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Autore: Jasmine54    18/07/2022    1 recensioni
Un ritratto che, con lievi pennellate colorate, descrive la vita in una cittadina italiana non bene identificata. Le diverse classi sociali che la abitano e i personaggi pittoreschi che compaiono sullo sfondo costituiscono, con tinte talvolta tragiche e talvolta comiche, l’anima della cittadina.
Nota: rating alzato ad arancione per un solo capitolo.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Per giorni si era continuato a parlare del poliziotto violento, indirizzando sguardi sospetti anche verso i colleghi, che Salvatore aveva messo in seria difficoltà.

Le donne, ma soprattutto le ragazze, erano arrabbiatissime e, guardandosi con occhi interrogativi, si chiedevano: “Di chi dobbiamo fidarci allora?”

Solo le perpetue, che ogni mattina venivano chiamate alla messa al tocco della campana delle sette e trenta, sembravano avere la risposta pronta.

“Chissà cosa avrà combinato questa ragazza per fare arrabbiare il giovane poliziotto. E poi, non puoi andare a convivere con un uomo se non sei già sposata, fai peccato!”

La loro insensibilità verso il prossimo e la mancanza di carità cristiana, nonostante il perseverare ogni mattina alla messa, le rendeva cattive e accentuava la loro misera conoscenza della vita, esaltando invece la loro ignoranza.

All’uscita dalla chiesa, sul sagrato, riprendevano il discorso dicendo: “Solo per carità cristiana ho pregato per la salvezza dell’anima della ragazza… ha peccato sicuramente anche lei! La colpa non è mai tutta da una parte.”

Non c’era niente da fare, il loro bigottismo raggiungeva vette impensate. Così pensava il giovane curato della chiesa di Santa Maria Maddalena. Tante volte le aveva esortate alla riflessione e alla compassione, ma il duro callo era difficile da togliere.

Don Elia era ottimista per natura e saggio, nonostante la sua giovane età. Amava confrontarsi con le persone e in particolare con i ragazzi aveva un rapporto di sincera amicizia. A volte, di sera, usciva con loro al bar dei motociclisti a prendersi una birra.

Gli piaceva ascoltare le battute di quei giovani e il loro modo di esaltare il motore delle motociclette nuove. “Che mondo spensierato!” pensava, sorridendo tra sé.

Don Elia non spingeva i ragazzi a seguire le funzioni: se non volevano andarci, non avrebbe potuto farci alcunché. Quindi li aiutava come poteva, dando loro consigli riguardanti il lavoro, il rapporto con la famiglia e, pur non avendo molta esperienza, anche con le ragazze.

Le perpetue cittadine spesso lo guardavano con sospetto e diffidenza, ma poi dicevano che era un ministro di Dio e dunque lo accettavano.

 

Intanto Virginia, la nonna di Ilaria, aveva interrotto i rapporti con la vicina di casa, la signora Rosalia, una settantacinquenne molto religiosa e pettegola: la infastidiva in particolare il giudizio sulle sue scelte, come il fatto di aver riportato in casa la figlia Agnese con i due nipoti.

“Che rabbia che mi fa,” diceva Virginia alla figlia.

Poi però si accantonava tutto, come si era abituati, da secoli, a fare.

La domenica mattina, alle undici, c’era messa alta in tutte le parrocchie della cittadina.

Era una funzione importante: di solito ci andavano solo gli adulti e i ragazzi più grandi, perché i bambini seguivano quella delle nove.

Erano sempre tutti vestiti bene, eleganti come se avessero dovuto presentarsi a una sfilata. Quella occasione domenicale si rivelava proprio così: una sfilata di moda, e un modo per mostrare alle persone presenti le proprie possibilità, attraverso gli abiti più belli e costosi.

“Sbrigati a vestirti, mettiti il vestito lungo fino alle ginocchia, quello che non ha scollature,” disse quella domenica mattina, presa dalla foga, la signora Rosalia alla ragazza che la nipote Antonietta le aveva lasciato per alcuni giorni.

La signora Rosalia aveva sempre guardato la nipote acquisita con sospetto, poi aveva deciso che poteva incominciare a volerle un po’ di bene.

“Zia, non sono una suora, e poi mia mamma mi permette di mettere quello che mi piace,” rispondeva, pronta, la ragazza.

Alla fine riuscirono ad accordarsi sul vestiario e a uscire di casa.

La messa ebbe inizio.

Don Amedeo, il parroco, era l’officiante.

Il suo modo di avvicinarsi alle persone era un poco mellifluo e poco convincente ma, come succede in provincia, la gente si abitua e accetta tutto, anche “ingoiando il rospo”, come si usa dire.

La predica di don Amedeo fu molto teorica, toccando poco il cuore e la mente delle persone che intanto, sedute, si sgomitavano indicando quella persona o quell’altra, magari poco distanti.

Al termine della messa, la gente si riunì sul sagrato, dove avveniva solitamente la socializzazione, con scambi veri e propri.

Mezzogiorno intanto era arrivato, e il pranzo a casa stava aspettando i fedeli. Nonne e mamme avevano sicuramente preparato un buon arrosto con patate, verdure, e altro ancora.

Il profumo che si sprigionava dalle finestre aperte era delizioso e molto invitante.

Assistere alla messa domenicale aveva lasciato in tante persone serenità e, forse, più compassione… in altre niente!

 

Dopo il pranzo domenicale, le famiglie si apprestavano, come sempre, al riposo pomeridiano di quel giorno festivo.

L’estate portava i più a rinchiudersi nelle proprie case o sotto i portici, perché il caldo nel primo pomeriggio era terribile.

Più tardi, una volta allentata la foga solare, tutti sarebbero usciti in bicicletta, con pantaloncini corti, canottiere, sandali, cappelli e occhiali da sole ma, soprattutto, con un sorriso dipinto sui volti ormai distesi.

Alcuni, come sempre, avrebbero fatto pace con il mondo, tanti altri avrebbero continuato invece a percepire e a godere degli influssi positivi che li circondavano in quella giornata.

Fino a quando questi ultimi si sarebbero esauriti, insieme alle buone intenzioni.

   
 
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