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Autore: Justice Gundam    06/08/2022    2 recensioni
Quello che per un variegato gruppo di avventurieri comincia come un viaggio in incognito e una missione di recupero di poche pretese, si rivela essere invece soltanto una parte di un vasto intrigo che li porterà a confrontarsi con il lato oscuro del loro paese, e con antichi misteri che si credevano ormai dimenticati. Ispirato alle sessioni di Pathfinder che gioco assieme ai miei amici.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Pathfinder: Madness Rising

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

 

Risposte alle recensioni!

 

fenris: Grazie mille della tua recensione! Cercherò senza dubbio di usare qualche classe da Path of War, anche se credo ci vorrà un po' di tempo per avere questa occasione! E per quanto riguarda il finale... beh, vedremo! XD

 

Farkas: E' sempre un piacere leggere le tue recensioni! Non ti preoccupare, so cosa vuol dire non avere tempo... Grazie per la recensione in ogni caso!

Stai attento a quello che dicono i kyton (o velstrac, come si identificano loro): sono bravi a razionalizzare le loro azioni, ma in realtà sono spinti unicamente dal desiderio di soddisfare il loro sadismo. Sofia, invece, è il classico caso della via per l'inferno lastricata di buona intenzioni, come vedrai in seguito.

Più avanti scopriremo qualcosa di più anche sugli orripilanti qlippoth... e beh, ho pensato che in effetti un po' di parolacce ci stessero, data l'ambientazione. XD

Come puoi vedere, Nerenzio non è morto. Quel mostro tentacolare che lo ha catturato non era così misericordioso. 

  

 

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Capitolo 26 – Laboratorio sotto sequestro  

 

 

Iaco non aveva dubbi. In barba a chi diceva che i coboldi hanno memoria corta e cervello atrofizzato, il piccolo coboldo stregone aveva riconosciuto l'uomo incatenato, nonostante i lunghi mesi di prigionia lo avessero reso quasi irriconoscibile. Quell'uomo non poteva essere altri che Nerenzio Ungaro, il direttore della Casa della Pietà e l'uomo grazie al quale adesso Matilde e Bastiano erano stati costretti a fuggire da Grisborgo ed entrare a far parte di un gruppo di avventurieri!

 

"V-voi..." gemette Nerenzio. Il suo sguardo reso opaco dalle torture che aveva subito si riaccese ancora per qualche istante, e l'uomo tremò visibilmente quando riconobbe alcuni degli avventurieri che lui stesso aveva assunto per farsi riportare indietro i due bambini. Maria e Dario si avvicinarono a loro volta, ed entrambi rimasero per qualche attimo sbalorditi nel riconoscere il direttore dell'orfanotrofio grazie a cui erano rimasti coinvolti in quella storia assurda! Dietro di loro, Matilde cercava di farsi strada e di vedere di chi si trattasse, e soprattutto perchè avevano tutti avuto quelle reazioni scioccate alla vista dell'uomo...

 

"Che succede, amici? C'è qualche problema?" chiese Matilde. Gettò un'occhiata oltre Dario, sperando di poter dare un'occhiata al prigioniero. "Chi è quest'uomo? Lo riconoscete?"

"Credo proprio di sì, Mati... giudica un po' tu!" rispose Bastiano con un sospiro rassegnato. A quel punto era inutile cercare di nascondere la verità ai due piccoli avventurieri... ma Dario, Maria e iaco temevano che vedere l'uomo che li aveva traditi e venduti così vilmente avrebbe potuto provocare loro un trauma.

 

Matilde, un po' meno agile mentalmente del suo amichetto, ci mise un po' di più a riconoscerlo... ma anche lei comprese infine di chi si trattava, e sobbalzò per uno scatto di rabbia!

"Basti!" esclamò infine. "Lui... lui è..."

 

"Sì, è proprio lui, Mati. Il direttore del nostro orfanotrofio, e l'uomo che ci ha venduti ai Villanova." esclamò Bastiano serrando gli occhi rabbiosamente. "Voi qui? Che significa? Avevo sentito dire che dovevamo essere venduti agli scagnozzi dei Villanova e diventare dei... bambini-soldato per loro! Che cosa ci fate qui, in una base dei Malformatori?"

"Questo... potrebbe essere un altro indizio del fatto che i Malformatori e la famiglia Villanova sono in comunella!" commentò Dario. Iaco non potè fare altro che annuire in segno di accordo.

 

Nerenzio cercò di muovere le braccia, in modo da gesticolare in direzione di Bastiano e Matilde. "E voi... voi due, cosa avete combinato?" esclamò, un attimo prima che la gola secca lo tradisse, e l'uomo fece una terribile serie di colpi di tosse, talmente violenti che per un attimo Dario ebbe l'impressione che si dovesse rompere a metà da un momento all'altro. "Cough... cough! Uuuugh... non riesco... neanche a... parlare come si deve... Acqua, per... favore..."

Senza mai staccare uno sguardo di disapprovazione da Nerenzio, Iaco si fece avanti e si tolse la borraccia dalla cintura. Poi, raggiunse l'individuo incatenato e iniziò la procedura per far scorrere gradualmente l'acqua nella gola di Nerenzio. Se non altro perchè doveva rispondere ad un bel po' di domande. L'uomo cominciò a bere a piccoli sorsi, temendo che inghiottire di colpo una grande quantità di acqua avrebbe potuto essergli deleterio nelle condizioni in cui si trovava.

 

"Allora, tu okay adesso?" chiese Iaco storcendo il naso. "Tu spiega come mai tu qui, sì?"

"Non credevo che ci saremmo mai rivisti... direttore." disse Matilde, con un tono pericolosamente cupo e deciso. "Adesso sappiamo, io e Basti, cosa volevate fare con noi. La stessa cosa che avete fatto a tanti altri bambini prima di noi, vero? Anche Bettina era tra loro, vero? Quel... quel mostro tutto pieno di catene... ha usato il volto della mia amica per cercare di distrarmi..."

 

"T-tu... non... se solo quel dannato... mezzorco... non avesse..." gemette Nerenzio. Vedere Matilde che lo fissava con gli occhi tremanti e quel cipiglio minaccioso, cercando in qualche modo di trattenersi, era non solo terrificante ma anche umiliante. Non faceva altro che ricordargli il suo fallimento, e il motivo per cui adesso si trovava in quel luogo terrificante.

"Non avesse... che cosa? Deciso che avrebbe scelto di ascoltare la sua coscienza e non rendersi complice di un traffico di bambini?" continuò Dario. Il suo sguardo passò in rassegna il corpo segnato dalla prigionia dell'ex-direttore della Casa della Pietà, e fece una smorfia di disgusto quando vide uno strano rigonfiamento sotto le costole dell'uomo che gli deformava il torso in maniera ripugnante. Era qualcosa di strano ed innaturale... evidentemente, il risultato di qualche orrido esperimento che i kyton e quella donna avevano fatto su di lui... ma a quale scopo?

 

"Il... il mio orfanotrofio... era in difficoltà..." Nerenzio cercò di spiegare le sue azioni. "I costi... stavano diventando... troppo alti... Non potevo lasciare che... la Casa della Pietà... chiudesse... Avete... avete idea... di quanti bambini ho tolto... dalle strade? Voi due... voi due non sareste qui... se non fosse stato per me!" Guardò verso Matilde e Bastiano in tono accusatorio, come se stesse dando la colpa a loro di quello che gli era successo.

 

"Oh, e dovremmo anche ringraziarla? Per aver cercato di venderci a qualche... a qualche orribile laboratorio come questo?" esclamò rabbiosamente Bastiano. Il ragazzino normalmente mite e tranquillo era visibilmente alterato, e Dario comprendeva fin troppo bene che lui e Matilde erano fortemente tentati di prendere vendetta su quell'individuo. Non che Dario potesse biasimarli, del resto.

 

"Ho... ho semplicemente... fatto un calcolo." continuò Nerenzio. "Potevo... cercare una soluzione che non c'era... oppure accettare la proposta... di quell'inviato dei Villanova... Due bambini ogni quattro mesi... in cambio di due borse di ducati d'oro." si interruppe e prese fiato, sostenendo gli sguardi degli avventurieri. "Ragionateci su... sacrificare due orfani... che non mancheranno a nessuno... e in cambio... tutti gli altri orfani... potranno vivere meglio... e avranno più tempo per essere... adottati! Non potevo permettere... che il mio istituto... fosse chiuso!"

 

"E quindi hai pensato bene di accettare la proposta di quei malfattori, senza neanche cercare un'altra possibile soluzione." rispose prontamente Maria.

Dario scosse la testa. "Sono sicuro che... i bambini che tu hai venduto capiranno se gli adduci questa scusa, vero?" rispose con sarcasmo.

"Anche se noi capire tuoi problemi, questi no scusa per quello che tu fatto! Tu vergogna!" continuò Iaco, puntando un dito artigliato contro Nerenzio. Messo di fronte alle sue responsabilità, Nerenzio si guardò attorno freneticamente, ma gli unici altri due che si trovavano lì in quel momento erano Bastiano e Matilde... e neanche loro sembravano troppo interessati ad ascoltare le sue giustificazioni.

 

"E allora... cosa avete intenzione di farmi... ugh... uccidermi?" mormorò infine. Fece una smorfia di dolore quando il tumore che si agitava sotto le sue costole cominciò a muoversi, e fu costretto a stringere i denti ed ansimare. "Se... se volete farlo... allora forza... potete farlo... un colpo solo... e vi togliete il pensiero... Uuuuugh... a... questo tempo... mi fate... gh... soltanto un... favore..."

L'uomo si contorse miseramente e diede una serie di colpi di tosse, mentre cercava in qualche modo di riprendere fiato. Matilde e Bastiano rimasero fermi dov'erano, fissando rabbiosamente l'uomo che aveva sacrificato diversi dei loro amici, e che ora adduceva le sue scuse per giustificare le sue azioni. Il desiderio di fargliela pagare era forte. Matilde provava un terribile desiderio di prendere la sua spada e porre fine alla vita di quell'individuo... ma guardandolo ridotto così, impotente e miserabile, l'ombra di sè stesso, doveva ammettere che provava almeno un po' di compassione per lui. Ed era sicura che Bastiano la pensasse allo stesso modo.

 

"Allora...?" mormorò Nerenzio. "Che cosa... aspettate...? Fate quello che... ugh... dovete..."

 

Dario sospirò e guardò verso Matilde e Bastiano. La piccola guerriera continuava a guardare Nerenzio con espressione disgustata e al tempo stesso condiscendente, e il suo pugno destro era serrato e tremava visibilmente. Mentre Bastiano rimaneva come una statua di cera, anche lui profondamente combattuto.

"Quest'uomo... io lo disprezzo." ringhiò Matilde. "Ma... non me la sento... di lasciarlo crepare come un animale."

Iaco intervenne per dire la sua. "Iaco è d'accordo con Matilde. Lui dovere andare in prigione per quello che lui fatto. Ma prima..." gettò un'occhiata al rigonfiamento sul corpo dell'uomo e rabbrividì. "Noi togliere questa cosa da lui. Questa no piace a Iaco."

 

"Nemmeno a me, se è per questo..." rispose Maria. Si avvicinò a Terenzio e represse un conato di vomito quando vide quella massa che si muoveva sotto la pelle dell'uomo, come se lì ci fosse una sorta di mostruoso parassita che si apprestava ad uscire.

E forse, pensò Maria, era proprio così, visti tutti gli orrori di cui erano stati testimoni in quel posto terrificante. "Okay... c'è bisogno di un coltello affilato per tagliare via questa cosa schifosa. Temo che ci sia qualche mostruosità qua dentro... un po' come quegli Ekolid in miniatura di prima."

 

"Certo non ha un bell'aspetto..." mormorò Dario. Tirò fuori uno dei suoi coltelli più piccoli ed acuti, e lo passò a Iaco, che si guardò rapidamente intorno in cerca di qualcosa che si potesse accendere. Per pura fortuna, trovò alcuni fogli di carta sui quali erano stati annotati dei dati sull'esperimento, e che la dottoressa Molinari aveva chiaramente abbandonato lì nella fretta di fuggire dal suo nascondiglio. Immaginando che fosse giusto distruggere i risultati di un esperimento così atroce, li raccolse e poi lanciò un semplice incantesimo.

 

"Nixeu!" Con una breve formula pronunciata nell'antica lingua dei draghi, Iaco toccò la carta con la punta di un dito, e la carta prese fuoco. Immediatamente, Dario immerse la lama del suo coltello nella fiammata, in modo che si riscaldasse almeno un pochino prima che i fogli di carta si consumassero. La lama riuscì appena a scaldarsi un po'... ma data la situazione, il gruppo non potè fare altro che adattarsi con quello che avevano.

 

"Okay, fetente. Adesso prendi un bel respiro e stringi i denti, perchè non farà bene." disse Dario. Con attenzione, il ragazzo avvicinò la lama al punto in cui il corpo di Nerenzio si deformava, e l'ex-direttore della Casa della Pietà cominciò a sudare freddo vedendo la lama aguzza che si avvicinava alla sua pelle.

"Dario, ma tu sai cosa stai facendo?" chiese Maria.

Il ragazzo scosse la testa. "Non ne sono del tutto sicuro. Ma di questo gruppo, se permettete, sono io quello più abile ad usare i coltelli." affermò. "Si fa con quello che si ha. Ora, per favore... lasciatemi concentrare. Non posso permettermi di sbagliare."

Il colorito del volto di Nerenzio era passato dal pallido al violetto fino ad un inconfondibile sfumatura di verde, e l'uomo emise un rantolo di terrore quando la lama appena riscaldata del coltello cominciò a tagliare la sua pelle. Agendo con precisione e delicatezza, Dario cominciò a tracciare un taglio lungo e sottile sul rigonfiamento, in modo da solcarne un'immaginaria linea di mezzeria.

 

Matilde deglutì e represse un brivido di disgusto, mentre Bastiano cercò di volgere lo sguardo altrove. Dario proseguì il suo taglio, dal quale cominciò a colare uno strano liquido schiumoso, di un'inquietante colore giallo paglierino che fece venire un accesso di nausea a Dario. Il giovane smise la macabra operazione e rimase a guardare disgustato il liquido che colava dal taglio e si spandeva sul pavimento appena sotto il prigioniero. Quella strana sostanza ribollì e iniziò a scorrere via, come se fosse dotata di volontà propria, fino a scendere in una fessura nel pavimento. Nello stesso momento, il rigonfiamento sul corpo di Nerenzio cominciò a sgonfiarsi, fino a ridursi a dimensioni appena superiori a quelle di una mela, e l'uomo fece una smorfia per il dolore e il disgusto, sentendo qualcosa di solido che premeva sulle sue costole e gli ostacolava la respirazione.

 

"Lo... lo sento..." mormorò. "Mi... mi sta schiacciando... il torace... toglimelo... toglimelo, ti prego! Non... non mi interessa come, toglimelo!"

"Sono... sono d'accordo!" esclamò Maria disgustata. "Meno sono costretta a vedere quella cosa, meglio sarà!"

 

"Okay, adesso ci penso io..." disse Dario, senza riuscire a trattenere una smorfia di raccapriccio. La lama del suo pugnale seguì nuovamente il taglio che aveva fatto prima, ma questa volta, il giovane cercò di spingere la punta un po' più a fondo, in modo da allargare la ferita quel tanto che bastava per far uscire il corpo estraneo. La laa si incastrò per un piano di volte in qualcosa di inspiegabilmente duro appena sotto l'epidermide della vittima, e il ragazzo sapeva per certo che non poteva trattarsi delle costole, che erano ancora ben distanti. Sicuramente era quella cosa che era stata impiantata nel corpo di Nerenzio...

 

Immaginando che fosse venuto il momento della verità, il ragazzo cominciò a premere sul rigonfiamento in modo da spingere fuori la cosa che era rimasta all'interno. Nerenzio ruggì dal dolore quando l'operazione inviò una scarica di pura agonia in tutto il suo corpo, e per qualche secondo tremò ed ansimò prima che la perdita dei sensi giungesse come una liberazione...

 

Dario strinse i denti e si costrinse a guardare. Man mano che proseguiva l'operazione, qualcosa di solido stava cominciando a farsi strada nelle carni dell'uomo... con un senso di ripugnanza, Dario cercò di farlo passare attraverso il taglio, e riuscì ad intravedere un ammasso di carni grigio-bluastre. Il giovane allargò ancora un altro po' il taglio, e la cosa cominciò finalmente ad uscire.

Senza ombra di dubbio, era la cosa più mostruosa che Dario avesse visto fino a quel momento, e nonostante tutti i suoi sforzi, il giovane sentì qualcosa risalirgli in gola, e riuscì per un pelo ad impedirsi di rimettere. Dal taglio che aveva fatto sul torace di Nerenzio stava uscendo una sorta di embrione grigiastro, appartente ad un umanoide smagrito il cui corpo era, per qualche inspiegabile motivo, tormentato da chiodi piantati in esso e filo spinato avvolto attorno a lui. La bocca, del tutto priva di denti, era aperta in silenzioso grido di agonia e i suoi occhi erano ancora malformati e coperti da cataratte lattiginose.

 

Finalmente, quella cosa rivoltante si schiantò a terra con un repellente suono di carne flaccida e cominciò immediatamente a rinsecchire, riducendosi man mano di dimensioni fino a diventare non più grande di una prugna. Ma il processo di distruzione non finì lì. Una volta che si fu completamente disseccato, l'embrione si ridusse in polvere, come se centinaia di anni passassero in pochi secondi... e ben presto, non rimase più nulla di quella cosa mostruosa se non una macchia grigiastra sul pavimento. Nerenzio era ancora privo di sensi, e dalla ferita che Dario gli aveva fatto stavano sgorgando sangue ed altri umori corporei...

 

"B-Bastiano..." disse Dario, una volta che si fu riscosso dall'orrore. "P-presto... usa i tuoi incantesimi curativi su di lui. Non... non possiamo lasciare che muoia dissanguato."

Pur con riluttanza, il piccolo oracolo deglutì per farsi passare un accesso di nausea e avvicinò una mano tremante a Nerenzio. L'idea di salvare la vita all'uomo che li aveva quasi condannati a morte per guadagno personale ancora gli sembrava quanto meno bizzarra, ma in fondo... era giusto così. Non era obbligato a perdonarlo, in ogni caso. E poi, a voler essere pragmatici, Nerenzio era molto più utile da vivo che da morto. Aveva ancora molte informazioni da dare.

 

"Okay... Moderata Vulnera Curare!" Il ragazzino intonò la litania magica e concentrò una porzione di energia positiva nel palmo della sua mano, con il quale poi toccò Nerenzio. La scarica curativa venne trasferita nel corpo dell'uomo, e la ferita dalla quale Dario aveva estratto quel mostruoso embrione si rimarginò nel giro di pochi secondi, riducendosi ad un taglio lungo ma superficiale che sarebbe sicurameente guarito da solo nel giro di pochi giorni. Dopo qualche istante, Nerenzio cominciò a riprendere i sensi mentre Maria lo liberava dai ceppi che lo tenevano prigioniero.

 

"Uuuugh... grazie... grazie... Io... sono pronto ad andare in prigione..." mormorò, toccandosi il torso con la mano ancora tremante e constatando con suo grande sollievo che quell'orrida massa non c'era più.

Maria prese l'ex-direttore per una spalla e lo aiutò a rimettersi in piedi. "Bene, perchè è lì che andrai." lo avvisò. "Almeno per te, questo incubo è finito... ma ho come l'impressione che per noi, sia tutto appena cominciato. Ora forza... andiamo a prendere Rico e Halise... e liberiamo tutte le vittime che sono state portate qui. Almeno questo laboratorio non servirà più ai Malformatori."

 

E giusto per dare maggiore enfasi alle sue parole, la giovane guerriera afferrò la sua ascia da battaglia con entrambe le mani e sferrò un poderoso fendente che colpì uno dei cilindri trasparenti che si trovavano nel laboratorio. Si sentì un terrificante clangore di vetro infranto quando il cilindro andò in mille pezzi, e una cascata di liquido verdastro si sparse tutt'attorno mentre la vittima rimasta in animazione sospesa si risvegliava di colpo, tossendo e sputando.

"Uuuuugh... puach! Cough... cough... che... cosa... ma dove... dove mi trovo? Che posto è questo? E voi chi siete?" esclamò la cavia umana, un uomo sulla trentina, vestito appena il necessario per mantenere la decenza, sul cui corpo per fortuna ancora non si vedevano segni delle orrende operazioni fatte dai Malformatori.

 

Maria si chinò per rassicurare l'uomo. "Va tutto bene. So che non vi orientate, ma state tranquilli." affermò, mentre un po' più in là, Matilde provvedeva ad infrangere un altro cilindro con un colpo di spada. "Siete... stati vittime di un rapimento, ma adesso abbiamo sistemato tutto. Presto potrete tornare alle vostre case."

 

La giovane donna sospirò e guardò verso il resto dei cilindri. Ce n'erano altri quattro lì attorno, e Maria sperò con tutto il cuore che anche quelle vittime si fossero risparmiate i più terribili degli esperimenti...

 

 

oooooooooo

 

 

Nel frattempo, in un luogo segreto in qualche sperduta località di Tilea...

 

"Questo imprevisto ci è costato la perdita di un laboratorio, dottoressa Molinari." disse l'Ostiario Vulnera con lo stesso tono di monolitica certezza con cui diceva quasi ogni cosa. La scienziata gli passò un'ampolla riempita di un liquido ambrato semi-trasparente, e il kyton lo bevette con calma, vedendo che le ferite che aveva subito nello scontro con gli Abolitori si erano già quasi del tutto rimarginate. "Suggerisco di indire quanto prima una riunione dei nostri colleghi. Potrebbe essere una buona idea informare i vertici dell'organizzazione di questa battuta d'arresto nei nostri esperimenti."

 

"Per quanto riguarda informare i nostri colleghi, sono d'accordo." rispose la dottoressa Molinari. Si aggiustò gli occhiali e prese un'ampolla vuota da uno scaffale al suo fianco, per poi riempirlo di acqua e miscelare con essa un denso fluido bluastro che brillava debolmente nella penombra di quel luogo. La miscela ribollì per qualche secondo prima di stabilizzarsi, e Sofia la mise da parte con attenzione prima di riprendere il discorso. "Tuttavia, non credo che per il momento sia necessario scomodare i Sommi Trasmutatori. Il potente Landisgnash sarà già abbastanza occupato di per sè. Deve ancora tracciare il percorso astrale da cui dipende la parte finale del nostro grande progetto. Dargli disturbo per una questione ancora così limitata porterebbe soltanto a ritardi, disordini ed inefficienza."

 

Vulnera non poteva dire di essere del tutto d'accordo, ma comprendeva il punto di vista di Sofia, e ricordò a sè stesso che lui e gli altri kyton che lavoravano per i Malformatori erano stati evocati per assistere l'organizzazione, e che quindi non avevano nessuna autorità su di loro. "Dunque, cosa consigliate, dottoressa?"

"Teniamo d'occhio quel gruppo di avventurieri. A parte il fatto che potrebbero ancora essere convertiti... credo che potrebbero condurci a qualche nascondiglio degli Abolitori." affermò. "Inoltre... vorrei cercare di scoprire delle informazioni più specifiche su ognuno di loro, in modo da cercare dei sistemi più efficaci per eliminarli o toglierli di mezzo."

 

"Comprensibile. In tal caso, il collettivo velstrac si rimette alla vostra esperienza per rimuovere queste minacce." rispose Vulnera. "Detto questo, ho avuto modo di constatare che i nostri nemici sono appoggiati da alleati extraplanari, tra cui alcuni che provengono dal Piano delle Ombre come noi."

La dottoressa Molinari sbattè gli occhi in un'espressione confusa. "E di chi si tratterebbe?"

Vulnera serrò gli occhi, che brillarono di una inquietante luce scarlatta. "I nerra, le creature degli specchi. Il Panoptikon, la fortezza di vetro, è la loro dimora, ed essi si sono da sempre opposti al collettivo velstrac e alle nostre attività." affermò. "Ho contattato telepaticamente uno di loro, e ho appurato che in effetti stanno cercando di interferire nel nostro progetto."

 

L'espressione distaccata di Sofia mutò all'improvviso. La giovane donna fece una smorfia rabbiosa e strinse una mano a pugno al proprio fianco. "Perchè?" sibilò. "Come possono essere tanto stolti da non capire? Qual è la divinità che servono?"

Vulnera scosse la testa. "Il Panoptikon non serve nessuna divinità." rispose. "I loro obiettivi sono imperscrutabili anche per noi, ma le nostre relazioni non sono mai state pacifiche. Adesso che stanno cercando di fornire il loro supporto agli Abolitori, possiamo aspettarci di incontrare maggiore resistenza."

"Ma davvero? Non permetterò che vada così." rispose Sofia on evidente indignazione. "Ostiario Vulnera... per favore, cercate di scoprire quanto più possibile sul gruppo di nerra che ci sta ostacolando, e cercare se possibile di eliminarlo... oppure, se non è possibile, di impedire che i nerra e gli Abolitori uniscano le forze. Per quanto riguarda il resto... cercherò io stessa informazioni su quel gruppo di Abolitori. E farò in modo che quei bambini ci vengano consegnati e facciano la loro parte per la creazione del vero mondo."

 

Vulnera fece un sottile, infido sorriso. "Il collettivo velstrac sarà più che lieto di collaborare a questo nobile obiettivo." affermò con un inchino. "Mi occuperò personalmente di richiedere ulteriore supporto. Probabilmente chiederemo supporto a Xibalba. Ora che il Panoptikon sa del loro coinvolgimento, è inutile cercare di nasconderlo."

"Molto bene..." rispose Sofia. "Io mi occuperò di scoprire quanto più possibile sui nostri nemici. Può darsi che Xibalba sia disposta a fornirci proprio quello che ci serve per ciascuno di loro. Avrei solo una richiesta da fare."

 

"Prego, dottoressa. Esponga pure i suoi termini." rispose Vulnera.

 

Sofia sfoderò un ghigno sinistro. "Vorrei avere la possibilità di studiare uno dei vostri alleati, nel caso uno di loro dovesse cadere in battaglia con qualcuno degli Abolitori." affermò. "Sono curiosa di sapere come sono fatte delle creature che rappresentano l'incarnazione della paura... e magari da questi studi potrò comprendere cosa li rende così facili da evocare ma difficili da controllare!"

 

Il volto normalmente freddo ed inespressivo di Vulnera si aprì in un sorriso inquietante. "Naturalmente, dottoressa Molinari." rispose con voce atona. "Sono sicuro che potrà ricavare non poche informazioni utili da queste ricerca. Un paio di Esipil o di Nucol in meno non saranno certo un problema per i nostri alleati."

 

"Vi ringrazio, Ostiario Vulnera." concluse la scienziata. "Molto bene. Mi adopererò quanto prima per eliminare quegli intriganti, e cercheremo intanto di proseguire il progetto anche senza quei due marmocchi. Non sarà altrettanto facile... ma penso che si possa fare, con un minimo di modifiche al progetto originale."

 

Vulnera disse di sì con la testa. "Molto bene. Io mi occuperò di controllare che il percorso nel Piano Astrale stia proseguendo come da programma." affermò. "Senza quel percorso, il nostro progetto non potrà entrare nella fase finale."

 

Sofia si fece seria, e annuì con espressione assorta. Finalmente, dopo tanto tempo, questo mondo alla deriva avrebbe potuto conoscere un'età d'oro, un'era dove tutte le forme di vita sarebbero vissute senza timore di quell'abominio che era la morte...

 

 

oooooooooo

 

 

Il laboratorio era ormai stato abbandonato. Il gruppo di Dario aveva liberato il resto delle creature tenute là dentro come cavie, poi aveva cercato attentamente in ogni stanza, e aveva raccolto tutto ciò che poteva essere utile o che avrebbe potuto dare una mano a risolvere il mistero dei Malformatori. Ma per fortuna, non erano rimaste altre guardie se non dei cultisti o degli assistenti di laboratorio che si erano arresi subito piuttosto che tentare di combattere contro chi aveva abbattuto dei kyton e dei qlippoth.

 

"Credo che ora qui non ci sia più niente." disse Maria, mettendo in un sacco alcune fiale piene di liquidi colorati, che certamente non potevano che essere pozioni magiche. Avrebbe fatto in modo di farle identificare, una volta tornati alla base degli Abolitori... nella speranza che anche Pandora e i suoi compagni fossero riusciti nella loro missione. "Allora, com'è la situazione dalle vostre parti? Avete trovati qualcosa di interessante?"

"Guardate un po' qui..." disse Iaco, presentando un foglio di pergamena. Dario e i bambini storsero il naso, visto che non sapevano leggere bene, ma Maria e i due halfling che avevano liberato non avevano questi problemi. A quanto pareva, si trattava di annotazioni riguardanti il progetto dei Malformatori - su quel foglio veniva tenuta traccia di importanti consegne e dei nomi di numerosi individui legati all'organizzazione, tra cui Maria e Iaco riuscirono a leggere anche i nomi di diversi membri della famiglia criminale dei Villanova: la giovane guerriera corrugò la fronte ed emise un verso di disappunto quando riconobbe il primo nome sulla lista.

 

"Eseguire consegna di pozioni a Don Mauro Villanova... come immaginavo. E' il nome del patriarca della famiglia mafiosa." affermò Maria con una smorfia. "Questa è la conferma, nel caso ce ne fosse bisogno, che i Villanova lavorano con i Malformatori, ma ancora non ne capisco lo scopo."

"Ci... ci sono altri nomi lì sulla lista... e mi sembra che molti di loro si riferiscano a membri della famiglia Villanova." affermò Halise, la piccola halfling che i ragazzi avevano salvato. Lei e Rico si tenevano quanto più vicini possibile agli avventurieri, ancora temendo che qualche scagnozzo dei Malformatori saltasse fuori da chissà dove per cercare di catturarli di nuovo. "Vediamo un po'... Stefania... Rocco... questi, se non sbaglio, sono i nomi dei figli di Don Mauro... ma non vedo il nome del figlio maggiore, Fabrizio..."

 

"Aaaah... sì, certo, ho già sentito questi nomi. Sì, Stefania e Rocco dovrebbero essere, rispettivamente, la seconda figlia e il terzo figlio di Don Mauro." disse Dario, ricordando varie voci di corridoio che aveva sentito durante la sua lunga "carriera" nelle strade di Antenoria. "E... sì, Fabrizio è il primo figlio di Don Mauro, ma a quanto ne so, è stato diseredato, e comunque non è interessato all'attività... per così dire... del padre."

"E qui... ci sono i vostri nomi, guardate un po'." affermò Rico con una breve risata sardonica, indicando un piccolo elenco in fondo alla lista, nel quale apparivano i nomi del gruppo di avventurieri, più quelli di Matilde, Bastiano e anche quello di Sebastiano, il leader dei fuorilegge che avevano catturato a Grisborgo. E a giudicare dalle annotazioni che erano state fatte a fianco di ciascun nome, i criminali a cui si stavano opponendo non avevano preso molto bene la loro interferenza. I nomi di Matilde e Bastiano erano segnati in blu, con a fianco una scritta che diceva 'RICONSEGNARE IMMEDIATAMENTE'. Quello di Sebastiano era accompagnato invece da una scritta in rosso, 'ELIMINARE'.

 

Ma era l'indicazione di cosa fare di Maria, Dario e i loro compagni ad inquietare di più. A fianco dei loro nomi era stato scritto 'CATTURARE POSSIBILMENTE VIVI', per scopi che il ragazzo biondo e i suoi compagni potevano solo immaginare dopo aver visto gli atroci strumenti che infestavano quel laboratorio.

Maria decise di non stare troppo a pensare a questi particolari inquietanti, e diede un'occhiata al resto dei nomi sulla lista. Si trattava per gran parte di piccoli criminali, malfattori locali e altri fuorilegge di questotipo, che sicuramente stavano aiutando i Malformatori in cambio di paga e protezione... ma la giovane donna, con suo grande allarme, ebbe l'impressione di leggere anche il nome di qualche signorotto locale. Questo voleva dire che i Malformatori potevano contare anche su qualche tipo di protezione ad alto livello? Certamente non era una prospettiva che faceva sperare in bene. Fin dove si erano infiltrati i Malformatori nella vita quotidiana, e forse anche nella politica, di Tilea?

 

"Bene... credo proprio che questa lista ci interessi. Il signor Hermàn vorrà sicuramente darci un'occhiata." affermò Maria, senza riuscire a nascondere un'espressione ansiosa. "Rico, Halise... voi due, dov'è che siete stati catturati?"

"Vicino... vicino alle campagne di Miragliano." affermò la ragazza halfling con un brivido. "Noi... in realtà non facciamo parte di nessuna organizzazione. Il nostro villaggio... era stato aggredito da un gruppo di strani mostri simili a uomini-ratto... e noi siamo riusciti per pura fortuna a sfuggire loro. Rico è riuscito ad abbatterne qualcuno con la sua fionda, ma poi... siamo dovuti fuggire. Non so che cosa ne sia stato del villaggio...  io... io... spero almeno che qualcuno di sia salvato... oh, beata Yondalla, aiutaci, che cosa abbiamo fatto di male per meritare tutto questo..."

 

"Su, su... non farti prendere dallo sconforto, sorellina. Non è detto che il nostro villaggio sia stato proprio distrutto..." Rico cercò di farle forza, abbracciandola e permettendole di sfogarsi, mentre il resto del gruppo guardava mestamente la scena. Uomini-ratto, si disse infine Dario. Sicuramente slither, come quelli che avevano affrontato durante la loro rocambolesca fuga da Grisborgo.

 

Tra quelli, i Villanova, i kyton, i qlippoth e tutto il resto... il ragazzo cominciava a rendersi conto che erano incappati in un affare molto più grande di quanto immaginassero, e che probabilmente non sarebbe finita lì. Il suo timore era che la cospirazione dei Malformatori avrebbe finito per minacciare qualcosa di più che qualche regione di Tilea. 

 

"Beh... dobbiamo fare rapporto di tutto quello che è successo." concluse infine Dario. "Intanto, raccogliamo tutto quello che potrebbe essere utile. Li idenificheremo una volta che saremo tornati alla base."

"Tra l'altro, credo che sarebbe anche il caso di fare qualche revisione al nostro equipaggiamento..." affermò Matilde. Diede un'occhiata al suo spadone e notò che stava perdendo il filo. "Abbiamo avuto delle difficoltà ad affrontare quei kyton e quei kli... come si chiamano."

 

"Matilde ha ragione. Forse è il caso di far incantare le nostre armi." disse Maria. "E di portarci dietro un po' di risorse in più. Se quello che abbiamo visto qui è solo l'inizio di qualcosa di più grande... avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile per fermare i Malformatori."

"Vero..." rispose Iaco sfregandosi il mento. "Beh, ora non più molto da fare qui. Prendere quello che serve, e poi tornare indietro. E ovviamente... prigionieri potere venire con noi? Iaco vuole aiutare loro, ma potrebbe essere problema..."

 

Si riferiva, ovviamente, alle cavie umane che avevano liberato e a Nerenzio. Per quest'ultimo, avrebbero provveduto le autorità tileane una volta che il gruppo avesse raggiunto la città più vicina, ma restava il problema degli altri individui. Alcuni di loro non si orientavano più nello spazio e nel tempo, e per quanto riguarda gli altri... provenivano da diverse zone di Tilea, e non sarebbe stato pratico riaccompagnarli tutti nei loro luoghi d'origine.

"Beh... per quello, credo che dovremo affidare anche loro alle autorità. Al momento, la situazione non ci consente di fare più di tanto per loro." rispose Dario, un po' riluttante. "Ad ogni modo, ci adopereremo in modo che ognuno di loro abbia la posssibilità di concludere questa folle storia su una nota positiva, se non altro."  

 

"Potete dirlo forte che è folle..." mormorò Rico. "Ho l'impressione che stia per accadere qualcosa di terribile, qui a Tilea. Me lo sento nelle ossa."

 

Nonostante tutto, Halise cercò di mantenersi ottimista. Quel salvataggio inaspettato le aveva dato nuova speranza, e adesso fu il turno della halfling di tranquillizzare il fratello. "Ora... sono sicura che questi ragazzi sapranno come risolvere questo problema." disse la ragazzina halfling, e rivolse un sorriso speranzoso a Dario. "Dopo quello di cui sono stati capaci... sono sicura che saranno affrontare qualsiasi ostacolo!"

 

Dario riuscì a fare un piccolo sorriso mentre guardava verso i due halfling da poco liberati. Se non altro, faceva piacere avere qualcuno che contava su di loro, e avrebbero fatto tutto il possibile per non deludere questa fiducia, e lo ispirava a fare ancora meglio per le prossime spedizioni che li attendevano…

   

 

 

oooooooooo

 

 

CONTINUA...   

   

      

 

       

 

  
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