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Autore: Pol1709    12/07/2022    2 recensioni
Ben ritrovati! Con questa storia si conclude il ciclo iniziato con "Il Cavaliere e la Strega" e proseguito con "La pietra della collana". Gli avvenimento sono ambientati ai giorni nostri (per ragioni di scorrevolezza della trama non ho considerato la pandemia Covid-19): Oscar verrà chiamata ad essere di nuovo un cavaliere e, con André al suo fianco, affronterà un'ultima battaglia per se stessa e per un mondo antico e dimenticato. Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Guardò l’orizzonte e vide una grande linea di uomini a cavallo, fermi su un’altura verdeggiante. Dietro di lei sentì delle urla di incitamento e, poco dopo, sentì la terra tremare con un rombo. Guardò gli uomini spronare i loro animali al galoppo tenendo stretti gli scudi e abbassando nello stesso istante le lunghe lance. Dall’altro lato del campo la linea nemica rispose con altre urla e i cavalieri caricarono brandendo e agitando in aria spade ed asce come forsennati. E anche lei spronò il suo cavallo, Estrasse la spada e la puntò contro il nemico. E quando furono abbastanza vicini da vedere i volti degli avversari vide facce dipinte di nero sfigurate dalle urla di battaglia e per un attimo, solo per un attimo, provò un brivido percorrergli la schiena.
 
Oscar aprì di colpo gli occhi e tentennò. Dopo tutto quello che era successo si era persino assopita in piedi. Guardò davanti a sé e sospirò mettendo le mani ai fianchi: - Lo sai, Andrew? Non sono se sia stata una bella idea –
Lui accarezzò di nuovo il tettuccio della vecchia Mini Minor color crema e poi la guardò aggrottando la fronte – Che intendi dire? –
Lei sospirò di nuovo – Che intendo dire…Fammi riassumere gli ultimi eventi: abbiamo barattato un salotto su quattro ruote con…Con questa! – disse e indicò la vecchia auto.
Lui raddrizzò le spalle e alzò il mento offeso – Questo è un pezzo di storia inglese! Proprio come i piedi di David Beckham o la bacchetta di Harry Potter! E’…Come la Citroen Dyane…Come il Maggiolino Volkswagen o la Fiat Cinquecento italiana…Poi ti faccio notare che l’auto che gentilmente ci ha dato la tua amica Morgan ha, tra le mille altre cose, un sistema di rilevamento satellitare e che quindi poteva controllare in ogni momento la nostra posizione –
Oscar sbuffò leggermente – Anche la Rover è un pezzo di storia inglese…Una storia, guarda caso, con una plancia immensa, un tavolino, un frigo bar e un climatizzatore a zone! E si era detto di andare a Glastonbury comunque…Quindi… -
Lui le aprì la portiera che si spalancò cigolando. Lei inarcò le sopracciglia e si accomodò sul sedile del passeggero. Andrew salì dall’altro lato, girò la chiave di accensione e, dopo qualche sbuffo, l’auto, finalmente, si mise in moto. Partirono lentamente e Oscar diede un ultimo sguardo al grande suv nero che avevano lasciato nel distributore di benzina e concessionario di vecchie auto.
 
Dopo qualche miglio Andrew guardò Oscar, piegata sul sedile e intenta a visionare il volume della sua antenata: - Quindi…Cosa altro c’è di interessante? –
Lei scrollò le spalle e incrociò le gambe – Un insieme di frasi senza senso…Tranne, credo, che per uno storico, come noi due…In effetti non sapevo nemmeno che Oscar sapesse disegnare…C’è una rappresentazione di Stonehenge veramente superba…E c’è il nome di Boudicca, come pure che la sua tomba è vicino…Al cerchio di pietre. Ed ecco come Fersen è riuscito a trovare i resti della Regina! Di sicuro lo sapeva anche il suo prozio Gustav, ma è stato isolato nella sua residenza in Svezia. Probabilmente ha messo al corrente il giovane Alexander di questo fatto. Tuttavia…La storia di Boudicca riguarda la seconda parte di questo quaderno. Quella che è più interessante, a parer mio, è la prima parte di questo volume. Quella in cui si parla di due…Dame…Una nera e una rossa…Probabilmente per il colore dei loro abiti…Vengono definite come sorelle…E quella nera…Viene descritta con un colorito pallido e con capelli dello stesso colore dei suoi vestiti. Ti ricorda nulla? –
Andrew aggrottò la fronte – Mi ricorda la nostra misteriosa salvatrice, Miss Drakehead –
Oscar tentennò – No! Intendevo dire un’altra cosa…Una cosa che tu mi hai fatto conoscere: quando Oscar…La mia antenata Oscar, ha lasciato la casa di quel reverendo a Glastonbury, era in compagnia di una donna con abiti neri, capelli dello stesso colore e la pelle pallida –
Lui socchiuse gli occhi – Quindi era la stessa persona? Voglio dire…L’ha incontrata alla fine degli anni Settanta del XVIII secolo e poi dieci anni dopo? E’ possibile! Quindi…Ipotizzando…E’ questa donna misteriosa che ha…Iniziato Oscar al mondo arturiano…E considerando il suo aspetto peculiare…Ne possiamo dedurre che… -
Oscar aprì la bocca in un sorriso – Che Morgan Drakehead è una sua discendente, visto che possiede le stesse caratteristiche fisiche, molto probabilmente dovute a qualche scompenso genetico…Ed è per questo che conosce la mia antenata e quello che c’è scritto in questo libro –
Andrew la guardò di nuovo e sorrise. Rimasero per un attimo in silenzio e poi lei sospirò – Ma come si sono conosciute? Sappiamo che Oscar era in Normandia, poi è andata in Inghilterra e… -
Andrew aggrottò la fronte – E poi ci sono queste fantomatiche sorelle…Che facessero parte di uno strano culto celtico? Non sarebbe strano visto che Glastonbury, oltre a essere legata indissolubilmente ad Artù, era anche uno dei principali centri di culto della Britannia preromana, come pure dell’Inghilterra cristiana. Lo sai che ogni anno, a Natale, veniva inviato a Roma, da Papa, un ramo della cosiddetta Spina di Glastonbury? Si tratta dell’albero che, secondo la tradizione è stato piantato da Giuseppe di Arimatea in fuga da Gerusalemme – (n.d.a.: storico)
Oscar guardò fuori dal finestrino e sorrise – Resterebbe da capire come mai Giuseppe di Arimatea abbia scelto di venire in mezzo ai druidi della Britannia –
Lui scrollò le spalle – Lui e i suoi fuggivano dai romani…Sai…Il nemico del mio nemico…E’ mio amico –
Oscar annuì – Lasciamo da parte il buon Giuseppe, anche perché non credo che la vecchia Oscar l’abbia visto. Direi che la cosa più importante è rilevare che cominciamo a mettere insieme i pezzi per capire qualcosa…E senza viaggi nel tempo di mezzo! Ma… - disse a bocca aperta osservando il paesaggio che, da una strada di campagna verdeggiante, era diventato decisamente più urbano con capannoni industriali a perdita d’occhio. Sbatté le palpebre – Dove siamo? –
Lui sospirò – Slough! Siamo a ovest di Londra. E’ una cittadina industriale dove si trova il più grande polo produttivo privato d’Europa. Ma voglio fermarmi per un attimo qui a trovare un vecchio amico –
 
Oscar perse il conto di quante stradine perpendicolari percorsero e di quante casette in mattoni rossi tutte invariabilmente uguali superarono per poi, alla fine, fermarsi davanti ad una di esse. Quando scese dall’auto si stiracchiò come un gatto e seguì Andrew verso il cancello di un’abitazione. Oscar pensò che quella casa doveva aver visto giorni decisamente migliori: le finestre sembravano unte e oleose e il piccolo giardino era in evidente stato di abbandono con l’erba alta e non curata. Sul portoncino d’ingresso vide una targa in ottone con delle lettere scolorite che, una volta, dovevano essere di un brillante colore rosso: Bernard Castel – Free Lance Journalist.
Oscar inarcò le sopracciglia – Un giornalista? –
Andrew annuì – Bernard non è…Quel tipo di giornalista…E’ sempre alla ricerca dello scoop della vita…Quello che possa mandarlo nell’Olimpo dei grandi scrittori. Ma è anche un sognatore e un cacciatore di criminali…Come ama definirsi. Non ha contatti con i grandi giornali o con esponenti del Governo e sa rendersi invisibile…Che è quello che ci serve per adesso. E il suo ultimo obiettivo è proprio Alexander Fersen –
Oscar sorrise debolmente – E tu lo aiuti! Sei il suo contatto all’interno della Historical Research
Lui annuì di nuovo – Lo sono! Ma non sono al soldo di Morgan Drakehead, se è quello che pensavi –
Suonarono il campanello e, dopo lunghissimi istanti, la porta si aprì in uno spiraglio e un occhio bruno li osservò. Quando riconobbe Andrew il battente si spalancò e li trascinò letteralmente dentro. L’uomo chiuse l’uscio con diverse mandate della serratura e con due catenacci. Oscar aggrottò la fronte e vide di fronte a se un individuo dai capelli scuri, con pantaloni grigi, camicia bianca e una maglia rossa. Lui respirò affannosamente e poi sorrise – Andy! Vecchio mio! Quando non ti ho visto alla Prosecco House per due volte di fila mi sono preoccupato. Mi sono detto che ti avevano beccato! Ma eccoti qui! Cosa mai… - disse e poi guardò Oscar sbattendo le palpebre – E questa…E’ la tua nuova bella assistente? –
Lei strinse le labbra – Ehi! –
Andrew sospirò – E’ la dottoressa de Jarjayes. Stavamo studiando assieme il viaggio della sua antenata in Inghilterra –
Bernard incrociò le braccia sul petto – Oh! Ma guarda! Quindi questa è la donna che ha rubato il nome della sua antenata! Immagino che faccia un bell’effetto vendere libri usando come pubblicità la gloria di un personaggio così famoso –
Oscar sentì le guance arrossarsi e, istintivamente, mosse la mano destra verso il fianco sinistro, come nell’atto di estrarre una pistola o una spada: - Come osi! Non ho mai usato il nome della mia antenata per guadagnare alcunché! E tu chi accidenti saresti per parlarmi in questo modo? – disse e guardò Andrew – Mi hai portato qui per farmi sopportare la presenza di questo maleducato? –
Andrew aggrottò la fronte – Non credo che Bernard volesse offenderti –
L’altro alzò il mento – Eccome se lo volevo! Non ho mai sopportato questi ricchi nobili che si fanno belli con la gloria passata. Perdipiù con quella di una grandissima donna che ha donato la vita per il popolo! –
Oscar strinse le labbra e fece un passo verso di lui, ma fu bloccata dalla presenza di Andrew che si era messo tra di loro e guardava torvo Bernard – Dacci un taglio Bernie! Adesso basta! – disse alzando il tono della voce.
Lui scrollò le spalle – Non importa! Se è con te tanto basta! Ma volevo vederti per un altro motivo: vieni con me – disse ed entrò nella casa. Oscar sbuffò ed evitò pile di libri nello stretto corridoio; notò un disordine assoluto nella cucina e persino nel soggiorno con riviste e vecchie pentole ovunque. Bernard andò ad un tavolo, rovistò dentro un quaderno e poi ritornò da loro con una fotografia ed una lente monoculare, del tipo di quelle che usavano i gioiellieri.
Il giornalista li porse a Andrew che aggrottò la fronte, ma l’altro sorrise – Guarda! Questa è la foto di una festa nel campo di Auschwitz, nella residenza del comandante Rudolph Hoess. In terza fila, il secondo da destra –
Andrew sospirò, avvicinò il monoculare all’occhio destro e guardò la fotografia – Io…Ecco…Somiglia ad Alexander Fersen…Ma… -
Bernard sorrise e agitò le braccia – E’ il suo antenato, quel Gustav Von Fersen membro delle SS ed eccolo lì, nel più grande carnaio del mondo e in divisa da Unta…Uma…Schama…Da SS, insomma! –
Andrew aggrottò la fronte e porse la lente e la foto a Oscar. Lei, ancora furiosa con il giornalista, quasi gliela strappò dalle mani e osservò l’immagine in bianco e nero: in primo piano c’era un ufficiale sorridente con un calice, presumibilmente di vino, in mano. Quello doveva essere il comandante di Auschwitz, Rudolph Hoess, catturato alla fine della guerra e condannato a morte per impiccagione proprio nel luogo dove aveva fatto uccidere migliaia di innocenti. Dietro di lui, altri ufficiali stavano chiacchierando tra di loro e, in terza fila, il secondo da destra, c’era un’altra figura con un calice in mano. Avvicinò la lente all’occhio e guardò meglio: aveva visto il ritratto di Gustav nello studio di Alexander, ma non c’era bisogno di capire chi fosse dato che, da giovane, era la copia esatta del suo discendente. L’immagine era leggermente sfocata, probabilmente presa di soppiatto durante un incontro conviviale nella residenza di Hoess. Le mostrine sul colletto dell’uniforme erano evidenti, ma non i gradi sulle spalline. Abbassò lo sguardo e notò che nella mano destra teneva, all’altezza dello stomaco, un calice e nella mano sinistra una valigetta. Non era di quelle del modello ventiquattro ore, ma era simile a quella dei medici, larga, profonda e capiente. Si disse che era piuttosto strano che un ufficiale, durante un ricevimento, non mollasse il bagaglio in disparte, a meno che, ovviamente, non contenesse qualcosa di prezioso e che non voleva lasciare incustodito.
Si schiarì la voce – Egregio giornalista…Faccio presente che: la fotografia appare troppo ben conservata e quindi è da considerarsi come una copia dell’originale e mi accerterei che non sia stata manipolata…In secondo luogo ti faccio presente che si tratta di una festa nell’abitazione del comandante del campo e quindi al di fuori del perimetro del campo stesso. Hai delle prove che Gustav Von Fersen abbia visitato Auschwitz e compreso quello che vi accadeva là? Hai comunque delle prove che Gustav Von Fersen abbia partecipato attivamente alle attività del campo con le altre SS? E anche se tu le avessi…E non le hai…Se non ho capito male…Cosa c’entra tutto questo con il suo pronipote Alexander? –
Andrew la guardò inarcando le sopracciglia e poi guardò Bernard. Il giornalista strinse le labbra e soffiò dalle narici – Vorrebbe dire che l’antenato che tanto ha ammirato era un nazista criminale come tutti gli altri! E che ha usato i soldi della sua eredità, nazista e criminale, per fondare la sua attività –
Oscar sospirò – Un’attività, a quanto risulta, fino ad ora perfettamente legale e che ha regalato alla Gran Bretagna i resti di una grande eroina del passato…Fino ad ora…Ovviamente…Ma immagino che Andrew sarà più chiaro di me –
Bernard guardò Andrew con fare interrogativo e l’altro sospirò – Fersen…Alexander Fersen, sta cercando qualcos’altro dopo la scoperta della tomba di Boudicca. E per farlo…Ecco…Ha bisogno della qui presente dottoressa de Jarjayes e del qui presente…Me stesso…E… -
Oscar strinse le labbra – Ha cercato di rapirci! Siamo fuggiti ed ora il qui presente dottor Great ci ha portato…Qui…E non capisco a fare cosa! –
Bernard aprì la bocca e spalancò gli occhi – Ha cercato…Di rapirvi? Ma è fantastico! – disse sorridendo, poi ridivenne serio – Voglio dire…E’ una cosa grave! Ma è quello che ho sempre sospettato! Che è solo un criminale! –
Oscar socchiuse gli occhi – Che sia un criminale lo sappiamo, quello che non so è, lo ripeto, perché siamo qui! –
Andrew sospirò – E’ un posto sicuro! A nessuno verrebbe in mente di sorvegliare Bernard e il mio rapporto con lui non è mai stato conosciuto, nemmeno da Alan, il mio collega. Quindi, Bernard, hai capito bene: siamo in fuga! Crediamo, a ragione, che chiunque conosciamo sia sotto sorveglianza e quindi…Credi di poterci mettere in contatto con le autorità? –
Bernard mise le mani ai fianchi – Compito gravoso, Andrew. Non perché non lo voglia, ma, come hai detto tu, quell’individuo, dopo la scoperta della tomba di Boudicca è diventato quasi intoccabile. E’ un criminale, lo ripeto, ma è un criminale che sta per essere nominato sir dalla Regina in persona…E io…Diciamo…Non sono proprio ben visto…Dalle autorità… -
Oscar soffiò dalle narici – E allora, di nuovo, perché siamo qui? A cosa ci servi, per grazia di Dio? –
Bernard sorrise beffardamente – Tranquilla, mia cara nobildonna francese in crisi di identità storica…Possiedo anch’io qualche cartuccia da sparare. Ho ancora qualcuno presso Scotland Yard che mi deve qualche favore e posso cercare, perlomeno, di rallentare Fersen, ma voi…Dove siete diretti? –
Andrew aprì bocca, ma fu bloccato da uno sguardo torvo di Oscar. Bernard sorrise stancamente – Oh! Se devo far intervenire la cavalleria, è meglio che sappia dove deve andare, non credete? –
Oscar lo guardò soppesandolo, ma poi sospirò – Andiamo a Glastonbury…E non chiederci altro perché…Perché non lo sappiamo nemmeno noi! E…Io cercherei di capire cosa c’è dentro la valigetta –
Il giornalista aggrottò la fronte e Oscar indicò la fotografia – Se quella è la copia di un originale, come immagino, non ti è mai saltato in testa del perché Fersen; Gustav Von Fersen, intendo, se la tenga stretta sorseggiando vino nel giardino di un gerarca nazista? –
Andrew strinse le labbra e guardò Bernard che prese la fotografia e la guardò sbattendo le palpebre, come se la vedesse per la prima volta: - Che mi venga…Non l’avevo notata! Pensavo solo a quei maiali che bevevano vino, magari ascoltando Bach, mentre a pochi passi da loro la gente moriva! –
Lei sorrise debolmente – In un’altra occasione ti avrei anche aiutato in questa indagine, ma temo che te la dovrai cavare da solo – disse e gli passò accanto mettendogli una mano sulla spalla. Poi andò verso la porta – Bene! E adesso che abbiamo perso altro tempo prezioso vediamo di partire, mio caro dottor Great –
Bernard e Andrew si guardarono; quest’ultimo scrollò le spalle – E’ francese! – sussurrò e la seguì.
 
Oscar entrò nell’automobile facendo gemere le giunture metalliche del telaio e chiuse la portiera. Guardò Andrew che si stava sistemando al posto di guida: - Lo sai che è stata una cosa inutile…Vero? E oltretutto abbiamo detto la nostra destinazione ad un tipo che non mi dà alcuna fiducia –
Lui sospirò e annuì – Me ne sono accorto! Ma ci dovevo provare…E comunque quella potrebbe essere la prova che il caro Gustav Von Fersen non era proprio così innocente come suo nipote dice…Bernard può sembrare indisponente e saccente…Alle volte, ma è un ottimo giornalista, quando vuole –
Lei socchiuse gli occhi – C’entra qualcosa con quello che è capitato al tuo occhio sinistro? –
Lui sobbalzò e si girò a guardarla – Ma…Tu come… -
Oscar sorrise debolmente – Lo si capisce stando al tuo fianco e me ne sono accorta quando eravamo ancora a Londra…Posso chiederti…Come è successo? –
Andrew sospirò, girò la chiavetta nel cruscotto e la Mini si mise in moto con uno piccolo scatto. Ingranò la marcia e partirono. Lui fece un gesto con la mano – Stavo tornando dal lavoro con il mio scooter quando, ad un incrocio, al sopraggiungere di una grossa auto nera con i finestrini oscurati, è arrivato un pazzo a piedi e si è messo in mezzo alla strada bloccando tutto il traffico. Si è steso sul cofano dell’auto nera e ha cominciato a gridare come un ossesso! Io mi sono fermato, ma in quel momento è arrivato un camion che non è riuscito a frenare e mi ha sbalzato di lato con tutto lo scooter. Mi sono rotto un braccio e incrinato due costole, ma nella caduta il vetro dello specchietto retrovisore si è spezzato proprio sul mio occhio. Mi hanno fatto una dozzina di operazioni, ma la vista è continuata a calare, fino ad ora. La pupilla e l’iride sono completamente sbiadite e quella che porto è una lente a contatto colorata come il mio occhio destro –
Oscar aggrottò la fronte – E il pazzo…Era forse… -
Andrew annuì sorridendo mestamente – Bernard Castle, giornalista free lance! In quell’auto con i vetri oscurati c’era un membro della House of Lords (n.d.a.: Camera dei Lords o Camera Alta, uno dei rami del Parlamento del Regno Unito) che stava abusando di una ragazzina…Di una dodicenne, per l’esattezza…Una bambina straniera che aveva letteralmente comprato dalla malavita per usarla come giocattolo sessuale –
Lei fece una smorfia di disgusto e lui annuì – Bernard aveva seguito quel politico da diverso tempo e quando lo ha visto caricare in auto la ragazza…Beh! Non ha trovato di meglio che bloccarlo in mezzo a Londra! La polizia è arrivata all’istante e lo hanno trovato senza pantaloni in atteggiamento inequivocabile…Lo scandalo che ne è seguito è stato smorzato solo in parte dal Governo e immagino che anche in Francia ne abbiano parlato. Ti basti sapere che il ricambio di un terzo dei ministri cinque anni fa, tra cui il Cancelliere dello Scacchiere (n.d.a.: Chancellor of the Exchequer – Ministro delle Finanze del governo britannico, terza più antica carica e una delle quattro più alte dello Stato), cari amici personali del politico di cui sopra, non era dovuto allo scandalo delle forniture militari in Afghanistan. Si è beccato una bella somma di denunce in quell’occasione, ma non da me…Io non me la sono sentita di farlo, nonostante la perdita dell’occhio…E’ stata una questione di principio e di dignità e per la quale Bernard ha dovuto spendere tutto il denaro guadagnato con i suoi articoli…Ci tenevo a dirtelo perché almeno così sai con chi abbiamo parlato: con una persona che, al di là dell’atteggiamento che mostra, ha un codice d’onore e una tempra morale senza eguali –
Oscar annuì e gli mise una mano sul braccio. Lui la guardò per un attimo e si sentì subito rinfrancato, come se quel piccolo gesto gli avesse riscaldato il cuore e l’anima. E rimasero in silenzio mentre la piccola auto lasciava Slough.
 
Immersa nel verde e protetta dagli alti alberi che le davano anche una perenne frescura, la struttura ricettiva ai piedi della collina del Tor di Glastonbury era una delle mete preferite dalle torme di appassionati del mito arturiano, di sognatori della New Age, ma anche di semplici turisti curiosi. Dal parco dell’edificio partiva il sentiero che si inerpicava lungo la collina e raggiungeva l’antica torre di San Michele sulla cima.
Vivian Drakehead percorse il corridoio mentre alcune cameriere abbassavano il capo al suo passaggio. Indossava i suoi soliti abiti: un completo giacca, pantalone e camicia bianchi immacolati e aveva i suoi lunghi capelli biondi raccolti in una treccia che ricadeva sulla spalla destra. Entrò nel suo ufficio e vide da dietro una gamba nuda accavallata che faceva ondeggiare una scarpa rossa a tacco alto. Improvvisamente il dondolio della scarpa si fermò e la figura seduta si alzò rivelando una alta figura femminile inguainata in un tailleur grigio in cui spiccava, sotto la giacca, una camicia dello stesso colore rosso vivo delle calzature.
La donna aveva una folta capigliatura fulva che gli ricadeva dietro la schiena rivelando un bel volto ovale e due occhi verdi come smeraldi. Vivian sospirò: si, si disse, sua sorella Margaery era veramente bellissima e sembrava incredibile che il suo fisico non avesse minimamente risentito delle numerose gravidanze.
Margaery la guardò alzando il mento – Quindi? Che dice nostra sorella? –
Vivian sorrise debolmente – Sono felice anch’io di vederti, sorella – disse ed andò a sedersi dietro la scrivania, proprio di fronte a lei. L’altra strinse le labbra – Si…Si…Va bene…E…Nostra sorella… -
Vivian sospirò di nuovo – Li ha fatti partire da Londra e, se tutto va bene, arriveranno qui –
Margaery sbuffò – Accidenti a lei! – disse battendo il suo alto tacco sul pavimento – Avrebbe dovuto prenderli e portarli qui! E una volta lo avrebbe fatto! Possibile che con il tempo si sia rammollita? –
La donna bionda si passò una mano sul mento – Nostra sorella rammollita? Sarebbe più facile che il cielo ci cadesse in testa! E…Te lo premetto…Hanno lasciato l’auto che lei gli ha dato e quindi abbiamo perso ogni contatto –
La rossa si avvicinò alla scrivania e appoggiò i palmi piegandosi in avanti – E quindi? Li dobbiamo cercare per tutta la dannata Britannia? –
Vivian tentennò – Nostra sorella ha previsto che sarebbero venuti qui…Il nostro cavaliere ed il suo scudiero! L’ultimo campione! Per la nostra ultima battaglia…E lei non sbaglia mai! Solo che devono farlo da soli e questo per…Per ricordare! Almeno è questo quello che dice nostra sorella, dovresti saperlo. Il tuo compito, quindi, è quello di attenderli qua di fronte, al complesso del Chalice Well. Anche se comprendo che tu voglia rimanere…Rimanere con lui –
Margaery sospirò e prese a camminare per la stanza torcendosi le mani – Dopo tutto questo tempo…Finalmente sta per tornare e noi…Che ne sarà di noi? Se lui non…Se non volesse perdonarci? –
Vivian si alzò e le andò vicino. Non aveva mai legato molto con quella sua bella sorella, sebbene avessero vissuto insieme per anni e anni. Lei era più vicina sentimentalmente a sua sorella minore Morgan, che guardava con un misto di ammirazione ed invidia. In quell’occasione, però, poteva percepire il turbamento di Margaery e la sua paura. D’improvviso pensò di abbracciarla, ma le mise solamente una mano sul braccio – Non…Non posso prometterti nulla, sorella. Ma dobbiamo portare a termine quello che abbiamo iniziato –
L’altra guardò sorpresa la sua mano sul suo braccio e poi sorrise sprezzante – Abbiamo…Che abbiamo iniziato? Che uso generoso del plurale da parte tua! – disse amaramente – Quello che è successo e quello che accade ora…Come quello che accadrà…E’ solo colpa tua! – sibilò.
Vivian inspirò a fondo – Ancora, sorella…Io…Se potessi cambiare il passato, te lo giuro, lo farei. E mi rendo conto del male che ti ho fatto e se vuoi posso anche implorare il tuo perdono in ginocchio –
Magaery aggrottò la fronte – Male? Mi hai dato l’amore! Ed è più di quello che tutti quanti nella mia vita mi abbiano mai dato. Non intendevo quello! Hai messo in pericolo tutto quello in cui credevamo e per il quale avevamo lottato…E per il quale stiamo lottando anche adesso! –
Vivian la guardò perplessa – Il nostro mondo non esiste più e non ritornerà, sorella. Quello che dobbiamo fare ora, è salvare nostro fratello –
La rossa strinse le labbra e andò verso la porta – Vado ad attendere il nostro campione, allora – disse e girò la testa di lato – Ma adesso finiamola di fingere, Viviana, tu eri la Dama del Lago, non dimenticarlo…E io sono Morgause, Regina di Lothian e delle Isole Orcadi – aggiunse e guardò di nuovo la porta di fronte a sé – Siamo sorelle del Grande Re di Britannia e di Morgana, la Fata –
 
   
 
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