Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: SheHadTroubleWithHerself    05/08/2022    1 recensioni
Elisabetta è in perenne lotta con se stessa.
Mentre si lamenta della sua vita monotona, trema al solo pensiero di un cambiamento che possa stravolgerla.
Nella sua testa non può fidarsi di nessuno, e questo l'ha portata a chiudere diverse amicizie, ma ciò che brama di più è poter cadere sapendo che qualcuno l'afferri in tempo.
“Che cosa pensi potrebbe aiutarti a farti sentire meglio?”
“Una persona che riesca a farmi pensare che valga la pena svegliarsi ogni mattina e vivere un'altra giornata.”
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO QUATTORDICI

 

Nonostante sia stata un'idea di Claudio parlare a carte scoperte, è ancora in silenzio, seduto sul materasso in attesa che il medicinale faccia effetto. Il suo stomaco è totalmente svuotato e la brioche lasciata sul comodino non riesce ad allettarlo abbastanza da pensare di riuscire a mangiare qualcosa in quel momento.
Elisabetta cerca di rilassarsi con il thé caldo nel bicchiere di carta e pensa di aver accettato che dopo questo giorno le loro strade si separeranno per sempre.
Che cosa ti avevo detto? È quello che direbbe se incontrasse ancora la sua terapeuta. Era solo questione di tempo.

“Cosa provavi per me?” sputa Claudio, illudendosi che quella fosse la domanda più semplice da fare. Se facesse caso allo sguardo attonito di Elisabetta capirebbe che non è così.
“Perché parli al passato?” è la prima cosa che ha davvero notato, è più doloroso spiegargli che quelle sensazioni le prova ancora piuttosto che esprimerle a parole. Usare le solite due parole sarebbe riduttivo e non basterebbero tutte le pagine bianche del mondo.
“Se provassi qualcosa per me non saremmo in questa situazione.” il suo tono non ha intenzione di ammorbidirsi ma Claudio sa che se fosse completamente lucido non le parlerebbe in quel modo. Ma la rabbia è tanta.
“E' più complicato di così.” Claudio sbuffa una risata priva di allegria, ma non le impedisce di continuare, “Non avrei mai fatto a meno di te se la mia presenza non fosse stata così tossica.” Elisabetta può permettersi quasi di sussurrare, le sue parole risultano comunque chiare e udibili.
“Ma per rendere le cose più semplici: So per certo di essermi innamorata di te.” pronuncia Elisabetta con meno imbarazzo di quanto pensasse. Forse il fatto di essere arrivati al capolinea le dà abbastanza confidenza da tirare fuori ogni singolo pensiero le baleni in testa.
Claudio, a giudicare dall'espressione sul viso, non sembra particolarmente colpito da quelle parole ma il suo battito cardiaco pompa sangue più velocemente.
“Non c'è niente di peggio di proibire alle persone di scegliere.” sentenzia sistemandosi meglio sulle coperte, finalmente bagna le sue labbra con il suo thé ormai tiepido. “Hai ben pensato di allontanarti da me e avere la presunzione di sapere cosa o chi vada meglio per me senza curarti di pensare come le tue azioni mi avrebbero fatto sentire.” Claudio vorrebbe avere quel foglietto in mano per accartocciarlo e buttarlo ai suoi piedi, invece in maniera masochista preferisce tenerlo ben piegato nel suo portafoglio. Perché seppur doloroso è un ricordo.
Elisabetta sbuffa rilasciando un po' la tensione, non sa cosa potrebbe aggiungere per consolarlo o lenire la sua collera.
“Non era quello il mio intento.” fa fatica a mantenere la voce ferma, la delusione forse è anche peggio della rabbia.
“Allora dovevi impegnarti di più.” aggiunge sconfitto da un singhiozzo che non è riuscito a trattenere.
Si sarebbe aspettata tutto, ma non che Claudio cominciasse a piangere. Non è uno sfogo silenzioso perché i suoi lamenti smembrano sempre di più quel silenzio ed Elisabetta è totalmente scioccata da quella reazione.
“Che razza di persona confessa il suo amore se non è disposta ad amare?” chiede retoricamente asciugando le ultime lacrime. Appoggia i gomiti alle ginocchia e riversa tutto il peso in avanti.
Quelle parole sono la cosa più vicina ad una lama che lacera la carne, non sarebbe sorpresa di vedere rivoli di sangue colare dal suo corpo in questo momento.
Ha il coraggio di alzarsi dalla piccola poltrona ed accucciarsi davanti a lui cercando di entrare nel suo campo visivo. Il petto nudo di Claudio si muove in maniera convulsa mentre cerca di stabilizzare il respiro con scarsi risultati.
“Claudio...” lo chiama timorosa di quale possa essere la sua risposta, lentamente sfiora i suoi avambracci. Non sembra intenzionato a muoversi da quella posizione. “Guarda cosa ti sto facendo.”

Quelle parole fanno sì che Claudio afferri nello stesso momento entrambi i gomiti di Elisabetta e stringe poi leggermente la presa come a voler scaricare la miriade di pensieri che affollano la sua testa, non è doloroso ma è distante anni luce da ciò che è sempre stato il ragazzo davanti a lei.
“Non trattarmi come se fossi un bambino.” la rimprovera guardandola negli occhi, rinfacciandole così tutta la sofferenza.
Sono questi i momenti in cui quel sottile pensiero fa breccia nella sua mente, quando si rende conto di poter davvero ferire qualcuno. Diventa naturale desiderare di lasciare quel mondo e permettere alle persone restanti di essere felici senza la sua presenza pesante come una zavorra.
Non può fare a meno di prendere il viso di Claudio tra le mani e asciugare lentamente le guance sperando di riuscire a cancellare prima o poi questa particolare immagine. Claudio sospira e le sue labbra tremano mentre Elisabetta fa tutto il lavoro. E' sveglio da poco più di due ore ma tornerebbe a dormire volentieri.
“Tua madre aveva ragione,” mormora abbassando lo sguardo, le dita di Claudio comprimono leggermente la pelle delle sue braccia. “Sapeva che ti avrei spezzato il cuore.”
Mentre si toccano sembrano lontani anni luce e pur guardandosi negli occhi sembrano essersi annullati perché entrambi hanno il cervello affollato di ricordi e non riescono davvero a vedersi.
“E aveva ragione anche la mia quando ha detto che avrei prosciugato tutte le tue energie.” Elisabetta trova finalmente il coraggio di allontanarsi come se potesse prendere una boccata d'aria in quella stanza buia. “Vorrei tanto essere la persona accanto che meriti ma non credo potrò mai esserlo. Mi piacerebbe poterti dire che ho solo bisogno di tempo, che parlandone con qualcuno tutto si risolverà.” spiega con un filo di voce, in coda per il suo momento per crollare. “Io non so cosa sia una relazione, non ne conosco le regole. Non sono capace di dare incondizionatamente come fai tu.” Elisabetta sa che la neutralità del viso di Claudio è solo apparenza, quelle parole hanno infastidito anche se stessa ma ovviamente lei ne percepisce la verità.
Non è autocommiserazione, né un tentativo per essere smentita, in realtà vorrebbe che questo discorso portasse Claudio alla resa finale. Il ragazzo assimila in silenzio quelle parole affiancandole a tutti gli avvertimenti ricevuti nel corso di quei pochi mesi, ma ha sempre più l'impressione di star perdendo se stesso con l'allontanamento di Elisabetta.
“Mia madre?” è confuso da quel piccolo dettaglio, ma si ridesta l'attimo dopo.“Per te è più facile dire questo piuttosto che provarci sul serio, pensare di essere una persona mostruosa e priva di qualsiasi capacità emotiva. Non ti stanca?” ricorda solo in quel momento di essere ancora a petto nudo, un brivido improvviso lo porta a coprirsi con un angolo del piumone.
“Non ti sembra che anche questa sia privarmi di una scelta?” Elisabetta sa che quello è un colpo basso, che rigirare le sue stesse parole non può portare a niente di buono, ma questa si sta rivelando essere la conversazione più pesante mai avuta. Forse perché le importa troppo.
Claudio emette una risatina nervosa e guarda ancora il pavimento in cerca di una risposta che non riesce a formulare. Non vorrebbe dargliela vinta ma è vero che non può sempre interpretare l'eroe della situazione.
“Va bene, mi arrendo. Hai vinto.” sbotta poco dopo togliendo dalle spalle le coperte ignorando lo sbalzo di temperatura. “Se non ti dispiace mi do una pulita e tolgo il disturbo.” si dirige verso il bagno senza ricevere una vera e propria risposta.
Non appena si chiude la porta Elisabetta si rende conto di star irrigidendo ogni muscolo del corpo e riesce a trovare sollievo solo quando finalmente si stende sul materasso e respira profondamente.
Riesce a giudicare il suo alto livello di stanchezza dal fatto che i suoi occhi non riescano a spurgare le lacrime che in quel momento avrebbe voluto sfogare, allo stesso tempo il sapere che Claudio è ancora nelle vicinanze le impedisce di trovare una posizione comoda per sprofondare nel sonno che tanto sta desiderando.
Ci impiega una ventina di minuti e quando esce di nuovo vestito con gli indumenti della sera prima, tranne la camicia, Elisabetta tira su la schiena rimanendo seduta e osservando ogni singolo movimento. Si alza solo per porgergli una felpa nera oversize vedendolo ancora a petto nudo e la ringrazia sottovoce indossandola nonostante le maniche siano troppo corte. Lei torna poi a sedersi nella stessa e identica posizione.
Non sa esattamente cosa dire per uscire dalla stanza, per questo Claudio fa l'unica cosa che in quel momento sembra sensata. Le si para davanti, la guarda in tutta la sua timidezza e una mano non riesce a fare a meno di sfiorarle il profilo della mandibola.
Elisabetta è offuscata dalla confusione quando Claudio fa toccare entrambi le fronti e i respiri si amalgamano l'uno all'altro. E' solo uno sfioramento di labbra ma lei non può fare a meno che sospirare.
“Hai presente quel desiderio che ti fa venire il mal di stomaco?” deglutisce prendendosi del tempo prima di proseguire, “Senti talmente tanto la necessità di quella cosa da starci male finché non la ottieni, e questo ti sprona a lottare ogni giorno.”
Ogni parola si schianta sul viso di Elisabetta che rimane affascinata da quanto piacere possa provare a sentire quel tono di voce lento, quasi liquido, senza tralasciare la durezza del loro significato.
“Tu mi baceresti adesso?” chiede Claudio, riflettendo a quanto sia stupida quella frase se non considerasse il contesto e il punto a cui vuole arrivare. Elisabetta riesce solo ad annuire, e lo fa il più delicatamente possibile per non separare le loro fronti ancora attaccate.
“Ora sai davvero cosa si prova.” risponde eliminando ogni tipo di contatto, Elisabetta deve immediatamente ritrovare l'equilibrio.
Quelle sono le esatte parole che fanno crollare miseramente ogni suo autocontrollo sprigionando singhiozzi di dolore ancora prima che Claudio possa chiudersi la porta alle spalle.
La rigidità del suo collo per limitare ogni suono le fa credere di avere una decina di coltelli infilati nella sua gola. L'aria sembra sempre meno e neanche dei profondi respiri l'aiutano a tranquillizzare il battito cardiaco. Non sa come ci riesce, ma si addormenta definitivamente accucciata nello stesso lato in cui ha dormito lui fino ad un paio di ore fa. Nonostante il suo profumo sul cuscino.

 

Ciò che invece sembra calmare lo scompiglio nella testa di Claudio è il totale silenzio che trova per le strade di Torino. Pochi bar sono aperti per la colazione e solo ora si spiega la lunga attesa nella camera d'albergo e riconosce essere molto rilassante il viaggio in metropolitana in un vagone totalmente vuoto. L'unica distrazione è l'annuncio delle fermate dalla voce robotica e i messaggi di sua madre e Riccardo.
Non riesce a capire se la conversazione appena avuta sia stata catartica o meno, non riconosce alcun tipo di vuoto ma neanche la soddisfazione di aver finalmente chiuso un capitolo.
Ogni illusione di potersi sentire meglio in così poco tempo vengono distrutto dall'abbraccio urgente di sua madre non appena varca la porta di casa. Le mani grandi e sottili di Veronica si muovono veloci e lo tengono stretto come se potesse dissolversi in polvere da un momento all'altro, chiede ripetutamente se stia bene e sentirlo inerme tra le sue braccia le fa subito credere non ci sia stato alcun chiarimento.
“Tesoro, dì qualcosa.” lo implora la madre lasciando un piccolo bacio tra i suoi capelli.
Claudio non riesce a trovare una frase abbastanza confortante, la cosa più semplice da fare in quel momento è farsi stringere da suo madre, mentre dietro di lei suo padre cerca di confortarlo con un piccolo sorriso. Come se riuscisse a capire il suo dolore senza dover spiegare nulla.
“Sono un po' stanco.” bisbiglia poco dopo, per una volta non vuole sforzarsi a far sentire bene gli altri. Per una volta vuole essere lui il personaggio in difficoltà della storia.
Veronica annuisce provando a non spaventarlo con la sua preoccupazione, gli lascia semplicemente lo spazio per spogliarsi del cappotto e dirigersi verso la sua camera.

Sarebbe la situazione ideale rimanere sotto le coperte calde dopo aver sperimentato la temperatura bassa di quella mattina se riuscisse a smettere di pensare che sta indossando qualcosa di suo. Quella felpa odora di un qualsiasi detersivo generico, ma sapere che appartiene a lei lo porta in uno strano bivio per cui la stringe forte a sé e l'attimo dopo desidera bruciarla o disintegrarla con le sue stesse mani. Improvvisamente non sente più la stanchezza, al contrario i suoi occhi sono vigili e fissano lo stesso punto da parecchi minuti, incapace di muoversi o distrarsi con qualsiasi altra cosa.
Si sente un pugno bussare alla porta e subito dopo chiedere il permesso di poter entrare, il legno scricchiola silenziosamente.
“Posso?” chiede nuovamente sua madre. La guarda senza neanche dover muovere la testa e annuisce senza disturbarsi di dover dissimulare il suo stato d'animo.
“Mi dispiace tanto, Claudio.” non capisce perché sua madre si stia scusando ma almeno si rende conto di non esser stato l'unico a crederci davvero in un risvolto positivo. “Forse con un po' di tempo le cose si sistemeranno.”
“Dovresti sentirti sollevata.” riflette a voce alta osservandola ancora in piedi davanti a lui.
“Che cosa vuoi dire?” la sua faccia è visibilmente confusa, si avvicina di qualche passo in attesa di una delucidazione.
“Me ne sono liberato, no? Non dovrai più preoccuparti di lei.” la rabbia feroce che ieri l'aveva investito sembra essere tornata a fargli visita, usando toni di voce e parole che normalmente non avrebbe mai scelto, tanto meno con sua madre.
Veronica si siede sul pavimento mettendosi così alla stessa altezza del viso di Claudio, fa un profondo respiro prima di intraprendere quel discorso.
“Non pensare che il motivo della tua condizione mi faccia sentire bene.” chiarisce fin da subito, il pensiero di Claudio su di lei la fa rabbrividire. “Non ho mai voluto che finisse così, ma sapevo sarebbe stato difficile per lei stare al tuo passo e non volevo che tu rallentassi il tuo percorso.” ogni parola pronunciata davanti al volto deluso di Claudio risulta stupida o priva di senso, Veronica ha l'impressione di starsi solo scavando una fossa proprio sotto ai piedi.
“Se papà inciampasse tu non lo aspetteresti?” chiede improvvisamente Claudio con voce bassa, immaginando già la risposta.
“Mi rendo conto che questo discorso adesso non abbia più valore, non mi sono accorta che il tuo atteggiamento non fosse altro che una tua virtù. E me ne vergogno.” lo sguardo di sua madre è così penetrante da averne quasi timore di ciò che potrebbe trovare se scavasse nella sua testa. “Questa mattina ho cercato di aiutarla, di farle capire che vi meritate a vicenda... ma ho l'impressione che lei sia troppo chiusa nel suo pensiero per poter tentare di cambiare idea.”
“Quando le hai parlato?” è la domanda che gli sorge spontanea, come se la risposta potesse realmente cambiare la sorte.
“Stamattina ho scoperto che non hai dormito a casa e quando ti ho chiamato mi ha risposto lei. Per un attimo ho creduto che aveste risolto, ma sentendola parlare era chiaro che avesse preso una decisione.”
Le parole di Veronica sono attentamente misurate, ha seriamente paura di quella che potrebbe essere la reazione di suo figlio, stenta quasi a riconoscerlo. Ma adesso riesce a capire che Claudio sta solo crescendo, non cambiando.
Claudio annuisce in risposta prima di sospirare e aggiungere rassegnato “Io non so più che fare.”.
“A volte bisogna saper accettare di non poter fare nulla. Ti ho sempre visto farti in quattro, trovare una soluzione ancora prima che si creasse un problema, ma Elisabetta è una persona. E' complessa e probabilmente ha bisogno di tempo, di scavare dentro se stessa e convincersi finalmente che come tutti merita di amare e di essere amata.” Veronica è commossa nel vedere gli occhi lucidi di Claudio e non riesce a contenere la voglia di stringerlo tra le sue braccia anche se la posizione non lo consente perfettamente. Realizza in quel momento di star assistendo al primo cuore spezzato di suo figlio.
Rimane in quella stanza il tempo necessario di vedere suo figlio addormentarsi sotto le sue carezze costanti, flashback di quando era solo un bambino di cinque anni la investono rendendola emotivamente fragile o forse più forte. Ricorda quanto la gentilezza di suo figlio spiccasse tra i suoi coetanei assieme al fatto che cercasse sempre gente con cui circondarsi. La situazione diventa più semplice quando trova conforto tra le braccia di suo marito.

 

Si risveglia avendo la sensazione che siano passati giorni se non settimane, è frastornata e quasi si dimentica del luogo in cui si trova. Si chiede più volte se ciò che è successo non sia altro che un sogno piuttosto elaborato ma quando ritrova il messaggio di Claudio mandato da Riccardo ricollega ogni pezzo in pochi secondi, subito dopo vorrebbe assopirsi nuovamente.
Le fa rabbia pensare che in ogni fase di stallo della sua vita lei non riesca mai ad imparare la lezione. Nella sua testa comincia una litania di critiche verso se stessa, di prendere una decisione per una volta, di non parlare a vanvera e fare ciò che predica sia la sua soluzione.
Non sei altro che un'insulsa codarda, è ciò che rimbomba nelle sue orecchie, ha quasi l'impressione di starlo ripetendo ad alta voce. Fallo, in fondo cosa ti trattiene? Fallo una volta per tutte.
Improvvisamente si sente terribilmente sporca, a pezzi, e l'unico desiderio è quello di lavare via dalla pelle quella strana sensazione di pizzicore che la sta invadendo, barcolla quindi verso il bagno con il mal di testa provocato dal quel sonno turbolento. Si pone davanti allo specchio, come se fosse un rito, e si accorge di come la sua pelle riesca a dissimulare tutto il delirio che la sta consumando dall'interno. Il viso sembra addirittura più rilassato del solito, al confine con l'apatia.
Gli occhi scannerizzano ciò che si trovano davanti: lo spazzolino e il dentifricio dentro il bicchiere di plastica e tutti i flaconcini di shampoo e sapone solido targati con il nome dell'hotel. Il beauty case lasciato aperto con tutti quei trucchi che non usa da mesi e piccoli accessori. Gli occhi o forse il suo stesso cervello, difficile a dirsi, rimangono incantati dalle forbicine che spuntano scintillanti rispetto al resto.
Avevi la risposta davanti a te, ora non hai più scuse.
Forse lo sporco che sente addosso non può semplicemente lavarlo via con una spugna, nemmeno con l'acqua rovente. Bisogna estirparlo dalla radice così che non possa ripresentarsi. Le dita tremano quando toccano quel ferro così freddo, non sanno da che parte cominciare e continuano a rigirare l'oggetto tra loro mentre Elisabetta cerca la tecnica giusta.

Non puoi fallire anche in questo.

Comincia con il primo tentativo, tiene le corte lame tra di loro e osserva il piccolo solco che creano premendo sulla superficie della pelle. Serra le palpebre quando comincia a spingere, sempre più a fondo. Il dolore si propaga in modo strano e sembra insostenibile anche se quello più accentuato non è lungo il braccio ma all'altezza della gola.
Elisabetta irrigidisce il collo tanto da rendere sporgente ogni vena presente e tutto intorno brucia mentre vuole impedire alle lacrime di scendere.

E' quello che vuoi, che senso ha piangere?

Lascia la presa sulle forbici quando il tremore diventa troppo, si rende conto di avere gli occhi ancora chiusi e riprende a vedere solo quando sente l'oggetto cadere a terra.

Un piccolo segmento da cui a malapena sono uscite gocce scarlatte di sangue è tutto ciò che è riuscita a ottenere.

Non riesci ad impegnarti neanche in questo?

Le gira la testa e sa in cuor suo che la ferita non c'entra. A demolirla sono la miriade di insulti che lei stessa si sta affibbiando, tutto ciò che ha sempre creduto la gente pensasse di lei. Riesce a far tacere ogni suono attorno a lei solo quando prende da terra le forbicine e le scaraventa dall'altra parte della stanza facendole tintinnare sulle piastrelle.
Un nuovo pensiero si presenta nella sua testa, non riesce a capire cosa l'abbia trattenuta dall'arrivare fino in fondo. Nessuno avrebbe impedito la riuscita di quel gesto eppure la totale solitudine non è bastata.

 

 

“Questa situazione deve sembrarti piuttosto strana.” Elisabetta elimina il consueto saluto nel momento in cui si trova davanti a chi ha risposto alla sua richiesta d'aiuto. Non sa se sia stato più strano cercarlo o il fatto che ci sia stata un'effettiva risposta. “Non so nemmeno da che parte cominciare.”
“Per esempio perché hai scelto me.” risponde con il abituale tono calmo. “So quanto ti sia costato.”
Vengono interrotti brevemente dalla cameriera che prende le loro ordinazioni e solo quando questa si allontana ritornando al bancone, Elisabetta prende coraggio.
“Forse il motivo è proprio questo, non ho dovuto raccontarti ogni singola cosa per farmi conoscere da te. E ho sempre apprezzato la tua obiettività.”sorride amaramente nel pensare che il loro sia un rapporto d'amicizia troppo strano per essere pienamente compreso o definito tale.
“Se ti vedessi da fuori capiresti quanto i tuoi occhi siano in grado di parlare. Guardandomi indietro, grazie a loro, avrei dovuto fare qualcosa per risolvere i contrasti tra te e Maddalena.” il suo sorriso fisso sul viso è confortante, non si sente di dover dare spiegazioni e probabilmente non riuscirebbe a trovarle.
“Mi dispiace per come mi sono comportata con lei, non sono riuscita a gestirla diversamente e alla fine sono esplosa.” prende coscienza che se non fosse frastornata da Claudio forse prenderebbe in considerazione l'idea di una riappacificazione. In fondo all'inizio andavano relativamente d'accordo.
“E' quello che cercavo di dirti quando ti consigliavo di non fare tutto da sola, di cercare sempre qualcuno da avere intorno.” il suo non suona davvero come un rimprovero, ma ricorda di tutte quelle volte in cui l'era stato detto e probabilmente solo in questo momento riesce a capirne il significato. “Ma anche Maddalena poteva fare meglio.” aggiunge con una piccola risata.
“Ho sempre creduto che facendo tutto da sola avrei dimostrato qualcosa, ma adesso ne sto pagando le conseguenze.” spiega mentre vengono appoggiate davanti a loro le tazzine di caffè.
Federico sa che quello è solo un preambolo, la scusa perfetta per poter introdurre l'argomento che li ha portati a trovarsi in un piccolo bar sperduto. Non ha la minima idea di cosa si tratti, Elisabetta non si è mai spinta così tanto nel parlare con lui ma ha l'impressione che il solo essersi incontrati possa essere solo un sintomo positivo che potrebbe portare un cambiamento importante.

Federico non avrebbe mai pensato che il problema fosse di cuore. La sente raccontare di questa persona come se non fosse reale, come se potesse farle del male descrivendola con una parola sbagliata. Le vede gli occhi umidi ma mai decisi a spendere quelle lacrime e si sta chiedendo cosa si aspetti lei da lui in questo momento.
“E' ridicolo, non è vero?” chiede alla fine del suo racconto. Non ha niente a che vedere rispetto alle sedute di psicoterapia, qui non ci sono aspettative né la ricerca di un disturbo che possa giustificare i suoi comportamenti.
“Sinceramente non so cosa ti voglia sentir dire.” risponde con naturalezza. “Non immaginavo che ti sentissi così.”
Non hanno mai avuto un rapporto molto fisico, ma in questo momento la sua mano che nasconde la sua in una presa morbida è apprezzata.
“Cosa devo fare?” lo implora di darle una risposta quando sa bene anche lei che non saprà dargliela.
“Ammetto di sentirmi un po' sotto pressione... non sarò certo io a farti cambiare idea.” ha lo sguardo concentrato nel cercare seriamente la soluzione al dilemma. “Parli di lui con un tono e delle parole che mi fanno pensare. Se ti piace così tanto perché non ci provi?”
“Perché nel caso in cui non ce la facessi non voglio trascinarlo nel dolore con me. Quello che ho fatto ieri...” prende un piccolo respiro come se improvvisamente si trovasse con l'acqua alla gola. “Non voglio ritrovarmi a dare spiegazioni nel caso ci riprovassi.” Il tremore nella voce sembra essere sparito per lasciare spazio alla parte più risoluta, quella convinta delle sue parole. “Allo stesso tempo lui potrebbe essere l'unica persona a farmi dimenticare di quel pensiero.”
“Ma non ti rendi conto di esserti risposta da sola?” chiede incredulo, e continua attirando lo sguardo su di sé. “Ti sei fermata per un motivo. E non dico che la tua sofferenza non sia evidente, ma tutti noi abbiamo un fardello da portare avanti e a volte avere qualcuno accanto è il metodo migliore per alleggerirne il peso.”

Elisabetta scuote la testa in dissenso in procinto di smontare ogni sua tesi, ma si blocca quando Federico riprende la parola.
“Lui ha scelto di voler far parte della tua vita, di farsi carico anche del tuo bagaglio di sofferenze. Dovete semplicemente afferrare un manico a testa e permettervi di tanto in tanto di dimenticare quanto sia ingombrante.” ritorna a sorridere, gongolando internamente quando Elisabetta rimane nel completo silenzio, incapace di dire qualsiasi cosa. La vede riflettere, giudicare ogni singola parola pronunciata e rendersi conto che quella sembra essere la risposta più logica. “E comunque non ci credo che tu non abbia altro da offrire.”
“Non voglio fondare la mia serenità su una persona, potrebbe stancarsi in qualsiasi momento.” risponde dopo aver fissato per qualche istante il fondo di caffè incrostato.
“Non ti sto consigliando di annullarti, lui non deve essere l'unica fonte. Ma può essere una buona base di partenza.”

Se qualcuno in quel preciso istante le offrisse un metodo veloce e indolore, probabilmente lo userebbe. E questo la spaventa meno di quanto lo farebbe donarsi completamente a Claudio.



Non so quanto sia passato dall'ultima pubblicazione e onestamente non ho il coraggio di guardare. Non che questa fanfiction faccia numeri o recensioni stratosferiche, però vedo i passaggi e anche se sono pochi è bello pensare che qualcuno voglia sapere come andrà a finire.
Quindi, la conversazione che avrebbe dovuto segnare un punto importante nel percorso di Claudio ed Elisabetta non ha fatto altro che accentuare il problema tra loro senza dare la spinta necessaria per risolverlo una volta per tutte.
A chiunque stia leggendo, spero che questa storia non ti stia annoiando e che aspetterai con pazienza l'epilogo che penso arriverà tra pochi capitolo.
Non sembra, o magari non ci si pensa, ma è doloroso scrivere di questi argomenti soprattutto quando ti toccano da vicino quindi non vedo l'ora di scrivere il punto finale e definitivo di questa storia.
Buone vacanze!

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: SheHadTroubleWithHerself