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Autore: ShanaStoryteller    09/08/2022    0 recensioni
[La Sirenetta]
La sirenetta è cresciuta.
Ma prendere il posto della strega del mare e diventare regina dettando le sue condizioni non era il modo in cui intendeva farlo.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Dopo una settimana passata a terrorizzare pirati e ad attraversare quello che sembrava essere l’oceano intero, Tuyet era esausta.

Si era specializzata nel tornare subito dopo il cambio della guardia per fingere di essere appena tornata da una passeggiata mattutina, e non da un’intera nottata fuori. Sgattaiolava nelle sue stanze, schiacciava un veloce pisolino e poi si alzava per un altro giorno da regina, che comprendeva principalmente dire alle persone che erano degli idioti che non sapevano gestire le risorse in maniera adeguata. Sì alle scorte mediche per i marinai feriti, no alla richiesta dei nobili per una sessione estiva più lunga, sì al nuovo tetto per il granaio, no a qualunque cosa uscisse dalla bocca di Godfrey. I consiglieri continuavano a guardare Elias, come se l’avrebbe fermata o detto qualcosa per contraddirla, ma lui si limitava a stare lì con quel sorriso che si faceva sempre meno tirato ogni volta che lei bocciava le loro pessime idee.

Isobel le aveva detto che si stava facendo molti nemici, ma non ne sembrava preoccupata, mentre Riley ne era deliziata. Alcuni membri della servitù addirittura le sorridevano e la salutavano quando la vedevano nei corridoi, il che era piacevole.

Infilò le lezioni di spada con Maria tra la cena e il trovare il modo di aggiustare il cuore di John. Le erano venute in mente diverse soluzioni a breve termine, ma niente di particolarmente promettente. Non era una questione che doveva preoccuparsi di risolvere troppo in fretta, perlomeno. I pirati sapevano chi e cosa fosse, e avrebbe potuto incontrarli nella laguna per aiutarli dopo che avrebbe smesso di fingere di essere una regina umana, e le sue soluzioni a breve termine avrebbero impedito che a John accadesse qualcosa di terribile mentre ci lavorava.

Ma farsi solo un paio d’ore di sonno dovendo affrontare tutto questo le pesava più di quanto pensava. Lo aveva ignorato perché avevano del lavoro importante da fare, soprattutto in vista della partenza per il ballo a Kia in un paio di giorni. Anzi, a dirla tutta avrebbero dovuto partire quel giorno, tecnicamente, ma non dovevano preoccuparsi dei venti o del mare mosso. Usare l’incantesimo di trasporto per arrivare a Kia sarebbe stato eccessivo, ma volgere venti e acque a loro favore era una magia semplice, quindi avevano ancora un po’ di tempo.

Però, aveva terminato il suo lavoro in quell’area. Ogni capitano pirata della lista di Darling era stato opportunamente domato, e si sentiva i muscoli di gelatina. Era talmente sfinita che sbatteva perfino gli occhi a rallentatore, le palpebre che si rifiutavano di sollevarsi di nuovo ogni volta che si abbassavano. Se avesse provato a vivere quella giornata come al solito, avrebbe finito per scuoiare vivi i consiglieri o perlomeno mozzare un paio di lingue. Che sarebbe stato soddisfacente, ma leggermente controproducente, forse.

Tuyet superò le sue stanze e le occhiate rassegnate delle sue guardie al vederla arrivare dal corridoio invece che uscire dalla sua porta. Sapevano che sgattaiolava via, ma non come, e non erano autorizzate ad aprire la porta per controllare, quindi si limitavano a fare smorfie quando lei tornava. E sapeva che lo facevano perché confidavano nel fatto che lei non li avrebbe fatti giustiziare per quello. Di solito, Darius non era di turno davanti alle sue stanze che in tarda mattinata, poco prima che Tuyet iniziasse la sua giornata, visto che tutti sapevano che era il suo favorito e che preferiva passare la giornata con lui attorno, ma dovevano averglielo detto perché le aveva chiesto come aveva fatto. Lei non aveva risposto e aveva cambiato argomento, ma era contenta che gliel’avesse chiesto, che Isobel non avesse detto a suo fratello che Tuyet si calava sulla sua terrazza ogni notte e sgattaiolava via dalla sua stanza non sorvegliata.

Le guardie di Elias si scambiarono uno sguardo quando lei aprì la porta delle stanze del re, ma non accennarono a fermarla. Era la loro regina e la moglie del re, dopotutto.

Stava ancora dormendo. Lei prese a spogliarsi, togliendosi i vestiti incrostati di sale che aveva indossato per un giorno intero. Lasciarli sulla spiaggia era un buon modo per non farsi beccare, ma implicava che indossarli fosse leggermente più scomodo del solito. Avrebbe dovuto trovare il tempo per scusarsi con le lavandaie, prima o poi. Frugò nell’armadio finché non trovò una delle morbide tuniche di Elias e la indossò, così stanca che ondeggiava in piedi, e scostò le coperte scivolando nell’altro lato del letto.

“Cosa?” Borbottò lui, aprendo gli occhi. Aveva delle ciglia così belle. Voleva contarle. Lui si bloccò quando la vide. “Uh.”

“Voglio dormire.” Disse lei, tirandosi le coperte fin sopra le spalle. “Rimani qui oggi, salteremo qualunque incontro mattutino abbiamo in programma. Lascia che la corte pensi che sia più irresponsabile andarmene di nascosto, non mi interessa.”

Si aspettava qualche rimostranza. Non sapeva perché. “Va bene.” Disse lui. “Lavorerò alla scrivania.”

Fece per uscire dal letto, ma lei allungò un braccio, prendendogli il polso e affondando la testa nel cuscino. “Non devi, se non vuoi. Non mi dispiace.” Si accorse della sensazione dei capelli irrigiditi sul collo e disse: “Puzzo di mare. Scusa.” Si asciugava sempre prima di tornare, ma di solito non si curava di sprecare la sua magia per un incantesimo di pulizia, non quando aveva una vasca da bagno nelle sue stanze che aveva finalmente imparato a usare.

“Mi piace il tuo profumo.” Disse Elias, rilassandosi a letto. Rigirò il polso nella sua stretta e lei lo lasciò andare, ritraendo il braccio dalla sua parte del letto con colpevolezza. Ma lui cercò la sua mano, intrecciando le dita a quelle di lei e riposando la mano nello spazio tra loro. “Posso chiederti una cosa?”

“Certo.” Disse lei, assonnata. Le mani di Elias erano callose, e le piaceva, tutto di lui sembrava morbido e liscio tranne la sua mano nella sua.

“Mi ucciderai?”

Lei aprì gli occhi e lo fissò. Forse era più stanca di quanto pensasse. “Cosa?”

“Mi ucciderai?” Ripeté lui. “Lo pensavo, credevo che fosse questo il patto, che avresti preso il mio posto a regnare per salvare il mio regno, e mi andava bene. L’avevo accettato. Ma non mi hai ucciso la notte di nozze e continui a parlare di me come re e sei gentile con me, quindi me lo stavo semplicemente chiedendo.” Lei si limitò a fissarlo e lui aggiunse: “Non è un problema se lo farai. Sei una brava regina e non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno.” Il suo sorriso era leggermente amaro. “Anche se quando sei così potente immagino che non importi se i nobili ti si rivoltano contro.”

Potevano farlo? Ecco perché Elias si faceva remore a comportarsi come lei credeva che un re dovesse fare se era un titolo che gli poteva essere sottratto.

“Non ti ucciderò.” Disse lei. Di certo le faceva vedere in una luce diversa la loro notte di nozze, perché avesse bevuto così tanto anche se poi non l’aveva più fatto, le sue domande strane per tutta la notte e gli sguardi che le aveva lanciato quando lei non aveva capito. “Non l’ho mai voluto fare.”

Le strinse la mano, gli occhi scuri dolci e grandi. “Va bene.” Disse lui, parlando piano nello spazio tra loro. “Perché sei qui, allora? Perché lo fai? Perché sei disposta a farmi stare al tuo fianco quando non ti servo per regnare questa nazione?”

Non poteva dirgli la verità, dirgli che il suo regno era temporaneo. Lui pensava che le stesse scarificando la sua vita, ma la magia non avrebbe retto se avesse scoperto che non intendeva tenere quello che aveva preso, se scopriva che il prezzo di quello scambio era un’illusione. La magia di patti, la magia di sacrifici, avevano il proprio tipo di potere. C’era un motivo per cui Caligula c’era particolarmente affezionata, e non solo perché era crudele. Quel tipo di magia rendeva possibile estendere i normali limiti del potere, e Tuyet aveva bisogno di tutto il tipo di potere e magia possibile perché era ciò che impediva al suo cuore marino di sgretolarsi in sale se passava troppo tempo sulla terraferma in forma umana.

Non poteva dirgli la verità, ma una verità le sfuggì dalle labbra prima che potesse fermarla. “Forse volevo qualcosa che non poteva essere comprata e venduta, dunque mi sono accontentata di qualcosa che poteva esserlo.”

E così, era ritornata a essere una stupida e patetica ragazzina, la ragazzina che aveva infranto le leggi di suo padre per salvare la vita di Elias dietro l’insistenza di sua madre, la ragazzina così desiderosa di avere una possibilità per poterlo amare da essere così sciocca da fidarsi di Caligula. Era ritornata la ragazzina che aveva visto un ragazzo dal viso gentile e pensato che poteva amarlo, se solo avesse potuto conoscerlo.

“Parli di me?” Domandò lui. “Cosa potresti volere da me? Sono solo un principe umano. È pieno di quelli come me.”

“Sono solo una strega del mare.” Disse lei, e fu come se il suo cuore marino le si sgretolasse nel petto. “Vogliamo sempre ciò che non possiamo avere.”

Lui aggrottò le sopracciglia, una piccola ruga si formò nello spazio che le separava. “Chi dice che non puoi?”

Lei sbatté le palpebre, non capendo, e lui la tirò vicino a sé, incorniciandole il volto con la mano libera. Si fece più vicino, e lei gli premette il palmo sul petto. “Fermati. Non ha valore se è forzato. Non voglio avere ciò che non vuoi darmi.” Non voleva che le mentisse, non voleva che si costringesse a fingere di tenere a lei. Aveva comunque quello, una possibilità di fingere di essere sua moglie e la sua regina, e le bastava. Era più di quanto pensava di poter avere quando aveva preso il posto di Caligula.

“Questo non è molto strega del mare da parte tua.” Disse lui, ma sorrideva. Perché sorrideva? “Tutti parlavano di come li terrorizzavi. Nessuno mi aveva detto che eri bella. Non me l’aspettavo.” Chinò il capo, e lei fu così sorpresa da non pensare neanche di fermarlo. La mano le si chiuse a pugno contro il suo petto, stringendo la stoffa della sua camicia. “Non mi aspettavo neanche la tua gentilezza.”

Il suo naso tracciò la curva del suo, e se voleva fermarlo quella era la sua ultima occasione, ma non lo fece. La baciò con l’alito del mattino e labbra morbide, e lei lo strinse a sé, schiudendo le labbra mentre lui si spostava sopra di lei, le ginocchia ai lati delle sue anche.

Non era più sfinita, non era mai stata così sveglia in tutta la sua vita. Era come se le stesse saettando elettricità sottopelle, come se stesse nuotando nella parte più profonda dell’oceano, come se avesse il potere di muovere un migliaio di navi. La baciò lentamente e bene e quando si scostò lei rincorse le sue labbra con le sue, bisognosa di sentirle di nuovo, e lui riuscì a fare una mezza risata prima che lei lo baciasse di nuovo, le mani nei suoi capelli e grande e caldo sopra di lei.

“Scusa.” Biascicò lui, baciandole il collo, l’orecchio, la linea dello zigomo. “So che sei stanca.”

Non lo era, e anche se lo fosse stata, non le sarebbe importato.

Si tolse da sopra di lei, e per un attimo la delusione che provò fu schiacciante prima che lui le scuotesse la spalla, incitandola a girarsi quanto bastava per posarsi sopra di lui, il capo sul suo petto e il braccio di lui che le cingeva le spalle. “Riposa.”

Tuyet per poco non si rifiutò, tentata da inchiodarlo sul posto per poterlo baciare ancora, voleva divorarlo, ma aveva appena detto che non voleva prendere ciò che lui non voleva darle, quindi inclinò il capo quanto bastava per baciarlo sotto il mento e disse: “Va bene.”

Cercò di addormentarsi a quel modo, lasciando che il suo corpo si facesse molle e pesante su di lui, ma non era più così stanca. Lui dovette crederla addormentata perché le baciò il capo e con voce bassa e sognante disse: “Non posso credere di poterti avere con me.”

Oh.

Ecco perché.

La magia del sacrificio era potente. Si domandò se fosse il futuro di Elias ad alimentare l’incantesimo o quello che stava facendo lei ora. Si domandò se importasse.

Non sarebbero rimasti insieme.

Lei era una sirena. Non poteva vivere sulla terraferma, non senza strappargli il cuore dal petto, e non gli avrebbe mai fatto una cosa simile. Teneva troppo a lui, al suo re dolce e forte che amava moltissimo la sua gente, che avrebbe potuto amare anche lei così tanto se solo fosse riuscita a rimanere lì abbastanza a lungo da dargliene la possibilità.

Ma non l’avrebbe mai scoperto. Non importava ciò che avrebbero potuto essere perché era impossibile.

Era un mistero come non avesse il potere di mettere il mondo sottosopra col peso di quel sacrificio, col modo in cui il cuore le si stava spezzando nel petto.

***

Tuyet credette di averlo nascosto bene, di sicuro né Riley né Isobel avevano notato niente perché credeva che avrebbero detto qualcosa altrimenti, e nemmeno Darius perché avrebbe di certo detto qualcosa in merito. Ma dopo circa cinque minuti di lezione con Maria, lei le fece cadere la spada di mano con un veloce gioco di polso e le domandò: “Cosa c’è che non va?”

“Cosa ti fa pensare che ci sia qualcosa che non va?” Le chiese, andando a riprendere di nuovo la sua spada.

Maria la bloccò con la lama e Tuyet le lanciò un’occhiataccia, ma non si mosse. “Non perdere tempo a mentirmi. Dimmi cosa c’è che non va.”

“Sai, molti hanno paura di me.” Sottolineò lei, incrociando le braccia al petto.

“Molti non ti conoscono.” Disse Maria, rinfoderando la spada e riponendo quella che aveva usato Tuyet. “Sei distratta. Non ha senso allenarsi se sei distratta, e non ha senso sporcare di sangue questi bei pavimenti puliti solo perché probabilmente potresti farti ricrescere un paio di dita. Hai avuto qualche problema coi capitani pirata?”

Lei scosse il capo. Anche se era stato stancante, era anche stato divertente. Per poco non mentì, quasi pensò a che scusa rifilarle, ma c’erano solo tre persone che conoscevano gran parte dei suoi segreti, John e le sue mogli, quindi se non avesse parlato con loro non l’avrebbe fatto con nessuno. “Elias mi ha baciata.”

“E sarebbe un problema?” Le domandò Maria quando fu chiaro che Tuyet non avrebbe aggiunto altro. “Pensavo che il re ti piacesse. Non siamo riusciti a pensare a nessun altro motivo per cui ti saresti data pena per le questioni degli umani. Ed è ovvio che a lui piaci.”

“Non ci conosciamo.” Insistette lei.

Lei fece spallucce. “E importa? Pensi che conoscessi John quando ha attaccato la mia nave? Certo che no. Non l’avevo mai visto prima. Ma era bello e violento e il mio sangue cantava al solo vederlo. Sapevo di volerlo. Sapevo che era il tipo di pirata che mi piaceva, sapevo che Ana era l’unica pirata che aveva ucciso più persone di me. Erano il tipo di persona che mi piaceva, e lo volevo come non ho mai voluto nessuno dei tesori che ho trovato, e lui mi ha vista e ha provato lo stesso. Quindi mi sono unita a lui invece di combatterlo, invece di ucciderlo o farmi uccidere. Conosci le parti di Elias che contano. Sai che ama la sua gente e che è gentile con coloro con cui potrebbe non esserlo. Sai che era disposto a cederti il suo regno, se significava proteggerlo. Sai che vuole baciarti. Non puoi scoprire il resto nel mentre? A meno che lui non ti piaccia, certo.”

Oh, se solo avesse potuto vivere nel mondo di Maria Freeman, affrontando i problemi come faceva lei. “Non è così semplice. Non importa se mi piace.”

“Ma ti piace?” Insistette lei.

Tuyet desiderò di avere ancora in mano la sua spada, di poter rompere qualcosa, ma l’unica cosa vicina a lei era Maria e ovviamente non voleva romperla. “Ricordi la prima volta che ci siamo incontrate? Quando Caligula vi ha attaccati?”

“Non l’ho di certo dimenticato.” Disse lei, arida.

“È stata colpa mia.” Disse Tuyet. “Vi stavo osservando e l’ho portata da voi senza volerlo. È per questo che non sono riuscita a rimanere in disparte e lasciare che vi facesse del male, non quando era colpa mia, non quando avrei potuto evitarlo.” Portò la mano alla collana che aveva al collo, alla corona della principessa Felicity sulla sua pelle. “Ma non ero ancora una strega del mare. Ero solo una principessa che aveva fatto molte scelte sbagliate. Ricordi cosa mi ha chiesto Caligula quando ho lanciato l’incantesimo per evocare mio padre?”

Maria aggrottò le sopracciglia, ma non sembrava turbata dall’aver scoperto che il motivo per cui avevano dovuto affrontare di nuovo Caligula era Tuyet. “Io- qualcosa sul fatto che ne valeva la pena? A dirla tutta, non ero così presa dai particolari di qualunque cosa steste discutendo.”

“Comprensibile.” Disse Tuyet, le labbra arricciate agli angoli. “Mi aveva detto che quando mio padre avrebbe scoperto ciò che avevo fatto, mi avrebbe rinchiusa per sempre e non avrei mai più rivisto il mio principe.”

Se possibile, Maria sembrò ancora più confusa. “Il problema è che eri fidanzata? Perché non penso che il tuo fidanzato tritone riuscirebbe a trovarti qui.”

“Il mio principe era Elias.” Disse lei con semplicità. “L’ho salvato dall’affogare e volevo un’occasione per conoscere lui e la sua terra. Il mio patto con Caligula era il mio potere per un paio di gambe, per una possibilità di conoscere il mondo degli umani.”

Maria fece qualcosa che Tuyet non si aspettava.

Si portò una mano al petto ed esclamò: “È così romantico!” A dire il vero, forse non avrebbe dovuto esserne sorpresa visto che Maria le aveva appena detto che aveva legato la sua vita a quella di John e Ana con la mera premessa di una possibilità. Pensava che fosse John quello romantico dei tre, ma a quanto pare si era sbagliata. “Ne hai passate così tante per salvarlo, devi averlo, niente esitazioni! Te lo sei meritato!”

“Non funziona così.” Disse lei. Forse avrebbe dovuto parlarne con Ana, era probabilmente quella pragmatica dei tre. O forse nessuno di loro era pragmatico ed era per quello che erano tutti pirati. “Sai che non posso rimanere. Anche se mi amasse, l’unico modo in cui potrei rimanere prevede la sua morte, e non ne vale la pena. A quel punto, non avrei alcun motivo per restare.”

“Non è vero.” Disse Maria. Aveva ragione, certo. C’erano la sua gente e i suoi amici, Riley e Isobel e Darius e i Darling. Dopotutto, si stava divertendo lì, in un posto dove non doveva essere crudele, dove non tutte le persone con cui aveva a che fare erano disperate o tormentate, e voleva restare. Ma niente avrebbe avuto valore, niente su quell’isola le sarebbe appartenuto davvero se avesse dovuto ucciderne il re per averlo. “Non dico che dovresti, certo, ma non è vero. Non potresti portarlo con te?”

“E costringerlo a vivere con me, una strega del mare, in una grotta e dover subire ciò che ho subito io?” Le domandò e scosse il capo. “Potrei, ma non posso. Non sarebbe giusto nei suoi confronti. Non gli piacerebbe e ha la sua gente a cui pensare. L’hai detto anche tu che la ama. Come potrebbe abbandonarli? Chi regnerebbe al suo posto? I consiglieri? L’isola sarebbe cenere entro la fine della settimana.

L’entusiasmo di Maria si stava ridimensionando. “Beh, potresti fargli visita, no? Anche quando questo patto sarà terminato e non ci sarà più magia a tenerti qui, rimarresti una strega del mare. Puoi permetterti una notte su gambe, di tanto in tanto.”

Avrebbe potuto. “Non sarei una moglie, ma una puttana.” Elias si sarebbe risposato dopo la sua partenza, doveva, e non avrebbe rovinato la sua felicità più di quanto aveva già fatto, non avrebbe rovinato un altro dei suoi matrimoni, anche se quella volta non sarebbe finita con una sposa morta.

“Beh,” esitò Maria, “va bene, d’accordo, non puoi tenerlo con te per sempre. Ma puoi averlo ora. Non ne vale forse la pena?”

“Non è giusto nei suoi confronti.” Ripeté Tuyet.

Maria si iscurì e poggiò le mani sui fianchi. “E cosa ti sembra giusto in questa storia? Davvero, Tuyet, sei una strega del mare, una principessa e una regina, non una martire! Ti piangerà quando te ne sarai andata, ma succederà in ogni caso! Accidenti, lascia che ti ami, tanto non puoi impedirglielo!”

Lei aprì la bocca, poi la richiuse, così presa in contropiede da non sapere cosa dire. Non cercava di essere una martire. Voleva solo fare la cosa giusta. Maria aveva ragione? Elias poteva davvero amarla? L’avrebbe amata comunque?

“Bene.” Disse Maria, apparentemente soddisfatta di qualunque emozione avesse Tuyet in faccia. “Ora pensi di poterti concentrare abbastanza a lungo da allenarti sul serio, oggi?”

“A quanto pare devo cogliere le occasioni quando posso.” Disse lei, e Maria rispose con un ghigno che le rimase sulle labbra per tutta la lezione.

***

Tuyet uscì dalla biblioteca dopo aver passato un paio d’ore a fare ricerche dopo la sua lezione con Maria, e Darius la guardò sorpreso. “Avete già finito?”

Di solito rimaneva lì fin quasi mezzanotte, a volte così tardi che Darius doveva pungolarle il capo per farle sapere che si stava per dare il cambio con un altro e che l’avrebbe rivista al mattino, ma erano appena le nove.

Non gli rispose, avviandosi verso le sue stanze, e chiese: “Rendo le cose più difficili a Elias col modo in cui tratto i consiglieri?”

Lui le camminava affianco, che era un bene, ma sospirò e si massaggiò la nuca, che non lo era. “Dovreste domandarlo a Isobel.”

Era certa che Isobel non vedesse l’ora che arrivasse la prima notte in una settimana in cui Tuyet non avrebbe saltato giù sul suo terrazzo sgattaiolando nella sua stanza, e cercarla per farle domande le pareva quasi che rovinasse quella parte. “Lo sto chiedendo a te. Conosci la corte tanto quanto Isobel.”

“Solo perché lei ama il chiacchiericcio.” Disse lui, che era vero. Isobel sapeva tutto. “Credo che trattiate i consiglieri come il re avrebbe sempre voluto trattarli. Credo che il vostro atteggiamento e i vostri ordini rendano più difficile la relazione con loro, ma essendo voi una regina straniera, nessuno si aspetta che il re vi fermi, il che è un bene perché non penso che il re voglia fermarvi in ogni caso.” Ci fu una pausa, poi aggiunse: “Vostra altezza, so che per voi è tutto nuovo,” molto più di quanto pensasse, “ma credo che stiate facendo un ottimo lavoro.”

Lei gli strinse il braccio, e lui non si irrigidì neppure, limitandosi a sorriderle. “Ti ringrazio, Darius.”

Erano di fronte alle sue stanze, e avrebbe potuto entrare e andare a letto, la prima volta che sarebbe riuscita a farlo per bene, avrebbe potuto mettere da parte qualunque cosa stesse accadendo tra lei ed Elias, avrebbe potuto mettere Elias da parte.

Invece, attraversò il corridoio ed esitò di fronte alla porta di Elias, e fu la bassa risata di Darius che la spinse a farsi avanti, ad aprire la porta ed entrare.

Era seduto alla finestra, ancora vestito da giorno ma senza giacca, e leggeva alla luce di una candela vicina. Era così bello che le strinse il petto solo a guardarlo. “Tuyet.” Disse lui, sorpreso, e c’era un sorriso che aleggiava all’angolo delle sue labbra.

“Non voglio prendere ciò che non vuoi darmi.” Disse lei piano.

Lui poggiò il libro e si alzò, aprendo le braccia. “Voglio darti tutto, qualunque cosa tu voglia prendere.”

Dovette aver usato la magia perché un attimo prima era sulla porta e l’attimo dopo lo stava baciando, strattonando la sua camicia mentre lui si affaccendava coi bottoni del retro del suo vestito, e lei non aveva pazienza di aspettare e schioccò le dita e le loro vesti si scucirono all’improvviso.

Elias rise e premette i loro corpi insieme, il suo petto ampio e muscoloso e la sua pelle calda su quella di lei, e disse: “Dovrai spiegarlo tu a Fiona.”

“Non parlare di Fiona adesso.” Ordinò lei, e caddero insieme nel letto, la sua bocca e le sue mani su di lei, ed era ciò che voleva, il suo sorriso e la sua gentilezza e le sue grandi mani sui fianchi.

Averlo valeva la pena di perderlo.

Doveva essere così.

***

Note dell’autrice:

Spero che vi sia piaciuto!

   
 
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