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Autore: Il cactus infelice    28/07/2022    4 recensioni
Remus Lupin era il ragazzo nuovo della Junior High. Non aveva molte aspettative quando si è trasferito; dopotutto era solo la quarta scuola che cambiava e non aveva alcuna voglia di fare amicizie che poi non avrebbe potuto mantenere. Voleva soltanto sopravvivere a quell'anno e magari far sì che le sue condizioni di salute non peggiorassero.
Tutto questo almeno finché non incrocia lo sguardo con un certo Sirius Black. Campione della squadra di rugby, latin lover e sexy motociclista.
Modern Au / Non magico.
Genere: Angst, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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MI STAI EVITANDO?

 

Remus cercò di evitare di pensare a Sirius il più possibile. Ma era difficile quando il ragazzo frequentava la sua stessa scuola, quando la sua risata chiassosa sconquassava le pareti dell’edificio, quando lui e Potter arrivavano in tutta la loro gloria occupando qualsiasi stanza come se gli appartenesse. Era difficile evitare di pensare a Sirius quando ora persino le sue canzoni preferite del suo gruppo preferito gli ricordavano Sirius e solo perché gliele aveva fatte ascoltare. Ma anche se gli capitava di ascoltare altre canzoni, soprattutto canzoni d’amore non corrisposto, la sua mente correva a Sirius.   

Si faceva schifo da solo da quanto era sdolcinato. 

Se doveva essere del tutto onesto con sé stesso, Remus era stato tentato di scrivergli. Aveva aperto diverse volte la chat di Whatsapp - dove ancora conservava i loro vecchi e miseri messaggi perché era una cosa così tipica di lui - per poi richiuderla subito dopo. Cosa poteva scrivergli? Aveva pure pensato di usare la scusa del fumetto per vederlo, ma non se l’era sentita. Non era del tutto una scusa, in ogni caso, prima o poi gli avrebbe dovuto restituire il fumetto, ma se gli avesse detto che aveva già finito di leggerlo avrebbe dato l’impressione di essere un po’ strano. Non che non fosse vero, Remus sapeva di essere un po’ strano, ma non era certo qualcosa che Sirius doveva sapere. 

Smettila, Remus, stai di nuovo vaneggiando nella tua testa.
Sirius però non gli aveva ancora chiesto indietro il fumetto, quindi forse poteva aspettare. Il ragazzo non gli aveva più scritto nulla, né aveva risposto alle sue storie e non lo aveva più visto in biblioteca e Remus non avrebbe assolutamente fatto caso allo strattone che sentiva allo stomaco ogni volta che ci rifletteva. 

Senza contare che condividevano il banco durante le lezioni di scienze e quello sì che era un problema. Per fortuna Lumacorno non aveva più dato loro esperimenti da provare a coppie e Remus poteva benissimo ignorare la presenza di Sirius accanto a lui se si limitava a prendere appunti delle lezioni, poteva ignorare quel suo odore di sigarette e pelle, le sue braccia muscolose con il tatuaggio di inchiostro nero che spiccava sulla sua pelle bianca, i suoi capelli neri e lunghi sempre legati, il suo pomo d’adamo che…
Sì, ecco. Andava tutto bene.
Andava tutto perfettamente bene. 

Durante quelle lezioni Remus si limitava a salutarlo con un ciao affettato e quasi mormorato, per poi riportare subito gli occhi sui propri appunti. Sirius gli sorrideva sempre, non appena lo vedeva, e non smetteva di sorridergli anche mentre camminava col suo passo sicuro dalla porta dell’aula al banco. Ma aveva smesso di cercare di coinvolgerlo in qualunque conversazione forse perché aveva capito l’antifona dietro alle risposte brevi dell’altro.
Remus si rendeva conto che era probabilmente ridicolo e si rendeva conto che non era colpa di Sirius, ma faceva fatica. Faceva davvero fatica.
L’unica cosa che voleva era perdersi negli occhi grigi di Sirius, affondare il volto nel suo collo e inspirarne l’odore, accarezzare quei capelli lisci… ma no, lui, Remus non era nessuno mentre Sirius aveva la biondissima e bellissima Evanna sempre attaccata al braccio come una cozza, con quella sua risata civettuola e quel mento tenuto sempre verso l’alto. 

***

“Uhuuu! Terra chiama Remus!”
La mano di Alice gli comparve improvvisamente davanti alla faccia. Remus si riscosse, tornando a rivolgere l’attenzione alle ragazze sedute al tavolo con lui. Doveva essersi perso qualche pezzo di conversazione a giudicare da come lo guardavano, e considerando che era rimasto a guardare il profilo di Sirius per dieci minuti buoni doveva essere così. Non aveva la minima idea di cosa stessero parlando le ragazze, però era riuscito a memorizzare ogni piega che compariva sul volto di Sirius quando sorrideva. 

Quel giorno lui e James Potter erano seduti da soli a pranzo, non c’erano né Evanna né gli altri compagni di squadra. Remus ne era contento, tuttavia sapeva che questo non migliorava la sua fissazione col ragazzo.
“Stavamo parlando del pigiama party”, disse Alice. “Abbiamo deciso chi porta cosa, ma non sappiamo ancora che film guardare”.

Remus riuscì a portare tutta la propria attenzione sulla ragazza. Alice era un luogo sicuro, Alice poteva distrarlo con la sua chiacchierata genuina e il suo entusiasmo contagioso. “Nessuno qui vuole guardare le commedie romantiche”.

“Oh, le commedie romantiche sono noiose! Sono sempre prevedibili”, rispose Marlene. 

Remus intanto spostava lo sguardo da una ragazza all’altra, cercando di recuperare l’attenzione che aveva perso prima. Intanto però si sentiva gli occhi di Dorcas addosso. Non capiva che cosa avesse da guardarlo così tanto, ma non si azzardava a chiederlo. Aveva notato che Dorcas era così, a volte fissava le cose e le persone, forse una sua stranezza. Remus non avrebbe certo criticato le stranezze di un’amica. 

“Tu che cosa proponi, Rem?” chiese allora Lily, i suoi occhi verdi che si spostavano piano verso di lui. 

Remus si morse il labbro inferiore, pensieroso. “Non saprei. Magari qualcosa di divertente?”
“Oppure un horror! Potremmo guardare un film horror!” si intromise Marlene.
Ci fu immediatamente un grugnire esasperato generale e un alzare di occhi. “Basta con questi film horror!”
“Marl, sei l’unica a cui piacciono gli horror. E poi lo sai che Emmeline ha paura e non dorme più per una settimana”. 

“Alice, sei tu quella che si caga addosso coi film dell’orrore. Non usare la povera Emmeline come scusa”.

Quella discussione funzionò perfettamente nel distrarre il povero Remus che quindi non si accorse che Sirius e James si erano avvicinati al loro tavolo. Almeno finché non sentì Lily esclamare in tono scocciato. “Potter!”
Remus alzò lo sguardo e immediatamente i suoi occhi trovarono Sirius. Due ciocche erano sfuggite alla crocchia e gli cadevano ai lati del viso come a farne una cornice. Gli occhi grigi però sembravano assenti, come se non fosse presente mentalmente con il resto del corpo.
James sorrideva col suo solito fare sornione. 

“Lilybella! Spero che oggi la giornata ti sorrida”. 

“Ora un po’ meno, Potter”. 

Alice, Marlene e Emmeline ridacchiavano sotto i baffi. Remus spostava lo sguardo da James a Sirius, ma i suoi occhi indugiavano soprattutto su quest’ultimo. Gli sembrava che ci fosse qualcosa di strano nel ragazzo quel giorno, come una specie di nuvola grigia sopra la sua testa. Remus avrebbe tanto voluto chiedergli che cosa c’era che non andava, farlo parlare, magari tirarlo su di morale - anche se non era la miglior persona per fare quello - ma sapeva che non era nella posizione per farlo. Per quello c’era sicuramente Evanna, anche se in quel momento non era lì. E forse c’era un motivo, forse…

No, no, Remus non poteva permettersi di sognare. 

Con un colpo secco distolse lo sguardo da Sirius e lo spostò su Dorcas che, non appena si accorse che il ragazzo la stava guardando, girò gli occhi da un’altra parte. Da quanto Dorcas lo stava guardando?
“Esci con me questo sabato, Lily?”
“Nei tuoi sogni”. 

“Oh, nei miei sogni ci sei sempre, Lilybella”. 

Lily alzò gli occhi al cielo e marciò verso la porta. Le ragazze e Remus la seguirono, lasciando dietro un ancora sorridente James, e Sirius che sembrava ancora essere nel suo mondo. 


***

Remus stava studiando nella biblioteca della scuola, l’evidenziatore in una mano e gli occhi che scorrevano sulle righe del libro che stava sottolineando.
C’era una bella atmosfera, confortevole ma non troppo calda e il chiacchiericcio sussurrato di un paio di ragazzi seduti a un tavolo in fondo gli dava quel giusto comfort per non essere completamente stordito dal silenzio, ma nemmeno disturbato.

Stava per iniziare un nuovo capitolo, quando il cellulare vibrò. Inizialmente voleva ignorare, ma quando lesse il nome nell’anteprima il suo cuore ebbe un sussulto.
Dimenticandosi completamente del libro e dell’evidenziatore, Remus afferrò il telefono e lesse subito il messaggio. 

 

Sirius Black: ti andrebbe di vederci in biblioteca? 

 

Remus non riuscì a contenere quel piccolo sorriso che gli tirò i lati della bocca.

Remus: sono già qui.

 

La risposta non si fece attendere.

 

Sirius Black: arrivo.

 

Il cuore di Remus cominciò a palpitare nel petto, e sembrava quasi che fosse l’unico rumore nella biblioteca, più forte persino del fruscio delle pagine o del chiacchiericcio della coppia di amici o della penna della ragazza del tavolo accanto al suo.

Il ragazzo continuò a lanciare occhiate alla porta, aspettandosi ogni volta di vedere Sirius e ogni volta che la porta si apriva il suo cuore faceva una capriola; non proprio ideale per uno con problemi al cuore.
Remus cercò di tranquillizzarsi, non capiva nemmeno perché fosse così agitato. Certo, aveva una cotta pazzesca ma questo non lo autorizzava a sentirsi sudare le mani e a farsi venire un infarto. Forse avrebbe dovuto dire di no, pensò, forse non era una buona idea incontrarlo vis a vis considerando che cercava di farsela passare, quella cotta, ma non ne aveva le forze, non aveva le forze di rifiutare Sirius. Sapeva che poi se ne sarebbe pentito e avrebbe sofferto, ma in quel momento non gli importava né di Evanna Greengrass, né del fatto che Sirius non potesse essere etero, né di nulla. 

Era stato Sirius a cercarlo e quell’occasione, qualsiasi fosse, non se la sarebbe fatta sfuggire. 

I minuti passavano e di Sirius nessuna traccia. Remus per un attimo pensò che forse lo aveva preso in giro, o che alla fine avesse deciso di non venire, magari rendendosi conto che era una perdita di tempo stare con Remus. Ci stava mettendo troppo tempo per essere qualcuno che aveva detto che era in arrivo. O forse, in realtà, erano passati pochi secondi e Remus aveva perso ogni cognizione del tempo.
Finalmente la porta si aprì una terza volta e Sirius arrivò in tutta la sua gloria. Remus sentì un’ondata di sensazioni diverse. Non potè fare a meno di notare, come sempre, i suoi capelli lisci e neri mezzi raccolti e mezzi sciolti, la giacca di pelle e quel modo di camminare che era una via di mezzo tra “non me ne frega niente del mondo” e “sto facendo una sfilata sulla passerella” in un paio di Doc Martens nere che arrivavano fino alla caviglia. 

Sirius gli sorrise mentre si avvicinava al tavolo e Remus si sentì quasi sciogliere. Ora sì che poteva morire felice.

“Ehi!” lo salutò il moro sedendosi sulla sedia libera accanto a lui e sorridendogli. 

Remus si sentì sciogliere alla vista di quel sorriso. Era un sorriso che gli accentuava ancora di più le iridi grigie e gli faceva uscire delle sottili rughe attorno agli occhi. Remus avrebbe potuto starsene lì a guardare quel sorriso e quel volto tutto il giorno come fossero un’opera d’arte. 

“Come stai?” gli domandò. 

“Ahem… Bene, grazie. Tu?”

“Sto… Okay”, rispose Sirius semplicemente abbassando lo sguardo per un attimo. Remus non ci diede troppo peso, distratto com’era dalla vista di Sirius e dalla sua presenza. L’odore di tabacco gli colpì fortemente le narici, ma insieme a quello c’era anche qualcos’altro, un misto di pelle e profumo costoso. Remus non avrebbe mai immaginato che avrebbe apprezzato così tanto l’odore di sigaretta, ma forse era che su Sirius stava così bene e ormai sapeva che quell’odore lo avrebbe sempre collegato a lui. 

“Volevo salutarti. Mi sembra che non abbiamo avuto molte occasioni di parlare ultimamente”, disse Sirius. “E, forse è un’impressione mia, ma… Mi stai per caso evitando alle lezioni di chimica?” 

Remus aprì la bocca, poi la socchiuse, poi la aprì leggermente di nuovo e si rese conto di star boccheggiando. E ora che cosa poteva dirgli? Non era una bugia, ma non pensava che Sirius se ne sarebbe accorto. Il che… Il che lo metteva in una difficile posizione e Remus si sentì immediatamente in ansia per il fatto che si sarebbe dovuto inventare qualcosa al più presto perché non poteva certo dirgli “sì, ti sto evitando perché mi piaci molto e sono geloso”, ma allo stesso tempo quella domanda gli fece sentire anche qualcos’altro, qualcosa di un po’ più piacevole, una sorta di sentimento lusinghiero per il fatto che Sirius se n’era accorto. E se se n’era accorto voleva dire che faceva attenzione. E se faceva attenzione voleva dire che ci teneva.
“Ehm no”, rispose Remus, parlando con un tono accettabile per la biblioteca e sorridendo per mascherare il disagio che provava. “Sono stato solo… Un po’ distratto ultimamente. Ho un po’ di cose per la testa e alcune… questioni da risolvere, quindi non c’ero molto con la testa. Non so se ha senso la cosa”. 

Sirius sorrise e annuì facendo ballonzolare il suo chignon. “Lo capisco e ha perfettamente senso. Spero solo che non sia nulla di grave”.

“Oh no, no. E’ solo che non sono molto bravo ad avere l’attenzione su più cose”. 

Il cellulare di Sirius vibrò illuminando lo schermo. Remus si sforzò per non guardare e Sirius non ci badò. 

“Se ti va di parlarmene comunque puoi farlo. Anche se non ci conosciamo da tanto”.

Remus sorrise sentendosi riempire il petto di un immenso piacere. “Grazie. Magari te ne parlerò, sì”. 

Il cellulare di Sirius vibrò nuovamente.

“Okay. Allora, quando vorrai…”.

Il cellulare vibrò di nuovo questa volta interrompendo il ragazzo che con un po’ di frustrazione lo prese in mano, lo sbloccò e guardò di cosa si trattava. Improvvisamente il suo volto si fece scuro.
“Scusami. Mi sa che devo andare”.

“Oh. Okay”. 

“Però mi farebbe piacere rivederti se ti va. Ti scrivo, okay?”
“Okay”. 

Sirius si alzò reggendo il telefono in un forte pugno e salutò Remus con un ultimo sorriso. Remus lo guardò andare via, il suo odore che ancora permeava nell’aria come una scia che si lasciava dietro.

*** 


Ce l’ho fatta a concludere questo nuovo capitolooooo! Credo di averci messo un po’ meno tempo (?). Spero.
Prossimo capitolo sarà il pigiama party. 

Fatemi sapere cosa ne pensate. 

A presto, 

C. 


P.S. se vi fa piacere, seguitemi sul mio profilo IG dedicato ai Malandrini, in particolare alla Wolfstar e a Jegulus (ed eventualmente potete commissionarmi qualcosa). E’ in inglese, però se volete scrivermi in italiano potete farlo :) Trovate il profilo qui

   
 
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