i suoi doveri reali… ne faccio parte anche io, ma preferisco allenarmi da solo»

Jandor si avvicinò a lui, sussurrando al suo orecchio, «Ma quindi è vero che hai rubato il cuore a tante ragazze?»

Atan sgranò gli occhi, mentre Saleh trattenne una risata.

«Jandor!»

Il ragazzo dai capelli rossi inarcò un sopracciglio, «Cosa? È quello che ho sentito»

Aimon ridacchiò, «Non preoccuparti… ma io direi di no. Frequentare qualcuno potrebbe portare problemi al momento, preferisco pensarci in futuro» guardò il resto del gruppo, «E voi, ragazzi? Saleh, tu sei mezzo elfo come me, vedo»

Saleh giocò timidamente con le sue dita, «Sì… mio papà è un elfo» ridacchiò, «Lavora ad Alfea con mia mamma, vuole che anche io la frequenti, una volta finita la scuola media. Non so se ci sia una ragione visto che non mi potrebbero possibilmente avere come studente… ma so che sono comunque buoni insegnanti»

«Entrambi i tuoi genitori sono specializzati nella natura…» Atan annuì a sé stesso, «Sì, ora capisco perché eri dietro ai cespugli quando ti abbiamo trovato»

Il biondo ridacchiò, «E a te piace la tecnologia come tua madre, Atan?»

«Piacere?» il ragazzo dai capelli color lavanda scosse la testa, sorridendo, «La mia vita dipende da essa! Mama Musa è la mia madre biologica, le cose che ho preso da lei sono sicuramente il mio hobby per la musica e il fatto che ci somigliamo. Madre Tecna mi ha insegnato molte cose durante la mia infanzia, qualche volta ci aiutiamo con alcuni esperimetnti. L’ho anche aiutata ad aggiustare la mappa sulla sua mano!» tirò successivamente un sospiro, «Ma è complicato quando nonno viene a visitarci… io e Madre dobbiamo sempre stare un po’ lontani»

«Che cosa ha tuo nonno che non va?» chiese Aimon, incuriosito.

«Oh, niente, è molto dolce e tutto… ma qualche volta lui e Mama litigano su cose inutili—nella loro lingua nativa» rispose, poggiando il gomito destro sul suo ginocchio per poggiare il mento sul palmo della mano, «La voce di Mama diventa molto più acuta quando urla in melodiano.»

Jandor si coprì la bocca con una mano per trattenere una risata, «Lo so, io l’ho sentita una volta»

Atan assottigliò gli occhi, «Non fa ridere» e accennò un colpo di tosse, «Comunque… non possiamo uscire finché la pioggia non smette e se non vogliamo essere mangiati da mostri a caso, dovremmo stare in allerta» si alzò dalla sedia e si avvicinò alla sua borsa, prendendo il telefono, «Vediamo… Madre dovrebbe essere online ade—» corrucciò le sopracciglia, «Non c’è segnale?! Agh… ma dai!»

«Perché non contatti tua madre con la magia?» suggerì Jandor.

«Huh, funzionerebbe, se fossi un cyborg anche io.»

«È meglio aspettare per ora, e in ogni caso forse le nostre classi ci staranno cercando» disse Saleh, stringendo la presa sulla coperta per riscaldarsi.

Atan rimase in silenzio per un momento, successivamente sospirò e tornò a sedersi davanti al fuoco con loro.


 

***


 

Tecna concluse di scrivere sul suo computer per controllare l’orario, notando che era quasi sera. Mise il computer in standby e si alzò dalla sedia, uscendo dal suo laboratorio. Aveva davvero trascorso così tante ore lì dentro, quel giorno? Atan sarebbe dovuto tornare a casa un paio d’ore fa, e nemmeno Musa sembrava essere in giro.

La donna prese il telefono e chiamò sua moglie, poggiando la mano destra sul fianco mentre aspettava una risposta.

«Musa, tesoro?»

L’audio dalla parte di Musa sembrava disturbato, «T… na—re… a… vero?»

«Huh? Non riesco a sentirti» provò ad usare la tecnomagia sul suo telefono, «Musa?»

«Tecna!» Musa la chiamò nuovamente, «Atan è a casa?»

Tecna aggrottò appena la fronte e si guardò intorno per la casa, suo figlio non era neanche nella sua stanza, «Uh… no. È successo qualcosa?»

«La sua insegnante mi ha chiamato e mi ha detto che alcuni studenti sono scomparsi, compresi Atan e Jandor» fece una pausa, «Ha detto che è successo dopo questo temporale…»

La fata della tecnologia si avvicinò a chiudere le finestre, vedendo il cielo scuro e la violenta pioggia, con tuoni e fulmini.

«Devo andare a cercarlo» disse Musa un momento dopo.

«È troppo pericoloso, non potrei andarci neanche io.» rispose Tecna, il suo tono si intristì, «Torna a casa… lo cercherò con la mia mappa» suggerì, tornando al suo laboratorio per accendere il computer.

«Ma se si fosse fatto male?!»

«Beh, io non voglio che nessuno di voi due sia ferito. Quindi torna a casa, e se lo troviamo da qui possiamo chiamare Brandon e Timmy per farlo andare a prendere» continuò, «Bloom sa che è successo?»

«Sì, era con me fino a poco fa»

Tecna lasciò il telefono sul tavolo e cominciò a scrivere al computer, usando la mappa. Trovò un segnale provenire dai boschi vicino alla Palude di Melmamora, i segnali erano quattro.

«Okay… non preoccuparti per lui» rassicurò Musa in chiamata, «È con altri ragazzini in una baita nel bosco»

Sentì Musa tirare un sospiro di sollievo, «Menomale… spero che stia bene»

«Sicuramente»


 

***


 

Palladium poggiò le verifiche sulla scrivania, vedendo alcuni degli studenti uscire fuori dalla classe. Avrebbe controllato i test più tardi, in un posto più silenzioso.

L’elfo si alzò dalla sedia e andò in corridoio, avvicinandosi a una delle vetrate per guardare il temporale fuori. Non era certamente normale, era carica di energia negativa ed oscura. Bizzarro, visto che avevano già sconfitto Valtor più di dieci anni fa.

Sentì dei passi avvicinarsi, che Palladium riconobbe, insieme alla figura di sua moglie—e collega, visto che erano ancora a lavoro. Flora non parlò, fissò fuori alla finestra con un’espressione preoccupata.

«Saleh non ha chiamato» informò lui.

«Neanche a me» rispose lei, «Pensi che stia bene?»

Palladium non rispose subito, «Voglio fidarmi di lui» successivamente la guardò, «Ha preso questa forza proprio da te»

«Ma non sarebbe successo se lo avessimo mandato in un’accademia…» Flora sospirò, «Sarebbe stato al sicuro, nella sua stanza»

«Saleh ha scelto di frequentare una scuola pubblica, gli piaceva di più» rimembrò lui, con un sorriso, «Non è irresponsabile come alcuni ragazzi, ha sempre trovato una soluzione»

Flora inclinò appena la testa e annuì, «Hmm… è vero»


 

***


 

Aisha posò la tazza di tè sul tavolo, finendo di berne la bevanda. Visto che era attualmente su Andros, non poté sapere cosa stava succedendo a Magix. Però, sapeva che Aimon non era ancora tornato sul suo pianeta e iniziò a preoccuparsi. Sperava che fosse solo una sua impressione, che non fosse successo nulla—

«Regina Aisha!» sentì una delle guardie chiamarla e lo fece avvicinare.

«C’è qualcosa che non va?» domandò lei.

«La ragione per cui il principe non è ancora tornato… è perché c’è un temporale a Magix» le disse, «Ma non è normale… è pieno di energia oscura»

Aisha rimase in silenzio, ascoltando la guardia.

«Se il principe fosse stato—»

«Non preoccuparti. Ci andrò io stessa» lo interruppe lei.

«Ma, Sua Altezza…!»

La regina di Andros scese le scale della sana del trono, correndo fuori dal palazzo.

«Sua Altezza, è troppo pericoloso per lei andare da sola…»

Aisha abbassò lo sguardo, «Ma non posso lasciare che mio figlio si metta nei guai» corrucciò le sopracciglia, guardando la guardia, «Non è irresponsabile, ma è testardo e può fare qualsiasi cosa che gli venga in mente»

L’espressione della guardia si intristì, «Mia regina, possiamo trovarlo noi per lei…»

Aisha non rispose. Da quando era diventata regina, non poteva fare molte cose liberamente—prima di tutto, proteggere suo figlio—le guardie dovevano farlo per lei, stessa cosa con tutto il resto, se non per appuntamento. Cambiò un sacco di cose nel suo regno, ma alcune rimasero com’erano.

Era l’unica sovrana di Andros, se non avesse scoperto il suo ormai ex marito essere dalla parte delle forze malvage—sarebbe potuto essere il suo re. E stava ancora pensando a Nabu, che l’amava sinceramente…

Aisha scosse la testa, voltandosi verso la guardia.

«Va bene» disse, «Portate qui Aimon, ma fate attenzione»


 

***


 

Atan posò la legna restante sul fuoco, sedendosi sulla sedia di fronte al camino. Mentre gli altri ragazzi si erano addormentati, lui non poté fare lo stesso, c’erano troppe cose nella sua mente. Non erano come le loro madri, erano solo ragazzini e non potevano di certo trovare una soluzione per un temporale oscuro.

Tirò un leggero sospiro e si coprì meglio con la coperta, riscaldandosi.

«Non riesci a dormire, eh?»

Atan si voltò, notando che Aimon si stava avvicinando, sedendosi a fianco a lui.

«Scusa… ti ho svegliato?»

Il principe scosse la testa, «Neanche io riuscivo a prendere sonno» ammise, «Sto pensando a mia madre. Deve essere così preoccupata… la conosco bene, direbbe alle guardie di stare al castello per venire a cercarmi lei stessa»

Il ragazzo dai capelli color lavanda abbassò lo sguardo, «Anche Mama è così» fissò il fuoco, «Madre ha un modo di pensare più logico. Beh, è difficile non esserlo quando sei in parte robot…»

Rimasero in silenzio per un momento, fissando il fuoco insieme.

«Mia madre non mi ha mai parlato di mio padre» confessò Aimon, «Glielo chiesi una volta, quando ero più piccolo. Non mi rispose, capii che non era il momento giusto. I miei nonni erano sovrani insieme, ma… lei è sola. È la sola sovrana»

Atan lo ascoltò, la sua espressione si ammorbidì. Entrambe le sue madri non erano figure reali, quindi non poté sentire ciò che provava Aimon, ma poté sentirne la malinconia.

«So solo che era un elfo, perché io lo sono per metà…» continuò ridacchiando, «Ma per il resto, sono tutto mia madre—e ne sono fiero»

«Beh, è fantastico» Atan gli sorrise, tornando a guardare il fuoco, «Nemmeno io so molto della mia famiglia. Sono andato su Zenith solo una volta e qualche volta andiamo su Melody per vedere mio nonno, ma non mi hanno mai detto molto su di me» fece una pausa, «Quello di cui sono sicuro… è che sono nato in una piccola cittadina su Melody, il mio segno zodiacale è la Sirena, mia madre biologica è Musa—e… beh, non so altro»

Aimon alzò le sopracciglia, «Sirena, eh? Io sono Satiro»

«Davvero?»

Un’improvvisa scossa di terremoto li fece cadere dalle sedie, Jandor e Saleh caddero dal letto, svegliandosi. Aimon prese istintivamente Atan tra le sue braccia, guardandosi intorno.

«Non possiamo stare più qui, a quanto pare…» commentò Aimon, corrucciando le sopracciglia.

«Che cosa facciamo?» chiese Saleh.

Atan sospirò, «È meglio se ce ne andiamo…» vennero interrotti da un’altra scossa di terremoto, «Di corsa!»

Il gruppo riprese le borse e corsero velocemente fuori dalla baita, correndo per il bosco. Un’ombra volò sopra di loro, sembrava quella di un uomo. Non appena atterrò di fronte a loro, la figura diventò più chiara. Capelli argentati, legati in una treccia, e lunghi ciuffi sopra il volto. Indossava una giacca bianca con bordi dorati.

Il ragazzo sembrava avere la loro età, ma non emanava un’energia buona per loro. Aprì gli occhi, rivelando i suoi occhi azzurri come il ghiaccio.

«Chi sei?!» esclamò Atan, con tono esigente.

Il ragazzo ridacchiò, «Non importa chi sono» rispose, «Voglio solo informazioni sul Tempio della Vita»

Jandor corrucciò le sopracciglia, confuso, «Tempio della Vita?» ripeté, successivamente scosse la testa, «Questo temporale è opera tua?»

«A dirti la verità… no.» disse, «È un peccato che non sappiate del Tempio della Vita. Mi aspettavo qualcosa di più da delle fatine…»

Il ragazzo volò rapidamente via, il gruppo si protesse dall’improvviso vento freddo che causò lui mentre volava. La pioggia smise, ma il cielo oscuro rimase.

«Andiamocene via, prima che torni il temporale» suggerì Aimon.

Il trio annuì e tornarono alla Palude di Melmamora insieme, raggiungendo finalmente le loro classi, che erano nuovamente raggruppate avendo ritrovato gli altri studenti scomparsi. Aimon e Saleh andarono nei loro rispettivi gruppi, mentre Atan e Jandor tornarono nel loro, raggiungendo la professoressa.

«Oh, Jandor, Atan!» esclamò, «Sembrate stare bene, per fortuna…»

Jandor annuì, «Siamo rimasti in una baita mentre aspettavamo qualcuno che ci trovasse!»

«Alla fine non è successo niente» Atan inarcò un sopracciglio, poi sorrise alla professoressa, «Ma almeno ci siamo arrangiati»

«E ora posso dire ai vostri genitori che state bene…» l’insegnante tirò un sospiro di sollievo, «Su, torniamo a scuola!»


 

Prima di tornare a casa, il quartetto decise di passare un po’ di tempo insieme. Dopo aver preso una bevanda fresca, si andarono a sedere sul marciapiede, guardando le macchine volare mentre chiacchieravano.

«Comunque… avete idea di chi fosse quel ragazzo nella foresta?» domandò Saleh.

Nessuno di loro capì chi fosse. Sembrava familiare, ma non capivano perché.

«No, ma almeno non è stato lui a causare il temporale» rispose Jandor, sorseggiando il suo drink.

Atan assottigliò lo sguardo, «Non mi piace per niente. Perché un ragazzo della nostra età dovrebbe cercare per un Tempio della Vita?» si chiese, «E cos’è questo tempio, poi?»

Aimon abbassò lo sguardo, pensieroso, «Se non mi sbaglio, stava parlando del Tempio della Vita che sta sul pianeta Zeldris.» disse, «Ma quel tempio è inutilizzato da più di un secolo…»

«Sì, ma perché dovrebbe interessargli?» chiese Atan, «È tutto in rovina!»

«Quindi pensate che sia un nemico…» mormorò Jandor, «E se stesse solo facendo una ricerca? Tipo… per scuola»

La fata del suono gli mise una mano sulla spalla, «Pensi che un ragazzo come quello stia facendo ricerche per scuola? Per favore.»

L’erede della Fiamma del Drago cambiò espressione, confuso, «Ma…»

Aimon si alzò dal marciapiede, buttando la lattina dentro il bidone della spazzatura.

«Ci penseremo più tardi. Non dovremmo andare a casa, adesso?»

Saleh annuì e si alzò con lui, stessa cosa fecero Atan e Jandor qualche secondo dopo. Si salutarono e le loro strade si separarono, ma il ragazzo che avevano precedentemente incontrato li osservava dal tetto di un palazzo.


 

 

   
 
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