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Autore: EleAB98    22/07/2022    2 recensioni
Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni interiori, e non solo quelli... Riuscirà mai a guardare oltre l'orizzonte? Ma soprattutto, chi lo aiuterà nell'ardua impresa?
[...]
Gilberto Monti è un giornalista affermato. Oltre a ricoprire una posizione lavorativa più che soddisfacente, ha appena esaudito uno dei suoi più grandi sogni: sposare la donna che più ama. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
[...]
Alex Valenza, un reporter piuttosto famoso, è alle prese con una drammatica scoperta che lo porterà a chiudersi, a poco a poco, in se stesso. A nulla sembra valere il supporto della moglie. Riuscirà a ritrovare la serenità perduta?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo XVII – Il Mestiere di Vivere
 
 

L'aveva cercata dappertutto, con scarsi risultati. La sala adibita ai festeggiamenti non era molto grande, ciononostante non era riuscito a cavare un ragno dal buco. Scusarsi con Benedetta sarebbe stata un'utopia. Il party era finito ormai da un pezzo, eppure non aveva incrociato neppure Megan e Malcom. Se la staranno spassando per bene, pensò, disgustato. Per l'ennesima volta, Gilberto percorse il perimetro dell'edificio con una certa smania, ma non c'era traccia di Benedetta. Doveva farsene una ragione e tornarsene a casa. Sapeva di essersi comportato nel modo peggiore con lei, ma l'argomento Megan tirava fuori dei lati oscuri di cui lui stesso non smetteva di sorprendersi. Si accasciò, sfinito, sul sedile della sua auto. Non poteva continuare così. Il dolore lo stava dilaniando; pensare di continuo a lei lo stava distruggendo. Non aveva mai sofferto così tanto per una donna, come non avrebbe mai trovato requie se si fosse concentrato sul fatto che, tra qualche mese, il divorzio sarebbe stato definitivo.

Nell'ultima settimana, aveva spesso considerato l'idea di partire per un lungo viaggio. Staccarsi da tutto e da tutti avrebbe potuto aiutarlo a ricominciare, o perlomeno a sentirsi parte integrante di un mondo a colori; quei colori con annesse sfumature che non vedeva più da molto tempo.

Ripensò alla serata appena trascorsa. Se non ci fosse stato Alex, probabilmente si sarebbe rintanato in un angolino del locale ingurgitando pinte di birra fino a perdere il senso della realtà. Ma a cosa sarebbe servito, se non a spegnere il cervello per qualche ora buscandosi, tra l'altro, un lancinante mal di testa?

Sollevò il polsino della camicia e consultò l'orologio da polso. Erano appena passate le due, e lui non era ancora tornato a casa, malgrado avesse promesso ad Alex che non avrebbe cincischiato nel cercare Benedetta. Verso mezzanotte e trenta, e quindi relativamente presto, l'amico aveva ricevuto una telefonata dalla sua Marta ed era scattato sull'attenti seduta stante, dato che sarebbe dovuto andare a prenderla, quindi aveva salutato Gilberto raccomandandogli di non pensare a niente, se non a godersi il resto della serata. Inutile dirlo: non appena Alex si era dileguato, la malinconia e la tristezza più nera avevano abbrancato Gilberto con ferocia, senza che avesse l'opportunità di sfuggire a quel pericoloso circolo vizioso da lui stesso alimentato. Chiuse gli occhi e provò a lasciarsi andare. Anelava la luce del giorno come quei gruppi di pescatori che, solcando l'orizzonte con le loro barche, aspettavano che l'alba spuntasse di nuovo e che fosse, anch'essa, testimone di una pesca vivace e fruttuosa.

 

*

 

Sulle prime, non si accorse che il suo cellulare stava trillando con una certa insistenza. Gilberto si stropicciò gli occhi e, ancora assonnato, lo afferrò dal cruscotto e rispose alla chiamata.

«Gil, ieri sera mi avevi detto che saresti tornato subito a casa! Si può sapere dove sei?» si sentì dire, le gambe ancora indolenzite.

Gilberto allontanò l'aggeggio dall'orecchio destro e si stiracchiò. «Vuoi farmi diventare sordo, per caso? E poi, dimmi una cosa... ti stai forse allenando a recitare la parte del genitore apprensivo?» Gli scappò un silenzioso sbadiglio. «Ho trentasette anni, non cinque!»

«Be', ti confesso che non mi dispiacerebbe affatto diventare padre!» ribatté l'altro. «Ma non è questo il punto. Sono preoccupato per te, non vorrei che facessi qualche cavolata, tutto qui.»

Gilberto inarcò le sopracciglia, quindi gli scappò un sorriso. «Sarò pure un disperato, ma non ho mica perso le mie facoltà mentali! Comunque sia, mi sono addormentato senza preavviso qui in macchina, adesso metto in moto e me ne torno a casa.» Con scioltezza, inserì la chiave nel quadro e, dopo aver raccomandato Alex di non preoccuparsi più del dovuto, fece marcia indietro e si accinse a percorrere una stradina acciottolata e non meno dissestata. Mentre l'attraversava, azionò i tergicristalli. Malgrado uno spicchio di sole fosse riuscito a guadagnarsi il proprio spazio tra la fitta coltre di nubi che ammantava il cielo, la pioggia continuava a scandire incessantemente un ritmo dalla cadenza regolare e non meno rilassante. La piazza del centro cittadino non era poi così affollata, ma l'uomo era certo che, tra meno di due ore, si sarebbe riempita di turisti.

D'improvviso, gli venne voglia di fermarsi nei pressi di un bar con il solo scopo di sorbirsi una cioccolata calda. Aveva bisogno di sentirsi coccolato da quel concentrato di dolcezza, quello scuro e goloso tappeto contenuto nella tazza da cui, quand'era piccolo, beveva tutte le sere, poco prima che la madre lo mettesse a letto.

Il subdolo spettro della malinconia l'assalì di nuovo. Rimpiangeva la sua infanzia, rimpiangeva tutte le volte in cui aveva desiderato di diventare grande e indipendente. Ah, il mestiere di vivere, quant'era difficile!

Non appena accostò ai lati del marciapiede, spense il motore e uscì dalla macchina. Corse a perdifiato verso il bar più vicino, facendo attenzione a non pestare le grosse e fangose pozzanghere che infestavano la strada. Purtroppo, non aveva con sé un ombrello e doveva arrangiarsi. Estrasse il portafogli dalla tasca dei pantaloni e, non appena varcò la soglia del Chioschetto Fiorentino, prese l'ordinazione consegnando alla barista tre euro e cinquanta. Non fece neanche in tempo a prendere posto, che rimase paralizzato dalla sorpresa. Sembrava proprio che il destino facesse modo e maniera per farli incontrare. Timidamente, fece qualche passo in avanti, indeciso sul da farsi. «Posso sedermi?» domandò, le mani in tasca.

Benedetta lo squadrò da capo a piedi, senza risparmiarsi di manifestare una certa incredulità. «Se proprio deve», gli rispose, con aria di sufficienza.

Gilberto sospirò. «Posso darti del tu?» esordì, stanco della troppa distanza che si era creata fra loro. Prese posto di fronte a lei. «Ascoltami», proseguì, senza aspettare una sua risposta, «so di non essermi comportato nel modo migliore con te. Mi dispiace tanto. Ho perso il controllo e non meritavi che scaricassi le mie frustrazioni su di te. Puoi perdonarmi?»

Benedetta portò la tazzina di caffè alle labbra, non mancando di rifilargli l'ennesima occhiata che Gilberto giudicò indecifrabile. Terminò la bevanda e prese il cucchiaino tra le mani, rigirandoselo a proprio piacimento. «Tutti possono sbagliare. Quindi sì, ti perdono», gli rispose, la sua espressione si ammorbidì di colpo.

«Oh, che sollievo.» Lui le sorrise, ormai rilassato. «Davvero, ieri sera ti ho cercata ovunque, volevo scusarmi con te perché sì, insomma, tu... tu non c'entravi niente con i miei problemi. Ho reagito in modo esagerato. Sono rimasto senza parole, non so se puoi capirmi.»

«Anch'io.» Benedetta smise di giocare con il cucchiaio, i lineamenti del viso pervasi dallo sconforto. «Non immaginavo che Malcom avesse un'altra donna. Io e lui ci siamo confidati tante volte, e non mi ha mai parlato di questa... Megan.»

«Li hai visti insieme?»

«No. Non sono riuscita a trovare Malcom da nessuna parte. Avrei tanto voluto provare a contattarlo, ma... non ne ho avuto il coraggio. Pensi che... che a quest'ora loro due siano insieme?»

Gilberto ringraziò la cameriera per avergli porto la tazza di cioccolata calda, quindi tornò su Benedetta. «Non lo so. Sto cercando di non pensarci, ma non credo che resisterò a lungo. Tu cosa ci fai da queste parti?»

Lei si strinse nelle spalle. «Volevo prendermi un caffè prima di tornare a Los Angeles. Immagino non mi resti molto altro da fare che concentrare tutti i miei sforzi sul lavoro, cercando di non pensare a lui.»

«Ho fatto lo stesso anch'io, soprattutto nelle ultime settimane. Ma temo che questo non mi basti per placare tutte le mie sofferenze. Credo proprio che me ne andrò via da Firenze. Non posso continuare a stare qui, non ci riesco. Non riesco a camminare per questa città senza ripensare a tutti i momenti trascorsi con Megan. Momenti che, come già sai, non sono stati dei più felici.»

«Peccato che i ricordi non si possano cancellare. Questi ci inseguono con forza, alle volte basta così poco per sprofondare di nuovo nel baratro. Anche solo un piccolo, fugace particolare che, riaffiorando dai meandri più bui della mente, si ripresenta a noi con una nitidezza di dettagli da lasciarci a bocca aperta per almeno dieci minuti.»

«Caspita, non potevi esprimere meglio un simile tormento.»

Benedetta sorrise appena. «Ho letto questa frase in un libro, di cui però non ricordo il titolo. So soltanto che mi rappresenta appieno.»

«Tu e lui eravate così legati?»

«Sì. Per pura coincidenza, abbiamo perso nostro padre quando avevamo entrambi quindici anni, e questo ci ha uniti ancora di più. Ci siamo confidati molto spesso. Non sono state rare le volte in cui Malcom mi ha invitato a casa sua, anche soltanto per parlare una mezz'ora sull'argomento. Lui è stato la mia ancora di salvezza, perché...» Benedetta cercò di trattenere le lacrime. «Anche se sono trascorsi tanti anni dalla morte di papà, il dolore che ho dentro mi ha cambiata molto. Mi ha plasmata a tal punto da non fidarmi facilmente delle persone. Con Malcom è stato diverso. Di lui mi sono fidata ciecamente; per lui è stato del tutto naturale invitarmi, di tanto in tanto, a casa sua, ovviamente dopo il lavoro, per cercare di darmi conforto e, credo, anche solo un pizzico di compagnia. D'altronde, anche lui è solo da tanto tempo. Mi ha sempre detto che parlare con me lo rilassava, che grazie a me riusciva a processare eventi che tuttora lo tenevano sveglio la notte.»

Gilberto la guardò con tenerezza. «Un rapporto del genere non si costruisce tutti i giorni.»

«No, infatti. A poco a poco, ho cominciato a provare per lui sensazioni sin troppo forti. Credevo di non riuscire a controllarmi, credevo che avrei potuto saltargli persino addosso, se avessi continuato a promuovere quel tipo di rapporto. Ho cominciato a bramare ogni tipo di contatto con lui.» Sorrise. «Sì, lo so, non sarebbe da me comportarmi in un modo così sfacciato e intraprendente, ma in alcuni momenti sentivo il fuoco, dentro di me. Così ho cominciato a declinare qualche suo invito, sperando in sordina che tutto quello che provavo per lui svanisse da un giorno all'altro. Ho detto o fatto qualcosa di sbagliato? mi aveva chiesto lui qualche settimana dopo, notando il mio improvviso cambiamento. In quel momento, aveva uno sguardo così smarrito, così dolce, che ho provato la forte tentazione di baciarlo senza se e senza ma. Ero completamente partita. E lui era semplicemente stupendo. Mi sono voltata di scatto, incapace di sostenere il suo sguardo, ed è stato allora che ha cercato un confronto diretto con me. Mi ha sfiorato la spalla e mi ha chiesto se avessi qualche problema e se, per caso, non volessi parlargliene. Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa, no? mi aveva detto, senza distogliere gli occhi da me. Non ho resistito, mi sono voltata di nuovo verso di lui e... aveva un sorriso così rassicurante, che per un istante ho pensato che mi avrebbe abbracciata. E sussurrato paroline dolci. Sono pazza, non è così?»

Gilberto scosse la testa. «Sei un'inguaribile romantica, tutto qui. Ti assicuro che non sei una pazza. Capisco bene quello che provi.»

Lei incrociò le braccia al petto. «Da quel giorno, siamo tornati più uniti che mai. E non posso negare di aver vissuto dei bei momenti, insieme a lui. Momenti che sono stati più intimi di un qualsiasi rapporto fisico che avrei mai potuto avere con un altro ragazzo. Non avrei mai rinunciato a una chiacchierata con lui, per niente al mondo. Sai, nell'ultimo anno mi è capitato di incrociare qualcuno all'università, ma quando provavo a lasciarmi andare, la mia mente andava sempre a Malcom. Così, non ho voluto legarmi a nessuno.»

Gilberto sorseggiò la cioccolata. «E prima che lo conoscessi?»

«Be', prima di lui non c'è stato nessuno in particolare. Con gli altri non ho mai provato quello che sento per lui. Sì, ho tentato di uscire con qualche ragazzo della mia età, ma non sono mai riuscita ad andare troppo oltre. Non avevo la giusta maturità per farlo, o forse non c'era la giusta sintonia. Con Malcom, ho avuto tutto in una volta sola. E ora, questo tutto è stato distrutto dalla sottoscritta in persona.»

«Ti auguro di recuperarlo, Benedetta. Non arrenderti subito, okay?»

«Ma non posso nemmeno illudermi che le cose tornino come prima. Lui si è allontanato da me. Lui si dimenticherà di me.»

«Anche se dovesse succedere, andrai avanti senza paura. Non fare come me. Non sprecare troppo tempo dietro a un amore impossibile. Puoi provare a ricostruire il rapporto, questo sì. Come ti ho detto, non devi gettare nell'immediato la spugna. Ma dovessi accorgerti che lui è focalizzato su altro, non buttarti via, continua a vivere a testa alta. Cerca di esplorare nuovi orizzonti, e sono sicuro che troverai la tua strada. Goditi la vita, e vedrai che questa vita ti apparirà un po' più semplice. E meno amara.»

«Grazie del consiglio. Lo spero tanto.»

Gilberto terminò la bevanda e calò il silenzio. Il sentimento che quella ragazza provava per Malcom quasi poteva paragonarsi al suo; anche per lei, sarebbe stato difficile dimenticare il suo grande amore. Dopo qualche minuto, posò la tazza e si alzò dal tavolo. Le porse la mano. «Adesso è meglio che vada. Di nuovo, ti auguro tutto il bene possibile.»

Lei si alzò a sua volta e ricambiò il suo gesto. «Anche io lo auguro a te, Gilberto. Te ne scappi a casa, adesso?»

«Proprio così.» Incurvò le labbra, dubbioso. «Ma se ti occorre un passaggio fino alla stazione, poss—»

«Tranquillo, non ti disturbare» , disse lei, scuotendo la testa. «Mi piace molto camminare, anche sotto la pioggia.» Estrasse un ombrellino dallo zaino Desigual a fantasia e se lo rimise in spalla. 

Gilberto annuì, senza aggiungere altro.

All'unisono, si avviarono all'uscita del bar e, dopo essersi salutati ancora una volta, presero entrambi strade diverse – l'una svoltò verso destra, mentre l'altro proseguì diritto –, ognuno perso nei propri pensieri mattutini.

   
 
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