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Autore: slanif    18/07/2022    2 recensioni
100 Prompt.
100 Storie.
Alcune collegate, altre no.
Un'infinità di personaggi, anche i più improbabili.
Coppie sia Het che Slash.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Vari personaggi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Titolo: Scale
Autore: slanif
Prompt: 47
Personaggio/Coppia: Charlie Weasley, Original Character
Contesto: Contesto Generale / Vago
Rating: Verde
Parole: 1.384
 
 
 
Era in ritardo. In mostruoso ritardo. E non per una lezione qualsiasi, no... Ma per quella della Professoressa McGonagall, che era tra le più severe in assoluto, capace di tollerare un ritardo tanto quanto sua madre Molly tollerava che i suoi figli fossero maleducati: zero. Perciò sì, Charlie era in ritardo ed era un problema. La Professoressa McGonagall gli avrebbe tolto come minimo dieci punti.
Gli allenamenti di Quidditch si erano protratti troppo a lungo e avevano perso la cognizione del tempo. Essendo il Capitano avrebbe dovuto prestare più attenzione, ma... L’ebrezza di volare, di sentire il vento tra i capelli, il fischio dei Bolidi impazziti e le urla e le risate dei suoi compagni... Era tutto talmente magico che non si rendeva mai conto davvero di quanto tempo passasse. Avrebbe dovuto essere più responsabile.
Era dovuto tornare in Dormitorio, cambiarsi e prendere libro e pergamene prima di andare in classe. Non sarebbe stato un problema se avessero interrotto gli allenamenti mezz’ora prima come aveva pensato di fare, ma... Beh, era piuttosto ovvio di come fosse andata a finire. Perciò, dopo un cambio di divisa veloce come la luce, Charlie Weasley si stava scapicollando giù per le rampe di scale del corpo centrale del Castello, cercando di recuperare quel minuto o due che sperava facessero la differenza.
Sfortunatamente, in cuor suo sapeva che non avrebbe mai percorso le scale abbastanza in fretta.
Oltre lui non c’era nessuno, in giro, per questo balzò da una scala all’altra senza preoccuparsi di guardare cosa ci fosse sotto.
Quando ormai era in volo, con lo slancio al massimo del suo salto, si ritrovò davanti una ragazza dai capelli scuri che finì per travolgere e quasi buttare a terra. Per fortuna, essendo un bravissimo Cercatore, aveva dei riflessi niente male e riuscì ad agguantarla per la vita, spingendola verso il corrimano di marmo, bloccando la sua folle corsa con l’altra mano e riuscendo a far rimanere entrambi in piedi, per quanto possibile.
Un profumo intenso gli penetrò le narici e si ritrovò a fissare i più begli occhi verdi che avesse mai visto. Non erano troppo chiari, ma nemmeno troppo scuri. Erano contornati da ciglia lunghissime e sotto un naso grazioso c’era una bocca carnosa decisamente imbronciata.
«Cazzo...» borbottò, un po’ per la situazione, un po’ perché non gli riusciva di trovare altre parole di fronte a quella ragazza.
Lei gli lanciò un’occhiataccia. «Sarebbe carino se facessi più attenzione, Charlie Weasley,» lo sgridò, fissandolo da sotto in su.
Charlie non era basso, ma superava di poco il metro e ottanta. La ragazza doveva essere poco meno di uno e settanta, perché i loro occhi non avevano un eccessivo dislivello. «Mi dispiace. Sono in ritardo, e...» Si interruppe e aggrottò la fronte. «Come fai a sapere come mi chiamo?»
Lei roteò gli occhi. «Sei il Cercatore di Grifondoro, no? Tutti conoscono il tuo nome.»
Anche contro la sua volontà, si ritrovò a ridacchiare. «Visto che sai il mio nome, sarebbe carino che tu mi dicessi il tuo.» L’unica cosa che sapeva di lei, al momento, era che era bellissima e di Corvonero. Il simbolo ricamato sul petto sinistro era proprio quello nero e blu della Casa di Corinna.
«Io invece penso che dovresti mollare la presa,» disse lei, evitando di rispondere.
Solo a quelle parole Charlie si rese conto di stare ancora stringendola per la vita. La lasciò andare e fece un passo indietro, sentendo subito la mancanza del suo seno prosperoso premuto contro il petto.
Ehi, non giudicatemi! Charlie era un ragazzo di diciassette anni. I suoi ormoni erano abbastanza in subbuglio, quindi era del tutto normale che notasse certi dettagli, soprattutto se così dirompenti.
«Scusa,» disse, arrossendo appena.
Lei si sistemò la divisa e gli lanciò un’altra occhiata. «Nessun problema.»
«Non ti ho mai vista, in giro,» disse poi, aggrottando le sopracciglia. La ragazza sembrava avere la sua età, perciò come aveva fatto a passargli inosservata? Era impossibile che non si fosse mai accorto di lei, bella a quel modo. Era un bravo ragazzo che non si approfittava del gentil sesso, ma non era mica cieco.
«Mi sono trasferita da Ilvermorny a inizio anno,» spiegò lei, dando una strattonata alla divisa e sistemandosi il mantello. «Motivo per cui sono anche io in ritardo e sono qui a girare senza capire dove devo andare.» Sbuffò, chiaramente infastidita.
A Charlie fece tenerezza. «A che lezione devi andare?»
Lei gli lanciò un’occhiata. «Cura delle Creature Magiche,» disse dopo un momento, evidentemente avendo deciso di potersi fidare di lui.
Charlie si illuminò. «Si dà il caso che sia la mia materia preferita! Potrei arrivare in classe a occhi chiusi!» Sorrise raggiante. «Andiamo, dai. Ti accompagno.» Al diavolo la lezione di Trasfigurazione. Si sarebbe inventato una scusa, ma non poteva perdersi l’opportunità di passare altro tempo con lei.
Charlie scese un gradino e stava per farne un altro quando si udì un rombo e la scala in cui si trovavano prese a ruotare su se stessa, trascinandoli da tutt’altra parte rispetto a dove sarebbe stato loro utile.
«Ma che diavolo succede?» domandò lei, spaventata, aggrappandosi al corrimano.
«Alle scale piace cambiare,» spiegò lui con una risata, fissando i suoi bei lineamente contorti dallo spavento.
Lei gli lanciò uno sguardo come se fosse impazzito. «Cambiare
«A Ilvermorny non succede?» indagò, incuriosito dalla cosa. Era la prima volta che gli capitava di sentire di una ragazza trasferita alla loro Scuola da un’altra. Chissà cosa era successo per farla arrivare lì?
Ovviamente, la notizia che una nuova studentessa si sarebbe aggiunta alla loro Scuola, arrivando addirittura dall’America, era stato un argomento di conversazione sulla bocca di tutti. Charlie era stato talmente impegnato tra il primo mese di lezioni e la ripresa degli allenamenti di Quidditch che non aveva badato molto a fare domande, eppure eccola lì, di fronte a lui, smistata a Corvonero.
«Cielo, no! I lampadari migrano in altre stanze, di tanto in tanto, ma al massimo usavamo Lumos e il problema era risolto! Non mi sono mai ritrovata ad avere a che fare con delle scale che si spostano!» Sembrava davvero indignata.
«Beh, a Hogwarts succede spesso, perciò dovrai abituartici.»
«Lo sapevo che sarebbe stata una pessima idea venire qui...» borbottò, più a se stessa che per farsi sentire da Charlie.
Il ragazzo moriva dalla curiosità, ma non indagò. Aspettò invece che la scala si fermasse prima di dire: «Vieni. Passiamo per di qua.»
Lei si staccò dal corrimano e lo seguì. «Come faccio a imparare i percorsi per le aule se le scale cambiano direzione di continuo?» Sbuffò indignata.
«Alla fine ci prenderai la mano,» la rassicurò lui, finendo la prima rampa e imboccando un breve corridoio pieno di quadri di Streghe celebri durante il Rinascimento prima di scenderne un’altra. «E se ti serve una mano, basta che chiedi.»
Lei non disse nulla, ma Charlie sentiva i suoi passi alle spalle, quindi supponeva lo stesse seguendo.
Quando infine giunsero alla fine delle scale e imboccarono il corridoio per l’aula di Cura delle Creature Magiche, tra loro era sceso un piacevole silenzio. Di solito Charlie si sarebbe sentito a disagio, in una situazione simile con una persona che non conosceva, ma la ragazza lo metteva a suo agio. Se solo ne avesse scoperto il nome...
Supponeva sarebbe stato abbastanza facile scoprirlo, chiedendo in giro. Arrivava da Ilvermorny, Santo cielo! Non succedeva mica tutti i giorni! Ma avrebbe decisamente preferito che fosse lei a dirglielo, anche se non riusciva bene a spiegarsi perché.
Arrivati di fronte alla porta dell’aula, Charlie si fermò. «Eccoci.»
Lei lo guardò per un lungo momento prima di sospirare. «Grazie, Charlie.»
«Prego.» Sorrise. «Adesso scappo in classe, o la McGonagall mi toglierà cinquanta punti per il mio ritardo, come minimo.»
Per la prima volta da quando si erano visti, lei sorrise. Fu breve e veloce, ma fu qualcosa.
«Allora ciao,» la salutò, voltandosi in direzione del corridoio per fare la strada a ritroso e andare dall’altra parte.
Era ormai quasi pronto a svoltare l’angolo, quando la voce di lei lo fece fermare: «Lila!»
Lui si voltò a guardarla con le sopracciglia aggrottate. «Cosa?»
«Il mio nome,» spiegò lei. «Lila Moya.»
Un grande sorriso sbocciò sulle labbra di Charlie. «Piacere di conoscerti, Lila Moya.» Quindi corse via, consapevole che ci sarebbero state molte occasioni per rivederla. Di sicuro avrebbe lavorato affinché succedesse.
   
 
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