Astoria Greengrass
14. Hogsmeade
Astoria fissò
con un sopracciglio arcuato l’invitante vetrina di Mielandia, sfiorandosi
distrattamente il ventre piatto.
Mai nella sua
vita aveva trasgredito alle regole di Miranda Greengrass, rigida
nell’educazione delle sue figlie, adorate o meno.
La donna aveva
sempre sostenuto che una figura esile facesse la sua bella figura fasciata in
un aderente abito da sera e che le curve di grasso non avrebbero mai attratto
un buon partito.
Ma Astoria – a
cui altri partiti non interessavano
granché – in quel momento pensava solamente alle mani di Draco che sfioravano
le ossa del suo bacino, la sera prima.
Quando si era
presentata con le mani che giocherellavano tra di loro per il nervosismo e gli
occhi intimoriti per un rifiuto, Draco l’aveva accolta tra le sue braccia, non
fermandosi al pensiero che un gesto così sdolcinato fosse più adatto a Potter e
non a lui.
Ripensò a
quando le sue mani, grandi e bianche, le sfiorarono il collo, fino a scendere
giù, sempre più in basso, sempre più piacere.
Si rese conto
di essere senza fiato e fu costretta ad appoggiarsi ad un paletto colorato di
rosso e bianco per riprendersi.
Gli sguardi
divertiti degli studenti non le fecero alcun graffio, troppo scossa da quel
ricordo così vivo per badare ad
altro.
In quel giorno
nuvoloso di metà ottobre si era ritrovata senza ragazzo e senza migliore amica,
sola per il villaggio Hogsmeade, popolato da studenti della scuola e gente
eccitata per la festa di Halloween, prossima all’avvenire.
Draco le aveva
garbatamente detto con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni fin troppo
larghi che, quel giorno, non ci sarebbe stato, troppo preso da cose che Astoria
aveva fatto finta di non comprendere; sarebbe stato pressoché inutile mettersi
a litigare, visto che lui stesso sosteneva che quello fosse una cosa di vitale importanza.
Arricciò le
labbra in segno di stizza, ripensando alla seconda bidonata.
Tracey, le
mani congiunte di fronte a sé, gli occhioni color cioccolato strizzati e il
viso più rosso del solito, le aveva praticamente detto in cinque sillabe o meno
che ci sarebbe andata con qualcun altro.
Astoria aveva
inarcato le sopracciglia, più curiosa che scocciata, ma niente era uscito dalla
bocca di quella che avrebbe dovuto essere la sua migliore amica. E anche
l’unica, a voler essere pignoli.
Daphne era
ovviamente impegnata in scambi di effusioni con Blaise, indi per cui non era
nemmeno da calcolare.
Se si
escludevano Pansy Parkinson e Millicent Bullstrode in
infermeria dopo una “casuale” litigata con due Tentacule
Velenose, tutta la Casa di Serpeverde, quel pomeriggio, si stava divertendo.
Eccetto lei
ovviamente.
Le sembrava
quasi di essere tornata a un anno prima, quando si recava ad Hogsmeade con
un’espressione sofferente e le guance troppo pallide per piacere a qualcuno,
nonostante il bel vestito ed i capelli perfettamente in ordine, proprio come
mamma avrebbe voluto.
Ora, riflessa
nel vetro della vetrina, però, vedeva solamente una ragazza dai mossi capelli
biondo grano, leggermente scarmigliati a causa del leggero venticello che
smuoveva il villaggio. Un paio di jeans scoloriti ed un cappotto nero
abbottonato fin sotto il mento, Astoria sarebbe stata da prendere per le
orecchie secondo Miranda.
Ma
osservandosi le guance rosse e le labbra piene e distese in un sorriso, la
bionda non si sentì fuori posto.
Anche se
Daphne se n’era uscita dal dormitorio perfetta e profumata.
Anche se Pansy
indossava sempre un vestito elegante e all’ultima moda.
Anche se
Tracey aveva i lunghi capelli ricci e morbidi in ordine in qualsiasi momento.
Perché Draco
guardava lei nei corridoi della scuola e non Daphne, Pansy e Tracey.
Guardava le
sue ginocchia troppo magre sbatacchiare, i suoi capelli disordinati ricadere
mollemente sulle spalle e le guance colorate a causa del caldo. O dell’emozione
che provava quando se lo trovava di fronte.
Astoria si
strinse le mani al petto, chiudendo gli occhi.
Quando li
riaprì, decisa ad abbassare la maniglia che l’avrebbe introdotta nel mondo di
dolciumi tanto temuto dalla signora Greengrass, per poco non urlò.
Un paio di
occhi verde smeraldo la fissavano con curiosità e le viscere le si
attorcigliarono in una morsa piacevole.
«Indecisa se
cedere alla tentazione o meno?», domandò con un sorriso amichevole Harry
Potter, alternando lo sguardo da lei a Ronald Weasley, stretto in un cappotto a
scacchi alle sue spalle.
Astoria annuì,
leggermente scossa da quell’inaspettato incontro.
«Sai», disse
il moro, aprendo la porta e lasciandola passare, ridendo della sua espressione
dubbiosa. «Qualcuno una volta disse che l’unico modo per liberarsi da una
tentazione...»
«...è
cedervi», chiosò una voce alle loro spalle, una nota di divertito stupore che
Ria colse all’istante.
Le fu naturale
ricambiare il sorriso di Hermione Granger, che teneva stretta tra le sue mani
una borsa da cui fuoriuscivano una quantità industriale di piume d’oca e
pergamene.
Si sentì un
pesce fuor d’acqua quando – finalmente
– varcò la soglia del negozio più acclamato di tutta Hogsmeade.
Con
l’acquolina in bocca fissò Michael Corner, ragazzo del sesto anno di Corvonero,
addentare un lecca lecca alla fragola.
Si leccò
nervosamente le labbra, sotto lo sguardo smeraldino e divertito di Harry.
«Questa è la
prima volta che viene a Mielandia?», le porse un sacchetto trasparente,
prendendone uno anche per sé.
Ron e Hermione
alle loro spalle li imitarono, iniziando poi a discutere su quali caramelle
fossero più buone.
«Sì», chiosò
con voce stridula, allungando le mani verso delle caramelle a forma di spirale
dall’aria particolarmente appetitosa.
Harry spalancò
gli occhi con stupore, prima di passarsi una mano tra gli spettinati capelli
neri.
«Oh, pensavo
di essere l’unico, al mio terzo anno, a non aver mai visto questo posto»,
ridacchiò di quella confessione, facendo sciogliere almeno in modo parziale
l’agitazione della Serpeverde.
Astoria lanciò
un’occhiata curiosa attorno, notando gli sguardi incuriositi di altri studenti;
certo, ragionò, la ragazza di Draco Malfoy e il suo acerrimo rivale, Harry
Potter, erano una coppia pressoché assurda.
Senza contare
che erano fermi da almeno cinque minuti di fronte alle Cioccorane.
«Malfoy non è
con te», berciò con fare fintamente disinteressato il ragazzo sopravvissuto,
abbassando lo sguardo sulle Gelatine Tutti i Gusti+uno.
Lei annuì con
altrettanto disinteresse, pescando una caramella a forma di Burrobirra. Ne
infilò un paio nel sacchetto, per poi buttarsi al reparto del cioccolato.
Harry la seguì
silenzioso, imitando le sue mosse.
«Hai», il
ragazzo deglutì rumorosamente, chinandosi verso di lei. Astoria sentì le guance
in fiamme quando il respiro caldo di Harry sfiorò le sue labbra. «Hai scoperto
nulla riguardo a quella cosa?»
Non si domandò
nemmeno a cosa il ragazzo di stesse riferendo, allontanandosi da lui come
fulminata da quella vicinanza.
Il giovane
fece lo stesso, turbato.
«N-no», balbettò cercando di non guardarlo negli occhi,
sicura che sarebbe sicuramente bastato a farla cedere.
Tuttavia, non
le andava di tradire Draco, seppur Harry iniziasse a piacerle. E parecchio,
anche.
«Oh», la
delusione era leggibile sul volto di Harry, che però riuscì comunque a
sorridere.
Fu
distogliendo lo sguardo che Astoria notò una chioma di capelli castani e ricci
passare di fronte a le negozio.
Inarcò un
sopracciglio biondo, correndo poi alla casa per pagare.
«Hai visto
qualcosa?», le chiese Harry agitato, pagando la sua parte.
«Nulla.
Potter, devo andare mi dispiace...», affannata e rossa per l’imbarazzo, Astoria
scappò fuori dal negozio e a causa del vociare non udì le parole del
Grifondoro, urlate al vento.
«Puoi chiamarmi
Harry»
Chiunque
vedendola in quello stato avrebbe riso.
Forse
addirittura lei stessa riusciva a trovare qualcosa di comico in quell’assurda
situazione.
La gita si era
trasformata in una sorta di pedinamento, perché quando la tua migliore (e unica)
amica ti bidona perché deve vedersi con qualcun
altro la cosa puzza.
E se poi il
qualcun altro si rivela niente di meno che Terry Steeval,
Corvonero e Mezzosangue, la cosa fa addirittura acqua da tutta le parti.
Se poi si
contano i sorrisi, le guance arrossate e la mano dell’uno stretta in quella
dell’altra la situazione si complica. E tanto, anche.
«Merda»
Astoria, quel
pomeriggio di un nuvolo pomeriggio di metà ottobre disse la sua prima
parolaccia. Se si escludono cavolo e sciocco, ovviamente.
Nascosta
dietro una panchina in legno così umida da lasciarle una macchia sui blu jeans,
osservava la scena rapita.
«Oh, merda», sussurrò agitata ed eccitata al
tempo stesso, notando le labbra dei due incollate.
Tracey e
Corner si baciavano!
Oh, certo,
anche lei faceva lo stesso con Draco e metà popolazione di Hogwarts pomiciava
sotto i suoi occhi, ma...
...non Tracey.
Tracey, la
perfida ma educata studentessa, cima in tutte le materie e prossima a diventare
Prefetto, Caposcuola e Medimaga.
Tracey, che
aveva sempre amato Theodore Nott dal suo primo anno, prendendosi poi una
sbandata per Zabini a metà del terzo.
Tracey, quella
Tracey che solamente due giorni prima durante un pigiama party a porte chiuse
aveva dichiarato solennemente di non essere interessata a nessuno!
«Brutta
bugiarda»
Astoria pensò
che parlare da sola fosse sintomo di pazzia, ma scacciò quel pensiero con una
mano, mentre un gruppo di Tassorosso passava dietro di lei, osservandola con
curiosità.
I suoi occhi
verdi li fulminarono, facendoli poi scappare tra sussurri e urletti concitati.
Aver ereditato
lo sguardo gelido dei Greengrass era sicuramente un vantaggio, ma essere
l’ufficiale ragazza di Draco Malfoy le conferiva ancora più potere.
Leggermente
esaltata, tornò a fissare la coppia di fronte a sé.
Ritrovandosi a
darsi della scema subito dopo.
Perché Tracey
guardava verso di lei.
Perché Tracey
l’aveva vista.
«Merda, merda, merda»
Decisamente.
♪ ♪
♪
«E così ti
hanno vista»
Con un cenno
di assenso del capo e le gote arrossate per l’imbarazzo Astoria annuì, facendo
così sollevare le labbra di Draco in un sorriso divertito e derisorio al tempo
stesso.
Sapeva che lui
non si sarebbe trattenuto dal prenderla in giro: su quel piano, il loro
rapporto non era cambiato granché. Astoria rimaneva sempre la goffa ragazzina
di un tempo e lui il re delle Serpi.
Un due
magnifico, insomma.
«Tracey si è
messa a ridere e ti ha presentato Corner»
Un nuovo cenno
del capo e Draco continuò, una nota di perplessità nella voce strascicata.
Allungò una
mano, fino a cingere la vita di Astoria per poterla attirare a sé con facilità.
«C’è una cosa
che non ho capito», disse fissando il vuoto della parte di fronte a loro,
poggiando il mento sulla spalla destra della ragazza.
La bionda lo
guardò di sottecchi, incuriosita da quella pausa.
«In tutto
questo che diavolo centrano lo sfregiato e le caramelle?»
Delucidazioni – e scleri molto poco seri:
Questo
capitolo vi ha fatto sorridere? Vi ha divertite? Bene, scordatevi questa
sensazione d’ora in avanti, perché – FINALMENTE – sto per scrivere i capitoli
del sesto anno che più aspettavo.
Per poi
passare alla pura fantasia del settimo. <3
Questa
raccolta rappresenta un vero problema per me. Non riesco a smettere di scrivere,
pensare che ci sarà una fine mi fa venire mal di pancia.
La prolungherò
all’infinito! XD
Ringrazio
tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo (13! *_*) e mi scuso
con loro. Purtroppo non ho tempo di rispondere, devo fuggire a prendere un’amica.
Spero che
questo capitolo vi sia piaciuto!
Ci aggiorniamo
il quindici!
Con affetto,
Cà.