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Autore: PeterPanForEver    24/07/2022    2 recensioni
Un tempo, prima che gli uomini facessero la loro comparsa e rovinassero il pianeta, c’erano le fate. Non esiste una data precisa per risalire alla loro effettiva prima apparizione, al punto da credere che siano sempre esistite.
Un tempo, prima gli uomini facessero la loro comparsa e rovinassero il pianeta, c’erano le fate… e ci sono anche ora.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Morgana delle Fate

CAPITOLO 1

Quando si pensa al pianeta Terra e ai suoi abitanti, le prime cose che vengono in mente sono gli uomini e gli animali.
La comparsa dell’uomo sulla terra risale a ben 250.000 anni fa, mentre per gli animali, come sappiamo, la situazione è ben diversa. Sono qui da molto tempo prima di noi, ma non sono i soli.
Un tempo, prima che gli uomini facessero la loro comparsa e rovinassero il pianeta, c’erano le fate. Non esiste una data precisa per risalire alla loro effettiva prima apparizione, al punto da credere che siano sempre esistite.
È sempre stato un popolo molto riservato e che non si è mai distinto per il proprio atteggiamento amichevole nei confronti di coloro che erano diversi da loro; provavano un’innata sfiducia, dovuta all’istinto di sopravvivenza.
La loro unica eccezione era stata in passato la civiltà umana, da cui erano state terribilmente incuriosite, data la loro somiglianza.
Sebbene delle fate si sia sempre raccontato nelle fiabe, nelle leggende e nei racconti per bambini, sono un po' diverse da quello che si pensa: non sono univocamente belle e leggiadre e nemmeno tutte vanitose, egocentriche ed irascibili. Essendo un popolo così riservato, erano in poche a mostrarsi e questo aveva portato alla diffusione delle voci.
Come gli uomini, la loro indole è diversa a seconda da chi ci si riferisce, così come il loro aspetto.
Non vivono nemmeno vicini a corsi d’acqua o solo nei boschi, come si crede.
O meglio, in passato era così, certo, ma per mera questione di comodità! Era molto più facile trovare ciò che era essenziale per vivere lì vicino. Acqua, cibo, piante era ovviamente tutto lì.
Oggi anche loro si sono modernizzate. Questa frase potrebbe stonare con quello che si è detto all’inizio.
Un tempo, prima gli uomini facessero la loro comparsa e rovinassero il pianeta, c’erano le fate… e ci sono anche ora.
Sono diventate solo molto più brave a nascondersi.
L’uomo, inizialmente loro amico, cominciò ad ignorarle e ad averne paura. Non riuscivano proprio a capire questi esseri uguali a loro, ma dalle capacità straordinarie. Forse ne erano anche un po’ invidiosi, chissà cosa passasse nella loro testa, per spingerli ad autoconvincersi che non fossero mai esistite ed essere arrivati a crederci.
Le fate, si erano ben presto adeguate allo status quo vigente. Le più temerarie tra di loro si limitavano ad osservarli da lontano senza farsi notare, le altre avevano deciso di ignorarli, emulando gli uomini, consapevoli però, al contrario di loro, della loro esistenza.
Sono state loro ad istruire l’uomo e ad insegnargli tutto quello che sapevano. Essendo arrivate molto prima degli ominidi, avevano imparato presto come funzionasse il mondo. Avevano capito, sin da subito, che cosa fosse il fuoco e quale fosse la sua utilità, avevano imparato a conoscere le piante e le erbe medicinali e persino a cacciare, anche se avevano abbandonato ben presto questa attività.
Soffrivano troppo nel vedere la morte di creature innocenti come gli animali e con lo scorrere degli anni avevano deciso di abbandonare la pratica, fatta eccezione per la giornata più sacra dell’anno, ma di quello parleremo successivamente.
Benché, come già detto, fossero state loro ad insegnare qualsiasi cosa agli uomini, i ruoli si erano invertiti. Grazie alle conoscenze ottenute, la civiltà umana aveva fatto in brevissimo tempo passi da giganti. La ruota, la stampa, la lampadina, i motori a vapore, internet e potremmo continuare all’infinito con l’elenco delle cose incredibili create dall’uomo.
Stupite da queste meraviglie, si erano prese di coraggio e avevano deciso che, per quanto fosse bello vivere a contatto con la natura, la comodità era probabilmente meglio.
Avevano creato le loro città, i loro governi ed emulato le scoperte ed invenzioni dell’uomo.
I nomi della città erano gli stessi delle equivalenti umani, scelti un po’ per pigrizia, ma soprattutto per evitare confusioni durante gli spostamenti.
Hanno persino le loro reti ferroviarie, inaccessibili all’uomo e situate in luoghi nascosti. Grazie alla magia erano totalmente protette dall’esterno di cui avevano timore.
Le città delle fate, per quanto moderne, sono strutturate in maniera diverse perché intrise di magia e quindi, come pensa tutto il popolo fatato, decisamente migliori.
Enormi grattacieli si stagliano nel cielo, poggiati su alberi antichissimi e coloro che sono esterni al mondo delle fate rimarrebbero ad occhi aperti di fronte a queste costruzioni. Come è possibile che dei grattacieli così grandi si riescano a reggere su qualcosa come gli alberi? Segreto di fata!
Nei tempi passati, a capo di tutti, vi era una regina, ma così come gli uomini, per la maggior parte, erano andati avanti e avevano deciso di abbandonare questa forma di governo che generava solo un grande malcontento nel popolo.
In particolare dopo le due guerre mondiali, cui loro non avevano preso parte avendone visti i risultati negativi e le morti conseguenti, avevano deciso di passare al voto e scegliere come gestirsi. Fortunatamente aveva vinto la democrazia ed era nata la Repubblica parlamentare del Regno delle Fate, avente come capitale Londra.
Vi è la presidentessa, eletta ogni 70 lune in quanto il tempo scorre per loro molto più rapidamente. Da che si ha memoria, la presidentessa era sempre stata Viviane. Una fata di fuoco alta e possente dai lunghi capelli bianchi, spesso acconciati in uno chignon da come si vedeva nelle sue rare apparizioni televisive (era pur sempre una donna impegnata e non poteva perdere tempo ad assecondare delle frivolezze simili) e vestito blu notte che la faceva sembrare ancora più distante di quanto già non fosse.
È l’idolo di tutte le fate, salvo della piccola resistenza conosciuta come Haven, a cui pochi prestavano attenzione, essendo considerati l’equivalente dei terroristi presenti nel mondo degli uomini.
Non si capiva per cosa lottassero, quale fosse il loro obiettivo o perché volessero smantellare il governo, l’unica cosa certa era il disprezzo che provavano per la presidentessa.
Di tanto in tanto comparivano dei graffiti poco lusinghieri che la rappresentavano e c’erano pochi dubbi su chi fosse stato a disegnarli.
Le fate sono molteplici e tutte diverse tra di loro, così come le persone. Esistono le fate dei boschi, colorate come le farfalle, le driadi, estremamente intelligenti e solite in passato vestirsi con abiti del colore del bosco e della terra. Le fate del fuoco, dell’acqua, dell’aria e del fuoco.
Oggi non indossano più i vestiti di una volta e si distinguono tra di loro semplicemente per i loro poteri.
Grazie all’insieme di questi poteri sono riusciti a far crescere la loro civiltà.
Morgana le odiava, quasi, tutte.
È una fata dell’acqua dalle fattezze abbastanza comuni. Bassa, non particolarmente magra (gli uomini che avevano diffuso la diceria che tutte le fate fossero snelle e dalla bellezza angelica, erano dei grandi bugiardi. O probabilmente erano stati così fortunati da incontrare effettivamente le più belle tra di loro. In ogni caso, avevano torto.), gli occhi piccoli e di color rosa, mentre i capelli erano color acqua marina.
Il suo compagno di avventure, pressoché inesistenti, è Nolava, un cucciolo di tigre, se così si può definire tale.
Era all’apparenza un cucciolo, data la sua taglia minuta e il muso innocente, ma in realtà aveva 25 lune, tanti quanti Morgana.
Non c’è molto di speciale in lei e vedendola gli esseri umani avrebbero pensato di vedere una ragazza che faceva cosplay.
L’origine del suo nome, invece, è atipica.
Tutte le fate, una volta cresciute abbastanza, devono scegliere autonomamente un nome che le rappresenti e lei, da indecisa quale è, per i primi tredici anni di vita, non era stata in grado di capire quale fosse il più adatto per descriverla.
Un giorno, mentre guardava di nascosto tra i libri che erano stati incurantemente lasciati dagli uomini per terra, purtroppo non era la prima volta che qualcuno si dimenticava un libro e non tornasse più a riprenderlo, ma fortunatamente ogni volta che capitava lei era sempre pronta a recuperarlo e porlo all’interno della sua libreria.
“Le Nebbie di Avalon” di Marion Zimmer Bradley.
Che nome esageratamente lungo.
Incuriosita, e principalmente spinta dal fatto che non avesse meglio di fare, cominciò a leggerlo e se ne innamorò.
Si innamorò di questo mondo fantastico di Avalon e rimase affascinata dalla principale protagonista, Morgana delle Fate.
Era piccola, minuta e dall’aspetto abbastanza insignificante, ma forte e determinata. Spesso anche egoista e manipolatrice, ma non per questo cattiva.
Egoismo e manipolazione sono due termini particolarmente disprezzati dalle fate, dato che spesso nelle leggende vengono dipinte come tali, ma a lei piacciono come parole.
Non si può essere sempre allegri e gioiosi della vita e spesso per raggiungere i propri scopi è necessario manipolare gli altri. Un po’ di egoismo non fa male, è mera autoconservazione.
Decise allora che quello sarebbe stato il suo nome ed onorò anche la sua tigre con un nome tratto dalla saga. Inizialmente la rinominò Avalon, in onore dell’isola leggendaria, ma decise che era un nome banale.
Allora, scrisse su un foglio il nome Avalon e poi scrisse una ad una, ma al contrario, le singole lettere.
N…
O…
L…
A…
V…
A…
Un nome originale degno di un animale da compagnia così particolare. Non poteva desiderare di meglio per lei.
Come già detto prima, Morgana odiava quasi tutte le fate.
Erano decisamente tutte troppo noiose.
Non avevano spirito di iniziativa, di avventura, ribellione (nell’accezione positiva del termine) o qualsiasi altra forma di atteggiamento che significasse essere non conformi alla società.
Non erano neanche curiose di vedere, anche solo una volta, qualcuno di genere maschile. Per loro, erano tutti brutti e inutili. Perché essere un uomo, quando si poteva essere delle donne? Persino nel mondo degli uomini, le donne sembravano molto più utili dell’altro genere.
Loro generano la vita, mentre gli altri… beh sono parte di un progetto più grande, ma non sono loro a dovere soffrire.
Non è d’accordo con questo punto di vista. Aveva letto, di nascosto, comprandoli di contrabbando o trovandoli per strada, libri scritti da ambo i sessi. Ed erano tutti così affascinanti. Raccontavano di intrighi, misteri, amori, dolori, omicidi.
In particolare l’ultima, è una parola tabù nel loro mondo, perché le fate non dovrebbero provare sentimenti diversi dalla gioia e dalla felicità.
Dovrebbero essere felici per il semplice motivo di avere l’onore di essere fate e migliori degli altri. Solo gli animali si salvano dai loro aspri giudizi e semplicemente perché non sanno esprimersi vocalmente, generando in loro una specie di sentimento di pietà.
Quanto deve essere brutto non riuscire a comunicare i propri bisogni?
Per questo motivo avevano deciso di diventare guardiani di tutti gli animali, dai più piccoli ai più grandi, dai più deboli ai più feroci. Erano diventati compagni gli uni degli altri ed era quasi impossibile vedere una fata non affiancata dagli animali.
Alla nascita, ad ogni fata viene affidato un animale domestico, poco importa di che tipo, che corrisponda al carattere della fata e gli viene fatto un incantesimo che gli permetta di non invecchiare e di essere con loro per sempre. La morte è sempre possibile, certo, ma deve essere inflitta da qualcuno, ed essendo sempre in compagnia delle fate e in luoghi totalmente protetti, era praticamente impossibile che potessero essere toccati dalla mano della morte.

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Morgana e Nolava stavano osservando dalla finestra della loro piccola casa, che poggiava su uno dei rami più in basso della quercia, il mondo esterno.
La tigre stava poggiata su Morgana per consolarla, permettendole di tanto in tanto di accarezzare la morbida e calda pelliccia.
“So quanto tu sia annoiata Nolava, riesco a sentirlo. Magari potremmo andare a fare un’escursione, che ne dici? Non le facciamo da anni. Magari il bosco potrebbe riservarci delle sorprese, chissà” disse Morgana con un sospiro annoiato.
Nolava le lanciò un’occhiataccia, come per ricordarle che il bosco è sempre uguale e non c’è mai nulla di diverso. Ci sono le solite piante e i soliti animali, per non parlare del fatto che è molto distante dalla loro città.
“Come non detto, pessima idea. Non c’era bisogno di guardarmi così, sai. Anch’io non so cosa fare, tutti i giorni sembrano gli stessi… Tu hai qualche idea?”
Nolava restò immobile per qualche momento, con fare pensieroso. All’improvviso ebbe un’illuminazione e andò in direzione del suo letto, per poi inserire la grande zampa al di sotto di esso e tirare fuori, dopo una serie di tentativi, un gioco da tavolo.
“Exploding kittens? È un gioco così infantile, vuoi giocarci seriamente? Abbiamo la dama, gli scacchi, persino il Monopoly!”
Continuò a fissarmi e poggiò la zampa sul gioco che si trovava per terra.
“Okay, va bene. Vada per Exploding Kittens, stupida tigre”.
Le ore passarono così, alternando giochi da tavolo e ridendo quando le partite terminavano con l’inevitabile sconfitta di Nolava.
Non era granché divertente il gioco in sé, quanto il passare del tempo insieme. Si conoscevano da sempre e malgrado non potessero comunicare, riuscivano a capirsi con un solo sguardo.
Le fate non hanno genitori, fratelli o sorelle, quindi quello che hanno loro due è quanto più di simile ci sia ad una famiglia. Gli abitanti del popolo delle fate passano molto tempo insieme, fatta eccezione per Morgana, per natura un essere poco socievole, e non soffrono molto la solitudine. Leggendo libri, però, e sapendo come dovrebbe essere una famiglia e come potrebbe essere il calore familiare, sentiva la mancanza di quello che non avrebbe mai potuto avere.
Non era che non avesse qualcuno con cui parlare, fatta eccezione per Nolava. C’era Iris, la sua più cara amica di infanzia, ma era al momento fuori città per motivi di affare.
Era dovuta andare a Roma per fare motivi di lavoro. Sì, anche le fate lavorano come in tutte le società più evolute.
È una linguista e, da appassionate di lingue quale è, coglie sempre l’opportunità di studiare lingue nuove. In quel momento, nella città delle fate nascosta all’interno di Roma stessa, si stava svolgendo un raduno di fate, proveniente da tutte le parti del mondo, quindi è una grande opportunità per avere a che fare con lingue sconosciute.
Senza Iris la sua vita era decisamente più noiosa e non sapeva proprio che fare.
Ripensò a tutte le volte in cui da bambina, avevano vagato nelle zone circostanti fingendo di essere finite in un posto sconosciuto e straniero e di essere delle fate esploratrici.
Iris aveva effettivamente realizzato il suo sogno perché grazie al suo lavoro aveva l’opportunità di spostarsi dappertutto e vedere posti nuovi, lei invece era sempre bloccata qui in una minuscola cittadina fatata in Sicilia.
All’improvviso ebbe un’idea.
“Nolava, potremmo andare in spiaggia! So che non sei in grado di nuotare, però potremmo andare a correre sulla spiaggia o andare ad osservare il movimento delle onde. È tarda sera ed essendo una spiaggia molto piccola sicuramente non ci sarà nessuno.”
Mi guardò insicura.
“Non ti succederà niente, te lo assicuro. E poi sei una tigre! Anche se sei così piccola, se qualcuno ti vedesse qui in Sicilia, ne sarebbe terrorizzato e fuggirebbe. Una volta ritornato per catturarti, se quella ipotetica persona ne avesse il coraggio dopo averti visto, non ti troverebbe più perché saremmo già scappate in volo e crederebbe di avere avuto un’allucinazione.”
L’animale fece quello che poteva essere riconducibile ad un sospiro esasperato e poi fece un cenno con la testa che indicava il suo assenso.
“All’avventura!”.
Prese Nolava in braccio e rese entrambe invisibili agli occhi esterni, per poi librarsi in cielo in direzione del mare.


FINE PRIMO CAPITOLO


Spero vi sia piaciuto questo primo capitolo! Non scrivo qualcosa di mio da molti anni, un po’ per impegni personali, ma principalmente perché avevo esaurito le idee.
Ancora non ho ben chiaro come si evolverà la storia (gli aspetti principali sì, ma non tutto), quindi nel corso della pubblicazione dei capitoli potrebbero verificarsi delle modifiche per dare coerenza :)
Ringrazio tutti quelli che spenderanno cinque minuti del loro tempo per leggere questa storia!


 
 
 
 
 
 
 
   
 
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