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Autore: elenabastet    14/07/2022    3 recensioni
Questa serie di one shot, sotto il titolo collettivo di Lacrime nella pioggia (omaggio nominale ad un celebre film che quest’anno compie anche lui quarant’anni, Blade Runner), nascono per celebrare i giorni di luglio dell’universo di Oscar, attraverso una serie di missing moments, cioè le reazioni di vari personaggi alla notizia delle morti dei due eterni innamorati. Poi, tornerò a scrivere storie birichine, e anche storie più lunghe dove si salvano, promesso.
Genere: Angst, Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Axel von Fersen, Generale Jarjayes, Marie Antoinette, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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LACRIME NELLA PIOGGIA

 

Rating: lutto, ricordi, morti di personaggi, rimpianti.

Fandom: Lady Oscar.

Note: questa serie di one shot, sotto il titolo collettivo di Lacrime nella pioggia (omaggio nominale ad un celebre film che quest’anno compie anche lui quarant’anni, Blade Runner), nascono per celebrare i giorni di luglio dell’universo di Oscar, attraverso una serie di missing moments, cioè le reazioni di vari personaggi alla notizia delle morti dei due eterni innamorati. Poi, tornerò a scrivere storie birichine, e anche storie più lunghe dove si salvano, promesso.

 

8 – VIVERE D’ARTE

Amava il suo lavoro, lo amava da sempre, ma c’erano dei momenti in cui lo amava di più, ed era convinto di aver svolto il suo compito migliore proprio in quei giorni, con un’opera che, ne era certo, lo avrebbe reso famoso anche presso i posteri.

Per il resto, c’era da preoccuparsi e non poco, un paio di suoi ragazzi di bottega erano partiti verso Parigi, perché volevano combattere per la libertà. Ma gli era arrivato un nuovo lavoro da fare ritrarre un’antica bellezza, anche lei arrivata dal suo passato.

Quel giorno di tanti anni prima, mentre ammirava il corteo reale a Parigi, era stato colpito da quell’amazzone, da quella guerriera, di cui tutti sapevano la sua vera identità e che tutti ammiravano. Per anni l’aveva sognata e aveva pensato a quanto sarebbe stato bello ritrarla, e, quando gliel’avevano proposto, era stato davvero felice e onorato.

Oscar François de Jarjayes era una delle migliori modelle che avesse mai avuto, gentile, misurata, cordiale, umile e bellissima. Certo, si era accorto presto che c’era qualcosa che non andava in lei, stava male, e anche parecchio, e si era sbrigato a fare il quadro, perché sentiva che qualcosa poteva strapparla via da questo mondo.

L’aveva raffigurata come Marte, perché sentiva in lei il desiderio della battaglia, una battaglia per ideali superiori, ma aveva cercato anche di mettere in luce il suo aspetto più segreto, il suo coraggio, i suoi sentimenti, la sua limpidezza. Aveva visto quel giovane bruno, si chiamava André, e aveva capito che c’era qualcosa tra di loro, qualcosa di profondo e eterno. Gli sarebbe piaciuto ritrarli insieme, come due creature da leggenda, l’amazzone e il suo cavaliere, e magari ci sarebbe riuscito, certo, ci doveva riuscire, una volta finito questo lavoro la avrebbe ricontattata.

Adesso, mastro Armand Pardieu doveva ritrarre nientemeno che la contessa Du Barry, la favorita di Luigi XV, nel suo castello di Louveciennes: anche lei era cambiata rispetto a come la ricordava, la sua bellezza si era un po’ spenta, ma era serena, molto più serena, da quando aveva trovato l’amore nel duca Louis de Brissac, un militare vicino ai reali.

Certo, ritrarre Oscar era stato più stimolante, quasi un lavoro mistico, ma madame Du Barry era gentile e generosa.

Quel giorno arrivò da lei, nel castello di Louveciennes, e la vide preoccupata.

“Il mio duca è andato a Parigi, ha ricevuto l’ordine di andare a sedare anche lui le rivolte, non bastava che ci avessero mandato i Soldati della Guardia sotto il comando di madamigella Oscar...”

“Conoscete madamigella Oscar? Le ho fatto uno splendido ritratto proprio pochi giorni fa...”

“Non era dalla mia parte a corte, lei parteggiava per la principessa Maria Antonietta, ma è stata leale e generosa con me, e io non me lo dimentico”.

Così, mentre posava per mastro Armand, Jeanne du Barry raccontò al suo interlocutore cosa Oscar aveva fatto per lei, come l’aveva difesa dalle angherie dei cortigiani e dei soldati quando era caduta in disgrazia, nonostante lei in passato non si fosse comportata in maniera corretta con la giovane. Jeanne du Barry non entrò nei dettagli di cosa aveva fatto, perché era un passato che preferiva non rivangare, se ne vergognava anche. Ma Oscar era per lei il ricordo di qualcosa di puro e unico, una delle poche persone che si era occupata di lei con lealtà e senza secondi fini. Un’anima rara, e rimpiangeva di non averla frequentata in quegli anni.

“Come sta madamigella Oscar?”

“Sembra un essere uscito da una leggenda, aveva poco tempo da dedicarmi, ma l’ha fatto volentieri e il quadro che le ho fatto è rimasto nel mio cuore, senza offesa ma credo che non riuscirò più a rifare qualcosa di simile”.

Mastro Armand preferì non raccontare alla contessa le condizioni di salute di Oscar, forse era solo stanchezza, ma aveva maturato abbastanza esperienza per capire che c’era qualcosa di grave in lei.

Di colpo, sentirono un cavallo che arrivava galoppando in maniera forsennata. Jeanne Du Barry si affacciò alla balconata e vide il suo amante, il duca de Brissac, con gli abiti sporchi, stanco e distrutto. Non era ferito.

“Mio caro, cosa è successo?”

“A Parigi è un inferno, ormai i ribelli si sono organizzati, anche perché i Soldati della guardia di Oscar François de Jarjayes sono passati dalla loro parte..”

“Davvero?” Jeanne du Barry non era stupita, conosceva il senso di giustizia di Oscar, e avendo vissuto anche lei in mezzo ai più poveri, sapeva le loro condizioni. Le persone come lei non potevano restare indifferenti, proprio perché sono anime rare, devote alla creazione di un mondo migliore.

“Sì, ma è stata una carneficina, comunque ho qui una gazzetta che racconta tutto. Hanno attaccato la Bastiglia, ma Oscar è morta mentre conduceva l’attacco, pare che fosse legata ad uno dei suoi soldati, André Grandier. Per fortuna, mi sono messo in salvo”.

Mastro Armand vacillò, pensando a che aveva messo su tela un pezzo di eternità, che non sarebbe mai tornato, e Jeanne Du Barry restò in silenzio, pallida. Madamigella Oscar… una creatura ultraterrena, fatta della materia di cui sono fatti i sogni e le leggende. Avrebbe voluto ringraziarla come meritava, avrebbe voluto rivederla, invitarla lì a Louveciennes, raccontarle di come era pentita per quello che aveva fatto, parlarle del fatto che aveva finalmente trovato un vero amore e che si augurava che anche lei lo trovasse. Ma l’aveva trovato, era André, lo ricordava come la sua ombra, un uomo che già anni prima mostrava per lei una dedizione senza fine, non certo solo un servo.

Lei era viva, il suo duca era vivo, mastro Armand era vivo. Ma gli eroi vengono sempre chiamati prima dagli dei, gli eroi muoiono sempre giovani.

Mastro Armand cercò di ricordare il volto di Oscar, il volto della protagonista di una leggenda. Era davanti a lui, ma era come se non ci fosse più, lui aveva vissuto con la sua arte e la sua arte aveva fermato quella creatura da mito sulla tela per sempre. Quel poco che era riuscito a fermare di lei, perché Oscar era molto di più.

Forse Oscar se lo sentiva che sarebbe morta, forse lo sapeva, forse aveva già fatto la sua scelta di campo, forse era stata travolta da un destino di amore e di morte. Ma il pensare che non era più sulla stessa terra percorsa da loro lasciò mastro Armand e Jeanne Du Barry preda di un grande dolore.

Fuori, aveva iniziato a piovere, mentre Armand cercava di catturare l’essenza della contessa. Pioveva e c’era meno luce, ma gli occhi di mastro Armand erano gonfi di lacrime. Alzò gli occhi dalla tela, dalla sua arte, e vide che anche la sua modella aveva le guance segnate dalle lacrime.

“Il cielo fuori piange con noi”, disse Jeanne Du Barry, “ci sono esseri che incrociamo per poco e che ci illuminano per sempre con la loro luce”.

“Quanto è vero. Ma forse, madamigella Oscar non era poi una creatura di questo mondo”.

“Lo penso anch’io, ma almeno voi avete avuto la possibilità di ritrarla con la vostra arte, e di imprigionare un pezzo della sua anima”.

“Cosa volete, contessa, io vivo di arte, io vivo con l’arte, e provo a fare questo ogni volta, dare l’immortalità a chi ritraggo”.

“Siete fortunato… oltre che nel vostro cuore è rimasta nella vostra arte...”

Non aggiunsero altro. Entrambi sentivano un vuoto nel cuore, un vuoto che non si sarebbe mai più colmato. Il vuoto che lasciano le leggende quando svaniscono, gli eroi quando se ne vanno.

 

  
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