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Autore: Autumn Wind    05/08/2022    2 recensioni
Raccolta di missing moments della long Wish you were here.
La vita di Hermione e Severus alla fine della battaglia al Ministero, tra i rispettivi lavori, un matrimonio ed una figlia fin troppo simile a loro, è stata relativamente tranquilla … relativamente, perché quando due dei più potenti maghi della storia incrociano il loro cammino, tra pozioni ed incantesimi, qualcosa di magico, in fondo, deve pur succedere …
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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7.
Pozione Dolcesonno

[Pozione viola che fa addormentare immediatamente il bevitore e lo aiuta a trovare un po' di pace e riposo.]
Un grido squarciò brutalmente la tranquillità di una notte di nebbia e pioggia nella buia Spinner’s End. Al contrario di quanto si sarebbe potuto pensare, però, nessuno dei suoi abitanti si allarmò o agitò, al sentirlo, anzi: Severus, appena destato dal suo sonno già di per sé leggero, sbuffò sonoramente, controllando l’ora con un gesto stizzito. Accoccolata tra le sue braccia, Hermione sbatté le palpebre, assonnata e scarmigliata, levando la testa di scatto. “Di nuovo?” bisbigliò appena, cercando a tastoni Grattastinchi per evitare di pestarlo mentre si alzava, ancora mezza addormentata. “Hermione, lascia stare, vado io!” bofonchiò Severus, irritato, ma la strega scacciò la sua idea con un gesto. “No, non preoccuparti: l’ultima volta sei andato tu …” sbadigliò, dirigendosi a passo di lumaca nella stanza accanto alla loro, la vestaglia viola che ondeggiava leggera dietro alla sua figura dai capelli folti e mossi.
Il mago, levatosi a sedere, sbuffò, passandosi una mano sul viso ed accese l’abat-jour, illuminando l’oramai familiare camera. A guardarla ora, con il letto matrimoniale nuovo, l’armadio enorme, la toeletta, il bagno privato e la cassapanca coperta di cuscini sotto la finestra dalle lunghe tende leggere, stentava a credere che fosse la stessa in cui era nato e dove i suoi si erano odiati per più di un decennio. Stentava a riconoscere casa propria, a volte, per com’era stata trasformata …
Aveva sinceramente creduto che oramai la sua vita fosse perfetta e tranquilla, che finalmente potesse starsene tranquillo ed invecchiare tra i suoi intrugli con la donna che amava, ma non aveva calcolato l’enorme onda d’urto generata da Eileen Jean Piton, sua figlia, che cinque anni prima, gli aveva stravolto la vita, completandola e dandole improvvisamente un senso senza neanche esserne conscia.
Eileen era notoriamente una bambina adorabile: con i lunghi capelli neri, gli occhi d’ossidiana ed il gusto per colori scuri ed animali notturni, non solo era decisamente più intelligente della media, ma sembrava anche avere un non troppo velato disprezzo per giocattoli e cose normalmente considerate ‘da bambini’. E se questo già non fosse bastato come stranezza, da tre mesi a quella parte si erano aggiunti gli incubi. Praticamente ogni notte Eileen si addormentava beata, salvo poi svegliarsi alle ore più disparate, urlando e calmandosi solo se i genitori le stavano accanto e la cullavano. In più di un’occasione, pur di dormire qualche ora, si erano risolti a portarla nel lettone con loro … cosa che, a giudicare da quanto ci stava mettendo Hermione a farla riaddormentare, si sarebbe ripetuta anche quella sera.
“Che cos’ho mai fatto di male per meritare anche questo, eh, Grattastinchi? Va bene l’Oscuro Signore, va bene i Potter, ma anche il mal di schiena? Non ho più trent’anni!” sospirò Severus, accarezzando il gatto che, docilmente, si postò accanto a lui, nel lato più tranquillo del letto: se, con la soluzione del dormire insieme, quantomeno Hermione ed Eileen riuscivano ad addormentarsi, per Piton il sogno diventava ufficialmente irraggiungibile, vista la straordinaria somigliava di madre e figlia nel muoversi e rigirarsi nel letto come navi in tempesta. E se ad Hermione era oramai abituato (gli bastava abbracciarla perché si calmasse), Eileen si era rivelata persino più indomita di lei.
Neanche a farlo apposta, dopo qualche istante, la porta si spalancò ed Hermione ne emerse con Eileen tra le braccia, i lunghi capelli e la frangia a coprirle il visino pallido nella camicia azzurra ed il peluche a forma di unicorno fermamente stretto a sé.
“Di nuovo un brutto sogno?” sospirò Severus mentre la bambina s’infilava sotto le coperte, l’unicorno tra le braccia, stringendosi al padre come in cerca di protezione. “Sì.” mormorò, mentre Hermione li raggiungeva e le rimboccava le coperte. “Cos’hai sognato?” riprese il professore, beccandosi l’occhiataccia della moglie. “Dobbiamo proprio parlarne? Perché non domani?” constatò lei. “Perché non ora?” replicò lui, guardandola dritto negli occhi. “Sogno sempre il mostro che mi porta via!” ammise Eileen, giocherellando con l’unicorno. “Ma è normale … zio Percy dice che gli incubi sono comuni nei bambini sotto i tredici anni.”
Hermione e Severus si guardarono con la solita espressione sconvolta che sembrava dire: “Cosa diamine abbiamo generato?” di quando Eileen faceva quelle uscite alquanto preoccupanti.
“E com’è questo mostro? Se ce lo dici, forse possiamo aiutarti e scacciarlo …” mormorò dolcemente Hermione, accarezzandole il volto. Eileen scosse il capo, affondando ancor di più il volto contro il peluche. “Voglio solo dormire … per favore …” sbuffò. Hermione e Severus si scambiarono un’occhiata fugace, una delle tante conversazioni fatte solo di sguardi che avevano da oramai più di dieci anni prima che Hermione annuisse vigorosamente, sopprimendo ogni possibile protesta del mago con un’occhiataccia. Severus, sbuffando sonoramente, si sistemò meglio, rimboccando le coperte alla figlia. “Qua non devi preoccuparti di nessun mostro: sei al sicuro. Cerca di dormire, ora, però …” sospirò, ben consapevole che, mentre Eileen già si stava addormentando, sia lui che Hermione avrebbero continuato a fissare il soffitto, insonni, la testa colma di vorticosi pensieri, ancora per un bel po’.
֍֎֍
“No, non credo proprio che siano ‘soltanto incubi’ come dice tua madre!” sbottò Severus, sbuffando mentre il mantello nero gli svolazzava drammaticamente alle spalle man mano che avanzava a passo deciso per le strade di Diagon Alley, attirando, inevitabilmente, le occhiate di numerosi passanti. A volte si chiedeva se la gente avrebbe mai smesso di farsi gli affari altrui e di giudicare: vi era abituato, naturalmente e sapeva che la nomea di professore-Mangiamorte acido e bastardo, nonché molestatore, gli era appiccicata inevitabilmente addosso. Non che gli importasse: aveva le spalle larghe e non avrebbe potuto curarsi meno di quel che pensava la gente. L’importante era che lasciassero stare Eileen ed Hermione.
A quel pensiero, si voltò verso la moglie, intenta a camminare in silenzio nel cappotto blu elettrico, l’espressione seria e vagamente crucciata. “Non lo credo neanch’io …” mormorò la strega, stringendosi nervosamente le dita delle mani. “Ma non voglio neanche portarla dai medimaghi o dagli psicologi babbani … è fuori discussioni che sottoponga Eileen a quelle domande, la farebbero sentire solo a disagio e non ama gli estranei!”
“Sono d’accordo, ma non possiamo neanche continuare a farle prendere la Dolcesonno tutte le notti, Hermione …” sospirò Piton, osservando le foglie aranciate trasportate dal vento nella strada gremita: era uno dei finesettimana prima di Halloween e, com’era normale che fosse, nel mondo magico gli acquisti fremevano. Severus ringraziava di poter usare la scusa di voler accompagnare Eileen a fare dolcetto o scherzetto per evitare la stupida festa ad Hogwarts e rintanarsi nel suo amato salotto a leggere per tutto il giorno, possibilmente con Hermione e la bambina … bambina, che, peraltro, a cinque anni già sapeva leggere meglio dei suoi allievi e sfoggiava con orgoglio un repertorio tutto suo di volumi per l’infanzia. Ma quello era un dettaglio del tutto trascurabile.
“Va bene, bando alle ciance: che cosa proponi?” sospirò Hermione, controllando l’ora: a breve sarebbe dovuta andare a lavoro e, quel giorno, aveva deciso di portare la bambina con sé. Non aveva nessuna voglia di lasciarla a sua madre, che continuava a sminuire quegli incubi, liquidandoli come ‘fenomeni normalissimi’ e, sfortunatamente per lei, Severus aveva il giorno pieno.
“La cosa migliore che possiamo fare al momento sarebbe riuscire a capire più di preciso cosa sogna.” asserì il Serpeverde. “Ma non servirebbe ad aiutarla!”  
“No, ma potremmo quantomeno capire se sono sogni premonitori come i tuoi, cosa che sì, potrebbe essere, non fare quella faccia, o semplici incubi dettati da chissà cosa. Ma per scoprirlo, bisogna che sia sincera e si confidi e non lo fa mai … odia mostrarsi debole o incapace e, dannazione, non chiede mai aiuto …”
“Chissà a chi assomiglia!” sorrise Hermione, scoccandogli un’occhiata sorniona che lo fece sbuffare ancor di più. “Nello scalciare, a me no di certo!” le sussurrò, spingendola delicatamente verso il Ghirigoro e scoccando un’occhiata piccata ad un’anziana che li stava fissando scandalizzata. “La smetti di importunare la gente per strada?” l’ammonì Hermione, dandogli un buffetto sulla spalla. “Non sono certo io ad importunare la gente, qui!” replicò Piton. “Se si facessero i santi affaracci loro, non m’immischierei!”
“No, ma figurarsi …” sogghignò la strega. “E va bene!” sbuffò Severus. “Mi dà fastidio che tutti ci guardino in quel modo, come se ci fosse qualcosa di male nel passeggiare insieme per Diagon Alley! Contenta, adesso?”
“Lo sapevo già.”
“Naturalmente. Sia mai che la so-tutto-io Granger non sappia qualcosa … scommetto che sai anche perché lo fanno, in tal caso …”
“Certo.” sbottò lei, fissandolo in tralice. “Perché alla gente piace il lieto fine delle favole, quello in cui la principessa sposa il principe … tutti mi vedevano così, come la principessa che avrebbe sposato il principe Weasley.”
“Non avevano calcolato che tu sei una strega …” ghignò Piton, aprendole la porta per lasciarla entrare in negozio. Hermione gli scoccò un’occhiata piccata. “E neanche il fascino del classico antagonista redento e piuttosto bastardo …” sorrise, soddisfatta, passandogli davanti e strappandogli un mezzo sorriso mentre la seguiva al Ghirigoro.
La libreria accolse Hermione con un fruscio di pagine nella penombra lignea degli scaffali, come sempre. “Eccoci! Ed abbiamo trovato proprio una brioche al tuo gusto preferito!” sorrise la Grifondoro, precipitandosi al bancone, dove, accanto a Florence, tutta presa dalla revisione dei conti, Eileen, in un abitino verde scuro, stava leggendo con interesse un librone di fiabe. Alzò appena lo sguardo, sgranando gli occhioni neri al sentire il profumo del dolce. “Frutti di bosco, davvero?” esclamò, sorridendo. “Davvero. E ce n’è anche per Florence, che è stata così gentile da tenerti mentre andavamo al panificio …”
“Oh, ma è un piacere, davvero, è una bambina così adorabile … quando c’è bisogno, mi offro volontaria io!” rise la Florish. “Bene, si è fatto tardi e tra poco ho lezione … torno a prendervi a mezzogiorno e mezzo.” asserì Piton, fissando l’orologio sopra il bancone con sguardi carichi di odio. “Va bene.” annuì Hermione, sorridendogli appena prima di dargli un bacio sulla guancia: sapeva che suo marito non amava grandi effusioni in pubblico e, in fondo, nemmeno lei. Eileen non era chiaramente dello stesso avviso, dal momento che schizzò in piedi e corse incontro al padre, lasciandosi sollevare e gettandogli le braccia al collo. “Torna presto!” disse, stringendo le manine a pugno mentre si staccava dal rassicurante incavo del suo collo. Il cuore di Severus, quel piccolo frammento nero che credeva non gli sarebbe più servito, si sciolse a quelle parole, ma, come occlumanzia comandava, riuscì a nasconderlo dandole un bacio e posandola a terra. “Comportati bene con la mamma e madame Florish, mi raccomando, signorina. Florence, Hermione …” si congedò, chinando appena il capo prima di smaterializzarsi ad Hogwarts.
֍֎֍
“Muovetevi o tolgo dieci punti a testa, teste di legno che non siete altro!” sbottò Piton, vagamente infastidito dalla disarmante lentezza dei suoi studenti. La buia aula di pozioni di Hogwarts, quel giorno, era particolarmente scura e maleodorante a causa dell’esorbitante quantità di erbe e sostanze allineate sui banchi per la preparazione del filtro lunare, i cui fumi, tutti del colore sbagliato, uscivano dai calderoni, inebriando gli studenti del secondo anno di Serpeverde e Grifondoro.  
“Professor Piton, va bene così?” domandò orgogliosa una Serpeverde, mostrando il calderone fucsia. “Se hai intenzione di produrre tinture per barbie certamente sì, Wynning.” replicò Severus, gelido, suscitando qualche risatina che venne zittita da una sua occhiataccia. “Vedete di fare un po’ meno rumore!” sibilò, tornando in cattedra e sedendosi: aveva un atroce mal di testa, aggiungere benzina sul fuoco con le pozioni dei suoi studenti non era il massimo, ma presumeva fosse un male necessario e sufficientemente tranquillo da permettergli di arrovellarsi sulla questione gli stava davvero a cuore in quei giorni ...
“Ahhh!” gridò una Grifondoro, abbassandosi di colpo mentre un’ombra nera faceva scivolare nel calderone tutti gli ingredienti. “Via di lì, tutti voi!” esclamò Piton, estraendo la bacchetta. “Arresto momentum!” recitò, giusto prima che il calderone esplodesse addosso agli studenti impauriti. Fece evanescere il liquido con un gesto sprezzate, fissando in malo modo la studentessa che aveva urlato. “Esattamente dove hai imparato a contenerti, Stevens? Ti hanno cresciuta le scimmie dell’Amazzonia?” sibilò. “Non sono stata io, professore … è stato il corvo!” deglutì la giovane, indicando l’armadio. Piton seguì la traiettoria del dito con sguardo truce, sino ad incontrare la figura di un piccolo corvo, evidentemente cucciolo, con due bizzarri occhi verdi, del tutto strani per la sua specie. “Toh: un uccellaccio magico! Strano, questa è l’aula del pipistrello, non dei corvi … sparisci!” sibilò, lanciandogli addosso un quaderno col solo risultato di farlo svolazzare da un’altra parte tra le risatine degli studenti, che si zittirono all’occhiataccia del professore. “Si può sapere che vuoi?” mormorò, mentre l’uccello gli svolazzava addosso, becchettandogli il mantello prima di volare fuori. “Bene, se n’è andato … meglio per lui, altrimenti sarebbe finito fritto in qualche calderone! Stevens, chiudi la porta e pulisci tutto … tornate al lavoro, che abbiamo perso abbastanza tempo!” sbottò, storcendo il naso adunco. “Professore!” considerò un giovane, alzando la mano. “Che c’è?”
“Com’è entrato qui un corvo, se siamo nei sotterranei?”
“Chiedilo a quei geni dei tuoi amici Corvonero, dopotutto è nel nome della loro casa.” replicò, gelido e sprezzante, per nascondere il fatto che, in effetti, non riusciva neanche lui a spiegarselo.
֍֎֍
“Ecco qui: vedrà che a sua nonna piacerà moltissimo!” sorrise Hermione, porgendo al mago il pacchetto. Questi sorrise, uscendo nel nebbioso pomeriggio. “Uff … ed anche questa è fatta!” sospirò la Grifondoro, volgendosi ad accarezzare i capelli di Eileen, ancora presa dalla sua lettura. “Davvero c’è così tanta gente perché è Halloween?” domandò lei, dubbiosa, aggrottando le sopracciglia nere. “Proprio così: si fanno regali, tra i magici.”
“Nonna Jean e nonno Robert pensano che sia una cosa stupida ed anch’io!”
“Però è tradizione!”
“Non possiamo fare cose stupide solo perché sono ‘tradizione’!” replicò Eileen, ripetendo la parola nuova con un tono più acuto ed incerto, come faceva sempre. “No, hai ragione, ma il mio compito è lavorare, non chiedermi se sia giusto che la gente compri libri ad Halloween.” sorrise Hermione, riprendendo ad etichettare gli ordini con un sospiro: Eileen, a volte, era davvero impegnativa, anche se l’amava alla follia ed era la sua bambina. Aveva appena notato con sollievo che, seppur poco convinta, era tornata al suo libro quando un gracchiare fece gridare la piccola Piton, facendola mollare il libro e schizzare in piedi. “Eileen, che succede?” domandò Hermione, allarmata, seguendo il suo sguardo: in cima agli scaffali, c’era un piccolo corvo dagli occhi di smeraldo, tutto intento a fissare Eileen. Guardò gli occhi spauriti della bambina e comprese al volo. “Sono i corvi che sogni, vero?” indovinò. “Non i corvi: lui. Il corvo. Mi segue ovunque, non mi lascia mai sola e mi fa paura!” mormorò lei, spaventata. “Ma se ti piacciono pipistrelli e serpenti vari, perché mai un corvo dovrebbe essere diverso, scusa?”
“Non lo so, ma non mi piace.”
L’uccello zampettò verso di lei, facendola gridare nuovamente. “Suvvia, non è niente di che … anzi: è anche ferito, poverino! Dobbiamo aiutarlo …” sospirò Hermione, avvicinandosi cautamente e tendendo la mano verso l’animale, che si avvicinò, cauto. “E perché?”
“Perché non si lascia nessuno in difficoltà, animale o persona che sia.”
“Papà dice che le persone dovrebbero arrangiarsi …”
“Non dare sempre retta a tuo padre.”
Il corvo, d’improvviso, schizzò in un volo bazzicante, andando a posarsi sulla spalla di Eileen, che s’irrigidì e chiuse gli occhi. “Sta’ ferma, non ti fa niente!” l’ammonì Hermione, avvicinandosi e constatando che si trattava di un cucciolo di corvo decisamente particolare e non solo per gli occhi verdi: sembrava quasi dotato della capacità di capire cosa si stessero dicendo, da come muoveva la testa. Un po’ come Grattastinchi. “Dovremmo avere dell’Ossofast … ed anche delle bende.” sentenziò, prendendo delicatamente l’uccellino tra le dita prima di frugare alla ricerca di bende e pozioni. Eileen la fissò, sconvolta. “Ma perché? Ho sognato che mi seguiva, mamma, io …”
“Non sempre i sogni vogliono dire proprio quello che sembra, sai?” replicò lei, sorridendole ed allungandole una stecca. “Questa dovrebbe andare bene per fasciargli quell’ala rotta e ferita … la terresti per me, come una vera bambina coraggiosa?”
Eileen fissò prima il corvo e poi la stecca, ma la prese comunque. “Io non sono una bambina.” affermò. “Oh, lo so bene.” sorrise Hermione, iniziando a medicare l’animale mentre Eileen, tenendolo fermo, gli accarezzava pensosamente il piumaggio corvino.
Quando, svariate ore dopo, Severus Piton ricomparve al Ghirigoro, Hermione era impegnata con l’ultimo cliente e quasi sobbalzò vedendo Eileen leggere con il corvo dagli occhi di smeraldo appollaiato sulla spalla. “Ma cosa …”
“Sognava quel corvo che la seguiva … ma non era per una maledizione, secondo me: credo che Eileen abbia appena trovato il suo famiglio.” rispose Hermione, affiancandolo con soddisfazione mentre chiudeva. “Ma quell’uccellaccio è lo stesso che ha causato un mezzo disastro in aula appena due ore fa! Non può essere arrivato qua …”
“Non potrebbe neanche avere gli occhi verdi …”
“Allora va eliminato: è un animagus, quasi sicuramente e va a sapere cosa …”
“Severus!” lo fermò Hermione, ridendo ed afferrandogli la mano, tenendole tra le sue. “Non vedi? Quello è un normalissimo corvo, se fosse un animagus non avrebbe gli occhi colorati … è solo magico! Come Grattastinchi …”
“Non penserai davvero di tenerlo?”
“Perché no? Ha scelto la nostra famiglia, prima te ed ora Eileen … e non credo la lascerà tanto presto!”
“Oh, lo farà eccome, te lo dico io, non voglio uccellacci in casa mia!”
“Vedremo …”
“È inutile che …”
“Papà, hai visto?” intervenne Eileen, notando la presenza del padre con un largo sorriso ed indicando il corvo. “Si chiama Salem, mamma dice che basta una gabbia … possiamo tenerlo, vero?”
“Eileen …” sospirò Piton, sentendo distintamente l’occhiata divertita della moglie su di sé. “Non possiamo, non è un animale da compagnia …”
“Non mangia se non glielo do io dalla mano … ti prego, ti prego, farà tanta compagnia a Grattastinchi! Lo tengo io in camera e pulisco tutto io, promesso, ma non lasciamolo solo … nessuno dovrebbe stare solo!”
Severus sospirò ancor più profondamente, prendendosi il naso tra le dita, il mal di testa oramai a livelli colossali. “E va bene … ma sia chiaro, è un problema tuo e di tua madre, non mio, ve la vedete voi!”
“Grazie!” sorrise Eileen, raggiante, ritornando a leggere, soddisfatta, mentre accarezzava il corvo. “Un problema mio? Perché cos’avrei fatto io, di grazia?” sibilò Hermione, sorpresa. “Mi pare ovvio, mia cara …” mormorò Piton, fissandola con aria infastidita. “Da chi credi che abbia preso questo cuore di burro Eileen?”


 


 
  
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