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Autore: Carrotcake    14/07/2022    0 recensioni
Erano passati 14 anni dall'ultima volta che aveva sentito bruciare il Marchio Nero. Nel mentre, nonostante tutto, si era costruito una vita. Una moglie, una figlia, una casa confortevole e un lavoro per cui aveva studiato duramente. Era tutto ciò che desiderava e ora la sua vita era di nuovo a rischio. Avrebbe fermato questo.
Dopotutto, nessuno lo cercava. Tutti lo sapevano morto.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Famiglia Black, Famiglia Weasley, Hermione Granger, Sirius Black | Coppie: Harry/Hermione
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Capitolo V – Non propriouna festa di benvenuto

Hermione stava ancora leggendo, quando sentì il ritratto urlare di nuovo a squarciagola. Immediatamente chiuse i libri e si precipitò giù, sperando di incontrare Harry.
Vide subito Harry, che guardava accigliato il quadro strillante, e una giovane donna con i capelli rosa che tirava su quell’orrendo porta ombrelli. La signora Weasley tentava di tirare le tende per far zittire Walburga.
«Scusate, sono un tale disastro. Questo porta ombrelli però è davvero messo in mezzo ai piedi…»
«Non preoccuparti, cara. È tutto risolto.» Così dicendo la signora Weasley le rivolse un sorriso, che non arrivò propriamente agli occhi.
Qualcuno urtò la spalla di Hermione, ancora lì ferma ad aspettare, quando una massa di capelli rossi lisci si stagliò contro Harry. Hermione strinse le labbra in una linea sottile. Come diceva, sapeva come potesse essere amara la gelosia.
«Ginny, ciao. Mi stai soffocando.» terminò Harry, ancora stupito.
«Oh scusami, non sono proprio riuscita a trattenermi. Come stai? Non devi essere in ansia, vedrai che domani andrà tutto per il meglio.»
Ginny era totalmente incurante delle altre persone. Il resto degli abitanti della casa furono presto lì intorno per salutare Harry, eppure lei non mostrava segni di volersi allontanare. Fu Ron a mettere fine a questo momento imbarazzante
«Harry, che diamine è successo? Siamo stati così in ansia.»
«Oh via tutti! Harry, vai con Ron che ti mostra la tua stanza. I gemelli ti porteranno su il baule, senza magia questa volta.» disse, lanciando un’occhiataccia ai suoi due figli.
Harry le passò accanto seguendo Ron, quasi senza accorgersi di lei. Invece rallentò e le rivolse un caldo sorriso, il primo che gli ha visto fare oggi. «Hermione, sei qua anche tu. Non ti avevo visto.» disse, tirandola in un piccolo abbraccio.
Hermione si sentì diventare subito calda in viso, nascondere l’imbarazzo e la contentezza di vederlo era impossibile. «Harry, scusa. Io ero in biblioteca a cercare qualche legge che potesse tornarti utile quando sei arrivato.» gli disse, cercando di tranquillizzare il battito del suo cuore.
Harry sorrise consapevole dell’ossessione della sua amica per la biblioteca. Non che non gli facesse piacere avere questa piccola attenzione, ma forse avrebbe potuto scrivergli qualcosa di più significativo durante le settimane passate dai Dursley.
Arrivarono nella stanza e Harry non poteva più trattenersi.
«Mi spiegate perché mentre io ero solo da quei coglioni dei Dursley, voi due eravate qua insieme a fare chissà cosa? Nemmeno una cazzo di lettera come si deve mi avete mandato! Migliori amici di cosa? Vedere Cedric morto vi ha fatto cambiare idea?» era furioso.
«Harry, non è così.» Hermione quasi squittì. Si stava tormentando le mani ascoltando lo sfogo del suo amico, Ron lo guardava con le orecchie rosse per l’imbarazzo e gli occhi bassi. «Ti giuro Harry, avrei voluto scriverti molto di più ma Silente ci ha fatto promettere di non mandarti nulla! E non siamo stati qui insieme, io sono arrivata questa mattina qua.» finì, sconfortata.
Harry la guardò pieno di rabbia. «Oh scusa per aver creduto che eri qua da molti giorni, scusa davvero. Credevo di essere io ad aver bisogno di notizie sai, dopo quello che ho visto accadere davanti ai miei occhi. Ma chiaramente non è così.» disse, pieno di stizza.
«Amico, davvero. Silente ci ha fatto promettere di mantenere la conversazione assente o inutile, perché i gufi potrebbero essere rintracciati e sai… mettere in pericolo tutti…» disse Ron, sperando di far trovare il lume della ragione al suo amico.
«Bene! E qui dove siamo? Che posto è questo?»
Hermione alzò gli occhi, sperando di riuscire a mantenere la calma ma rispose Ron prima di lei.
«Questa è Grimmauld place, la casa di Sirius. È anche il quartier generale dell’Ordine della Fenice.»
Harry aggrottò le ciglia, alla notizia che Sirius avesse una casa. Se forse… se forse Sirius avesse voluto, lui sarebbe potuto andare a vivere lì con lui.
«Ordine della Fenice? Cos’è?» chiese invece. Era inutile concentrarsi su possibilità remote.
«Da quel poco che ho potuto carpire origliando, è un’associazione segreta con capo Silente che mira a uccidere Tu-sai-chi e compagnia bella. Ho visto gironzolare qui attorno Lupin, Piton, la Mcgranitt… ovviamente non ci dicono niente e non sappiamo niente, questo è.»
Hermione guardò Harry rabbuiarsi notevolmente, chiaramente infelice per la spiegazione di Ron.
«Quindi tutti lavorano per la causa ma io che ho visto con i miei occhi succedere tutto, non posso essere messo a corrente di un cazzo! Sono stato attaccato da due dissennatori ieri! Che cazzo! Domani avrò una fottuta udienza al Wizengamon e probabilmente non tornerò più a Hogwarts ma nessuno che si degna di informarmi!»
Harmione si tagliò il labbro che si stava tormentando da quando Harry aveva iniziato a inveire. Sapeva che Harry aveva ragione, ma cosa poteva fare esattamente lei o Ron? Non è che avessero molto più notizie da potergli dare. Così, gli prese cautamente la mano e sperò vivamente che non la maledisse lì.
«Harry, perdonaci. Noi avremmo voluto fare di più, ma non avevo i mezzi. Inoltre, io sono arrivata qua stamattina, non so niente di cos’è l’Ordine o altro. So che subire quello che hai passato tu è difficilissimo. Per favore, non prendertela con noi.» cercò di placare il suo amico.
Vedendo che non reagiva, continuò a parlare «Come ti dicevo, ho fatto delle ricerche oggi pomeriggio per il tuo caso di domani. È assolutamente improbabile che tu venga espulso, la magia minorile è permessa in caso di attacco di creature oscure…» finì, quasi sussurrando. La mano fredda di Harry le mandava piacevoli scosse lungo il braccio, ma sapeva che non era il momento né il luogo per approfondire questo aspetto. Probabilmente non era nemmeno il caso, dato che erano solo amici. Così lasciò cadere la mano, dopo aver passato amorevolmente le dita sulle sue nocche.
Harry li guardava arrabbiato, non era ancora pienamente calmo né pronto a perdonarli. Il tocco gentile di Hermione lo calmava un po’, lasciandolo terribilmente deluso quando alla fine lo lasciò andare.
«E Sirius dov’è?» chiese, per reprimere l’impulso di riprendere la mano di Hermione. Non era giusto provare altro nei confronti della propria amica.
«Ehm…» prima che Harry potesse scoppiare in un altro attacco d’ira, sentirono bussare alla porta che immediatamente si aprì.
«Harry! Mi era parso di sentire la tua voce!» tuonò divertito Sirius, tirandolo in un forte abbraccio.
«Benvenuto a Grimmauld place, scusa per non aver fatto gli onori di casa, ero impegnato con Remus e poi ti ho sentito chiacchierare con i due.» continuò, lanciandogli un sorriso brillante, prima di fare un occhialino a Hermione.
«Sì, be’ non ho avuto notizie per tutto questo tempo, sai com’è. Anche tu non ti sei fatto sentire.»
«Perché non andiamo a chiacchierare da qualche altra parte? La cena è quasi pronta e loro devono andare ad aiutare.» Stringendo il braccio di Harry, guardò prima Hermione  e poi Ron «Molly vi chiamava, dovete preparare l’insalata o qualcosa del genere…» aggiunse pensieroso, guardando Hermione.
Hermione arrossì sotto lo sguardo intenso di Sirius. Cos’era questa novità? Che sospettasse i suoi sentimenti per Harry? «Ma forse, Hermione, potresti volerti rinfrescare prima.» finì con un bel sorriso. Hermione sapeva di dover avere quanto meno gli occhi rossi e il labbro tagliato. Certamente avrebbe fatto bene a lavarsi il viso prima di presentarsi al resto della famiglia Weasley.
«Sì, vado in stanza… scendo immediatamente, Ron.» disse, sgusciando fuori dalla stanza.
«Allora io scendo, a dopo Harry.» uscì anche Ron, certo che tra poco Harry avrebbe ricominciato a urlare e certo di non voler essere presente. Lanciò uno sguardo a Sirius e si affrettò per le scale.
Sirius, nel mentre, mise il braccio sulle spalle del figlioccio e lo condusse giù, verso il salone dove c’erano due comodi e ampi divani con due poltrone accanto.
Si sedette, Sirius si versò un generoso bicchiere di whisky prima di accomodarsi accanto ad Harry.
«Dunque figliolo, hai forse qualche domanda? Ti prego solo di non urlare, se non vuoi che quella vecchia megera di mia madre torni di nuovo a offendere tutti» annui rassicurante verso Harry.
«Perché non mi hai scritto? O perché non mi hai fatto venire subito qua, cazzo Sirius, hai una casa. Avresti potuto ospitarmi…»
«Harry, sai che non desidero niente di più al mondo che tenerti accanto a me e al sicuro. Purtroppo fino ad ora non sono stato in grado, ma casa mia è sempre aperta a te. Se vuoi stare con un vecchio scappato dalla prigione…» Oh magari potesse fare di più.

Continuarono a chiacchierare affrontando vari argomenti, di chi era la casa, cos’era l’Ordine, come se la passava Harry dai Dursley… finché non fu ora di cena.
L’ansia per il processo dell’indomani diventava minuto dopo minuto più palpabile.
Dovevano mantenere la calma per aiutare Harry. E sperare che il vecchio preside si presentasse al minuto giusto.
 
   
 
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