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Autore: Lartisteconfuse    11/07/2022    2 recensioni
Quando Kaminari bacia a sorpresa Katsuki durante "obbligo e verità" ricordi che risalgono a quando aveva dieci anni tornano a tormentare Bakugou, portandolo a chiudersi in se stesso sotto gli occhi preoccupati dei compagni e soprattutto di Izuku
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Quanto sono pessima a scrivere le trame :')
DKBK
TW : past rape / underage rape / panic attack
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Note: salve! 
Ecco qui il capitolo 3 che non avendo parti in corsivo non mi dà problemi :') 
Beh non ho altro da dire, buona lettura e se volete lasciate una recensione, mi farebbe molto piacere💖



Il sonno di Katsuki rimase tranquillo per tutta la notte. La stanchezza che si era portato dietro per tutto il sabato aveva permesso al ragazzo di dormire indisturbato. 
Quando aprì gli occhi, la luce del sole che stava sorgendo entrava dalla finestra e illuminava la stanza abbastanza da poter vedere bene. 
All'inizio Katsuki non ci fece caso, si girò su un fianco e richiuse gli occhi, ma poi la sua mente collegò dove si trovava. 
Si sedette sul letto di colpo, il respiro già più agitato. 
Non ricordava di essere andato a letto in camera sua, anche perché non ne aveva avuto nessuna intenzione. 
Guardò le lenzuola e provò a regolarizzare il respiro. Con la mente cercò di distrarsi, di pensare a qualcosa di felice. 
Oggi doveva passare da Deku, sì il nerd, che sorrideva sempre e cercava di stargli vicino in ogni modo senza disturbare. 
Izuku. 
Gli occhi gli si inumidirono e gli sfuggì un singhiozzo. Si portò subito le mani alla bocca per soffocare gli altri che stavano affiorando. Non poteva rischiare di svegliare i suoi genitori o avrebbero fatto domande. Ne aveva subite fin troppe il giorno prima. Si sentiva in colpa per dare loro tutta quella preoccupazione, ma non aveva alternative, non avrebbe mai potuto ammettere la verità. 
Quando riuscì a calmarsi, Katsuki si alzò dal letto, afferrò una coperta e andò al piano di sotto il più silenziosamente possibile. 
Si avvolse la coperta intorno alle spalle e prese posto sul divano, che era diventato ormai il suo posto preferito. 
Accese la televisione e si mise comodo disteso. Trovò un canale che trasmetteva vecchi cartoni animati che vedeva da piccolo, la maggior parte delle volte insieme a Deku. Sorrise nostalgico. Era prima di Makoto, lui era un normale bambino che viveva la sua vita e non aveva quei tocchi fantasma sulla sua pelle. 

***

"Katsuki? Ma che diavolo stai facendo sul divano alle otto di mattina?" La voce di Mitsuki svegliò Katsuki. 
"Cosa?" esclamò il ragazzo, saltando a sedere per poi guardare sua madre con occhi spalancati. 
"Che ci fai qui?" domandò Mitsuki a tono più basso. 
"Ah, ecco…non riuscivo a riaddormentarmi a letto e ho pensato di guardare la tv. Devo essermi addormentato alla fine" commentò pensieroso mentre guardava le immagini del cartone animato alla televisione. 
Mitsuki sospirò e gli dette le spalle. "Forza, vieni a fare colazione."
La giornata trascorse in maniera tranquilla. Katsuki si sentiva leggermente più riposato, anche se ancora scosso, ma riuscì a mascherare il tutto e ad evitare ulteriore preoccupazione nei suoi genitori. 
Alla fine arrivò il momento dei saluti e Katsuki non avrebbe mai ammesso che fu lui a far durare leggermente di più gli abbracci che si scambiarono. 
"Ma come mai vai via così presto?" domandò Masaru. 
"Mi devo fermare a prendere Deku" rispose Katsuki, già sulla porta. 
Sia Masaru che Mitsuki rimasero sorpresi. "Izuku?" domandò la madre. "Torni con lui?" 
Katsuki annuì e cercò di ignorare i sorrisi che i due adulti gli regalarono. "Allora portagli i nostri saluti" disse Mitsuki. "E digli che prima o poi ci farebbe piacere ospitarlo." 
"Mamma!" 
"Vai, sennò fai tardi!" 
Katsuki si ritrovò fuori dalla porta senza nemmeno accorgersi. Da dentro sentiva la voce eccitata di sua madre. Quando faceva in quel modo gli ricordava Mina e Uraraka. 
Sospirò e si incamminò verso casa di Deku. 
Una volta sotto il suo palazzo, chiamò il ragazzo al cellulare. 
"Pronto? Kacchan?" Katsuki ruotò gli occhi nel sentire la voce insicura del nerd. 
"Chi sennò idiota? Sono qui sotto, muoviti."
"Oh, arrivo subito." 
Katsuki attaccò e aspettò. 
Quella situazione gli pareva familiare, ma lo trovò abbastanza strano, in tutta la sua vita non era mai passato a prendere Izuku.
Quando erano piccoli si incontravano direttamente al parco oppure venivano accompagnati dai genitori se dovevano andare l'uno a casa dell'altro. In seguito Katsuki aveva allontanato Deku quindi non c'erano mai state occasioni. 
"Kacchan?" 
Katsuki alzò la testa, Deku era davanti a lui e lo guardava incuriosito. "Ti ho chiamato e non rispondevi. Tutto bene?" 
"Tch, ovvio, ci hai messo troppo. Stavo per andarmene!" disse Katsuki superando il ragazzo e avviandosi. 
"Ma se ci ho messo meno di un minuto" replicò Deku che provò a raggiungerlo. 
"Ci hai messo comunque troppo, sei lento." 
"Non è vero!" 
Camminarono per un po' in silenzio. 
Katsuki tentava di non mostrare che si sentiva agitato e questa volta non per tutto quello che gli era successo. Era Deku il problema. La sua presenza lo agitava perché Katsuki voleva fare qualcosa, mostrargli che voleva tornare ad essere amici come prima ma non sapeva da dove partire. Si vergognava troppo. 
"Kacchan." 
"Deku." 
Izuku rimase in silenzio e Katsuki sbuffò. 
"Non mi chiamare se poi rimani zitto." 
Deku arrossì. "S-scusa! Volevo chiederti se avevi parlato con qualcuno degli altri." 
Katsuki avvertì quella solita fitta allo stomaco che ormai gli era tanto amica. 
"No." 
"Oh, ok. Non hai risposto nemmeno a Kirishima?" 
Katsuki si voltò di scatto verso Deku, corrucciato. "Sai che mi ha scritto?" 
"B-bé, sì, me lo ha detto." 
"Avete parlato di me alle mie spalle?" Katsuki stava sentendo l'ansia e l'imbarazzo affiorare e cercò di mascherare il tutto con la rabbia. Pensare che i suoi compagni avessero avuto delle conversazioni su di lui senza che lui lo sapesse lo agitava parecchio. Era per questo che non diceva mai niente a nessuno, perché le persone tendono sempre ad essere pettegole e lui sarebbe finito per diventare uno dei tanti argomenti di conversazione. Se ci era finito per lo stupido bacio di Kaminari, figurarsi cosa sarebbe accaduto se avesse rivelato quello che gli aveva fatto Makoto. Quello che le aveva permesso di fargli. 
"Non lo chiamerei parlarti alle spalle! Sapevano che ti avevo scritto e volevano cercare di capire come stessi."
Dopo il messaggio di Kirishima che aveva ignorato erano arrivati anche altri messaggi: Kaminari, Mina, Sero, Uraraka, Momo, Jirou e Todoroki gli avevano scritto, ma lui non aveva nemmeno aperto le chat. Li aveva ignorati preferendo rispondere a Izuku e Iida, che era tra quelli che non erano presenti quella sera. 
"E tu che gli hai detto?" non poté fare a meno di chiedere. 
"Niente, solo che mi avevi risposto e che quindi eri vivo."
Katsuki sbuffò una risata e Izuku sorrise. 
"Hai intenzione di far finta di niente vero?" domandò Izuku dopo una pausa di silenzio. 
Katsuki si strinse nelle spalle. "È passato, non voglio più parlarne." 
"Mh, va bene, però lo dovresti comunicare agli altri." 
"Perché?" 
Izuku sospirò e alzò gli occhi al cielo. "Kacchan, le persone non stanno nella tua testa, se non dici loro quali sono le tue intuizioni, continueranno ad aprire l'argomento per scusarsi." 
Deku aveva ragione, ma Katsuki non lo avrebbe mai ammesso, quindi come unica risposta arrivò un "tch", che però fece capire bene a Izuku che Katsuki concordava con lui. 
 
***

Al rientro nel dormitorio, Katsuki fece come Deku gli aveva suggerito e mise subito in chiaro con i suoi compagni e amici in colpa, che per lui la storia del venerdì sera era una faccenda chiusa e che non ne voleva più sentir parlare. 
“Se qualcuno di voi osa solo nominarla di nuovo vi faccio esplodere la faccia, coglioni!”
Quello sembrò convincere tutti a lasciar perdere, anche se Kaminari sembrò preferire mantenere le distanze con Bakugou per quasi tutta la settimana, si vergognava per quello che aveva fatto e aveva paura che in realtà l’altro lo odiasse anche se non lo voleva dire ad alta voce. 
“Sai Bakugou” disse Kirishima una sera, mentre i due stavano studiando insieme in camera del rosso. “Credo che Kaminari si senta ancora in colpa.” Non disse per cosa, sapeva che Bakugou avrebbe capito. Katsuki alzò la testa dal suo quaderno e lo guardò con la fronte aggrottata. “Sempre pensato fosse stupido. Digli di smetterla.”
Kirishima ridacchiò. “Perché non ci parli tu?”
Katsuki sbuffò. “Perché dovrei, ho già detto quello che dovevo, se lui è il solito idiota non è colpa mia.”
“Forse perché gli dispiace davvero per averti creato disagio?”
A quelle parole Katsuki lasciò andare la penna con cui stava scrivendo e si alzò. Raggruppò tutte le sue cose frettolosamente sotto lo sguardo sorpreso di Kirishima. 
“Bak-“
“Non mi ha messo a disagio! E io avevo detto che non volevo più sentirne parlare!”
“Lo so, ma-“
“Niente ma, non me ne frega un cazzo di come si sente lui o tutti voi. Avevo chiesto una cosa sola, ma a quanto pare qui c’è la tendenza a non rispettarmi.”
Katsuki uscì, sbattendo la porta talmente forte che fece cadere un quadro che Kirishima aveva appeso nella parete accanto.
Il rosso sospirò, non avrebbe mai voluto far sentire Bakugou così, di nuovo. Aveva solo pensato che magari lui e Kaminari avrebbero potuto chiarire una volta per tutte, gli dispiaceva vedere Kaminari trattenersi ogni volta che ci stava anche Bakugou oppure allontanarsi non appena si avvicinava. E allo stesso tempo, nonostante Bakugou provasse a non darlo a vedere, sembrava ancora molto toccato da quello che era successo. Da quando era tornato dopo il weekend sembrava avere la testa altrove, a volte lo si doveva chiamare più volte per riuscire ad avere la sua attenzione. 
Inoltre agli allenamenti era peggiorato, sembrava essere tornato il vecchio Bakugou dei primi giorni: non ascoltava nessuno, voleva fare tutto da solo ed era violento. Aizawa aveva dovuto minacciarlo di rimuoverlo dagli allenamenti più volte se non si calmava.
Quello che aveva notato Kirishima, ovviamente lo avevano notato tutti, primo tra tutti Deku e anche Katsuki ne era più che cosciente. Cercava di scaricare la tensione e l’ansia durante gli allenamenti, ma la maggior parte delle volte la rabbia e la frustrazione per sentirsi come si sentiva gli faceva perdere completamente il controllo. 
Altre volte la sua mente si perdeva nei ricordi, a immaginare alternative a quei fatti, positivi o negativi, tanti “e se” che lo portavano a cadere in un profondo abisso, da cui riusciva tornare alla superficie solo grazie a chi cercava di catturare la sua attenzione. 
E quel giorno era di nuovo caduto in quel suo posto nella mente. Non sentì i continui richiami di Deku. 
“Kacchan.”
Solo quando Izuku decise di scuotere Katsuki per una spalla, finalmente gli occhi rossi si posarono su di lui e Izuku poté vedere come lentamente si stessero rimettendo a fuoco. Katsuki batté le palpebre. “Deku.”
Izuku lo guardò per un attimo preoccupato, ma cercò di mascherare subito la sua preoccupazione, ben sapendo come Kacchan non prendesse bene essere guardato in quel modo. 
Provò a sorridere e si sedette accanto a Katsuki sulla panca che avevano sul portico del dormitorio. 
“Ti va di uscire domani?”
Katsuki lo guardò confuso. 
“è sabato” proseguì Izuku.
Katsuki sbuffò. “Lo so che giorno è domani, idiota.”
Izuku ridacchiò e si grattò la nuca nervosamente. “Scusa. Allora? Ti va?”
“Solo noi due?”
Izuku annuì, le guance che si coloravano sempre più di rosso. 
“Che c’è? Ti hanno detto di no e sono rimasto solo io?”
“No. Ho chiesto a te perché voglio uscire con te.”
Quella frase fece apparire una strana e piacevole sensazione al petto di Katsuki. 
“Stavo pensando che potevamo andare in quel locale che abbiamo visto domenica scorsa mentre stavamo tornando. Quello a tema eroi.”
Katsuki sbuffò una risata e scosse la testa. “Che nerd.”
“Ma se sei stato il primo a mostrare interesse!”
Katsuki non rispose, Deku aveva ragione. Era un locale figo, non doveva giustificarsi con nessuno.
“Va bene, comunque.”
A Izuku sembrarono brillare gli occhi. “Davvero?” esclamò, abbracciando Katsuki di slancio. 
“Stupido Deku, ti comporti come se abbia accettato un appuntamento con te.”
Deku si pietrificò e smise di sorridere. Ruppe l’abbraccio con Katsuki e si allontanò,non incrociando il suo sguardo. “Ehm, sì, già.”
Katsuki lo guardò attentamente e…il nerd era serio? Era certo di essere arrossito a sua volta e le parole gli morirono in gola. 
Deku stava sicuramente scherzando e Katsuki cercò di controllare le emozioni che stava provando, perchè non poteva dare la soddisfazione a quell’idiota di essere riuscito a prenderlo in giro. 
Deku non poteva essere interessato a lui, non con tutto quello che era successo in passato, con Katsuki che ancora non aveva chiesto scusa e ammesso di aver sbagliato. Era impossibile e a Katsuki andava bene così, anche perchè dove pensava di voler andare se un solo bacio a sorpresa di un suo amico lo aveva fatto sprofondare in quel posto segreto che aveva messo da parte nella sua testa e che ora lo stava tormentando continuamente.
“Kacchan?”
Katsuki riportò l’attenzione su Izuku che lo stava guardando confuso, la testa inclinata leggermente da una parte. “Avevi lo sguardo fisso, di nuovo.”
Katsuki scosse la testa. “Mi sono distratto, scusa.”
Izuku sorrise. “Non fa nulla. Sarai stanco, questa settimana è stata molto estenuante” disse, “non vedo l’ora che sia domani per poterci rilassare!”
“Sì, anche io” rispose Katsuki sorridendo appena. 
   
 
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