Fandom:
Haikyu
Genere:
romantico
Tipo: one shot
Coppia:
yaoi
Personaggi:
Bokuto, Akaashi
Rating:
PG-17, arancione
PoV:
terza persona
Disclaimers:
i personaggi non sono miei, ma di Haruichi
Furudate. I personaggi e
gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
Akaashi’s diary
Bokuto entrò in camera sua, posando il borsone
sul fondo del letto, si cambiò e sbadigliando aprì il borsone corrugando poi la
fronte.
“Ho preso quello di Akaashi” mormorò tra sé,
tirò fuori i panni sporchi, e scese in cucina.
“Mamma ho preso per sbaglio la borsa di Akaashi,
puoi lavare la divisa che gliela riporto domani”
“Certo, Kotaro”
Tornò in camera e mandò un messaggio al compagno
di squadra avvisandolo dello scambio.
- Sì, me ne sono accorto, non c’è problema me
lo porti domani. -
Prese la borsa con l’intento di toglierla letto,
ma gli scivolò e parte del contenuto cadde a terra.
Con uno sbuffo raccolse tutto, rimettendolo a
posto, ma la sua attenzione venne catturata dall’anonimo quaderno dalla copertina
nera.
Lo raccolse e diede un’occhiata distrattamente
a qualche pagina, riconoscendo la bella calligrafia di Akaashi; quando, però, si
rese conto di che cos’era, lo lasciò cadere sul letto come se scottasse.
Lo aveva sfogliato credendo fossero degli
appunti di scuola, o qualche racconto che scriveva di tanto in tanto e che gli aveva
fatto leggere, mentre quello era una specie di diario personale.
Nel cadere sul letto, si era aperto e l’attenzione
di Bokuto fu catturata dal suo nome.
Sapeva di stare facendo una cosa profondamente
sbagliata, che stava violando la vita privata del suo amico, ma si ripromise di
leggere solo le righe che parlavano di lui.
E lì rimase folgorato, in quei tratti eleganti
e sicuri c’era la sua vita, o parte di essa, filtrata dagli occhi di Keiji,
dalle sue emozioni, dalle sue sensazioni, speranze, aspettative, paure e timori.
Si ritrovò a leggere avidamente e scoprì l’amore
segreto che Akaashi nutriva per lui, il suo struggersi in silenzio, guardandolo
da lontano, l’attesa degli allenamenti, per stare con lui, di come lo avesse sempre
ammirato.
Le sue guance si tinsero di rosso arrivando
ad un punto intimo e sconcertante, non poteva credere che il timido e riservato
Akaashi avesse scritto quelle cose, mentre leggeva se lo immaginava nel buio
della sua stanza, toccarsi pensando a lui e il suo corpo contrarsi e gemere
perdendo la compostezza che gli era così usuale.
Trattenne il respiro rendendosi conto che il
suo fisico aveva reagito a quelle immagini e non se ne sorprese affatto: Keiji
lo aveva attratto dal primo momento in cui aveva messo piede in palestra, neo iscritto al club, quando i loro occhi si erano incontrati
avevano sperimentato una sintonia fuori dal comune. Akaashi lo comprendeva
meglio di come si capiva lui stesso, colmava le sue lacune, si completavano e
si orbitavano intorno, ma anche se lui lo stuzzicava Akaashi non aveva mai lasciato
trasparire il suo turbamento e l’attrazione che provava per lui.
Algido e distaccato Akaashi, imperscrutabile,
più piccolo di lui di un anno ma molto più maturo e posato.
Si leccò le labbra continuando a leggere fino
all’ultima pagina che risaliva al giorno prima.
Spense la luce, chiudendo gli occhi si stese,
fu facile evocare il viso di Keiji in uno dei suoi rari e sinceri sorridi, o il
suo volto concentrato su un compito di scuola, o il lieve disappunto per
qualche sua azione in partita.
Si addormentò con il diario di Akaashi stretto
al cuore.
La mattina dopo si precipitò a scuola era sabato,
non c’era il consueto andirivieni di persone, solo i club che si preparavano
per i tornei, tra cui il loro.
Era presto probabilmente era il primo, no non
lo era: lo vide appena svoltò l’angolo, appoggiato alla balaustra con un libro
tra le mani, il vento gli accarezzava i disordinati capelli neri.
“Buongiorno” lo salutò aprendo la
porta dello spogliatoio.
“Buongiorno” rispose riponendo il
libro.
Appena entrati gli porse la borsa “Ecco, scusami
ancora ero così stanco che non me ne sono proprio accorto, mi madre ti ha lavato
subito la divisa”
“Anche la mia” rispose aprendo la propria borsa,
muovendo la mano al suo interno cercando chiaramente qualcosa.
“Cerchi questo” domandò Bokuto tirando fuori
dalla tasca il quaderno arrotolato e lo vide il corpo di Akaashi irrigidirsi e
il suo viso farsi un po’ più pallido.
“L’hai letto?” chiese in un sussurro appena udibile.
“Sì” ammise, gli occhi
blu di Akaashi si spalancarono e le sue guance si tinsero di un rosso acceso “E
ti chiedo scusa” aggiunse prima che l’alzatore proferisse parola “Ma se non l’avessi
fatto, non avrei mai scoperto quello che provi per me”
“Mi dispiace” mormorò abbassando lo sguardo a
terra imbarazzato.
“Penserai che sono un ragazzino sciocco,
puerile e…”
Bokuto fece un passo e Akaashi si trovò
bloccato tra gli armadietti e il corpo del capitano, poteva percepirne il
calore.
“Penso che tu sia adorabile, bellissimo, indispensabile
e mi piaci un sacco” sussurrò a pochi centimetri dal suo viso.
“Cosa…” riuscì a dire prima che le labbra del
più grande coprissero le sue in un bacio tenero e incerto, uno sfiorarsi di labbra.
“Che altro hai letto?”
“L’ho letto tutto, Akaashi, tutto d’un fiato,
so che non avrei dovuto, ma è stato più forte di me, mi è stato impossibile
fermarmi” spiegò baciandolo ancora, questa volta con maggiore decisione, forzando
appena le labbra di Keiji chiedendo il permesso di entrare e lui glielo
concesse e fu come entrare in Paradiso.
Quando Bokuto si sollevò per riprendere fiato
Akaashi, lo fissò per un lungo momento, avrebbe dovuto essere arrabbiato con
lui, non avrebbe dovuto leggere il suo quaderno eppure non ci riusciva. Non
credeva che Bokuto potesse interessarsi ad uno come lui gli venne un dubbio e mormorò
“Non prenderti gioco di me”
“Come potrei” disse “Te l’ho detto Akaashi tu
mi piaci davvero!” ripeté sincero baciandolo ancora, stava assaporando a fondo
quelle labbra e quella lingua quando qualcuno alle sue spalle si schiarì la
voce tossendo.
Entrambi i giovani tornarono alla realtà
rendendosi conto di dove si trovavano voltandosi verso la porta.
“Ma buongiorno!” esclamò Komi
con un largo sorriso seguito da Kanoha che gettò la borsa
sulla panca poco distante.
Akaashi sentì le gambe farsi molle e si
ritrovò seduto a terra, la testa gli girava, la posò sulle ginocchia per
nascondere tutto il suo imbarazzo, non si sarebbe più mosso da lì.
“Non è come sembra” esclamò Bokuto.
“Ah no! A noi sembrava che avessi un metro di
lingua in bocca ad Akaashi, ma ci saremo sbagliati” lo canzonò Komi dandogli una pacca sulla spalla e scambiandosi un’occhiata
eloquente con Kanoha.
Bokuto era imbarazzato all’inverosimile balbettava
frasi senza senso incapace di difendersi.
“Comunque era ora che voi due vi decideste”
Akaashi sollevò lo sguardo, a quelle parole, e
incrociò quello dei suoi compagni che gli sorridevano comprensivi.
“Ehi…”
Bokuto si era inginocchiato davanti a lui,
avrebbe gestito la squadra in un altro momento “È tutto ok?” sussurrò porgendogli
la mano ed aiutandolo ad alzarsi.
Nel frattempo, era arrivato il resto della
squadra, ma per fortuna Komi e Kanoha
si tennero per loro la scoperta appena fatta.
Finiti gli allenamenti Bokuto si avvicinò al
palleggiatore “Ti va venire a casa mia” domandò con un sorriso radioso, non era
la prima volta che succedeva, ma quella occasione aveva sfumature nuove da sperimentare.
Akaashi annuì prendendo il cellulare “Avviso
i miei”
Akaashi era seduto sul letto, con gli occhi
chiusi e le labbra di Bokuto incollate alle sue, che lo baciava con passione sempre
crescente, mentre con una mano gli accarezzava la pelle sotto la maglietta blu,
quando lo sospinse a sdraiarsi il palleggiatore fu colto dal panico e scostò il
viso posandogli le mani sulle spalle per respingerlo, gesto inutile visto che
Bokuto era più forte di lui, ma si allontanò comunque e lo fissò preoccupato.
“Scusa, sto correndo troppo” ammise nel
vedere gli occhi spalancati dell’altro.
“Va tutto bene”
“Sembri un cerbiatto spaventato, Akaashi”
proseguì “Sto correndo troppo” ripeté facendo per alzarsi, ma il più giovane lo
trattenne.
“No… va bene così” lo rassicurò tirandoselo
addosso “Ho solo paura che entri qualcuno, ci sono i tuoi e le tue sorelle”
Bokuto sorrise “Non devi preoccuparti, hanno
la buona abitudine di bussare e poi hanno tutte e due il fidanzato e posso
vendicarmi come e quando voglio, ho sentito certi concerti che neanche ti immagini”
Quelle parole fecero arrossire Akaashi e
Bokuto rise forte sdraiandosi sulla schiena, trascinandoselo addosso, baciandogli
prima una guancia e poi l’altra “Va meglio in questo modo? Così hai tu il
controllo dell’azione come in partita”
Akaashi sorrise riprendendo a baciarlo, non
sospettava minimante di questo lato premuroso di Kotaro.
Il capitano aveva ragione, stava succedendo davvero tutto così in fretta, non
riusciva ad analizzare lucidamente la situazione, la sua mente era sovraccarica
di sensazioni ed emozioni e non era in grado ad essere pragmatico ed analitico
come al solito, questa cosa lo spaventava e lo affascinava nel medesimo momento,
Bokuto tirava fuori un lato a lui sconosciuto.
Un bussare deciso alla porta lo fece
letteralmente saltare lontano dal più grande, ma giunse solo la voce di una
delle sorelle “Tra quindici minuti è pronto” poi si unì la voce dell’altra “Qualunque
cosa stiate facendo lì dentro” delle risate sommesse e dei passi che si
allontanavano.
“Ti ho detto che non sarebbero entrate” lo
rassicurò, ma Akaashi non lo ascoltava aveva il respiro corto, le guance rosse,
e piccole gocce di sudore gli colavamo lungo la tempia, Bokuto ne fu attratto e
leccò via quelle gocce salate con la lingua e senti il sospirò di Keiji contro il
suo viso.
Gli afferrò la maglietta e la strattonò verso
l’alto, Akaashi sollevò docilmente le braccia e se la lasciò sfilare imitandolo
subito dopo.
Gli occhi blu del palleggiatore si puntarono
in quelli d’ambra del capitano, che lo sospinse ancora a sdraiarsi, ma non lo
sovrastò gli rimase seduto accanto e con una mano gli carezzava il petto che si
alzava e si abbassava in fretta, scese sempre più in basso accarezzando con il
dorso della mano il rigonfiamento teso intrappolato negli indumenti, si beò del
basso gemito che provocò quel movimento. Si prese un momento per guardare Akaashi,
spettinato con gli occhi e le labbra socchiuse, aveva piena fiducia in lui.
“E sai” gli sussurrò all’orecchio “Anche io
mi masturbo pensando a te”
Lo vide arrossire e sorrise nel constatare
che non c’era niente di più bello.
“Non farò niente che tu non abbia già fatto
da solo” lo rassicurò, mentre gli abbassava i pantaloni e l’intimo quel tanto
che bastava per liberarlo.
Akaashi trattenne il respiro quando Bokuto
prese a vezzeggiarlo con la mano grande e ruvida, per poi afferrarlo
completamente e muovere la mano su e giù su tutta la sua lunghezza. Keiji inarcò
la schiena portando una mano alla bocca, auto imponendosi di non fare troppo
rumore, ma gli riusciva difficile, tremendamente arduo.
Bokuto si morse le labbra, mai avrebbe pensato
e sperato di vedere Akaashi in quel modo, nel suo letto a contorcersi mentre
gli dava piacere, quella cosa lo stava eccitando notevolmente.
Akaashi quasi urlò quando Bokuto lo prese in
bocca, lambendolo con la lingua e poi succhiando con forza, fu davvero troppo
per Keiji “Spostati” riuscì a dire, ma l’altro lo ignorò e Akaashi venne con un
gemito strozzato.
Bokuto si sollevò leccandosi le labbra,
sistemandogli i vestiti con cura.
“Questo non posso farlo da solo” ansimò Keiji
fissando il soffitto, respirando a fondo, cercando di riprendere un minimo
controllo su sé stesso.
La forte risata di Bokuto gli giunse alle
orecchie “Scusami non ho saputo resistere”
Akaashi si sollevò suoi gomiti concentrandosi
su Bokuto, il suo viso era arrossato, il suo petto glabro madido di sudore e un
rigonfiamento vistoso tendeva i pantaloni bianchi. Keiji si tirò a sedere gli baciò
le labbra assaggiando il proprio sapore mischiato a quello del suo asso, senza
una parola lo sospinse a sdraiarsi, a differenza del compagno percorse il suo
petto, con le labbra lasciandogli scie umide, lo sentì sospirare il suo nome e
questo gli trasmise un brivido lungo la schiena, e tuffare una mano nei suoi
capelli neri. Prese tra i denti l’elastico dei pantaloni e tirò piano.
“Non c’è tempo” lo avvisò Bokuto, mentre l’alzatore
si sollevava e si aiutava con le mani per abbassarli i vestiti “Proviamo”
soffiò e il fiato caldo sul suo membro fece rabbrividire il capitano del Fukurodani fin nel profondo.
Akaashi non aveva mai fatto una cosa del
genere e mai avrebbe pensato di farlo, ma per una volta lasciò da parte il suo lato
razionale e si lasciò guidare dall’istinto, fece esattamente quello che pochi
momenti prima Bokuto aveva fatto a lui ed in breve ne sortì il medesimo effetto,
aveva pensato di tirarsi indietro, ma non lo fece.
Si pulì con la mano e posò la testa sul petto
di Bokuto avvertendo il suo cuore battere all’impazzata
Bussarono alla porta “È pronto” cinguettò una
voce femminile.
“Veniamo” rispose Bokuto e scatenò l’ilarità
delle ragazze.
“Non abbiamo dubbi”
***
Bokuto si fermò un momento sulla soglia:
Akaashi era seduto sul suo letto la schiena poggiata al muro, le ginocchia sollevate
e su di esse vi era posato il quaderno e la sua espressione era concentrata
mentre scriveva, metteva nero su bianco quello che avevano fatto prima di cena per
non dimenticarsi nemmeno un’istante.
In pochi passi lo raggiunse e gli si sedette
accanto posandogli la testa sulla spalla, chiudendo gli occhi.
“Non sbircio, non preoccuparti”
Una lieve risata scosse le spalle dell’alzatore
“Non credo abbia più importanza”
“Allora posso leggere” esordì aprendo un
occhio.
“No!” protestò, finendo di scrivere una frase
e chiudendo il quadernetto.
Stendendosi sul letto, Bokuto gli baciò piano
le labbra, senza fretta, avrebbe potuto farlo in eterno.
Lo sentì sorridere e poi ricominciare ancora
e ancora.
“Ti vedo scrivere su quel quaderno ogni
giorno, se solo mi fosse capitato di leggerlo prima, avremmo potuto godere di
questo molto prima” mormorò.
“Se avessi avuto il coraggio di parlarti invece
che rifugiarmi su delle pagine bianche, non avresti dovuto ficcare il naso nel
mio diario” sospirò.
“Ti ho già chiesto scusa”
“Non sono arrabbiato” lo rassicurò colmando
ancora la distanza tra loro.
Akaashi posò la fronte sulla spalla del
capitano e sbadigliò piano, comprendo la bocca con la mano, era stanchissimo, la
fatica dell’allenamento, la tensione e le emozioni di quella giornata gli
fecero diventare le palpebre pesanti; l’ultima cosa che sentì furono le labbra
di Bokuto sulla sua fronte e la sua voce sussurrare dolcemente “Buonanotte,
Keiji”
***
“Kotaro, ho portato
il futon” chiamò sua sorella bussando piano, ma dall’interno nessuna risposta.
“Ehi ragazzi” esclamò l’altra aprendo appena
la porta.
“Non credo che quello serva più” spiegò richiudendo
la porta con un sorriso, suo fratello e Keiji dormivano profondamente sul letto
del primo, accoccolati uno tra le braccia dell’altro.
---
Angolo dell’autrice:
Orbene ordunque, eccomi qui con un'altra storia
Bokuto e Akaashi.
Grazie per chi è giunto fino a qui, chi ha
piacere a farmi sapere la sua è sempre benvenuto.
Un kiss.
Bombay