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Autore: Ghost Writer TNCS    16/07/2022    2 recensioni
Da sempre le persone hanno vissuto sotto il controllo degli dei. La teocrazia del Clero è sempre stata l’unica forma di governo possibile, l’unica concepibile, eppure qualcosa sta cambiando. Nel continente meridionale, alcuni eretici hanno cominciato a ribellarsi agli dei e a cercare la verità nascosta tra le incongruenze della dottrina.
Nel frattempo, nel continente settentrionale qualcun altro sta pianificando la sua mossa. Qualcuno mosso dalla vendetta, ma anche dalla volontà di costruire un mondo migliore. Un mondo dove le persone sono libere di costruire il proprio destino, senza bisogno di affidarsi ai capricci degli dei.
E chi meglio di lui per guidare i popoli verso un futuro di prosperità e progresso? Chi meglio di Havard, figlio di Hel, e nuovo dio della morte?
Questo racconto è il seguito di AoE - 1 - Eresia e riprende alcuni eventi principali di HoJ - 1 - La frontiera perduta.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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18. La breccia insanguinata

Il vicecomandante delle guardie di Darnaka era più che fiducioso delle proprie abilità. Non solo era alto e robusto, ma poteva anche contare sulla benedizione di Tezcatlipoca, il dio della guerra e della notte, i cui poteri crescevano dopo il calare del sole. Per sfruttare il fumo velenoso tipico del dio, i suoi devoti dovevano utilizzare uno specchio, proprio come la loro divinità, ma il vicecomandante aveva inserito dei frammenti di specchio direttamente nelle feritoie del suo palo, rendendo la sua lunga arma ancora più versatile.

Tenko aveva capito immediatamente che non doveva sottovalutare il suo avversario, quindi indietreggiò e si coprì naso e bocca con la manica per cercare di non respirare il fumo velenoso. Ma non poteva nemmeno perdere tempo: presto le altre guardie sarebbero arrivate e sarebbe stata in trappola.

Doveva concentrarsi, focalizzarsi sul suo obiettivo. Ricordò la rabbia che l’aveva spinta a lottare fino a quel momento, l’odio che provava verso gli dei, la sua brama di vendetta, e il mondo intorno a lei venne distorto dal potere delle tre donne misteriose.

Il capo delle guardie non riuscì a nascondere il suo stupore.

«Dove sei finito, sgorbietto?! Esci fuori e combatti da uomo!»

L’orco roteò il suo palo intono a sé, spargendo fumo velenoso.

«Se credi che basti diventare invisibile per sconfiggermi, ti sbagli di grosso!»

Tenko non si lasciò distrarre dalle parole del suo nemico e rimase in attesa. Il tempo era contro di lei – non solo le guardie potevano arrivare in ogni momento, ma anche i suoi poteri avevano una durata limitata – ciononostante doveva stare molto attenta: un singolo colpo di quel palo avrebbe potuto romperle qualsiasi osso.

La guardia mosse il piede destro e ruotò la sua arma nella medesima direzione, disegnando un ampio semicerchio. Mosse il piede sinistro e descrisse un arco verso sinistra con il suo palo. Il suo ritmo non era fisso e anche la direzione in cui ruotava sembrava casuale, ma Tenko poteva comunque sfruttare quelle movenze a suo vantaggio.

L’orco si guardò rapidamente intorno, deciso a individuare la sua preda. Mosse il piede destro ed eseguì un fulmineo tondo nella stessa direzione, tagliando l’aria e riempiendola di fumo velenoso.

Il palo si stava ancora muovendo quando Tenko si materializzò davanti a lui. La guardia abbassò lo sguardo e vide la spada puntata alla sua gola. Fece forza con le braccia per invertire il movimento, ma la demone fu più rapida: si allungò verso l’alto e la lama gli tagliò la barba, trafisse la gola e sbatté contro le ossa superiori del cranio.

Portato a termine il suo attacco, Tenko non si mosse. Sapeva di non averne il tempo. Divenne uno spettro e lasciò che il palo dell’orco fendesse l’aria in un ultimo, disperato contrattacco.

Ancora invisibile, la demone balzò all’indietro, verso il balcone, dove il fumo velenoso era meno denso. Tornò tangibile e osservò il vicecomandante delle guardie che stramazzava sul morbido tappeto di pelliccia. Un altro dei suoi obiettivi primari era morto.

Si rese conto di avere il fiato corto: probabilmente era per aver usato ancora i suoi poteri, ma non poteva escludere che anche il fumo velenoso stesse facendo effetto. Doveva sbrigarsi ad andarsene da lì.

Guardò verso il basso. Si trovava al terzo piano: un unico salto era troppo rischioso, ma questo non l’avrebbe fermata.

Rinfoderò la spada senza preoccuparsi del sangue rimasto sulla lama e impugnò la frusta. Avvolse l’estremità intorno al parapetto del balcone e poi saltò giù senza paura. Si lasciò dondolare e usò le gambe per attutire l’impatto con la parete inferiore, dopodiché sfruttò la bacchetta celata per creare una sporgenza di roccia un paio di metri sotto di lei. Smise di infondere energia nella sua frusta e la presa sul parapetto si allentò. Si lasciò cadere sulla sporgenza e poi da lì fino a terra, dove attutì la caduta con una capriola.

L’allarme non aveva ancora raggiunto l’esterno della caserma, così ne approfittò per correre verso un vicolo immerso nell’ombra.

Havard le aveva chiesto di uccidere gli inquisitori presenti in città nel caso li avesse trovati, ma la verità era che nemmeno lui sapeva se ce ne fossero o dove trovarli. Potevano essere nella canonica, in una caserma, o in qualsiasi altro edificio abbastanza lussuoso da accogliere qualcuno del loro rango.

Tenko sarebbe stata ben felice di sgozzarli nel sonno come aveva fatto con i chierici, ma non aveva abbastanza informazioni per andare a cercarli, in più ora che le guardie avevano trovato dei cadaveri sarebbe stato troppo pericoloso riprovare a infiltrarsi.

La demone controllò che la strada davanti a sé fosse libera e poi riprese a correre verso le mura. In quel momento la cosa migliore che potesse fare era sbarazzarsi delle sentinelle, così da dare a Havard e alle sue truppe più tempo per avvicinarsi alla città senza venire scoperti.

La cinta di pietra era spessa ma non particolarmente alta, infatti a Tenko bastò percorrere una stretta scalinata per raggiungere il cammino di ronda. Darnaka si trovava in una zona rocciosa e sopraelevata, di conseguenza il controllo della pianura circostante era affidato ad appena una manciata di guardie. Ovviamente la giovane doveva stare comunque molto attenta: se la scoprivano, avrebbero dato immediatamente l’allarme con i loro corni. E questo avrebbe potuto complicare le cose anche per Havard e le sue truppe, oltre che per lei.

Individuò la prima sentinella: un orco relativamente slanciato che stava osservando l’orizzonte con fare annoiato. Tenko si avvicinò di soppiatto con la spada sguainata e si portò alle spalle della guardia senza farsi scoprire. Affondò la lama nel costato del nemico. La vittima emise un grugnito strozzato e Tenko la spinse oltre il parapetto.

Riuscì a uccidere un altro orco nello stesso modo, poi però individuò una sentinella più attenta che di tanto in tanto si guardava intorno e percorreva il cammino di ronda per una manciata di metri.

D’un tratto l’orco parve notare qualcosa verso est perché si mise a osservare con più attenzione l’orizzonte. Tenko lanciò uno sguardo nella medesima direzione e anche lei individuò un’ampia macchia scura in avvicinamento: l’esercito di Havard.

La sentinella stava già portando la mano verso il corno. Tenko si lanciò di corsa e l’orco la sentì arrivare. Si voltò. Sguainò la sua spada ricurva e sollevò il corno. Inspirò.

La demone scagliò un fulmine dalla bacchetta celata e la sentinella rimase paralizzata con le labbra a pochi centimetri dal corno. Tenko menò un fendente in corsa, gli tagliò il polso e gli aprì uno squarcio nella gola.

L’orco cadde all’indietro, agonizzante nella paralisi. La demone sollevò la spada e lo trafisse al cuore, ponendo fine alle sue sofferenze.

Si concesse un attimo per riprendere fiato, poi guardò oltre, in cerca di altre guardie sul cammino di ronda. Non ne vide, ma era meglio controllare ugualmente.

Prima di avanzare, guardò di nuovo verso est, dove la massa di guerrieri di Havard si faceva ogni momento più definita. E più minacciosa.

Mentre Tenko si occupava di sabotare le difese della città, Havard guidava le sue truppe in sella al drago che aveva sottratto poche settimane prima a un inquisitore. Si trattava di un drago corazzato, una razza più grande e massiccia delle altre, riconoscibile dalla pelle coriacea come un’armatura. I draghi corazzati non erano adatti al volo prolungato e non potevano sputare fuoco, ma erano abbastanza forti e resistenti da non averne bisogno.

Ormai le truppe di Havard erano chiaramente visibili dalle mura di Darnaka, eppure l’orco pallido non aveva ancora sentito nessun corno: evidentemente la demone aveva fatto il suo dovere.

Con il suo esercito a meno di cento metri dal portone principale, l’orco ordinò telepaticamente al suo drago di partire alla carica. Il possente animale spalancò le ali e cominciò a correre in avanti. Spiccò il volo, ma non si sollevò da terra, anzi continuò a volare radente per prendere velocità. Havard si tenne forte alla sella e creò uno scudo magico intorno al suo drago. Il rettile chiuse le ali all’ultimo e si lanciò contro il pesante cancello di Darnaka. L’impatto fu violentissimo e risuonò in tutta la città, seguito dallo scrosciare delle macerie e dei frammenti di legno. Il drago corazzato, praticamente incolume, si sollevò sulle zampe posteriori e lanciò un ruggito fragoroso, scatenando l’entusiasmo degli invasori.

Tenko osservò il tutto dal cammino di ronda, o almeno da ciò che ne restava. Tutte le mura avevano tremato all’impatto, e le sezioni a ridosso del cancello erano in parte crollate. Ora le truppe di Havard stavano sfruttando la breccia per infiltrarsi in città con le armi in pugno e sbaragliare le poche guardie in strada.

Gli abitanti di Darnaka, svegliati dall’improvviso trambusto, capirono subito quello che stava succedendo: alcuni si barricarono in casa, altri invece uscirono in strada con la prima arma che capitava loro a tiro. La demone osservò i guerrieri in armatura dell’orco pallido massacrare uno dopo l’altro chiunque si parasse loro davanti, fosse una guardia o un semplice cittadino. Erano come un’onda inarrestabile che si allargava in ogni strada, in ogni vicolo: erano pronti a tutto pur di reclamare quella città in nome del loro leader.

Lo stesso Havard continuò a guidare l’attacco in groppa al suo drago corazzato, facendosi largo verso la piazza principale. La sua possente cavalcatura era un nemico inarrestabile per gli orchi normali, in più la mancanza del priore e del capo delle guardie aveva gettato i difensori nel caos.

Tenko non aveva più bisogno di passare inosservata, così sfruttò la sua frusta per muoversi tra i tetti, evitando il più possibile di venire coinvolta nei massacri che si stavano compiendo per le strade. Quando raggiunse la piazza, il drago di Havard aveva già abbattuto un tempio e una considerevole porzione della canonica. Se non fossero stati dei seguaci degli dei, la demone avrebbe quasi potuto provare pietà per quegli orchi.

La giovane udì un verso acuto sopra di sé, si voltò e subito riconobbe la sua viverna. Il rettile si posò con cautela sullo stesso tetto della demone, pronto a offrirle il suo aiuto.

«Sì, anche io sono felice di ve-»

Un altro ruggito interruppe la demone. Lei e la sua viverna si voltarono all’unisono, vedendo un altro drago spiccare il volo all’interno della città.

La viverna di Tenko scoprì le zanne.

«Sì, esatto» annuì la giovane. Salì in sella e lanciò un rapido sguardo a Havard, che come loro aveva sentito quel verso di sfida ed era pronto a combattere. «Andiamo a caccia di inquisitori.»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Tenko è riuscita a eliminare il vicecomandante delle guardie e le sentinelle, aprendo la strada a Havard e alle sue truppe. Ma la battaglia non è ancora finita, perché ora dovrà vedersela con un inquisitore.

Riusciranno ad avere la meglio? E cos’altro riserverà per loro il futuro?

Non perdete il prossimo capitolo, in arrivo il primo weekend di agosto.

A presto ^.^


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