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Autore: elenabastet    30/07/2022    5 recensioni
chi di noi fan non ha mai sognato di trovarsi a tu per tu con Oscar e André (soprattutto il secondo)? Peccato che a quell’epoca non fosse tutto perfetto, anzi, come scoprirà la nostra protagonista, un alter ego di molte noi fan, che si troverà catapultata all’epoca della sua beniamina. Per questa storia mi sono ispirata al libro Il sogno della regina in rosso, basato pare su fatti reali, e alla miniserie Il romanzo di Amanda, in originale Lost in Austen. Sono anche debitrice ai simpatici libri dell’amico Fausto Avaro sul nerd catapultato nel mondo dei robottoni di Go Nagai. Qui c’è una nerd nel mondo di Oscar.
Genere: Commedia, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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PERSA IN OSCAR

 

Rating: viaggi nel tempo, commedia, romantico, avventura

Fandom: Lady Oscar.

Note: chi di noi fan non ha mai sognato di trovarsi a tu per tu con Oscar e André (soprattutto con il secondo)? Peccato che a quell’epoca non fosse tutto perfetto, anzi, come scoprirà la nostra protagonista, un alter ego di molte noi fan, che si troverà catapultata all’epoca della sua beniamina. Per questa storia mi sono ispirata al libro Il sogno della regina in rosso, basato pare su fatti reali, e alla miniserie Il romanzo di Amanda, in originale Lost in Austen. Sono anche debitrice ai simpatici libri dell’amico Fausto Avaro sul nerd catapultato nel mondo dei robottoni di Go Nagai. Qui c’è una nerd nel mondo di Oscar.

 

Epilogo

Non ho dormito tutta la notte per l’emozione, e l’indomani mattina prendo il treno della RER che mi porta a Jossigny, a due passi da Versailles. Intorno a me, tutto è diverso da quello che ho visto nel mio sogno, eppure ritrovo qualche angolo familiare, man mano che mi avvicino a palazzo Jarjayes, che sorge ancora in mezzo al verde, anche se il centro abitato è molto più vicino che allora, sempre ammesso che ci abbia vissuto davvero.

Entro dal cancello e percorro il viale verso il castello, ad ingresso libero. La scuderia è chiusa, non posso vedere se ci sono le famose scritte di Oscar e André, ma tanto sarà solo un caso di omonimia. Riconosco le belle fontane, messe a posto da poco.

La biglietteria è appena entrati nel castello, dal portone che ricordo bene: non c’è molta gente, spero davvero che abbia maggiore fortuna, perché merita.

In biglietteria c’è un ragazzo giovane, con una folta chioma nera: quando alza la testa e mi fissa con i suoi meravigliosi occhi verdi mi sento male, calma Caterina, calma, non fare una figura da cioccolataia, come dicono i tuoi amici di Torino.

“Benvenuta, posso chiedervi dove avete trovato il nostro volantino?” chiede il ragazzo.

“Nell’albergo dove sto, il Bon Coin nel Marais”.

“Ottimo, grazie di essere venuta, fate tutte le foto che volete, e ci taggateci. Inoltre, abbiamo un sito con una newsletter, se volete iscrivervi. Non siamo aperti da molto e dobbiamo farci conoscere”.

Mi mette in mano la piantina del castello e un opuscolo e mi invita a fine giro a firmare il registro degli ospiti, la versione cartacea dei guestbook.

Io conosco questo palazzo, ci ho vissuto, ci penso mentre giro al piano terra, riconoscendo la sala da pranzo dove ho mangiato varie volte, certo, hanno aggiunto alcuni mobili e suppellettili liberty, che stanno molto bene.

Vicino alla sala da pranzo c’è una saletta più piccola, forse ricavata da un ambiente più grande, con una piccola esposizione di memorabilia di un’archeologa vissuta tra Otto e Novecento, famosa per i suoi scavi tra India e Cambogia. Una Lara Croft… una Lara Croft che si chiama Elisabeth Grandier, bionda e alta, come mi appare in una foto che la ritrae non più giovanissima, con sullo sfondo il magico Taj Mahal.

Grandier… il mio amico Giuseppe, patito di thriller, dice sempre due indizi fanno una prova, ma Grandier è un cognome francese credo abbastanza comune. Io non voglio perdere la lucidità, voglio essere la Scully della situazione.

Certo che quando entro nel salone e mi trovo di fronte il quadro di Oscar nelle vesti di Marte, ad opera di Armand Bourgeois sento un tuffo al cuore. Marte trionfante, terminato il 12 luglio 1789. Due giorni prima della presa della Bastiglia, i fatti ritornano, purtroppo.

“Vi piace quel quadro? Lo abbiamo appena restaurato, è meraviglioso vero?”

No, qui non ci siamo: io mi trovo di fronte la modella del quadro, certo, in abiti moderni, ma ha gli stessi capelli biondi, gli stessi occhi azzurri, lo stesso portamento, con jeans e maglietta.

“Splendido davvero, sono felice di essere qui”, dico io timida.

“Vi racconto un aneddoto, poi presto faremo le visite guidate: la persone ritratta nel quadro è una donna, una mia ava, era un comandante dei soldati!”.

“Oh, sì, è una storia che conosco già”, rispondo io.

“Parlate bene francese, ma capisco che siete italiana, giusto? Di dove?”

“Della Toscana, di Lucca” e noto uno sguardo perplesso e simpatico da parte sua.

 

Il percorso continua al primo piano, con in un salottino una collezione di oggetti di porcellana raffiguranti gatti, completata da un paio di statuette egizie: vedo il nome di chi ha assembrato il tutto, Marie Louise de Virenne, possibile che sia la piccola Loulou? Ad un tratto, il cuore mi manca in petto.

In una vetrinetta ci sono i miei disegni dei suoi gatti, perfetti, come se li avessi appena fatti. Mi pizzico la pelle, ma no, non sto sognando, sono nella mia epoca, me lo ricordano le notifiche che mi arrivano sullo smartphone.

Guardo le didascalie: Opera di mademoiselle Rizzi di Lucca, anni 1787-1788.

A questo punto ho da un lato paura di andare avanti, dall’altra voglio vederci chiaro.

Entro nell’appartamento principale del castello, con una camera da letto in parte rifatta in epoca Impero, ma dove troneggia quel letto che io ricordo bene, quel letto dove, nell’ultima notte che ho passato di là, Oscar e André si sono finalmente amati.

Proseguo la visita e arrivo davanti a quello che era il mio studio: apro la porta e lancio un urlo di stupore. Ci sono i ritratti che ho fatto a Loulou, ma in una vetrinetta riconosco le miniature di Oscar, Oscar e André e l’acquerello, e anche la miniatura che avevo iniziato per Loulou.

Lì vicino, noto che c’è un’altra vetrina con alcuni documenti: un diario, che la didascalia mi dice appartenuto al Soldato della Guardia André Grandier, una lettera d’addio di Maria Antonietta, ormai con l’inchiostro quasi cancellato, si legge bene solo la firma e poi altre carte.

Mi avvicino e leggo:

Mia cara zia, spero che questa mia lettera ti riesca a raggiungere a Londra, dove so che sei in salvo, sempre che tu non sia partita per altre avventure con il tuo adorato sposo. Sono riuscita a fuggire da Nantes in fiamme con il mio amato, la Vandea è perduta, e piangerò per questo, per tutta la mia vita. Dopo un lungo viaggio per mare, siamo giunti a Genova, da dove ho proseguito per terra, in questo bel paese minacciato dalla follia che ha già distrutto la nostra Francia.

Ti scrivo da Lucca, la città natale della nostra misteriosa amica pittrice, sparita nel nulla, anche se comincio a credere alle parole del valletto del conte de Girodel, che sostenne di averla vista letteralmente svanire in mezzo agli alberi. Ho cercato sue notizie, volevo recapitarle la tua lettera, ma nessuno sa niente di lei. Sembrava davvero che conoscesse da sempre te e zio André, io spero un giorno di incontrarla di nuovo, anche se sono passati tanti anni da allora e non riconoscerà più la bambina a cui raccontava la storia di Fantaghirò. Tra l’altro, credo che quella storia piacerebbe tanto ai miei adorati cugini vostri figli e ai bambini della dolce Rosalie. Avrei tanto voluto consegnarle il vostro messaggio, io continuo a cercarla. Abbiate cura di voi, in un modo o nell’altro un giorno ci ritroveremo tutti.

A presto, la vostra Loulou. Lucca, 12 luglio 1797.

1797. Otto anni dopo la presa della Bastiglia, Loulou scrisse un messaggio a sua zia Oscar e ad André. Ma allora… allora non erano morti, non sono morti!

Ho quasi paura ad avvicinarmi alla lettera successiva, ma lo devo fare, e riconosco quella grafia bellissima e chiara.

Mia cara mademoiselle Caterina, con André abbiamo vissuto giorni, settimane e mesi in pena per la vostra sorte. Siete sparita nel nulla come eravate arrivata, ci avete lasciato i vostri lavori, e abbiamo cercato di capire cosa vi era successo. Non sono, non siamo arrabbiati comunque con voi, André ha scherzato dicendo che forse avevate paura delle lezioni di scherma, ma è una battuta, sapete come è fatto. Ci piaceva tanto la vostra storia dei Sette Regni, chissà come è andata a finire. Sono successe tante, troppe cose, ma noi ci amiamo, e credo che in parte dovremmo ringraziare voi. Sembrava che voi ci conosceste da sempre, io non so chi eravate davvero, ma grazie, da me, da André e dai miei figli. Se un giorno ci vedremo o riuscirò a mettermi in contatto con voi, vi racconterò cosa mi è successo in tutti questi anni, e spero che voi farete lo stesso. Spero che anche voi siate felice. Un saluto caro, la vostra Oscar Grandier.

Vicino, c’è uno svolazzo con il nome di André. No, ma non è possibile, ma era un sogno, tutto un sogno.

Di colpo, ricordo l’episodio di Doctor Who Vincent e il dottore, con il tentativo del Dottore e di Amy di salvare Van Gogh e cosa lui dice nel finale: Per come la vedo io, nella vita di ognuno di noi, c’è una pila di cose buone e di cose cattive. Ehi… le cose buone non sempre addolciscono le cose cattive, ma, viceversa, le cose cattive non necessariamente rovinano le cose buone, o le privano di importanza. E, noi, decisamente ci siamo aggiunti alla sua pila di cose buone. E, se guardi attentamente, forse li abbiamo fatti un paio di piccoli, importanti, cambiamenti.

Oh certo, non ho potuto scacciare tanti loro problemi e dolori. Ma qualcosa ho fatto, e alla faccia dei piccoli, importanti cambiamenti. Rimango lì, immobile per un po’, e per un attimo mi sembra che da un altro tempo e luogo Oscar e André siano di nuovo lì con me, a sorridermi.

Poi termino il giro, che ho documentato con tante foto e scendo sorridente dallo scalone. I due assistenti di sala che mi hanno accolta sono impegnati con altri visitatori che sono arrivati nel frattempo e devo dire che l’ambiente si sta affollando.

Mi fermo al registro dei visitatori e scrivo:

Sempre bello tornare nella casa in cui hai vissuto momenti felici e che ti sono rimasti nel cuore, anche se non sai come sono potuti succedere, ma forse è meglio così. E sapere di aver aiutato le persone a cui vuoi bene è un onore. Un caro saluto Mademoiselle Caterina Rizzi di Lucca.

Mi allontano sorridendo, vedo che i due discendenti di chi conosco bene vanno a leggere con curiosità quello che ho scritto e si guardano sorpresi, mentre io mi allontano. Ma tornerò senz’altro.

  
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