Fanfic scritta per il gruppo Facebook Prompts are the way
Fandom: Attack on titan
Personaggi: Eren e Armin, partecipazione di Levi e Mikasa
Titolo: Senza pietà
Prompt: Anche dopo tutti quegli anni, i suoi occhi sapevano pietrificarlo
Rating: giallo
Genere: angst, introspettivo, drammatico
Note: spoiler quarta stagione anime e time skip manga
SENZA PIETÀ
Fu il primo fremito che gli scalfì lo spirito.
Dal momento in cui aveva lasciato i suoi compagni, per cedere in ogni fibra
di sé al percorso ormai tracciato, non si era affacciato, in lui, più alcun
barlume di emozione.
Era necessario.
Solo agire, non pensare…
E distruggere…
Portare morte a Marley…
Il primo passo verso l’inferno senza ritorno.
Non aveva provato…
Niente…
Il nulla era padrone del suo incubo ad occhi aperti e il cuore, in petto, non esisteva più.
Almeno, si era illuso che fosse così, fino al momento in cui, con Mikasa al suo fianco, era stato recuperato dal dirigibile giunto da Paradis e la sua mano si era intrecciata ad un’altra.
Il tocco era bastato per suscitare in lui qualcosa che credeva dimenticato, qualcosa che lo aveva spinto a sollevare lo sguardo, per incontrare l’unico, altro sguardo, in grado di fargli ancora percepire il battito del proprio cuore.
Un tonfo sordo e doloroso del cuore che gli ricordava:
Ci sono ancora… non puoi liberarti di me. Non se i tuoi occhi incontrano i suoi.
“Da quando hai cominciato a guardarmi così, Armin?”.
La domanda era rimasta inespressa, ma i loro occhi avevano parlato.
Eren non sapeva dire, a se stesso, cosa lo facesse soffrire di più: quei marchi sotto le palpebre che segnavano la condanna ad una vita breve, il dolore
impresso nel viso, che sembrava aver disimparato a sorridere, oppure il giudizio…
Il giudizio nei suoi confronti.
Perché, per Eren, nessun altro giudizio al mondo contava più di quello di Armin.
Nessun rimprovero sarebbe stato altrettanto efficace.
Non lo fu l’aggressione di Levi, una volta che ebbe messo piede a bordo, non furono le sue gelide parole.
Armin, invece, non aveva parlato…
Armin, che ogni volta che gli aveva teso la mano, in passato, era stato per sorridergli, incoraggiarlo, aggrapparsi a lui.
E, nei suoi occhi azzurri e pieni di sogni, Eren aveva incontrato sempre solo fiducia, approvazione, condivisione.
Ciò che in quell’ultimo sguardo colmo di sofferenza… e rancore… non era riuscito a scorgere.
Come poteva pretenderlo, d’altronde?
Non solo lo aveva deluso, non solo si era allontanato da un cammino che avevano percorso insieme fino a quegli ultimi, terribili passi, ma lo aveva trascinato nel baratro, lo aveva costretto ad un crimine di guerra che Armin non avrebbe mai potuto perdonare a se stesso.
Aveva violentato la sua natura e lo aveva rovinato per sempre.
Aveva cancellato i suoi sogni, le sue speranze e ciò che restava della sua innocenza.
Tutto questo aveva letto in quegli occhi che lo avevano accolto e, quello che in essi Eren aveva sempre cercato, non lo trovò più.
Eppure, c’erano quelle dita intrecciate, quel non ritrarsi…
Quell’aggrapparsi a lui, nonostante tutto?
“Non devi farlo, Armin… lasciami andare…”.
Silenzi, frasi non dette, il bisogno di Eren di guardare subito altrove, tanto che ringraziò, dentro di sé, Levi per averlo così prontamente distolto dal primo, vero fremito emotivo dopo tanto tempo.
Tutto perché aveva guardato quelli occhi, gli unici che, anche dopo tutti quegli anni, erano in grado di pietrificarlo e metterlo, senza pietà, di fronte a se stesso.