Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Melisanna    11/08/2022    0 recensioni
Una raccolta di racconti su Steel Ball Run, precedenti e contemporanei alla storia raccontata sul manga incentrati su Diego Brando e Johnny Joestar. Tra corse di cavalli, drammi di bambini e adolescenti e sentimenti confusi.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Diego Brando, Johnny Joestar
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Racconto scritto in occasione della Challenge May I Write indetta dalla pagina Facebook Non solo Sherlock - Gruppo eventi multifandom
 
La pelle si fa verde
 

La pelle si fa verde, azzurra, con striature giallo acido, lunghe striature che si diramano dalla spina dorsale e avvolgono il torace, striature come quelle delle tigri, delle belve feroci. La pelle si fa verde, azzurra, striata e si squama. Squame affilate, piccole e compatte sul ventre, grandi placche solide sulla schiena e intorno agli occhi. Dolore, dolore, il dolore è terribile, si contorce cercando di scacciarlo, si afferra la testa fra le mani e le unghie lo feriscono con crudeltà inaspettata. Allontana le mani, le guarda con orrore, sono mani? le sue mani? La pelle si fa verde, azzurra, sfumata di giallo dalla punta delle tre dita, i palmi di un pallore malato, come il ventre di un pesce.

I cavalli nitriscono, terrorizzati. Silver Bullet è terrorizzato. L’unica certezza che ha sempre avuto si sfa come come un castello di sabbia al soffio del vento. I cavalli sono terrorizzati, terrorizzati da lui. I cavalli, i suoi unici, affidabili amici. I cavalli, i suoi compagni di sempre. I cavalli che quando lo vedono sbuffano contenti e gli afferrano le vesti con le labbra morbide, le froge vellutate che gli sfiorano la pelle pallida. Ma la pelle si fa verde, azzurra, striata di giallo e i cavalli nitriscono terrorizzati e si lanciano contro le porte dei box cercando disperatamente di fuggire.

Le ossa vengono strappate dalle articolazioni, schiacciate, allungate, incurvate, alcune svaniscono, altre se ne aggiungono. Dolore, il dolore è terribile, il mondo è una rossa cortina di dolore. Qualcuno lo faccia smettere. Urla, cercando di placarlo e il suo urlo è un ruggito che fa impazzire i cavalli. Si contorce e nella sua furia distrugge il divisorio vicino. La coda è mobile, massiccia e potente, lunga quasi quanto il resto del suo corpo. Ha sempre avuto una coda? La pelle si fa verde, azzurra, striata di giallo e i cavalli nitriscono terrorizzati.

Grida si levano nella notte, passi, gente accorre.

C’è una scheggia di lucidità nella sua mente, che lo avverte che è tempo di fuggire, ma i cavalli nitriscono terrorizzati e il dolore è terribile, il mondo in bianco e nero e ogni rumore gli trafigge il cranio. Da quando i rumori sono così forti?

I passi si fanno più vicini, la porta si spalanca.

C’è Johnny sulla soglia, lo guarda e Diego sa di essere un mostro, ha l’aspetto della belva feroce che è, una creatura primordiale che divora le sue vittime ancora vive. La pelle è verde, azzurra, striata di giallo, gli artigli neri e ricurvi, i denti, lame di coltello.

Ma Johnny lo guarda e chiude la porta dietro di sé. È bello come sempre, con le gambe così lunghe da sembrare alto anche se è minuto, il fisico asciutto, il volto lentigginoso da bambino. Il mondo è in bianco e nero, ma i capelli di Johnny risplendono ramati, i suoi occhi azzurri come il cielo estivo. Sorride.

Si avvicina e gli posa una mano sul collo possente.

“Sei sempre così melodrammatico” gli dice, mentre col pollice gli accarezza la mandibola.

Diego avvicina il muso ai suoi capelli soffici, ne aspira il profumo. Poi spalanca le fauci e affonda le zanne nella pelle delicata tra il collo e la spalla.

Il sangue caldo gli riempie la bocca, il sapore è inebriante.

I cavalli nitriscono terrorizzati.

Nella camera di albergo gli occhi verdi di Diego si spalancano. Sa che è stato un sogno, ma l’impressione che gli ha lasciato è così violenta da stringergli le viscere e lasciarlo ansimante e paralizzato. Resta fermo nel letto straniero, aspettando che la sensazione scemi.

Avrebbe dovuto capire subito che era un sogno, quando ha visto Johnny in piedi. O quando gli ha sorriso. Non rivedrà mai più Johnny in piedi e ci sono ancora meno probabilità che gli sorrida. Se prima il loro rapporto era burrascoso, adesso non è rimasto che un odio violento, per quanto unilaterale.

Il sogno allenta la presa sul suo corpo e Diego si mette lentamente a sedere sul letto. Il sudore gli ha appicciato i capelli biondi al cranio e spiovono in ciocche scomposte sul viso.

Sorride, di un brutto sorriso aguzzo e amaro.

Neanche nei sogni resiste alla tentazione di fare a pezzi ciò che ama.

 
  
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