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Autore: EleAB98    11/08/2022    2 recensioni
Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni interiori, e non solo quelli... Riuscirà mai a guardare oltre l'orizzonte? Ma soprattutto, chi lo aiuterà nell'ardua impresa?
[...]
Gilberto Monti è un giornalista affermato. Oltre a ricoprire una posizione lavorativa più che soddisfacente, ha appena esaudito uno dei suoi più grandi sogni: sposare la donna che più ama. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
[...]
Alex Valenza, un reporter piuttosto famoso, è alle prese con una drammatica scoperta che lo porterà a chiudersi, a poco a poco, in se stesso. A nulla sembra valere il supporto della moglie. Riuscirà a ritrovare la serenità perduta?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo I – Tristi Verità 

 
Rilesse il referto medico con estrema attenzione e dovette sforzarsi di non scoppiare – per l'ennesima volta – in lacrime. Nell'ultimo periodo, aveva tentato di nascondere a chiunque i suoi problemi personali, soprattutto agli occhi attenti di Gilberto – era sempre stato bravo a capire ciò che non andava nell'amico –, e tutto per non sobbarcarlo di un qualcosa di cui lui non poteva certo dirsi colpevole. Era proprio lui, Alex Valenza, trentasette anni, giornalista addetto alla creazione di reporter e sondaggi culturali, l'unico colpevole. La mela marcia del cesto. Ed era sempre stato lui a dire: mai mescolare lavoro e vita privata nelle conversazioni di ogni giorno. Quella mescolanza poteva essere fatale. Negli ultimi tempi, Gilberto gli aveva spesso chiesto come procedesse il suo matrimonio con Marta – aveva forse fiutato un qualcosa nell'aria? – e lui si era limitato a confermare quello che tutti avevano sempre saputo. Lui e Marta andavano d'amore e d'accordo. Lui e Marta adoravano trascorrere i fine settimana ovunque, purché non restassero a Firenze. Lui e Marta se la ridevano in ogni momento, conversavano tanto e litigavano pochissimo. Nessuno screzio, nessun alterco particolarmente rilevante, soltanto amore – tanto amore – e... altrettanto sesso. Al netto del fatto che fosse sposato con lei da ormai dieci anni, Alex si era sempre detto orgoglioso di ogni aspetto inerente alla sua vita amorosa, anche il più insignificante, e l'aveva sempre palesato. Anche se quell'altrettanto sesso dipendeva, in prima istanza, dal fatto che loro non...

Alex gettò con violenza il referto sul pavimento, gli occhi lucidi. In Marta aveva trovato tutte le caratteristiche che lo facevano impazzire di una donna: lo charme, la simpatia, la dolcezza, la sensualità, la determinazione. E lui... che tipo di comportamento stava tenendo nei suoi riguardi? «Sei diventato estremamente freddo e scostante», gli aveva detto la moglie nelle ultime settimane. «Non ti riconosco più. E non capisco perché continui a chiuderti così. Dovremmo affrontare il problema insieme. Riguarda anche me.» Quella rievocazione fece davvero male ad Alex. Quasi gli fece mancare l'aria. E pensare che, fino a qualche mese prima, lui e Marta erano ancora una coppia solida e affiatata, avevano persino festeggiato in pompa magna il loro decimo anniversario di nozze, arrivando finalmente al passo decisivo: provare a concepire un bambino. Provare a costruire quel qualcosa che fosse diretta fusione di entrambi. Provare ad andare al di là dell'altrettanto sesso di cui Alex si era vantato per anni, a differenza di molti altri amici e colleghi che, a causa della vita frenetica di ogni giorno, avevano coltivato con sempre meno frequenza quell'aspetto, e tutto da quando un pargoletto aveva fatto capolino nelle loro vite. Alex, in verità e segretamente, li aveva sempre invidiati. Non che perdersi nei meandri della passione fisica e alle sensazioni che la stessa gli suscitava non gli piacesse – era, anzi, sempre stato molto focoso con Marta –, ammetteva soltanto che avrebbe voluto anche lui una famiglia, un figlio o una figlia a cui donare tutto se stesso. Ed erano anni che l'aspettava. Che aspettava quel figlio che, per sua grande sfortuna, non sarebbe mai arrivato. Alex si stropicciò gli occhi. Sarebbe stato difficile accettare che non ci sarebbe stato nessun bambino con gli stessi occhi di Marta, o col suo stesso sguardo o sorriso. «Sono stati dieci anni meravigliosi», aveva detto a Marta il giorno dell'anniversario. «Però... mi piacerebbe tanto che noi due... sì, insomma, vorrei farti un regalo speciale. Proprio quel regalo, se lo desideri.» Lei aveva capito al volo. «Sono pronta. Sento che è il momento giusto», aveva risposto, regalandogli uno di quei sorrisi che lo spedivano sempre in orbita. In quel momento, Alex aveva provato una felicità senza eguali. Dell'argomento figli non avevano discusso tante volte, Marta gli aveva sempre confidato di non sentirsi ancora pronta a diventare madre – complice la stabilità economica che da tempo cercava –, e Alex l'aveva sempre sostenuta senza mai andarle contro, soffocando, però, un desiderio sempre più crescente. Poco prima di partire per Parigi, avevano riaffrontato – seppur superficialmente – il discorso famiglia, anche perché Marta era appena stata promossa come redattrice editoriale in una famosa casa editrice a seguito di collaborazioni fin troppo saltuarie come correttrice di bozze, quindi avevano riacceso la discussione una volta raggiunto l'hotel parigino. Da quella breve vacanza, ne era scaturita tutta una serie di tentativi che, purtroppo, non erano mai andati a buon fine. Solo qualche mese più tardi – malgrado non fosse nemmeno trascorso un anno da quando avevano iniziato a fare sul serio –, Marta aveva proposto di sottoporsi a una visita approfondita per chiarire le cause di un'eventuale infertilità di coppia. Il responso era stato chiaro: in lei non sussisteva alcun problema. Ma quando era toccato a lui...

Alex si rialzò dal letto, i capelli scuri scompigliati, la barba sfatta. Doveva rendersi presentabile se voleva apparire gioviale e sorridente agli occhi dei colleghi. Erano trascorse appena un paio di settimane da quell'infausto verdetto, eppure gli erano parse molte di più. L'ultima volta che aveva chiamato Gilberto, lui gli aveva detto scherzosamente se stesse facendo le prove per prepararsi al ruolo di padre, data la preoccupazione che aveva nutrito nei suoi confronti. E Alex, entusiasta, aveva risposto che non gli sarebbe affatto dispiaciuto, continuando a sperare in sordina di poterci riprovare quella stessa sera con Marta – aveva maturato infinito ottimismo, malgrado la moglie avesse deciso di consultare, a suo dire troppo presto, uno specialista. Poi, il risultato inerente alla visita effettuata qualche tempo prima gli era giunto via e-mail, del tutto inaspettatamente. Erroneamente, aveva pensato di doverlo ritirare la settimana successiva in clinica, ma a quanto pareva il potere imperante della tecnologia aveva fatto, ancora una volta, il proprio corso. Con il cuore in gola, aveva aperto quel file del tutto asettico e scoperto una verità che giudicava inaccettabile. Incontrovertibile, ma pur sempre inaccettabile. Si chinò sul pavimento e riprese quel maledetto plico di fogli tra le mani. La dicitura "sterilità" campeggiava, a caratteri cubitali e in grassetto, su tutte le pagine del rapporto medico. Lui non poteva dare un figlio a Marta. Lui non poteva avere quello che gli altri avevano invece – più o meno faticosamente – conquistato.

Distrutto dal dolore, si avviò verso il bagno e cominciò a radersi. La nuova occupazione di Marta richiedeva che lei uscisse di casa verso le sei e trenta, mentre lui poteva permettersi di uscire anche un'ora dopo. E nella solitudine di quella casa, come tutte le mattine, lui poteva ancora scorgere tracce di sua moglie. Il suo pigiama a fantasia sistemato alla rinfusa sotto il cuscino, un rossetto semiaperto abbandonato sul tavolino della cucina, una fetta biscottata solo in parte sgranocchiata. Sotto quel profilo, non era cambiato proprio un bel niente. Marta era sempre stata una donna disordinata, e a nulla erano valsi i tentativi di Alex, che aveva provato a imporle un'utile dose di disciplina. Fin da piccolo, era stato abituato a riporre sempre tutto dalla madre, e non erano rare le volte in cui proprio lui si dilettava nel mettere ordine al caos creato da Marta. Ma non era forse anche per questo, che l'amava? Senza contare che, quando si trattava di sistemargli camicie o qualunque altra cosa non la riguardasse direttamente, Marta si dimostrava essere una perfetta donna di casa. La disattenzione che riservava nei confronti del ciarpame casalingo – così lo chiamava lei – non rispecchiava affatto l'estrema cura che impiegava nel sistemare con minuzia i suoi indumenti nell'armadio o nell'acconciarsi per bene, anche se doveva rimanere a casa. Marta teneva molto alla sua forma fisica, a dispetto del suo essere poco avvezza all'ordine. Frequentava persino la palestra una volta a settimana.

Alex, dal canto proprio, l'aveva sempre trovata bella e seducente, anche se nell'ultimo periodo la vedeva molto provata. Ma non era forse per colpa sua se nei suoi occhi non vedeva più quel luccichio che tanto l'aveva attratto? Da una settimana all'altra, lui si era completamente chiuso in se stesso. Marta provava ad avvicinarglisi per dargli un bacio, e lui si scostava. Marta tentava di parlargli della questione a quattrocchi, e lui rifuggiva quella possibilità, dicendole che non desiderava essere compatito. Alcune volte, si era persino trattenuto più del solito in redazione soltanto con lo scopo di ritardare l'inevitabile tentativo di discussione che la consorte avrebbe messo in piedi una volta rientrato a casa. Per non parlare del fatto che lo scorso mercoledì si fosse recata nel suo ufficio per il loro consueto appuntamento d'amore. Alex aveva sempre atteso con gioia quel giorno della settimana, l'unico in cui poteva starsene bello comodo nel suo studio – completamente solo, tra l'altro – ad aspettare la sua Marta che, vestita da femme fatale, lo coinvolgeva in qualche gioco di seduzione che sfociava ogni singola volta in un rapporto sfiancante e intenso ma non meno emozionante. Sin da ragazzi, si erano spesso ritrovati nell'ufficio del padre tutti i mercoledì – ai tempi lavorava saltuariamente come giornalista pubblicista – dove si scambiavano vivaci effusioni, non mancando di spingersi sempre oltre qualora il genitore gli affidasse la completa gestione del lavoro. Anche da sposati, comunque, non ci avevano pensato nemmeno un po' ad abbandonare quella sottospecie di tradizione del mercoledì, quel rituale di cui mai avrebbero fatto a meno. Alex aveva, in effetti, trovato immediatamente lavoro in un'altra redazione ed era presto diventato un pezzo grosso – aveva concluso gli studi in Lettere Moderne con il massimo dei voti –, cosa che gli aveva permesso di avere un ufficio tutto suo (e quindi non essere disturbato qualora Marta venisse a fargli visita). Peccato che lui quel giorno non fosse proprio in vena di fare l'amore. Il proposito della consorte era stato chiaro: voleva fargli capire che niente era cambiato, che lei lo avrebbe amato sempre e comunque. A nulla erano valse le sue parole. Alex si era trincerato in un silenzio agghiacciante, l'aveva salutata a malapena e non era nemmeno riuscito a guardarla negli occhi. In realtà, aveva a stento trattenuto le lacrime, quindi era scattato in piedi serrando i pugni. Alla fine, era riuscito solo a dirle: «Ho molto lavoro, Marta. Non è proprio giornata, scusa.» Lei aveva sospirato e, più affranta che mai, aveva abbandonato la partita. Aveva ben capito che si trattava di una stupida scusa, che Alex non aveva proprio voglia di farsi coccolare da lei. Perché proprio questo desiderava: coccolarlo, abbracciarlo forte dopo l'amore e, se necessario, soffrire insieme a lui. Alex la conosceva bene, sapeva che non gli aveva creduto neanche un po', e che l'aveva sempre messo al primo posto. Peccato che lui non si sentisse più a proprio agio in determinate situazioni. «D'accordo. Se hai bisogno di me, sai dove trovarmi», aveva dichiarato lei, triste ma non meno decisa.

Una volta tornata a casa, avrebbe senz'altro riprovato a parlargli. Voleva tirarlo fuori da quello stato di profonda depressione in cui era caduto, voleva andargli incontro in tutti i modi possibili. Lui, però, si rifiutava categoricamente di farsi aiutare. Riusciva soltanto a restarsene zitto, o a parlare per quel poco che gli competeva di qualsiasi argomento che non riguardasse la sua condizione. Le lunghe chiacchierate con Marta erano ormai solo un ricordo. Un ricordo non troppo sbiadito, ma pur sempre un qualcosa che lui, pur rievocando con nostalgia, non riusciva a richiamare, tantomeno a riprodurre. Tutto, intorno a lui, appariva grigio e spento. Come il suo cuore.
   
 
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