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Autore: ___Page    07/08/2022    4 recensioni
«Sarai emozionata per il tuo primo Cahya Mera»
«Suppongo di... sì?» ribatté incerta Perona, voltandosi verso Ace in cerca di aiuto, ma il moro non sembrava saperne più di lei.
«È una nuova ricorrenza locale?»
«Nuova?» chiese conferma Yamato con una smorfia tra l'incerto e il divertito prima di venire colpita da un dubbio. «Aspetta, sei serio? Non sai cos'è il Cahya Mera?»
«È il festival di stasera Ace» venne in suo aiuto Izou ma con scarso successo.
«Festival...»
«Con la musica in piazza e le lanterne di carta»
«Okay mi dice qualcosa»
«Che c'è la luna rosa» intervenne Koala.
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«Mh» mugugnò Nojiko, finendo di asciugarsi le mani, prima di posarle sui fianchi con fare riflessivo. «Potresti provare»
«Che cosa?»
«A dimenticare» fece spallucce la barista. «Stasera è il Cahya Mera»
Ishley la fissò qualche istante prima di parlare. «Non sei seria»
«Perchè no? La Luna esaudisce i desideri stanotte, e il tuo è così sincero»
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Importante: trama del primo capitolo editata!
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Izou, Jewelry Bonney, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si chiamava Nadir.
Era giovane, piena di coraggio e di amore. Era una guerriera, come tutti nella tribù, era una curatrice, era una donna.
Era bella e sembrava che la natura stessa l'avesse generata, come molti nella tribù.
Era piena di gioia ed era piena di amore e un giorno, senza preavviso, senza un motivo, ne aveva scoperto la forma più sublime.
Si era innamorata, Nadir.
In un giorno di primavera alle cascate, un incontro di sguardi, un incontro da lontano aveva portato due anime destinate più vicine che mai. Si erano cercate, si erano incontrate ancora, si erano scoperte e un’intera stagione era passata perché Nadir potesse capire. Poi una sera d'estate, con il sale sulla pelle e il sangue nelle vene rombante, come tamburi di battaglia, Nadir aveva smesso di cercare di capire e aveva iniziato a vivere una vita di cui aveva solo assaggiato racconti e fantasie.
Così erano passati tre anni. All’ombra della foresta, al riparo nelle grotte, sulle labbra e nel cuore un segreto, tra le mani la propria vita. Non lo aveva potuto dire a nessuno, Nadir, eppure mai si era sentita meno sola, mai come in quel momento in cui nessuno, neppure le persone a lei più care, la conosceva davvero.
Tranne l’amore della sua vita, una donna come lei.
E questo, Nadir non lo sapeva, sarebbe stata la sua disfatta. Non tanto che fosse una donna come lei, questo no. Avrebbero potuto vivere di attimi rubati fino all’ultimo dei propri giorni, avrebbero potuto abbandonare le proprie tribù ed essere il mondo l’una dell’altra.
Se solo Mawar non fosse stata scelta, proprio lei fra tante, per ricucire uno strappo che rischiava di lacerarsi irrimediabilmente, tra la propria tribù e quella di Nadir.
Un’unione per una guerra.
Due vite distrutte per molte preservate.
L’aveva implorata Nadir, di fuggire insieme, sparire e lasciare che un’altra prendesse il suo posto ma Mawar aveva scelto il dovere, a discapito dell’amore.
Nadir le aveva sorriso. Le aveva sorriso quel giorno, augurandole tutta la gioia possibile, mentre la guardava legarsi irrimediabilmente a un uomo, un membro della sua stessa tribù. Le aveva sorriso ogni volta che i loro occhi si erano tornati a cercare, le aveva sorriso ogni volta che la loro pelle si era sfiorata più o meno per caso.
Non aveva smesso di sorridere, Nadir, mentre lentamente moriva dentro, sfibrata da un dolore che nessuno poteva capire, che nessuno avrebbe capito.
Nessuno avrebbe potuto accettare quell'amore, finito solo nella sostanza ma non nella sua più intrinseca essenza.
Sarebbe stato il più grande dei disonori, secondo solo all'unica soluzione a cui Nadir, la giovane, bella e piena di vita Nadir, non faceva che pensare.
Smettere di soffrire, smettere di provare. Smettere di essere così piena di amore e di vita. 
Aveva provato ad allontanarsi dalla terraferma, da tutto ciò che le ricordava troppo amore e troppa gioia di una stagione rubata ma per quanto al largo andasse, in quella notte di luna piena, i ricordi, il dolore, erano sempre con lei. Non c'era massa d'acqua che potesse allontanarla da ciò che viveva dentro di lei.
Nadir lo sapeva, lo aveva saputo anche mentre portava la canoa al largo e pagayava senza posa sulla strada di luce che la luna proiettava sulla distesa cristallina. Ma solo in quel momento, in mezzo al mare, la luna allo zenit sopra di lei, Nadir ne prese coscienza.
Sollevò il capo, sconfitta, sfinita.
«Ti prego» un sussurro, certo, ma non meno potente del calmo sciabordio delle onde, protetto dalla notte. «Ti prego, fammi dimenticare. Portati via... tutto... tutto questo, ti prego, ti prego... ti... ti prego... portami via»
Il mattino seguente, la canoa era di nuovo in mezzo alle altre, attraccata, sembrava non avesse mai lasciato la riva.
Di Nadir, però, non c'era più traccia.
La cercarono in lungo e in largo, la cercarono con speranza e con rassegnazione.
Ma di lei non c'era più traccia.
Quella notte, se qualcuno si fosse preoccupato di guardare il cielo, avrebbe visto la luna, senza preavviso, senza un motivo, diventare rosa.
 

 


«Signori e signore, il miracolo è avvenuto! Abbiamo due ombrelloni!» Ace aprì le braccia, aspettandosi invano un giro di applausi.
«Sarebbe bastato comprarlo» fece presente Izou. «O barattarlo con Satch»
«Ehi!» protestò il cappellone.
«Ci abbiamo provato ma non lo ha voluto nessuno» Marco fece spallucce.
«Ehi!! Io sono qui!»
«Sì, ti vediamo e mi stai anche intralciando la visuale» si lamentò Bonney, sporgendosi per rimirare meglio Yamato, sistemando il pezzo sopra del costume a cadenza regolare.
«Fai prima a toglierlo»
«Fatti gli affari tuoi, Izou»
«In un'altra vita. Ace» chiamò, indicando poi con il mento verso Perona, che a un passo da lui lo fissava con le mani sui fianchi e l'espressione contrariata.
«Ti spiace? Posso almeno mettermi all'ombra, visto che praticamente sono qui per farti un favore?»
«Ma prego Voodoo» Ace si fece da parte, il sorriso intoccato, stendendo il braccio con gesto teatrale. «Accomodati! Non abbiamo mai avuto così tanta ombra»
«Voodoo? Cosa sarebbe Vood...»
«Ehi ciao! Abbiamo delle nuove amiche?» un caschetto caramello e due occhi blu spuntarono da dietro la schiena di Ace.
«Dove sei stata? E dove hai lasciato Law svenuto?»
«A contare i granelli di sabbia» ribatté Koala, sgattaiolando sotto l'ombrellone numero uno a recuperare una spugna, mentre Izou sillabava "quindici giorni" agli altri, guadagnandosi un pizzicotto.
«Ouch, Kay!»
«Non ho saputo resistere»
«A che cosa esattamente?» sogghignò Izou che non aveva davvero bisogno di una risposta, ma comunque il sorriso eloquente di Koala lo era.
«Law comunque è passato al Bell-Mère a prendere dell'acqua, il viaggio lo ha disidratato»
«Sì, certo, "il viaggio"»
«Quindi questo ombrellone da dove arriva?» Koala ignorò prontamente la battuta.
«È mio! Piacere, Yamato! E loro sono Perona e Kumachi! Io ho conosciuto Satch, Perona ha conosciuto Ace e Sabo e ora siamo qui!»
«È un piacere anche per me, io sono Koala, lui è Izou e lei che ti guarda come se fossi un gigantesco cono gelato è Bonney»
«Spero sia un complimento!» rise Yamato, accomodandosi tra Marco e Ace, attirando l'attenzione sul fatto che solo Sabo era rimasto in piedi.
«Qualcosa non va, fratello?»
«Ish è andata da tanto a fare il bagno?»
«Ish è al bar» Sabo sobbalzò quando Law gli spuntò alle spalle, metabolizzando l'informazione in un decimo di secondo.
«Oh. Davvero?» domandò, perplesso e stranito.
Era strano che Ishley andasse al bar, oltre al fatto che si portavano un sacco di rifornimento da casa, lei era quella che più di tutti odiava l’inquinamento che lattine e bottiglie di plastica provocavano. Ovviamente non era né impossibile né allarmante che Ishley avesse deciso di andare a prendere qualcosa al chiringuito, ma se Law l'aveva vista, come mai era tornato senza di lei?
«Come mai non l'hai aspettata?»
Law si strinse nelle spalle. «Stava parlando con la barista e un tipo, non mi ha neanche notato e non volevo disturbare»
«Un tipo?»
«Un tipo, sì. È un problema?» chiese Law, senza distogliere lo sguardo da lui, nonostante l'impulso di incrociare quello di Ace.
Sabo mandò giù, un saporaccio in bocca e una brutta sensazione alla bocca dello stomaco.
«No. Perché dovrebbe?» si sedette finalmente anche lui, rigido come un ciocco di legno e gli occhi che volevano dardeggiare verso il Bell-Mère.
«Amico, a me attacchi sempre una pezza infinita e poi uno sconosciuto al bar va ben...»
«Satch, stai zitto» lo ammonì Sabo.
Non andava bene. Figuriamoci se andava bene! Era tutto il contrario di "bene"!
Ma non poteva farci niente e neanche darlo a vedere, perché Ishley era sua sorella e stavolta non poteva neanche giocarsi quella carta.
«E quindi? Venite spesso a Waterwheel?» chiese Yamato, sfregandosi le mani.
«Non abbastanza se non ti avevo ancora incontrato baby» ammiccò Bonney ma Marco non diede tempo a Yamato di ribattere.
«Praticamente tutti gli anni»
«Per me è la prima volta» affermò Perona, tenendo d'occhio Kumachi che stava scavando una buca nella sabbia.
«Ah sì?» si esaltò Yamato. «Allora sarai emozionata per il tuo primo Cahya Mera»
«Suppongo di... sì?» ribatté incerta Perona, voltandosi verso Ace in cerca di aiuto, ma il moro non sembrava saperne più di lei.
«È una nuova ricorrenza locale?»
«Nuova?» chiese conferma Yamato con una smorfia tra l'incerto e il divertito prima di venire colpita da un dubbio. «Aspetta, sei serio? Non sai cos'è il Cahya Mera?»
«È il festival di stasera Ace» venne in suo aiuto Izou ma con scarso successo.
«Festival...»
«Con la musica in piazza e le lanterne di carta»
«Okay mi dice qualcosa»
«Che c'è la luna rosa» intervenne Koala.
«Ah sì! Il plenilunio al perineo!» lo schiocco di dita di Ace fu seguito da qualche attimo di perturbato silenzio.
«Per un attimo stavo quasi credendo in lui»
«Io lo apprezzo, è un modo originale per definire le emorroidi»
«Perigeo, Ace, con la G»
«Aspetta, aspetta!» sgranò gli occhi Sabo. «È quello il Cahya Mera?»
«Cioè la musica e le lanterne ci sono perché è un festival?!» domandò nello stesso momento Satch, prima che il silenzio calasse di nuovo.
«Siete imbarazzanti»
«Mi obbligate a dare ragione a Izou ma santo Roger!» esclamò Bonney. «Non fate un cervello in tre!»
«Sembri stupita dalla cosa, Bonney» commentò piatto Law, prima di attaccarsi alla bottiglia dell'acqua.
Perona girò gli occhi da uno all'altro, seguendo come poteva lo scambio di battute a mitraglia, colpita non sapeva se dalle loro capacità comunicative o da quella vaga impressione di aver voglia di ridere.
«Ma quindi...» non si rese conto di aver aperto bocca finché non sentì la propria voce. Di solito con gli estranei stava più riservata che poteva, insomma perché degli sconosciuti si sarebbero dovuti fare gli affari suoi? «...questo Cahya Mera? È legato a qualche tradizione?»
«Beh c'è una leggenda» rispose Yamato, posando un dito sul mento e Perona trattenne suo malgrado il fiato. 
Una leggenda, una leggenda locale, lei adorava le leggende!
«La leggenda di Nadir, ne hai mai sentito parlare?» chiese ancora Yamato.
Perona la fissò per un lungo attimo, gli occhi grandi fissi in quelli di Yamato, per un tempo abbastanza lungo da strappare un grugnito a Bonney, per poi scuotere il capo.
«Perchè non ce la racconti, Yami?» propose Ace, prendendola in contropiede.
«Ma voi la conoscete e io non vorrei mai...»
«Non l'abbiamo mai sentita raccontata, sempre solo letta. A parte Ish ma lei non è qui» intervenne Koala, sistemandosi contro Law e inforcando gli occhiali da sole. «E poi magari conosci qualche dettaglio che noi non sappiamo»
«Oh» sgranò gli occhi Yamato, prima di aprirsi in un sorriso «Oh beh quand'è così...» chiuse per un attimo gli occhi e prese un profondo respiro, prima di iniziare a raccontare.
 

 
§

 
«E quindi questo è quanto» Ishley riprese la cannuccia tra le labbra e raccolse le ultime gocce di the verde con un gorgoglio, sotto lo sguardo comprensivo di Nojiko.
«Che situazione, tesoro» sbuffò la barista, guancia spalmata sulla mano e busto in avanti, appoggiata al bancone. «Certo questo Sabo non è molto sveglio»
«Perchè?!» Ishley sollevò la testa, più in fretta di quanto le sarebbe piaciuto ammettere. Non che Nojiko avesse detto niente di male, ma l'idea di aver dipinto Sabo come un idiota non le piaceva. Certo lo era, era idiota a volte, ma era anche brillante e gentile e altruista.
«Per questo» la indicò Nojiko con l'indice. «Non so come fa a non accorgersi di come lo guardi»
Ishley sgranò gli occhi, le guance calde, e poi abbassò lo sguardo, con il cuore che batteva a mille. «Magari quando sono con lui non si vede»
«Ne dubito»
«Io ci sto attenta»
«Certe cose non le puoi controllare, credimi»
«Beh io comunque non voglio che se ne accorga. Cambierebbe tutto e tanto non c'è possibilità»
«Magari smetterebbe di flirtare con chiunque davanti a te»
«E anche di essere spontaneo e confidarsi con me e chiedermi pareri. No, non è questo che voglio» scosse il capo Ishley, in panico alla sola idea e anche un po' mortificata nei confronti di Izou, Bonney e Kay, a cui aveva sempre detto che ci voleva parlare, che ci avrebbe parlato.
Ma non sapeva neanche lei cosa fosse successo, a un certo punto Sabo aveva iniziato a sottolineare con insistenza il loro presunto legame di parentela e per male che facesse, era meglio di nessun legame.
Al di là dell'amore, voleva bene a Sabo, teneva al loro rapporto. Con un movimento fluido si piegò verso il bancone, appoggiando la fronte al legno. «Vorrei solo dimenticare tutto. Tutto quello che provo, smettere di provarlo e non ricordare di averlo mai provato»
Nojiko si bloccò con in mano il bicchiere del mojito iniziato e mai finito, il cui ghiaccio si era ormai completamente sciolto. «Davvero?»
«Sì» si risollevò Ishley. «Sì, non starei più male, non mi sentirei sempre sul chi vive quando sono con lui e potrei sperare di riuscire a vederlo anche io come un fratello prima o poi» argomentò con passione, e gesticolando, mentre Nojiko si avvicinava al lavandino per buttare il ghiaccio sciolto, attenta a non perdersi una parola. «Cosa che non accadrà mai, perché io saprò sempre di averlo amato, anche se smettessi, e lui invece non mi vede neanche come una donna ma come una sorella!»
«Mh» mugugnò Nojiko, finendo di asciugarsi le mani, prima di posarle sui fianchi con fare riflessivo. «Potresti provare»
«Che cosa?»
«A dimenticare» fece spallucce la barista. «Stasera è il Cahya Mera»
Ishley la fissò qualche istante prima di parlare. «Non sei seria»
«Perchè no? La Luna esaudisce i desideri stanotte, e il tuo è così sincero»
«Sì ma tu non credi che possa davvero funzionare. Andiamo Nojiko, è una favola!» protestò la mora.
«Chi lo sa? In fondo la tua storia è così simile a quella di Nadir»
Ishley boccheggiò senza parole, non sapeva se per la convinzione di Nojiko che la Luna potesse davvero cancellarle selettivamente la memoria e i sentimenti, o se perché una parte di lei stava pensando che magari poteva funzionare.
Che, magari, poteva valere la pena provarci.
Ma, purtroppo o per fortuna, era una parte piccola, più piccola di quella che, in risposta, provò un improvviso quanto violento desiderio di tornare all'ombrellone.
«Ti preparo il mojito»
E di tornarci subito.
«No non serve» la bloccò di slancio, alzandosi dallo sgabello. «Scusa, io ora...» indicò con il pollice di una mano e l'indice dell'altra verso l'ombrellone. «Quanto ti devo?»
«Offre la casa»
«Oh. Oh grazie! E... e grazie anche per l'ascolto»
«Non dirlo nemmeno» le sorrise Nojiko, sporgendosi ad accarezzarle una guancia. «Se hai bisogno, mi trovi qui. E salutami Bonney!» alzò la voce mentre Ishley si allontanava.
 

 
§

 
Il silenzio regnava sovrano sotto agli ombrelloni. La spiaggia era tranquilla, solo lo sciabordio delle onde in lontananza, qualche grido lontano di altri gruppi di amici o di chi faceva il bagno.
E per la prima volta in molti anni, oltre ad avere due ombrelloni, tutti e otto erano zitti nello stesso momento, ammutoliti. Se fosse stata lì, lo sarebbe stata sicuramente anche Ishley, così come lo era anche Perona, nonché Kumachi che si era sdraiato sulla sabbia a dormire.
Quando Yamato aveva finito di raccontare, l'improvviso silenzio era stato quasi da ferire le orecchie, eppure nessuno ancora si era azzardato a romperlo.
«Wow» fu Ace a osare, esalando a bocca schiusa. «È stato... wow. No? Ragazzi? Voodoo?» si girò verso Perona che annuì piano e, ancora troppo scossa dall'emozione per sentirsela di parlare, si appuntò mentalmente di intimare a Ace, più tardi, di non chiamarla mai più a quel modo, che non era affatto carino.
«Non l'avevo mai sentita raccontata così» mandò giù Izou, mentre Law scoccava un bacio sulla tempia a una commossa Koala.
«Ehi ragazzi!» la voce cristallina, che sembrava entusiasta di vederli, quasi che neanche fosse andata in spiaggia insieme a loro quella mattina, ed era un dettaglio che la diceva lunga, almeno a Koala. Frenò a pochi passi dall'ombrellone, sciogliendo il pareo dai fianchi prima di sedersi con un movimento fluttuante tra Perona e Sabo. Il sorriso si fece più spento sul suo viso e corrugò le sopracciglia, scrutandoli uno ad uno. «State bene? Ho... ho interrotto qualcos... Bon stai piangendo??»
«È allergia!» protestò Bonney. «E dov'è il mio mojito?»
«È ancora mattina, Bon. Ma davvero che è successo? E da dove arriva questo ombrellone?» alzò gli occhi per poi riabbassarli su Perona, che la guardava allibita dal numero di parole al secondo che riusciva a pronunciare. «Noi due non ci conosciamo» affermò, rallentando il ritmo, prima di tendere una mano. «Io sono Ishley»
«Perona piacere» rispose la rosa, stringendole la mano con non molta convinzione.
«Io sono Yamato, Ishley, piacere di conoscerti!» si buttò in avanti l'altra, in una nuova esplosione di gioia ed entusiasmo. «Mi sa tanto che è colpa mia se li vedi strani, gli ho raccontato una storia non molto allegra»
«Sei riuscita a zittirli tutti quanti, fai miracoli!» rise Ishley, facendo un'altra panoramica dei suoi amici, che erano anche la sua famiglia, per bloccarsi sull'unico che su carta era famiglia e con cui avrebbe voluto essere solo amica. Sabo la stava guardando con tanto d'occhi, come se stesse cercando di memorizzare ogni dettaglio di quel momento, un'espressione di lieve panico sul volto. «Sabo» Ishley si sporse verso di lui, ferro di fronte a una calamita. «Che hai?»
«Niente, io... io...» Sabo chiuse gli occhi un istante, per riordinare i pensieri, e una sua mano si mosse da sola a sfiorarle una guancia. «È solo bello vederti»
Ishley trattenne il fiato, la pelle dello zigomo che pizzicava, divisa tra la voglia di urlare e la voglia di afferrare Sabo e baciarlo fino a farlo svenire per mancanza d'aria. E Ishley sapeva anche che la seconda opzione Sabo neanche se la meritava, perché anche se gli avrebbe fatto impressione venire baciato dalla propria sorella, Ishley era brava a baciare, eccome se lo era.
«Okay! Chi vuole farsi un bagno prima di pranzo?» batté le mani Ace, sbloccando la situazione. «Voodoo?»
«Io lo faccio» alzò una mano Koala, staccandosi da Law. «Ish tu vieni?»
«Ma non lo avete appena fatto?» domandò confuso Satch, mentre anche Izou si alzava e spazzava via qualche granello di sabbia, aggregandosi.
«E allora? Il mare mica è tuo» ribatté Bonney dando una mano a Ish per aiutarla a mettersi in piedi, prima di sillabare un furente "Leggi la situazione" al cappellone che non riuscì comunque a leggere il suo labiale.
«Io mi chiamo Perona, comunque»
«Oh ma lo so, Voodoo»
«Ma cosa...»
«Vengo anche io!» li avvisò Yamato, per la gioia soprattutto di Bonney. «Sapete, siete proprio una bella compagnia ragazzi!»
 

 
§

 
A Ishley il Cahya Mera piaceva.
La musica la emozionava, il profumo del cibo le metteva appetito e buon umore, il lancio delle lanterne la scaldava dentro e l'atmosfera in generale la elettrizzava.
Le piaceva indossare un bel vestito, acconciare i capelli, truccarsi un po'.
A Ishley il Cahya Mera piaceva.
A piacerle meno era quella situazione, quelle sensazioni tutt'altro che positive.
Non era emozionata nè elettrizzata, di appetito neanche a parlarne.
Rannicchiata sulla cesta dei panni, nel bagno numero due di tre della casa, quello al piano superiore e riservato alle ragazze, il completo gonnellone/top corto a barca già addosso e i capelli ancora sciolti, Ishley avrebbe solo voluto fondersi con il muro e sparire.
Era stanca nell'animo, come mai avrebbe pensato di potersi sentire. Amare Sabo era sfibrante, fingere di non amarlo ancora di più, per cercare di capirlo probabilmente le mancavano le energie.
La guancia ancora formicolava dal tocco di quella mattina, formicolava se ci pensava, non per il contatto in sé ma perché aveva la sensazione di aver colto qualcosa nel suo sguardo e nel suo gesto che non voleva concedersi di afferrare.
Una possibilità di essere per Sabo importante in un modo non dissimile a cui Sabo era importante per lei.
Una speranza che non aveva chiesto, a cui non si voleva aggrappare perché destinata a infrangersi come un'onda sugli scogli. Era ovvio che Sabo tenesse a lei al di sopra della media. Erano fratelli.
E poi c'era Nojiko o, più precisamente il consiglio di Nojiko.
Tanto allettante quanto spaventoso, difficile da ignorare e da prendere in considerazione. L'idea che un'entità superiore potesse entrarle nella mente e modificare i suoi ricordi o forse il non sapere come il suo rapporto con Sabo si sarebbe potuto modificare se davvero avesse funzionato.
Ma, alla fine, Sabo non avrebbe mai saputo e lei non si sarebbe ricordata, alla fine così com'erano le cose nel momento attuale le faceva solo male, alla fine... alla fine, forse, dopotutto, non voleva smettere di amarlo e forse dipendeva dal momento di connessione di quella mattina o forse no.
Sì, decisamente Ishley era confusa e, nonostante fosse la notte della luna di fragola, voleva scomparire ma forse la luna non aveva ancora iniziato a dispensare desideri perché la porta del bagno si aprì e occhi familiari si posarono sicuri su di lei, individuandola all'istante.
«Kay» sollevò il capo dalle ginocchia nel primo slancio vitale da ore. «Shandia, sei stupenda» esalò squadrando l'amica, che brillava nell’abito bianco e azzurro, i colori che tutti avrebbero cercato di indossare quella sera, i colori del Cahya Mera. la frangia raccolta in una treccia e il resto dei capelli arricciati in un disordine ricercato.
«È tutto merito dell'abbronzatura, non so ancora chi devo ringraziare per non essermi scottata quest'anno» minimizzò richiudendosi la porta del bagno alle spalle. «Vuoi una mano con i capelli?»
Ishley aprì la bocca per non dire niente. Sapeva che quella di Kay era una scusa, sapeva che mentirle era inutile e non era neanche sicura avesse senso stare ad acconciarsi i capelli.
«Sempre che tu voglia uscire»
L'unica cosa che non sapeva era come facesse ancora a stupirsi quando Kay la capiva senza bisogno di parole.
Anche se, certo, nello stato in cui versava probabilmente lo avrebbe capito anche Satch, che si era vestita e truccata solo per prendere tempo senza destare sospetti.
«Non ho ancora deciso» scrollò le spalle nude. «Voi cominciate pure ad andare, davvero»
«Se speri di riuscire a trattenerti con una scusa mentre noi andiamo al festival, devi sapere che qualcuno non è affatto disposto a lasciarti qua» avanzò di qualche passo, la gonna frusciante intorno alle caviglie sottili. «Ma per fortuna siamo in un paese libero e se non vuoi venire, o non vuoi venirci con noi, basta che tu lo dica» le sorrise comprensiva mentre Ishley sgranava gli occhi.
«Io non... a me piace andare al Cahya Mera con voi, davvero, io...»
«Lo so» Koala la interruppe sul nascere. «Ish, nessuno si sognerebbe mai di prenderla sul personale»
«Oh sì, posso immaginare quanto sia piacevole stare in mia compagnia ultimamente» ribatté ironica la mora, staccando finalmente le mani dalle ginocchia per gesticolare. «Dopo avervi promesso che ci avrei parlato, poi! Più e più volte!»
«Beh, ammetto che Bonney e Izou hanno pensato di metterti gli antidepressivi nel cappuccino per farti tornare divertente come una volta. Sto scherzando!» esclamò con una lieve risata, impossibile da trattenere, quando il panico si addensò negli occhi blu notte dell'amica. «È vero, è qualche giorno che sei spenta ma più che depressa sembri arrabbiata. E se ci dispiace per qualcuno, è per te»
Ishley la fissò, la bocca appena aperta a immettere più ossigeno. «Kay, io... Io non so bene cosa dovrei fare, cioè, so cosa dovrei fare ma non so... cosa fare...» sospirò a corto di una spiegazione più chiara e articolata.
«Sai cosa devi fare?»
Per fortuna, Koala non aveva bisogno di molte parole.
«Devi fare quello di cui hai più voglia. Se vuoi stare qui, resta, non è un crimine non avere voglia di uscire» Koala le posò le mani sulle spalle, cercando i suoi occhi con i propri. «Ma se posso darti un consiglio, il Cahya Mera è bello anche se ci vai da sola e tu non meriti di perderti una serata di festa. Sabo se ne farà una ragione»
Ishley lasciò che un brivido la scuotesse, vibrando sui palmi dell'amica, l'unica da cui non voleva nascondersi.
«E poi, mica glielo dobbiamo dire che esci da sola, lui può anche pensare che resti qui»
«Giusto. Senti Kay...» smosse le spalle la mora. «Chi è che non è disposto a lasciarm...»
«...'rida! Ah! Eccovi qui voi due! Ho interrotto qualcosa di intimo?» la porta si spalancò senza grazia alcuna, a lasciare entrare Bonney, anche lei mozzafiato nei pantapalazzo di impalpabile stoffa turchese, abbinati al corpetto bianco, e con i capelli raccolti in una coda di cavallo alta il necessario a esporre per bene tutto l'undercut che le ornava la nuca.
«Ovviamente, che domande» fece spallucce Koala, senza colpo ferire.
Bonney le fissò per un attimo quasi con astio, prima di inspirare a fondo, e Ishley si schiacciò istintivamente contro il muro. «Oh è così eh?» Bonney caricò e in tre falcate era su di loro, le mani, e anche la bocca, a toccare ogni centimetro di pelle sensibile al solletico. «Come avete osato non invitarmi?!­» Pochi istanti e Ishley neanche sapeva come, ora si trovava a terra, sfinita dalle risate e in un ammasso di arti insieme alle sue due sorellone putative.
«Okay, sul serio, che succede?» domandò di nuovo Bonney non appena le risate scemarono e Ishley sapeva che la risposta non le sarebbe piaciuta per niente.
«Ish non esce subito, aspetta un po’»
Bonney le lanciò un’occhiata perplessa e interrogativa, poi tornò su Koala e poi di nuovo su Ishley.
«Ci raggiungi dopo?»
«Ehm, forse?­» tentò la morettina senza troppa convizione.
Mille saette, per nulla rassicuranti, accesero gli occhi di Bonney e Ishley avrebbe giurato di riuscire a vedere i suoi neuroni collegare freneticamente i pensieri e produrre troppe parole al secondo, che si sarebbe incartate sulla sua lingua di lì a breve, lasciando fuoriuscire solo insulti e parolacce. E d’altronde era l’ultima cosa che voleva, essere motivo di preoccupazione e fastidio per chi le voleva tanto bene, ma non abbastanza da mettere in secondo piano ciò che voleva lei.
«Penso sia un cambio di programma interessante. Fai a bene a scappare un po’ dalla solita routine, bimba»
Ishley sgranò gli occhi incredula, e quasi si strappò il collo per girarsi verso Koala alla ricerca di una conferma di aver sentito bene e non essere impazzita. E da come Koala sorrideva soddisfatta probabilmente no, non era impazzita ma Bonney aveva appena affrontato una questione che la infastidiva oltre ogni dire con calma e maturità. Forse quello sarebbe stato l’ultimo Cahya Mera e non si sarebbe più neanche dovuta preoccupare di Sabo, visto che il mondo stava chiaramente per finire.
«Potresti persino scoprire nuove tradizioni tipiche della serata, senza i fratelli meraviglia e banana man a rallentarti con le loro gare»
Ishley provò uno spasmo di malinconia, celata da una risatin sotto i baffi, al pensiero di perdersi le solite diatribe provocate da Satch e dallo spirito competitivo di Sabo, in cui avrebbe finito per farsi coinvolgere anche Izou, dopo Ace,  e a cui Marco avrebbe tentato diplomaticamente di mettere fine una singola volta, senza successo, prima di rinunciare.
Ma sopra ogni cosa, Ishley provò gratitudine.
«Visto che per uscire, esci, se vuoi una mano con i capelli…­» offrì anche Bonney ma Ishley scosse il capo,
«Metto il foulard. Ma grazie» declinò con un sorriso, che scomparve dopo un attimo di stasi dello spazio e del tempo, per lasciare il posto a un’espressione ancora più basita della precedente quando Bonney si chinò ad abbracciarla.
«Se cambi idea, chiama, ti veniamo a recuperare ovunque sei»
Ishley strinse più forte, e cercò con gli occhi che pizzicavano Koala, intenta a sorridere di fronte alla scena, con quel suo modo sempre sereno e materno di sorridere.
«Va bene, Bon, promesso» mormorò con il nodo in gola, prima di venire liberata e ritrovarsi di nuovo sola in bagno in un fruscio di seta e lino.
Si alzò piano dal pavimento, avvicinandosi alla finestra aperta da cui filtravano nel bagno gli odori e i rumori della festa giù in paese. Un nuovo spasmo le prese lo stomaco, stavolta di eccitazione.
Sì, poteva essere davvero interessante e unica come serata, Ishley voleva crederlo. Ishley voleva godersela. E non riusciva a credere che Bonney l’avesse presa così bene.
Probabilmente perché non aveva sentito suddetta Bonney macinare insulti e minacce di morte per l’avvocato mentre si allontanava dal bagno.
 
  
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