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Autore: White_Oleander    08/09/2009    4 recensioni
I desideri? Qualcosa di effimero. Vorremo raggiungerli a tutti i costi, però si deve prestare attenzione a ciò che si desidera, perchè tante volte non è esattamente quello che ci potevamo aspettare.
Genere: Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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e la doccia Piccolo capitolo, ma sempre meglio di niente direi XD




Capitolo 3: E la doccia?


Mai in tutta la sua vita Zoro aveva provato un simile disgusto, orrore, terrore, rivoltamento di stomaco e incriccamenti di budella ed altre varie cose.
Finché il biondo cuoco, tutto fumo e cuoricini rosa, si fosse limitato a frasi stucchevoli avrebbe anche potuto sopportarlo. Chiudeva il cervello e faceva finta che non esistesse, cosa che gli riusciva fin troppo bene. Ma che volesse fargli il baciamano, no, quello non lo avrebbe sopportato.
Però poteva asserire con assoluta certezza che il corpo della navigatrice era agile.
In un nano secondo si era ritrovato dietro a se stesso e mai come in quel momento avrebbe voluto affettare, in mille e più pezzi, quel cuoco da strapazzo.
“Stupido marimo!” Sbraitò irritato Sanji a quella scena. “Togli subito le tue zampacce dalla mia dolce Nami.”
“TUA UN CORNO!” Sbottarono in coro i due.
“Ma-ma…” Piagnucolò l’altro vedendo i due fin troppo affiatati e attaccati.
Ma era Zoro, nel corpo di Nami logico, ad essere attaccato al corpo dello spadaccino. Nami si limitava semplicemente a tenere le mani nelle tasche dei pantaloni e sembrava più divertita che altro. Soprattutto perché sentiva le mani di Zoro agguantate alla sua maglia in una presa ferrea.
Di certo quello che si trovava più a disagio era lo spadaccino. A volte la corte spietata del biondo era esasperante e vederlo alle prese, e soprattutto pretese, con Sanji era uno spasso.
“Che succede?” Chiese Rufy uscendo dalla cucina per controllare, aveva perso a morra cinese contro Usop.
“Niente!” Risposero in coro i due mentre Sanji lentamente scivolava verso la depressione.
“Allora venite a mangiare.” Ribatté angelico il moro.
“Ma anche no!” Sbottò Zoro, se avesse messo piede in cucina Sanji non lo avrebbe mollato nemmeno per un secondo. Conosceva a memoria le manfrine dell’altro e ne faceva volentieri a meno.
“Non dire cavolate.” Lo riprese Nami agguantandolo per un polso, visto che l’altro stava cercando di squagliarsela alla chetichella. “Tu vieni a mangiare.” Ordinò infine trascinandosi dietro uno spadaccino recalcitrante.
Nemmeno dirlo che Sanji a quella visione cadde del tutto nella depressione più nera.

Era sopravvissuto e questo era già un buon inizio.
Per sua fortuna il biondo cuoco era rimasto in una sorta di trance per tutta la durata della colazione, colazione che per di più era durata assai molto poco. Non era resistito più di dieci minuti in quella stanza. Cominciava ad avere il terrore che qualcuno di loro potesse capire. E la cosa non gli faceva per nulla piacere.
Imprecante entrò nel piccolo bagno con tutta l’intenzione di farsi una doccia rilassante.
Doccia rilassante un corno! Imprecando ancora una volta, contro una qual certa dea, si passò le mani tra i capelli per poi imprecare ancora.
Di certo non poteva farsi la doccia visto che quello non era il suo di corpo e nemmeno andare in bagno, se la sarebbe fatta addosso piuttosto.
Ah già, l’ho già detto che imprecò?
Provò il forte impulso di prendere e sfasciare qualcosa, ma si trattenne. In fin dei conti non aveva la sua forza e se n’era accorto quando Nami l’aveva praticamente trascinato in cucina.
Si guardò allo specchio analizzandosi con occhio critico.
Non poteva certo dire che l’immagine riflessa facesse schifo, ma la situazione si stava facendo alquanto pesante.
Non aveva più il suo corpo, non aveva più le sue amate spade e di certo non poteva pretendere di portarsele a presso, non finchè era la navigatrice. Almeno si fosse ritrovato nel corpo di uno dei ragazzi.
Ci pensò per un attimo immaginandosi nei panni di qualcun altro.
Scosse il capo rabbrividendo. Non si vedeva nel corpo di qualcun altro, figurarsi magari trovarsi nel corpo di quello scemo col sopracciglio a ricciolo.
“Ehi, sei caduto nel cesso?”
Non gli ci volle molto per identificare la voce. Era la sua. Demoralizzato al massimo aprì la porta chiusa a chiave permettendo così a Nami di entrare.
“Non te la sarai presa perché ti ho trascinato in cucina.” Chiese quella dopo essersi richiusa la porta alle spalle. “Non me ne fregherebbe un accidenti, se tu fossi nel tuo corpo, se mangi o no. Ma quello è il mio di corpo.” Spiegò però lo spadaccino non la stava ascoltando. Fissava la doccia con aria demoralizzata. “Che ti prende?”
Zoro rimase a fissare ancora la doccia sospirando pesantemente.
“Nami.” Parlò infine voltando il capo ed incrociando così gli occhi neri del suo corpo. “Se io sono nel tuo corpo e tu sei nel mio, mi spieghi come facciamo a lavarci?”
E a questo quesito Nami sbiancò.
  
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