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Autore: MayaPatch    31/07/2022    0 recensioni
Un'antica minaccia attacca il villaggio dei Patch. Sta cercando qualcosa e vuole ottenerla a tutti i costi. La tribù è alle strette e lo Shaman King, per evitarne l'estinzione, richiama i guerrieri più forti e li resuscita. Gli undici Officianti hanno un nuovo incarico: proteggere la loro gente e affrontare la nuova minaccia. A dargli una mano, una vecchia conoscenza.
(Versione alternativa al sequel di Shaman King)
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hao Asakura, Nuovo personaggio, Silva
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sk5 by MayaPatch

«Sveglia, dormigliona!» esclamò allegramente la voce di Rutherfor. Era entrata in camera della sorella e aveva spostato le tende così da far entrare la luce del Grande Spirito.

Maya era completamente coperta dalle lenzuola realizzate da sua madre. Solo una mano pendeva pigramente dal letto. Non voleva assolutamente alzarsi. Rispose con un pigro «Umh»

«Alzati, pigrona!» esortò Rutherfor, sollevando le lenzuola.

Maya si trovò scoperta. Come un vampiro, portò le mani sul volto per proteggersi dalla luce e si lamentò: «Fammi dormire un altro po’!»

La sorella rispose con voce minacciosa: «Se non ti alzi, non potremo accompagnarti. I ragazzi ci stanno aspettando»

«Cosa?!» Maya si alzò a sedere di scatto. Era già il giorno della partenza?

A differenza di quanto promesso da Chrom, riparare tutti i totem distrutti aveva richiesto più tempo del previsto. Gli artigiani si erano messi al lavoro più velocemente che potevano. Nell’attesa, Maya e gli Officianti avevano dato una mano in altri compiti. Alcuni avevano collaborato con le riparazioni, lei e Magna erano stati chiamati per dare una mano all’orfanotrofio, Rutherfor aveva lavorato con Lip e Rap per perfezionare alcune applicazioni dell’I-Patch, Thalim era tornato al suo bar e Namari al ristorante. Così erano volati cinque giorni. Quando i totem furono pronti, gli Officianti provvidero alla loro installazione e potenziamento. Maya invece si concesse del riposo.

In totale, era passata una settimana. Maya aveva contattato la sua amica Cassandra ogni giorno per ricevere aggiornamenti. Nonostante la situazione sembrasse tranquilla, lei non lo era. Se avessero trovato il Custode Spirituale, avrebbero trovato anche Selene.

L’annuncio di Rutherfor la svegliò come una secchiata di acqua fredda. Maya scattò dal letto e corse a vestirsi. Non voleva attendere un minuto di più.

«Come hai detto che torniamo in Florida?» chiese Maya mentre attraversava le gallerie con Rutherfor. Le sembrò strano che avessero un aereo. Dove era parcheggiato? Una strana sensazione la pervase. Aveva sentito delle cose sullo Shaman Fight e di un aereo che aveva fatto precipitare i partecipanti nel vuoto.

«Vedrai» sorrise Rutherfor.

«Eccovi! Sempre ritardatarie, voi signorine, eh?» esclamò Chrom con un sorriso.

Il gruppo si era radunato poco lontano dalle rovine di Mesa Verdede, sotto le quali era situato il villaggio. Era mattina presto e i turisti non c’erano ancora. Tuttavia Renim attivò il suo OverSoul per renderli invisibili.

Maya li salutò. Ognuno di loro aveva dei bagagli a mano, esattamente come Rutherfor. Non erano molto grandi, probabilmente contenevano solo lo stretto necessario. Dal canto suo, la sciamana non si era portata nulla dal villaggio. Aveva lasciato le sue cose a sua madre. Quel giorno aveva indossato i vestiti con cui era arrivata al villaggio: una camicetta bianca a maniche lunghe con ricami tradizionali faceva capolino dalla giacchetta invernale di un gradevole viola. Una cintura porpora le avvolgeva la vita e fissava una gonna lunga in pelle di bisonte. I capelli erano legati in una coda alta e due piume erano fissate all’elastico. Era il suo outfit invernale preferito.

Osservò i ragazzi e notò che non si erano preoccupati troppo del vestiario: indossavano tutti dei jeans o dei pantaloni neri, scarpe generiche e maglie o giubbini con frange che pendevano dalle maniche degli avambracci. Sotto ad un giubbottino nero, Rutherfor indossava un vestitino bianco con frange alla gonna. Ai piedi indossava i suoi stivali preferiti.

Quello che la stupì fu un elicottero a doppia elica. La sua sensazione si era avverata. Maya fissò il velivolo con poca convinzione e balbettò: «È sicuro? Cioè, è un OverSoul questo?»

Radim batté una mano sul fianco dell’elicottero e gonfiò il petto, alzò l’indice e spiegò: «Il nostro Furyoku combinato può creare cose inaspettate. L’ultima volta è toccato a un sottomarino!»

«E i partecipanti che sono precipitati dall’aereo?» chiese Maya.

Silva scoppiò a ridere «Oh, quello faceva parte della procedura!»

La sciamana era perplessa, un altro dettaglio bizzarro da aggiungere alla lista. Decise di non fare altre domande. E, sebbene dubbiosa, accettò di salire sul velivolo quando Radim la invitò con un inchino a salire la scala con un «Madame»

Maya guardò con stupore la cura nel dettaglio. Scelse un posto a sedere e attese gli altri. Si chiese chi fosse al volante.

«La Patch Airline ringrazia i signori passeggeri per averci scelto! Viaggiare con noi è una garanzia. In caso contrario, ci si vede nel Grande Spirito!» annunciò Radim, parlando al microfono come un vero e proprio assistente di volo.

«Quando saremo in Florida, ci dirai dove dobbiamo lasciarti» disse Kalim prima di prendere posto accanto a Magna nell’abitacolo.

Maya sentì un po’ più sicura sapendo quei due al controllo del velivolo. Sorrise e rispose: «Ti darò una posizione dal GPS. Ma sarete capaci di viaggiare per quattro ore?»

«Ah, tranquilla! Dal Giappone al Texas ci son volute quattordici ore! È stata dura, ma abbiamo resistito!» esclamò Silva come se fosse stata la cosa più semplice del mondo.

Renim ridacchiò divertito «Vi ricordate quando abbiamo scaricato i partecipanti?»

Una risata generale riempì l’elicottero. Maya sorrise. A guardarli le sembrò che stessero minimizzando la fatica di quell’impresa. Volare per tutto quel tempo richiedeva non solo una concentrazione notevole, ma anche un quantitativo di furyoku pro capite non indifferente. Non era un caso che fossero Officianti.

«Però era stato interessante vedere come ogni sciamano avesse trovato un modo per non schiantarsi al suolo» commentò Namari.

Maya li ascoltò parlare del più e del meno. La sua impressione era corretta: per quanto ridessero e scherzassero, il Torneo li aveva provati più di quanto ammettevano. Le risate erano malinconiche e si alternavano a momenti di silenzio. Ma era comprensibile. Erano stati in dieci a doversi occupare di tutto.

Durante il viaggio, Maya messaggiò con Cassandra. Non sapeva se i ragazzi avrebbero apprezzato quello che aveva in serbo per loro. Sorrise soddisfatta mentre leggeva la risposta dell’amica e finalmente si volse ai ragazzi: «Spero che vi fermiate a salutare Cassandra e mia figlia»

«Te l’ho promesso. Ne approfitto prima di essere troppo occupato in giro per la città. Immagino ci tocchi lavorare. Lo stipendio è più alto, ma Miami è un luogo parecchio costoso» disse Chrom.

«Se sai dove cercare e decidi di dividere l’appartamento, i costi scendono notevolmente» rispose Maya. Ricordava ancora il periodo in cui aveva lavorato come barista e i sacrifici che aveva fatto. Quando ripensava a quel periodo, si chiedeva come ci fosse riuscita. Per fortuna era stato un periodo breve perché aveva cambiato lavoro poco dopo.

Ormai erano in viaggio da un po’. Finalmente Kalim chiamò l’attenzione di Maya, aveva bisogno di indicazioni. La ragazza ebbe un po’ di difficoltà a indicargli un punto dove atterrare. Era conscia che Renim li stesse nascondendo alla vista, ma doveva pur disattivare l’OverSoul. Osservò con sguardo assente il GPS, la sua memoria stava scandagliando i posti più adatti per un atterraggio. Come un lampo, qualcosa le balenò nella testa. Mostrò la mappa ai due piloti e indicò un punto specifico «Qui, in questo spazio tra Alton Road e West Avenue. Pare stiano discutendo sulla costruzione di un parco, ma al momento è solo terra battuta. Ci sono delle palizzate e possiamo uscire da un passaggio collegato al parcheggio»

«Perfetto. Preparatevi!» esclamò Kalim.

L’atterraggio fu perfetto. Renim disattivò L’OverSoul e furono nuovamente visibili. Maya fece una telefonata, si accordò con Sam Fox, un vecchio amico a cui aveva fatto un favore. Se il ragazzo voleva sdebitarsi, quello era il momento giusto: gli avrebbe dato un passaggio col furgoncino della ditta trasporti per cui lavorava. E, in ogni caso, lo avrebbe pagato ugualmente per il disturbo.

Non dovettero aspettare molto per l’arrivo di Sam, un ragazzo dai folti e ricci capelli rossi. Aveva la pelle bronzea e un paio di occhiali che facevano capolino dai suoi capelli «Hei! Finalmente a casa? Hai portato un bel po’ di gente! Siete venuti a godervi il clima mite di gennaio? Vi capisco»

Maya rispose con un sorriso imbarazzato, non poteva rivelargli il vero motivo per cui erano qui. Si limitò ad annuire affabilmente e a balbettare: «Eh già! Staranno qui per un po’. Direi che tutti si meritano una bella vacanza, no?»

Sam rise e indicò con il pollice il retro del furgoncino «Salite! Destinazione: Star Island!»

Attraversarono il MacArthur Causeway, il ponte che collegava Miami Beach alla città principale, ma deviarono a destra su Bridge Road. Maya si sentì meglio nel vedere che tutto era perfettamente in ordine. Presto sarebbe tornata a casa.

SpiritiSign by MayaPatch

Magna guardava le case di lusso sfrecciare davanti al finestrino. Quel posto era un covo per gente ricca, decisamente quel tipo di persone che lui non apprezzava. Cosa ci faceva Maya in un posto del genere? Lavorava in casa di qualcuno? Aveva il permesso di portarli lì? Non che dovessero rimanerci, erano andati con lei solo per accompagnarla e salutare. Poi si ricordò del discorso con Samari e capì. Spostò lo sguardo sulla sciamana che gli dava le spalle, stava parlando allegramente con Sam e Radim.

Il furgone si fermò di fronte a una lussuosa abitazione a due piani in stile classico, Magna ne aveva viste diverse durante i suoi viaggi. Non aveva da lamentarsene. Nonostante non fosse un patito per l’arte o l’architettura, il suo amore per la precisione era pienamente soddisfatto dalla cura per i dettagli e le misure e gli faceva apprezzare ciò che aveva davanti.

Sorretto da colonne greche, Il portico triangolare era posizionato al centro, sotto di esso c’era un portone blu a doppia anta. Ai lati si estendeva il resto della struttura, abbellita con colonne che sostenevano i balconcini. Le finestre erano alte, probabilmente le stanze erano molto luminose. Il tetto spiovente aveva lo stesso colore blu del portone d’ingresso.

Anche il giardino era curato. Il percorso in ghiaia, che conduceva all’entrata dell’abitazione, si divideva in una rotonda che circondava una fontana decorata con marmo bianco. L’acqua fuoriusciva dalla bocca di cavalli con la coda di pesce che circondavano quello che doveva essere una divinità greca, forse Poseidone. Almeno lo intuiva dal tridente che stringeva in mano. Il complesso di statue era di color verde smeraldo. A incorniciare la proprietà, un basso muretto in marmo dietro il quale era posizionata una fila di totem, che si estendeva lungo tutto il perimetro.

«Quanto hai speso per questo posto?» la voce sorpresa di Radim allontanò Magna dalle sue osservazioni. Lo sciamano con gli occhiali stava fissando il panorama a bocca aperta.

Maya rispose con il suo classico sorriso: «Meno di quanto ti aspetti. La batosta è stata la ristrutturazione. Ma ne parliamo dentro, vi offro un tè»

Selenechar2 by MayaPatchIl gruppo la seguì con un po’ di incertezza. Per un Patch, tutto quel lusso metteva quasi a disagio.

La sciamana non fece in tempo ad aprire il portone che due braccia le si avvinghiarono all’altezza del torso.

«Mami!» esclamò la proprietaria di quelle braccia.

«Si, scimmietta. Sono tornata» rispose Maya, ricambiando l’abbraccio e baciando i capelli neri di una bambina.

La piccola si staccò da sua madre non appena notò il gruppo. Era poco più bassa di Nichrom e i suoi capelli erano legati in due trecce. Indossava un abito rosa con decorazioni rosso opaco. Assomigliava tantissimo a Maya da bambina, ad eccezione dei vispi occhi castani.

«Sai, dovremmo entrare. I ragazzi sono stanchi per il viaggio» disse Maya.

Per quel che lo riguardava, Magna non era stanco. Il Furyoku ottenuto dopo la resurrezione era tale che le quattro ore di viaggio erano state una passeggiata. Non disse nulla per non sembrare sgarbato e si limitò a seguire gli altri.

L’interno della casa aveva uno stile totalmente diverso anche se il pavimento richiamava quello in marmo della fontana esterna. Davanti a loro si estendeva un soggiorno spazioso.

Maya guidò il gruppo a destra, dove erano situati dei divani e un tavolino. I ragazzi si guardavano attorno. In particolare, Rutherfor osservava tutto con occhi luccicanti, sembrava amare quella disposizione e la scelta di un mobilio moderno.

Spostando lo sguardo a sinistra, Magna notò un quadro. Era appeso al muro che divideva il soggiorno dall’ampia cucina open space. Ne rimase affascinato. Era una tela ricamata e rappresentava gli edifici del villaggio illuminati dal Grande Spirito, ricamato utilizzando fili color argento. Senza rendersene conto, si era fermato a studiarlo.

«Ti piace?» chiese Maya.

Magna fece scorrere lo sguardo sui dettagli e annuì «Chi lo ha ricamato?»

La sciamana alzò la mano con un sorriso imbarazzato «Io. Non è perfetto, ma non ricamavo da tanto. E poi ero in attesa di quel gremlin. Diciamo che ho approfittato del tempo a disposizione per dedicarmi a qualcosa di utile. Volevo portarmi un pezzo di casa qui a Miami»

«Notevole» commentò Magna. Effettivamente il villaggio non era il posto più comodo per una donna incinta, con tutte quelle scale. Sapeva che molte ragazze preferivano rimanere a casa mentre i loro mariti si occupavano del resto. Per Maya non doveva essere stato diverso. Ma a quel punto gli venne spontaneo domandarsi dove fosse il padre della piccola Selene. Era rimasto al villaggio?

Magna seguì Maya verso i divanetti, ma una stranezza attirò la sua attenzione. Forse gli altri lo avevano già visto perché si erano seduti e parlavano tra loro. A sinistra, quasi come per avvolgere la scala a chiocciola, era posizionato lo scheletro di un dinosauro. Era in una posizione di attacco, la coda scompariva dietro la scala per apparire dall’altra parte, il corpo era proteso in avanti verso il basso e la testa con le fauci spalancate guardava verso chi entrava.

«Me lo ha regalato un'amica. Non è autentico ovviamente» disse Maya, mentre si sedeva al suo posto.

Cassandra arrivò poco dopo e si scusò per il ritardo. Anche lei era cresciuta molto. I capelli neri erano legati in una treccia laterale e indossava abiti tradizionali color verde e giallo. I suoi occhi color cremisi avevano mantenuto lo sguardo dolce di un tempo.

Magna apprezzò molto che entrambe non avessero rinnegato le proprie origini. Poco importava dove guardasse, riusciva a scovare oggetti e suppellettili artigianali, compresi il teschio di un cervo posizionato sul camino in muratura e un telo ricamato con i simboli della tribù. Tutto sommato, quell'abitazione era un curioso mix di stili.

Radim interruppe nuovamente i suoi pensieri chiedendo informazioni sul prezzo di quel posto. Magna lo trovava irritante. Pensò che non si rendesse conto di come e quando volgere delle domande.

Maya non sembrò infastidita e rispose con tranquillità: «L'ho comprata all'asta. Dopo anni e anni di tentativi di vendita inconcludenti, è passata nelle mani della banca. Ho colto subito il suo potenziale e ne ho approfittato, soprattutto perché dicevano che fosse infestata. Sapete, era un vecchio hotel di lusso, uno dei primi ad essere costruito su quest'isola negli anni 30, circa. Fu distrutto in un incendio in cui morì anche il proprietario. Da allora, nessuno fu capace di demolire questo posto, come se una forza misteriosa respingesse qualsiasi palla da demolizione»

Magna pensò che fosse ovvia una situazione del genere. Gli sciamani avevano la curiosa tendenza ad abitare luoghi infestati. Il prezzo dell’immobile doveva essere stato irrisorio.

Cassandra arrivò con tè e biscotti mentre Maya continuò la sua spiegazione: «Effettivamente ho parlato con il proprietario, il suo fantasma, intendo. Non voleva che il resto della struttura venisse demolito e sostituito. Teneva molto a questo posto. Sapete, solita storia: moglie morta, promessa da mantenere e poi infranta. Era diventato un poltergeist. Inoltre c’era anche il fantasma di una cantante lirica, si era impiccata nella sua camera, dopo aver deciso di chiudere la sua carriera quando era ancora all’apice del suo successo. Alcune persone dicevano che la si poteva sentire cantare. Ma, a ogni modo, dopo un sopralluogo, ho partecipato all’asta. Ho pensato di demolire solo metà della struttura, era davvero messa male visto che l’incendio era partito da lì, risparmiando l’area dove siamo adesso»

La sciamana prese una pausa e sorseggiò il suo tè, sua figlia la guardava rapita mentre mangiava un biscotto. Dopo aver posato la tazzina, Maya si alzò e prese una foto incorniciata dal davanzale del camino. Al suo interno c’era il ritaglio di un giornale d’epoca con una foto. L’edificio immortalato era distrutto a metà. La zona che affacciava sul mare era bruciata ed era collassata su se stessa, Maya aveva fatto ristrutturare quello che era rimasto in piedi. Così, da una pianta quadrata, l’edificio era passato a una pianta a forma di C.

Magna lanciò uno sguardo alla finestra che avrebbe dovuto mostrare il cortile interno. Al posto del giardino c’era samarianimeEFP by MayaPatchuna elegante piscina dai bordi ondeggianti. Era sicuro che il proprietario originario non aveva avuto da ridire sul lavoro svolto. La facciata esterna aveva mantenuto il suo stile e forse anche parte dell’interno. La promessa era stata mantenuta.

«Come ho detto prima, il prezzo non è stato così alto. La batosta è stata la ristrutturazione. Ma ne è valsa la pena. Sono contenta. Ho aspettato cinque anni, ma ho una casa che ci offre tutto quello di cui abbiamo bisogno. E il posto non è male. Ha praticamente tutti i servizi. Ho un bel mutuo da estinguere ma non mi pesa più di tanto per come ho organizzato le rate» disse Maya prima di mangiare un biscotto.

Chrom ridacchiò come suo solito «E immagino che quei trofei sulle mensole siano un indizio sul tuo lavoro, giusto?»

Maya poggiò il mento sul palmo della mano e annuì: «Lavoro da otto anni come cantante in una band. Ma le entrate più remunerative vengono da contratti con enti pubblicitarie e riviste di moda. La gente chiede la mia faccia e mi paga bene. Non ho da lamentarmi»

«Avrai l’agenda piena» commentò Kalim.

«Avevo. Ho organizzato meglio il mio tempo. Per un periodo mi ero caricata così tanto da avere un burnout. Una volta terminati tutti gli impegni, iniziai a selezionare e ad accettare solo determinate richieste. Ora ho più controllo. Ma, capitemi, ero passata da barista a un lavoro di cantante d’opera al Tower Theater all’essere sommersa di attenzioni da ogni parte solo perché ero entrata in un gruppo famoso. Oh, e quanto ho pianto quando ho visto il primo stipendio, non volevo crederci. Sembrava che tutti i miei problemi si fossero risolti» spiegò la sciamana.

«Avevi comprato d’impulso quell’attico in quel grattacielo a Brickell» intervenne Cassandra con un sorriso divertito.

Maya si coprì la faccia con una mano e ridacchiava «Non volevo più vivere in affitto, lo sai. Però ci siamo vissute per sette anni, ne è valsa la pena. Sai che comprare casa era uno dei miei primi obiettivi»

Dopo aver riacquistato serietà, la sciamana dagli occhi azzurri incrociò le mani e guardò i presenti, poi parlò di nuovo: «Parlando di lavoro, soldi e case, ho una proposta per voi. Ne ho discusso con Cassandra in questi giorni. Vorrei agevolarvi la permanenza qui a Miami. Quindi vi invito a stare qui da noi»

Con il mento poggiato sulla mano chiusa in un pugno, Magna ghignò quasi soddisfatto. Aveva sospettato qualcosa da quando erano stati invitati a prendere il tè. Invece, il resto del gruppo era rimasto palesemente sorpreso.

«Ma ne sei sicura?» chiese Kalim.

«Siamo una decina di persone. Non possiamo approfittare della tua disponibilità» intervenne Chrom.

«Perché no?» tagliò corto Magna.

I suoi colleghi lo guardarono con espressione confusa e sconvolta insieme. Sapevano che Magna preferiva essere indipendente e che quella frase non era da lui.

Lo sciamano dai capelli ricci si sistemò sulla poltrona e spiegò: «Sono sicuro che nessuno di noi voglia tornare in strada a vendere oggetti che le persone normali non apprezzano. E il mondo del lavoro è così frenetico che ci toglierebbe il tempo di preoccuparci del motivo per cui siamo qui. La città va tenuta sotto controllo, sempre. Non possiamo permetterci distrazioni»

Sia Maya che Cassandra lo stavano ascoltando con attenzione. E, prima che una delle due potesse dire qualcosa, Magna continuò: «Tuttavia, proporrei di rimanere solo a delle condizioni»

«Condizioni?» fece eco Maya. Il suo sguardo era confuso.

Magna si schiarì la voce: «Certamente. Chrom ha ragione: siamo una decina di persone. Ritengo opportuno stabilire delle regole di civile convivenza.»

La sciamana dagli occhi azzurri sorrise e unì le mani «Oh! Beh, ci sono delle regole da rispettare, questo sì. Io, Cassandra e mia figlia le seguiamo»

«Ovvero?» domandò lui.

Maya contò sulle dita: «Non sono molte, in realtà. Vediamo: non camminare con le scarpe in giro, ma indossare le pantofole. Mettere sempre in ordine. È una casa grande. Mettere in ordine aiuta a tenerla pulita e a pulirla più facilmente. E questo vale anche per l’area svago e il piano bar. Come vedi, sono cose basilari»

Magna annuì, ma volle aggiungere altro: «Io propongo anche queste due condizioni: ognuno deve mettere in ordine la propria camera, e intendo anche pulirla. In qualsiasi casa io sia andato, non ho mai ricevuto lamentele. Ricambiare l’ospitalità in questo modo mi sembra il minimo. Poco importa che si tratti di una casa in affitto o meno. La seconda condizione è contribuire alle spese, almeno per il cibo. Abbiamo uno stipendio, possiamo permettercelo»

«Ha senso» mormorò Chrom.

«Io dico che si può fare» concordò Silva, con sorpresa di Magna.

Il resto del gruppo acconsentì quasi in automatico.

Maya accolse quelle reazioni con un sorriso sollevato «Allora possiamo mostrarvi le vostre camere e il resto della casa»

/////

Non immaginavo che il capitolo sarebbe venuto così lungo! In realtà avrei potuto continuare, c’era altra roba da inserire, ma verrà aggiunta nella prima parte del capitolo successivo.
Una nota: Il parco di cui parla Maya è il Canopy Park inaugurato proprio tra il 2021-2022. La mia storia è ambientata nel 2014, quindi il parco non era ancora stato costruito. Al suo posto c’era ancora della terra battuta.
Il personaggio di Sam Fox è un cameo di un personaggio di Roberto Turati, dalla sua storia su Ark: Survival Evolved: “Ark: l’isola preistorica”

  
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